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Autore: poetzproblem    15/08/2013    1 recensioni
I sogni sono come stelle...non potrai mai toccarli, ma se li segui ti guideranno verso il tuo destino.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Finn Hudson, Quinn Fabray, Rachel Berry | Coppie: Quinn/Rachel
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Don't Blink Series'
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NDT: questa è una traduzione. Potete leggere l'originale qui oppure qui.

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Note dell'autore: questo è un regalo di san Valentino per tutti i fanatici Faberry shipper che hanno votato non stop durante il sondaggio su E!online. L'ho scritta anche perchè avevo bisogno di qualcosa che mi tirasse su dopo l'angoscia dei miei ultimi due one-shot e, sapete...tutti quegli spoiler su Glee.

Skywarrior108 per l'immagine di copertina.

Disclaimer: i personaggi di Glee non sono miei, mi piace solo giocarci...assolutamente senza trarne profitto.

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Don't Blink, You Might Miss

By poetzproblem

 

But heaven ain't close in a place like this

Anything goes but don't blink you might miss

~Somebody Told Me, The Killers

                                                                                                               XOX

Ci vogliono quasi due ore per percorrere in macchina le novantadue miglia che separano Lima da Columbus. È stato costretto a chiudere l'officina a mezzogiorno per poter arrivare prima delle tre e il suo vecchio camioncino non regge più le lunghe distanze come faceva un tempo. Sbaglia alcune svolte prima di trovare la strada giusta, così non ha tempo di ammirare gli edifici storici del Quartiere Tedesco, non che lo farebbe, perché la roba antica non gli interessa. Lui ha sempre badato al qui e ora. Finalmente trova il posto e per fortuna scova un parcheggio lì vicino, esce dal suo veicolo e si affretta a grandi passi lungo la strada lastricata di mattoni che porta a destinazione. Riesce per un pelo a oltrepassare il cancello che si apre sul cortile del The Book Loft, prima che una donna di mezza età dall'espressione acida chiuda la coda. Le passa accanto con un sorriso affascinante qualche secondo prima che agganci il cordone che interrompe la fila. Lei gli rivolge un'occhiata di disapprovazione ma non gli chiede di andarsene, quindi esala un sospiro di sollievo e sorride comprensivo a due adolescenti arrivate dopo di lui, che vengono invitate ad allontanarsi.

Il cortile è affollatissimo di giovani e meno giovani, che aspettano pazientemente il loro turno per vedere la donna che anche lui è venuto a incontrare. Si strofina la nuca con una mano macchiata di grasso e alza lo sguardo sull'edificio alle sue spalle. Non è mai stato qui prima d'ora—non è esattamente il suo ambiente—ma ha letto sul loro sito che ai tempi della Guerra Civile questo posto era usato come sala da ballo. Pensa sia forte, anche se non riesce a capire che attrattiva possano avere trentadue stanze piene di libri. Si chiede perché siano costretti ad aspettare fuori se c'è così tanto spazio dentro, ma almeno è una bella giornata.

La fila arranca lentamente e lui si sta annoiando da morire, quindi abbassa lo sguardo sul libro che tiene in mano. Non è stato lui a comprarlo (è di sua moglie) e non l'ha nemmeno letto (ma ha sfogliato le prime pagine—e le ultime due—e l'unica cosa che ha risvegliato il suo interesse è il nome dell'autrice.) Gira il libro e osserva la fotografia in quarta di copertina, guardando quel viso familiare (anche se un po' più maturo), e gli intensi occhi nocciola che le lenti degli occhiali cerchiati di metallo nero non riescono a nascondere. Lucy Quinn. Ridacchia a quello pseudonimo che non è uno pseudonimo, e a quella biografia vaga che di lei non rivela nulla.

Ha tentato di trovare informazioni su di lei tramite Internet, ma gli unici risultati che ha ottenuto riguardavano solo il libro. Pensa che sia perché è la sua prima opera, anche se sta costantemente guadagnando posizioni nella classifica dei best seller. È così che è riuscito a scoprire che sarebbe stata lì, in quella libreria di Columbus. Cercare il nome Quinn Fabray l'ha solo portato a un elenco telefonico online. Se fosse rimasto in contatto con i suoi compagni di scuola, probabilmente sarebbe venuto a sapere dove abitava e di cosa si è occupata dopo la laurea—be', a parte questa cosa della scrittura, perché, sì… ovviamente.

