PREMESSA:
La storia è ambientata ad Hogwards, alla fine del
sesto anno. I Griffindor hanno appena vinto la coppa di Quidditch,
tutti stanno
festeggiando la vittoria e la fine della scuola. E’ un
soliloquio di James, che
è salito infuriato in camera sua, dopo un ennesimo scontro
verbale con Lily.
Sono volate parole pesanti, da entrambe le parti.
E’
liberamente ispirata alla canzone degli HOOBASTANK… (ogni
volta che la ascolto mi vengono in mente J e L.).
Spero
che vi piaccia! :DD
Recensite…..
…ENJOY!!!
THE
REASON
Apro
la porta della mia camera e la sbatto rumorosamente dietro di me per
chiuderla.
Mi
tuffo sul letto, lasciandomi cadere sopra a faccia in giù,
avvolgendo la testa
nel cuscino, quasi a volerla nascondere. Vorrei sparire dalla faccia
della
terra, venire risucchiato nel vuoto assoluto, per sempre. Eclissarmi a
vita
sotto il mio mantello dell’invisibilità…
Come
posso essere così…IDIOTA! mi dico.
Sbottono
le polsiere della divisa e le butto violentemente nel mio baule aperto
e in
disordine.
Al
diavolo!
Sì,
al diavolo tutto: il Quidditch, la squadra, la vittoria, ….
Al
diavolo la faccia di Lestrange quando ho segnato quel punto
spettacolare.
Al
diavolo l’espressione di Avery quando Bell gli ha soffiato il
boccino da sotto
il naso, facendoci vincere il campionato per l’ennesima
volta.
Al
diavolo la coppa, la gloria, la festa.
Al
diavolo Sirius e gli
altri malandrini.
Al diavolo i loro scherzi idioti e al diavolo me, che sono
più idiota di
loro, perché
mi ci faccio sempre
coinvolgere.
Al
diavolo gli Slytherin.
Al
diavolo Snivellus…
Sento
la rabbia che monta, come se da un momento all’altro dovesse
esplodermi una
bomba dentro. Potrei distruggere qualunque cosa in questo istante, con
le mie
mani, senza ricorre alla magia.
Mi
alzo di scatto.
Vorrei
urlare.
Mi
sento il fiato corto, come se avessi fatto di corsa le scale per andare
alla
torre di astronomia, e un nodo che mi attanaglia la gola.
Colpisco
il muro con un pugno, poi un altro, fino a che le nocche della mia mano
non sono
insanguinate e il dolore è insopportabile.
Quell’altro
però non si cancella, non accenna a diminuire, a smorzarsi.
Continua ad essere
più forte, anche di questo.
Guardo
la mano rossa e sento le lacrime che scendono lungo le mie guance.
Penso
a lei e quella fitta aumenta, come se qualcuno mi stesse piantando un
coltello
nell’anima, rivoltando la lama nella ferita.
Penso
alle parole che mi ha detto, me le sento riecheggiare nelle orecchie,
rimbombare nella testa. E’ lei che ha aperto quella ferita;
è sua la mano.
Mi
seggo sul letto, appoggiando la testa tra le mani.
Vorrei
chiedermi Perché?, ma
non ho neanche
la forza o meglio il coraggio di farlo.
Perché
anche se lo facessi, avrei già la risposta, saprei
già a chi dare la colpa.
So
la ragione per cui mi detesta; so perché mi urla contro
invece di parlarmi,
come fa con tutto il resto del mondo. So cosa pensa di me, che mi
ritiene un
idiota, un pallone gonfiato, un immaturo, un egoista, un superficiale.
So che
crede che io sia un dongiovanni da quattro soldi, misogino, che
colleziona
ragazze, che le cambia più spesso di quanto non faccia coi
calzini.
So
perchè mi disprezza.
Lo
so.
La
ragione sono IO.
Se
io non fossi io, lei non si
comporterebbe così con me. Forse se fossi qualcun altro
sarebbe diverso, forse lei
non mi disprezzerebbe come invece fa.
