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Autore: Kitty96    15/08/2013    1 recensioni
"Pronunciai queste parole poco prima dell’inizio della mia ultima partita, e la lasciai nello spogliatoio con mille domande. Mi sistemai in fila con le mie compagne, quando sentii strattonarmi la manica della maglia, e lei mi sussurrò all’orecchio la parole che mi incatenarono a lei per sempre."
Storia iscritta al concorso "Slash contest: la gelosia è il motore del mondo" di Rawrandbeer.
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Mia

Sentivo la sua voce arrivare dallo spogliatoio, Dio che suono celestiale che aveva. Rideva a tutte le ore, in tutti i momenti vuoti, e anche quando avrebbe dovuto stare in silenzio. Ringraziavo il cielo tutti i giorni per avermela fatta incontrare. Adesso, dal buio della mia cella, la piango ogni giorno, ed ogni giorno della mia vita la piangerò. La amavo, e l’amo tutt’ora, possibile che lei non l’abbia mai capito? Tre anni  fa, quando mi iscrissi nella sua squadra, non sapevo che ci fosse anche lei. Ero lì con le mie amiche, che la conoscevano da qualche anno. Il primo giorno non sapevo neanche il suo nome, la prima settimana stringemmo amicizia, dopo sette mesi dormimmo nella stessa stanza e mi innamorai di lei. Fu quel torneo nazionale a mostrarmi la sua bellezza, quella stanza d’albergo dove dormimmo insieme, quella Firenze che accolse le varie società e con esse il mio amore per lei, a far uscire allo scoperto  miei sentimenti. L’amavo più d’ogni altra cosa al mondo e non glielo dissi mai, fino al mio diploma.

“Io dopo il diploma lascerò la squadra, andrò via. Non ti ho mai detto nulla, ma in questi meravigliosi anni passati al tuo fianco, ho capito che sei più importante di un’amica, che vali di più della mia stessa vita. Io partirò domani, ma se tu mi dirai d’amarmi come t’amo io prima della partenza, allora resterò. Resterò per te.”

Pronunciai queste parole poco prima dell’inizio della mia ultima partita, e la lasciai nello spogliatoio con mille domande. Mi sistemai in fila con le mie compagne, quando sentii strattonarmi la manica della maglia, e lei mi sussurrò all’orecchio la parole che mi incatenarono a lei per sempre.

“Resta con me” mi disse tutto d’un fiato, strofinando leggermente il suo naso al mio orecchio. Il cuore mi batteva all’impazzata, lei sarebbe stata mia per sempre, nessuno me l’avrebbe mai portata via.

Ci amammo per mesi e mesi, lei era sempre la stessa, la risata era sempre più gioiosa, ed io l’amavo sempre più. I suoi baci avevano il sapere più dolce del mondo, le sue labbra erano la cosa più buona che avessi mai assaggiato. Dirlo alla mia famiglia fu difficile, mio padre non accettò il fatto di avere una figlia lesbica, ma il problema non mi riguardava. Era un suo blocco mentale, non mio.

 Avevo rinunciato a tutto per lei: alla mia vita in un’altra città, ai miei studi, ai miei amici. Ma lei no. Lei volle conservare le sue amicizie, la sua vita, come se io fossi solo un pezzo del suo puzzle. Per me lei era l’unico pezzo del puzzle, io ero uno dei migliaia di pezzi per lei. Lei era solo mia, mia e di nessun’altro. L’avevo tanto bramata, tanto aspettata. La mia pelle richiedeva le sue attenzioni, la mia bocca bramava i suoi baci, la mia mente era controllata dai suoi gesti. Eravamo un tutt’uno: io ero lei e lei era me. Ella non aveva capito quanto l’amassi, ma io l’amavo tanto da rinunciare a tutto. Lei mi aveva ingannata, ero solo un passatempo, ma sarebbe stata mia per sempre. Così, una notte, entrai in casa sua e la feci mia per sempre. Non nel senso carnale del gesto. Presi un anello e glielo infilai al dito.

“Sposami – le dissi- e saremo per sempre insieme.”

Lei mi guardò, fissa negli occhi. Mi diede un lungo bacio, ma il suo sguardo colmo d’amore, diventò freddo e triste.

“Sono ancora giovane per il matrimonio, e poi l’Italia non premette i matrimoni fra due donne..” mi disse.

La mia proposta implicava il trasferimento in un’altra parte del mondo, avrei rinunciato alla mia famiglia per lei. Avrei rinunciato al mio paese per lei, ma lei no. Il solo sentire quella giustificazione, mi fece capire quanto m’avesse ingannata. Io l’amavo, e l’amo ancora, e lei mi trattò in quel modo. Non m’aveva mai amato. Presi un coltello e la feci crollare nel sonno eterno. Non aveva capito quanto l’amavo, ma se lei non voleva me, se lei on sarebbe stata mia, non sarebbe stata mai di nessun’altro. Mai. La portai a casa, col corpo sanguinante,e la sistemai sul mio letto. Dormimmo assieme quella notte, come tre anni prima.

Inutile raccontare cosa successe dopo, vi basta sapere che io l’amavo,l’amo e l’amerò per sempre. Anche se adesso non può essere più mia.
  
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