Vuole solo vederla di nuovo e non sa spiegare il perché. Forse è il fascino della strada mai percorsa. A casa lo aspetterà una ramanzina quando sua moglie scoprirà dove ha passato il pomeriggio, ma a lui sta bene—non la sta certo tradendo o roba del genere. Vuole solo rivedere una vecchia amica. Va tutto bene. Sua moglie lo ama, e lo perdonerà. Lo fa sempre.

Per passare il tempo fa un altro tentativo di leggere il libro, ma sinceramente la storia sembra abbastanza deprimente—del tipo, c'è questa ragazzina che viene sottoposta ad atti di bullismo da un gruppo di ragazzi e a pagina quattro è già in lacrime—quindi lo richiude e controlla l'orologio. È passata quasi un'ora e impreca sottovoce perché davanti a lui ci sono ancora dieci persone e non ce la farà mai a tornare a casa prima che sua moglie torni dal lavoro. Comincia a tamburellare impaziente sulla copertina del libro, ma almeno ora è arrivato abbastanza vicino da riuscire a vederla, e guardarla gli toglie il respiro.

Quinn Fabray a ventisette anni è ancora più bella di quanto lo era a diciassette. Com'è possibile? Si passa le dita tra i capelli cercando di ravviarli un po', sperando che la stempiatura non si noti troppo. Fruga in tasca in cerca di una mentina e se la mette in bocca mentre continua a fissare il suo primo amore. I capelli di lei sono più corti di come li portava all'ultimo anno di liceo e sono un po' spettinati dal vento, ma sexy da morire. Gli è permesso pensarlo—è sposato, non è mica morto. Lei è seduta dietro un tavolo, giocherella con il tappo di un pennarello mentre discute animatamente con l'uomo che le sta di fronte. Il suo sorriso è luminoso e sincero, e ride serenamente e senza riserve. Non è affatto la ragazza che ricorda.

Ormai c'è solo una persona che li separa, quando una donna in piedi alle spalle di lei si china per sussurrarle qualcosa all'orecchio, distraendola abbastanza a lungo da impedirle di notarlo quando finalmente lui si ritrova in piedi di fronte a lei, posando la propria copia del libro sul tavolo. Quinn annuisce in silenzio e ringrazia la donna tendendo una mano verso il libro, e lo apre con il pennarello pronto a scrivere.

"A chi lo devo dedicare?" chiede gentilmente rivolgendo tutta la sua attenzione al suo lavoro e finalmente alza lo sguardo su di lui. Trattiene il respiro e i suoi occhi si spalancano, il suo sorriso si appanna un po' mentre esala, "Finn?"

Lui sorride. "Ciao, Quinn."

"Wow," sussurra lei, scuotendo la testa e riabbassando lo sguardo sul sul libro. Le sue spalle si alzano e ricadono sotto la stoffa della sua camicetta verde e quando alza di nuovo la testa Finn si ritrova istantaneamente trasportato al liceo e di fronte a lui c'è il capitano delle cheeleader, con il suo sguardo gelido e tagliente.

"Devo dedicarlo a te, allora?" chiede con voce priva di espressione.

Il sorriso di lui svanisce. "Ah... veramente... mia... uhm… è mia moglie che è una tua fan."

Gli occhi di lei diventano due fessure e la sua mano sinistra si contrae sulla copertina del libro, premendola con maggior forza sul tavolo. Il movimento causa uno strano lampo di luce e Finn abbassa lo sguardo—perché sua moglie sarà ancor più incavolata con lui se Quinn romperà la rilegatura—e finalmente nota l'impressionante anello di diamanti che scintilla al suo dito. Si rende conto che è fidanzata. Be', buon per lei.

"E come sta tua moglie?" l'ultima parola la pronuncia in tono tagliente e lui aggrotta la fronte.

"Ah... lei... lo sai... sta bene. Oggi lavora, quindi non è potuta venire."