Avrei
dovuto evitarlo.
Avrei
sicuramente potuto evitarlo. Invece sono un idiota e non l’ho
fatto.
Mi
sono lasciato trascinare, come al solito, in una delle nostre offensive
contro
quella serpe untuosa…
Dannata
mania di protagonismo!
Possibile
che io non sia in grado di auto controllarmi in questa maniera?
Possibile
che non sappia resistere un secondo senza voler cercare di dimostrare
al mondo
intero che sono il migliore? Migliore di chi poi…?
Perché
per me tutto deve essere una sfida? Ogni persona che mi passa accanto
un’occasione buona per prevaricare? Ogni momento ed ogni
luogo buoni per uno
scherzo?
Perché
è divertente… mi dico,
pensando a tutto quello che
abbiamo combinato io, Remus, Peter e fratello Sirius
in questi sei anni.
Ma
non mi sento divertito. Mi sento vuoto.
E’
come se di colpo mi ritrovassi a vedere l’altra faccia della
medaglia, il suo
lato opposto, la prospettiva di chi i nostri scherzi li ha subiti.
E
non è più divertente.
Improvvisamente
mi sento addosso il peso della sofferenza e dell’umiliazione
che ho causato a
compagni e non. Sento addosso a me il suo sguardo, quegli occhi verdi,
che mi
trapassano l’anima, come frecce.
Quelle
parole, che pesano come macigni.
“Tu
mi disgusti!”.
Poteva
dirmi di peggio…
Cosa
c’è di peggio che suscitare il disgusto della
donna che ti piace?
Esiste
una cosa peggiore, del disgusto?
E’
peggio anche dell’odio. Quando
provi
odio per qualcuno, vuol dire che almeno ci sei entrato in contatto; se
ti
disgusta, non ti ci avvicini neppure.
Sento
le nocche della mano che pulsano.
Dopodomani
si torna a casa e per due mesi me ne starò lontano da qui,
da lei, da tutto
questo microcosmo di cui io sono uno dei
protagonisti indiscussi...
Se
provo a muovere le dita mi fanno male e stanno anche
gonfiando… Non mi importa.
La
scuola è finita. Il campionato di Quidditch è
finito. Abbiamo vinto noi (come
se qualcuno avesse mai potuto avere dei dubbi in proposito!)
Al
diavolo tutto! E al diavolo anche
lei!
Sì,
al diavolo!
Al
diavolo lei con la sua aria da saputella, il suo stemma da prefetto e
la sua
mania per il rispetto delle regole.
Lei
e la sua isteria; lei e il suo perfezionismo; lei e la sua indiscussa
bravura a
scuola.
Lei
e quei suoi occhi verdi, lei e i suoi capelli rossi, lei e il suo
sorriso, così
raro e meraviglioso.
Lei,
che mi fa battere il cuore ogni volta che la vedo seduta di fronte al
camino, assorta
nel leggere uno di quei libri che si porta sempre dietro.
Lei,
che mi incanto a guardare ogni volta che entra nel mio campo visivo.
Lei,
che mi fa impazzire dalla voglia di stringerla in un abbraccio, quando
mi
capita di averla vicino.
Lei…
Mi
passo la mano sugli occhi, asciugando le lacrime.
Sento la mia mascella contratta, i muscoli
del viso tesi e doloranti.
Penso
ai miei compagni che stanno festeggiando in giardino, sento i loro cori
di
gioia, le urla e le risate. Penso che forse dovrei essere lì
con loro, che
dovrei tornare sotto, che dovrei fregarmene e lasciar perdere.
Penso
a tutte le ragazze presenti alla festa; penso a quante di loro
sarebbero
disposte a festeggiare con me in questo momento, senza troppi problemi.
Penso
che forse mi dovrei alzare da qui e lasciarmi consolare da una di loro.
