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Autore: IrishBreeze    21/02/2008    4 recensioni
“Oh, Faro mio! Sicurezza di tutti i mari, luce che porti alla vita!” E detto questo, la barchetta soffocò sotto la violenza della tempesta
Piccola One Shot sul meraviglioso rapporto fra Shun ed Ikki.E' vietato inserire il tagbr doppio. Ladynotorius assistente amministratrice.
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Andromeda Shun, Phoenix Ikki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fandom: Saint Seiya

Pairing: Shun/Ikki come relazione fra fratelli. Niente di più (a meno che uno non ce lo voglia vedere ♥)

Rating: Verdissimo

Genere: Introspettivo immagino.

Conteggio Parole: 1042

Disclaimer: Nulla mi appartiene

Ringraziamenti: Beh, direi la Zoe e tutti quelli che sopportano le mie immaturissime fisse!

The star to every wandering bark

Il destino.

Quante volte durante la sua vita ci aveva sbattuto la testa contro? E quante volte se l’era rotta? Quante volte aveva sentito il sangue colare caldo sulla sua faccia inondandogli gli occhi? E quante volte si era dimenticato della ferita?

Non capiva che non bastava ignorare il dolore pulsante alla testa per andare avanti. Fingere di non sapere che tutto non fu perduto. Pretendere di dimenticare.

E’ nella follia vorticante di pensieri e ricordi, quel mulinello di immagini che da sempre cozzano l’una contro l’altra, che nasce la paura di non potersi più riprendere. O di trascinarci dentro qualcuno che non se lo meriterebbe affatto.

“Ma perché scappare di nuovo, fratello?”

Shun. Ossia come piangere senza versare lacrime. Ossia come trafiggere senza armi.

“Rimani. Rimani qua con noi. Almeno… rimani con me.”

Sapeva senza bisogno di girarsi per guardare cosa stava accadendo. Quel suo piccolo fratello che fissa il terreno, indeciso sul da farsi. Sicuramente già con le lacrime agli occhi. O forse con un broncio frustrato stampato sul viso. Espressione che già aveva visto e che già conosceva.

Lo sorprese girandosi e strattonandolo violentemente a se.

“Siediti qui, Shun.”

Se broncio frustrato era stato, ora era sicuramente occhi traboccanti sorpresa.

Shun. Ossia non saper mentire. Ossia come essere dannati libri stracciati e leggibilissimi.

Visto da lì il porto sembrava maledettamente morto.

Barche e onde non si stancano mai di muoversi, dimenticandosi chissà dove, viaggio dopo viaggio, l’umanità di cui una volta avevano goduto. Vanno e vanno, e non si è mai visto un’onda girarsi a rimirare cosa stava per perdere prima di scontrarsi e morire rovinosamente contro la scogliera o il molo.

Un’acre odore di erba gli punzecchiava le narici; Shun stava rovinosamente strappando ogni incauto vegetale che aveva avuto il coraggio di crescere sul luogo dove un giorno si sarebbe seduto.

Ikki si trattenne dal ridere e dal lanciare addosso al fratellino tutte le sue vittime di clorofilla e cellulosa.

“Non mi hai ancora detto che rimani.”

Il favoloso ritorno del broncio frustrato.

Shun. Ossia come essere schifosamente prevedibili. Ossia come vivere in un eterno Aprile.

“Shun, ora ti racconto una bella favoletta. Ti va, marmocchio?”

Evidentemente quel noioso fratello non aveva voglia di scherzare. Decise comunque che per l’economia della sua vita e per il bene di tutti sarebbe stato necessario prendere quel sospiro per un sì.

“La storia comincia qui, al porto. Tanto tempo fa, ci viveva una piccola barca. Era una vecchia ed umile barca da pesca, che da sempre aveva servito fedelmente la famiglia di pescatori che la possedeva. La barca ed il pescatore salpavano la mattina presto, andavano al largo, e tornavano a riva prima che facesse sera. Il pescatore non aveva grandi ambizioni, e la modesta quantità di pesce che portava a casa bastava per sfamarlo e farlo campare.

Accadde che un giorno il sindaco del paese decise di far costruire un faro sul molo, per aiutare i pescatori della zona.

Fu così che una mattina la barca uscì in mare e si trovò davanti questo nuovo faro: era alto, lucente, rosso e bianco, e dil vetro sulla sua cima risplendeva al sole. La barca se ne innamorò seduta stante.

