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Autore: JoAngel    15/08/2013    1 recensioni
Dopo quell'intima conversazione, i pensieri di Dean sono fissi su una cosa soltanto: lei. Il doppiogioco del demone lo ha intrappolato ed ora non sa cosa fare.
Tradire i suoi ideali o reprimere i suoi sentimenti?
Genere: Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Altro Personaggio, Dean Winchester
Note: OOC | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago
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La conversazione avuta con Dean la sera precedente aveva solamente peggiorato la situazione.
Stupida lingua che non si frena mai. Aveva ragione sua sorella.. Conta fino a dieci prima di parlare!
Mai. Solo perché era la più piccola tra le due non voleva assolutamente dire che fosse la più stupida.
Chissà quali speranze aveva fatto sorgere quel suo forse.
Era un demone, abituata a giocare col fuoco ma.. e se questa volta si fosse davvero scottata?

Cercò di essere razionale.
Con la mente lucida si presentò dal cacciatore.
Stava cominciando a pensare che aveva fatto male a far amicizia con quel umano - se per amicizia si intende scannarsi a insulti ogni due per tre..e poi essere aiutati da Ruby per far riappacificarsi; almeno non si ritrovava con un coltello infilzato nello stomaco, ed era un passo avanti-.
Fortunatamente per lei non c’era. O almeno, credeva così.
Apparse nella stanza e si guardò intorno: vestiti stropicciati buttati sul letto con  tanto di scarpe ai piedi di quest’ultimo, bottiglie di birra vuote ammucchiate sul comodino, scarti di cibo lasciati sul comò accanto a lei.
Due animali.
Sospirò e negò col capo.
Che schifo.
Fece per andare via, quando udì lo scroscio dell’acqua provenire dal bagno.
Restare o sparire?
Non ebbe il tempo di pensare che il rumore svanì e pochi secondi dopo si ritrovò davanti Dean coperto solamente da un asciugamano dalla vita in giù.
Lo stupore che scosse il viso prima rilassato del cacciatore fece ridere il demone, divertita.
“Che diavolo ci fai qua?!”. Il tono irritato, sia per le risa sia per lo spiacevole inconveniente.
Si schiarì la voce, cercando un minimo di contegno e serietà.
“Dobbiamo parlare..”.
“Su cosa, di grazia?”. Un fugace sguardo, prima di avvicinarsi al materasso e sedersi, dandole le spalle.
“Di ieri, idiota. Forse..hai frainteso..qualche mia..frase..”.
Lo osservava da dietro a braccia conserte.
Sempre meglio essere chiari prima che le cose sfuggano dal controllo. Voleva evitare equivoci.
“Tipo?”. Si girò e la guardò dritto negli occhi, mentre si passava il secondo asciugamano sul capo.
“Tipo..tutto! Non vorrei mai che ti fossi messo in testa povere illusioni..”.
“Da quando ti interessa ciò che penso?”.
“Da quando tra i tuoi pensieri ci sono anche..io”.
Schivò lo sguardo e sentì un brivido percorrergli la schiena.
Brivido non di freddo.
“Non sei così importante, dolcezza. Quindi..non farti troppe seghe mentali, ok?”.
Peccato fosse vero.
“Io voglio solo assicurarmi che..”.
“Non è così, capito?!”.
Alzò la voce, non seppe nemmeno lui il motivo.
Tornò voltato e si infilò i boxer, mentre gli occhi di lei si interessarono allo scarno mobilio di quella stanza, forse per non far notare, quando lui si fosse girato verso di lei, della sua espressione alquanto stupita per quella inutile aggressione.
Infilò la canotta bianca, acciuffò il paio di jeans sgualciti lì accanto e finì di vestirsi. Quindi si drizzò in piedi.
Un sorso di birra.
“Sei venuta qua solo per questo?”.
Un cenno col capo, e i loro occhi di nuovo incrociati.
Ormai era diventato un bravo attore. Nascondere i suoi più profondi sentimenti, le sue vere emozioni era facile. Ma avrebbe funzionato anche con lei? Un demone dalla lingua tagliente e bugiarda?
“Bene, ora che ho soddisfatto le tue richieste vattene.”.
Assottigliò lo sguardo. Quell‘ostilità che si erano ripromessi di non manifestar più.“Aspetti la fidanzatina alata o il caro fratellino, Winchester?”.