Cerco
di concentrarmi sui loro visi, sulle loro magliette leggere che
lasciano così
poco spazio all’immaginazione. Ma la sola immagine femminile
che mi si affaccia
alla mente ha una massa di
capelli rossi e un paio di occhi smeraldo…
Sospiro.
Perché
di tutti gli esseri femminili
che popolano la scuola, proprio l’unica che non mi rimbalza
neanche di
striscio? Perché proprio lei?
Sospiro
di nuovo.
E’
davvero solo una sfida? L’ennesima?
Ho
paura a pormi questa domanda, come ho paura a cercare la risposta.
Ma
questa arriva, direttamente dal mio cuore, senza che abbia tempo di
pensarci, senza
esitazioni, senza dubbi, con una sicurezza che
mi sconcerta
No!
Io… sono innamorato di lei…!
Sorrido.
Credo
sia la prima volta in vita mia che uso questa espressione per definire
ciò che
provo per una ragazza. Ma è così…
IO
SONO INNAMORATO DI LILY EVANS!
Non
so che fare…
Non
so come comportarmi e questo fatto mi sta sconvolgendo
l’esistenza.
Sì,
perché lei non è come tutte le altre ragazze, con
lei i miei trucchetti non
hanno funzionato. Con lei non c’è stata tattica
seduttiva che abbia tenuto. Non
sono bastati il mio sorriso, il mio
sguardo e la mia fama per farla cedere.
In
un attimo mi sfilano davanti agli occhi le miriadi di volte in cui mi
sono
dichiarato a lei, in cui le ho chiesto di uscire con me, i toni e i
modi che ho
usato: tutti quelli possibili e immaginabili.
Mi
sento avvampare per l’imbarazzo di ciò che sono
stato capace di dire e fare in
questi anni.
Chiudo
gli occhi, vergognandomi di me stesso.
Sono
davvero un idiota…
Mi
chiedo con che faccia mi sono ripresentato a lei un giorno dopo
l’altro, una
dichiarazione dopo l’altra.
Con
che coraggio lo potrò ancora fare in futuro…
Vorrei
poter cancellare tutto, questi sei anni di battibecchi, di litigi, di
discussioni interminabili, e riscrivere ogni cosa…
Vorrei
poter ripartire da zero con lei, come se fin’ora non ci fossi
mai stato nella
sua vita, come se non mi conoscesse affatto…
In
fondo però, non posso dire che lei mi conosca.
Lei
conosce solo un aspetto di me.
Conosce
solo quel James: quello degli
scherzi,
delle esibizioni, quello che fa il bullo, l’attaccabrighe
casinista.
Quello
che, se devo essere sincero, non piace più neanche a me.
Vorrei
poterle dire che mi dispiace.
Dirle
che ci sono molte cose che vorrei non aver mai fatto, che non avrei
dovuto
fare…
Sopratutto
non a lei.
Vorrei
dirle che mi spiace di averla ferita.
Che il rimorso per averlo
fatto è qualcosa con
cui dovrò convivere tutti giorni, per il resto della mia
vita.
Così
come la certezza della sofferenza che le ho causato: non
c’è istante in cui non
desideri di poterla cancellare, di poterla portare per
sempre via dal suo cuore.
Vorrei
solo che sapesse che ho scoperto una ragione per cui cambiare, per cui
smettere
di essere quello che ero.
Una
ragione per ricominciare da capo, per essere un nuovo me stesso,
diverso,
migliore…
Ho
scoperto una ragione per mostrarle un lato di me che ancora non
conosce, di cui
nessuno sapeva l’esistenza.
E
la ragione per tutto questo….è solo lei!
Sorrido
e chiudo gli occhi.
La
ragione…sei tu, Lily!
The
reason
[…]
I'm sorry that I hurt you
It's something I must live with everyday
And all the pain I put you through
I wish that I could take it all away
And be the one who catches all your tears
That’s why I need you to hear
I've found a reason for me
To change who I used to be
A reason to start over new
and the reason is You
[…]
I've found a reason to show
A side of me you didn't know
A reason for all that I do
And the reason is you