Aveva sentito dalle voci di altre barche o del suo pescatore stesso che la notte quella splendida creatura si illuminava ulteriormente, tanto da sostituire la luce del sole nell’oscurità.

Tormentata da quella visione, e disobbedendo alle regole del pescatore, quella notte stessa la barca lasciò il rifugio sicuro del porto e si avventurò in mare.

Sfortuna volle che proprio quella notte una terribile tempesta si stesse abbattendo sul paese. Le onde erano più alte della barca più grossa di tutte, ed il vento era così forte da parer che potesse spostare le montagne.

La barchetta, ormai in preda alla disperazione, vagava inerme di qua e di là, cercando di evitare i cavalloni e contemporaneamente cercando avidamente la luce del suo amato faro.

D’improvviso sì alzò una folata di vento più forte delle altre, ed un’onda tremenda si abbatté sulla povera barchetta.

Non appena sentì i primi schizzi di acqua mangiarsela viva, un fortissimo raggio di luce la illuminò tutta. La luce scaldava, segnava la via, faceva diventare belle tutte le onde e giocava con la schiuma.

“Oh, Faro mio! Sicurezza di tutti i mari, luce che porti alla vita!”

E detto questo, la barchetta soffocò sotto la violenza della tempesta, e di lei rimase qualche vecchia asse di legno, che il pescatore usò per costruirsi la bara.”

“Ikki, cosa…?”

Shun. Ossia lo spavento che corrode le ossa. Ossia l’eterna fiducia nel dubbio.

“Ikki, cosa vorresti dirmi con questo? Che cosa mi stai dicendo?”

Sospiro. “Niente. Era una storia come altre. Non era a te che piacevano le storie?”

“Mi piacevano anni fa, fratello. Ora che le capisco non più.”

Aveva mai parlato così, il suo fratellino? Se non avesse saputo di farlo per il suo bene avrebbe quasi desistito. Shun. Non vedi che ho grumi di sangue fra i capelli? Devo andare Shun. Lo ho promesso a tutto quello che ho cancellato per sempre. Ho promesso che avrei capito cosa fare.

“Non è rimasto nulla di questo prato, Shun.”

“Hmpf.”

Shun. Ossia.

“Me ne vado, fratello. Non posso restare, e lo sai. Non venirmi a cercare.” Non venirmi a cercare. Non venirmi mai a cercare.

“Non puoi lasciarmi qui ancora!” Credo che questo l’abbia urlato. Credo che Shun si sia messo ad urlare ora.

“Addio. E non provate a cercarmi, non mi troverete”

Il destino è di certo l’avversario peggiore che mi sia capitato.

E chissà che non riesca a batterlo un giorno. Chissà che un giorno io non sia pronto ad alzare la faccia contro di lui quanto ora lo sono stato a voltarti le spalle, fratello.

Vivi e difenditi, e se ti capita di passare per una stazione a mezzanotte, allora non scendere da quel maledetto treno. Vivi ed attacca, ma lascia il tempo ad ogni avversario di poter girare la testa e guardarsi dietro le spalle. Chissà che un giorno davvero non esca qualcosa da quell’orecchio.

Vivi e prega per tuo fratello che deve morire per ciò di cui non è morto in passato, ma non venire a cercarmi, perché se aspetti.. Il primo a trovarti sarò io.

___________________________________________________

Finita la mia prima One Shot Shun/Ikki!

A dire il vero non è per niente shipposa e il personaggio incontrastato è Ikki, ma ovviamente era partita con l’idea di essere una cosa totalmente differente. Non ho controllo nemmeno sulle mie storie.

Passiamo a ringraziamenti e credit vari! *amo farli*

Oscar Wilde-> Grazie per avermi rovinato l’infanzia con le tue adorabili storielle.

Shakespeare-> Grazie per avermi dato l’idea della barca che ama il faro

De Gregori-> Grazie per tutte le citazioni random di cui ho infarcito la FanFic!♥

E mi scuso immensamente se Ikki è un po’ troppo OOC. Non volevo, mi dispiace!

(E a dire il vero mi scuso anche per la favoletta. Ma morivo dalla voglia di far raccontare a qualcuno una favola. Mi spiace se vi ho rovinato la giornata con le mie morali da due soldi!)

Edit dell'ultimo minuto: Colgo l'occasione per ringraziare supersara, LeFleurDuMal e Damaris per i bellissimi comment nell'altra mia fanfiction SaintSeiyana ç_ç Mi hanno fatta sentire così bene!<3

  
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