“Non sono cazzi tuoi”.
Perché le parlava così, con tale freddezza?
Scosse appena la testa e si strinse nelle spalle.
Gesto notato da lei. Gesto di insicurezza, di incertezza.
“Dean, parlami”.
“No”. Secco, distaccato.
“Dean..”.
Si avvicinò a lui, passi lenti.
Una mano ad avvicinarsi al suo viso.
Uno schiaffo sul dorso.
Il suo rifiuto.
La rabbia risalire dalle viscere fino alla gola.
“Mi sono stancata del tuo fottuto atteggiamento! Io cerco di esserti amica, davvero, ma è impossibile così. Tu ti chiudi, non mi dai la possibilità di dimostrarti ciò che potrei essere per te e continui imperterrito a lasciarmi fuori dalla tua vita..Cosa cazzo devo fare, me lo spieghi?!”.
Quello sguardo.
Irato.
Furioso.
Stanco.
Sguardo pizzicato dal rammarico, dalla delusione.
Uno scatto.
Ora il suo respiro, affannoso, sulle labbra, tremanti.
“D-Dean..”.
Un silenzio assordante.
Uno di quei silenzi che si temono.
Uno di quei silenzi che si possono interrompere solamente con un gesto.
Perché quell’improvvisa agitazione?
Sentì la sua mancina insinuarsi tra la sua chioma, le dita a stuzzicare le sue ciocche corvine che risplendevano alla luce della luna, unica spettatrice di quella scena.
No. No. NO!
Era sbagliato, lei lo sapeva.
Davvero voleva farlo? Buttare tutto così?
Perché lui non riusciva a capirlo?
Fece per parlare, ma la voce del cacciatore, sommessa, profonda la fermò.
“M-Meg..io..non ci riesco..sto..combattendo da..troppo tempo con questo..”.
Una pausa. Pausa per raccogliere il coraggio. Pausa per pronunciare quelle parole che era riuscito a confessare solo nella sua mente.
Stava succedendo. Non stava sognando. Non era una di quelle notti insonni passate a pensare in compagnia dell’alcool. Notti in cui, contrariamente a tutti i suoi principi, aveva capito quello che realmente sentiva, provava.
Il pugno chiuso a sbattere sulla parete.
Negò col capo, lo chinò.
Sospirò.
Lei era lì, rinchiusa in quella gabbia che il corpo del cacciatore formava. Gabbia che avrebbe potuto spezzare, cosa che non fece, cosa che non voleva fare.
Rialzò d’un tratto lo sguardo.
La fissò intensamente.
Quel sentimento contrastante.
Quel sentimento maturato nel suo cuore.
Sentimento che odiava.
Sentimento che era impossibile per lui.
“Parlami..”.
Soffio soave sulle sue labbra.
Il respiro smorzato.
Un battito perso.
Quella pericolosa vicinanza.
Non ci riuscì. Non riuscì a frenare quel desiderio che era stato facile controllare fino alla sera prima.
Sguardi veloci, dalle sue iridi castane, profonde, che aspettavano risposta, alla sua bocca, così dannatamente invitante.
Ed infine..quel sapore.
Sapore agognato in tutte quelle sere in bianco.
Occhi chiusi per provar meglio quella sensazione.
Il demone non fece alcuna resistenza.
La mano che scese ad accarezzare le sue curve fino a soffermarsi alla meta desiderata.
Quella presa alla natica fece trasalire Meg, che si aggrappò con le dita alla sua schiena. La mancina a percorrere sinuosamente la schiena, schiena ammirata precedentemente con gli occhi della malizia.
Non aveva mai ammesso a nessuno quell’insana voglia che ogni volta sentiva quando lo vedeva.
Aveva mentito anche a sé stessa, aveva cercato di convincersi che non era così.
Ed invece..
Un gemito di lei.
Gemito che fece scoccare una scintilla nel cacciatore.
La prese di forza in braccio e la buttò sul letto. Si infilò tra le sue gambe e scese a baciarle la gola.
Un sospiro di piacere.
Ora le mani di lei tra i suoi capelli, che prese a stringere a ogni morso di Dean alla propria pallida pelle.
Inarcò la schiena.
La coscia sfregò contro il suo fianco.
La voglia crescere, premere fastidiosa.
Le labbra scendere sempre più giù. Le mani sotto la sua maglietta a sfiorar quel corpo peccaminoso, mani a slacciare il reggiseno.
Doveva riprendere il controllo.
Doveva fermarsi.
Non poteva continuare, no. Anche se lo voleva, voleva che lui la toccasse in quel modo, che la baciasse, che la dominasse. Ma era sbagliato. Tutti e due lo sapevano.
Via la giacca, via la maglietta, inutili indumenti che gli impedivano di assaporare quella deliziosa carne.
Labbra socchiuse.
Guance accalorate.
Le dita ora a stringere la canotta del cacciatore sulle spalle, possenti.
I denti di lui a stuzzicar voluttuosamente le sue grazie, a tormentarle.
Quel calore sempre più soffocante.
La sua bocca sempre più giù, giù, giù.
Occhi sbarrati.
Un sussulto.
Uno sguardo.
Doveva fermarlo? Era la cosa giusta da fare, ma ora la sua mente era annebbiata.
Annuì, lentamente.
Le mani si portarono alla zip dei jeans, che poco dopo sfilarono.
La destra si fece strada.
Chiuse gli occhi. Deglutì a fatica.
Le dita a cercare uno sfogo nel lenzuolo.
“Dean..”.
Quel richiamo fece spogliare il Winchester. La sua voglia esposta allo sguardo di lei.
Questa gemette a quella vista.
“Dimmi che mi vuoi”.
“Ti..”.
Lui fece cingere la propria vita dalle sue gambe, prese ad accarezzarle le cosce con lussuria, le strinse la pelle tra i polpastrelli.
Il fiato che mancava.
Il suo desiderio  che la eccitava.
“Ti prego..dillo..”.
“Ti voglio..”.
Con quel consenso, lentamente la fece sua, stringendo quel minuto corpo tra le proprie braccia.
Un ansito di lei.
Si tenne alla sua schiena con le unghie, mordendosi un labbro inferiore, labbro che venne catturato dai canini di lui.
Era..tutto così strano.
Iniziò a farsi veloce in lei, riprese a baciarla con focosa passione, passione che gli bruciava nelle vene, che lo accecava, che non lo faceva ragionare.
A ogni sua spinta il piacere saliva. Sempre di più.
Altri sguardi, carezze, baci, morsi. I loro corpi congiunti in un atto carnale.
Gemiti, ansiti, sospiri. Sempre più vicini. Sempre più forte, sempre più voglioso.
Non pensavano a cosa avrebbe potuto portare, non pensavano cosa avrebbe potuto causare. In quel momento c’erano solo loro due, niente dubbi, niente domande.
Il respirare man mano più faticoso.
La morsa delle gambe più stretta, non ne aveva abbastanza.
Un sorriso guizzò sul viso del cacciatore.
Era sua.
Quella frustrazione che non lo faceva dormire, che lo teneva sveglio, che non gli dava pace ora..era svanita.
Un’ultima spinta e..si liberarono di quel immenso piacere.
Dean nascose il viso, provato dalla fatica, tra le sue ciocche con cui inebriò i polmoni grazie al loro profumo delicato e rilassante.
Le palpebre socchiuse. La gola assetata d’ossigeno.
Non voleva rovinare quel attimo con le parole, ma preoccupazioni pulsavano ridondanti tra i suoi pensieri: ed ora? Che sarebbe successo? Come si sarebbero comportati il giorno dopo? Quali sarebbero state le conseguenze di quella notte?
Non riusciva ad esser tranquilla.
“Resta qui.”.
Quella frase scosse il demone. Aveva sentito bene? Non aveva mai visto il Winchester così.. Ciò la preoccupò.
Però..restò, come chiesto.
Si strinse al suo corpo, sudato, e poggiò la fronte contro il suo petto. Lui si mise su un lato per non pesarle addosso, senza togliere il viso dal buio che lo cullava.
Occhi chiusi. I respiri a poco a poco si calmarono.
Calma.
“Dean”. Un sussurro.
“Cosa?”. Un mormorio.
“Perché..?”. Un sospiro.
“Sssh..”.
La mancina si posò sulla sua guancia e il pollice azzittì la sua voce.
Silenzio.
La luna, unica complice, scaldò col suo chiarore i loro corpi nudi.
E la notte passò.
  
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