"Peccato," dice Quinn con un sorriso teso. "Allora lo dedicherò a lei," annuncia, abbassando la testa di nuovo e cominciando a scrivere.

"Ho sentito che ora insegna," commenta Quinn distrattamente mentre firma con uno svolazzo il suo vero nome—Lucy Quinn Fabray—per poi chiudere la copertina e far scivolare il libro verso Finn.

"Uhm...già," conferma lui a bassa voce, aggrottando la fronte confuso, perché non si era aspettato che Quinn fosse così informata sulla sua vita.

Quinn ridacchia, di buonumore, e rimette il cappuccio al pennarello, buttandolo sul tavolo mentre si alza in piedi.

"Mi sono tenuta in contatto con Kurt," spiega, togliendosi gli occhiali e infilandoli nella grossa borsa che ha appena sollevato da accanto alla sua sedia. Se la mette in spalla con qualche difficoltà e si allontana dal tavolo in modo che la donna alle sue spalle e quella che ha sorvegliato la coda possano cominciare a riordinare.

"Oh? Uhm, lui… non ha mai parlato di te," le dice Finn, ripensando alle proprie conversazioni telefoniche con Kurt. Si sono un po' allontanati nel corso degli anni e Kurt di solito non fa che parlare di Broadway e della sua carriera e di cose del genere e Finn tende a non ascoltarlo, ma è sicuro che se il suo fratellastro gli avesse parlato di Quinn se ne sarebbe ricordato.

Lei inarca un sopracciglio ma non commenta. Ora sono uno di fronte all'altra e Finn può vederla bene, è perfetta come sempre, e indossa pantaloni fatti su misura. È elegante ma rilassata e all'improvviso si sente fuori posto accanto a lei—floscio e fuori forma.

"Stai davvero bene," le dice debolmente.

"Grazie. E tu," gli occhi di lei lo studiano e le sue labbra si incurvano in un lieve sorriso, "sei esattamente come ti ricordavo."

 Finn sorride, perché, ecco… questa è una cosa buona, vero?

"Forse possiamo parlare un po'," butta lì lui. L'espressione di Quinn non è esattamente promettente quindi si affretta a chiarire, "del tipo bere un caffè come amici, o qualcosa del genere."

Quinn distoglie lo sguardo, rivolgendolo verso l'edificio e si morde il labbro, giocherellando con l'anello di diamante che porta al dito.

"Davvero, Finn, non posso. Ho qualcuno che mi aspetta."

Lui annuisce e sorride, "Il tuo promesso sposo?" Lei lo guarda negli occhi e lui indica la sua mano. "Sei fidanzata, giusto?"

Lei non riesce a impedire a un sorriso di illuminarle il viso e quando riprende la sua espressione neutra, Finn può comunque vedere uno scintillio accenderle gli occhi.

"Sì, è così. Ci sposeremo a giugno," confida, poi scoppia a ridere e scuote la testa.

"Lo so. È proprio un cliché essere una sposa di giugno, ma sono ancora una ragazza all'antica, suppongo," alza gli occhi al cielo. "E la persona che sto per sposare ama il romanticismo."

"È fantastico, Quinn," e lo pensa davvero, o almeno crede. È assolutamente radiosa. "Congratulazioni. Per il matrimonio, e anche per il libro," aggiunge.

"Grazie, Finn," e questa volta il ringraziamento sembra sincero.

"Sembri davvero felice."

Quinn sospira e lo studia attentamente e poi, con una risata silenziosa, confessa, "Lo sono. Sono molto, molto felice."

"Sono contento," lui sposta nervosamente il peso sui talloni e si gratta distrattamente la guancia. Probabilmente avrebbe dovuto radersi.

"Allora, uhm… dove vivi in questo periodo? La tua biografia non lo dice."

Quinn fa un profondo respiro, "Vivo a New York da quando mi sono laureata."

"Oh?"

Okay, sono quasi cinque anni ormai.

"Perchè Kurt non mi ha mai detto che ti eri trasferita là," si lamenta in tono acido, ormai è sicuro che il suo fratellastro non gli abbia mai accennato al fatto che Quinn Fabray era a New York e che continuavano a sentirsi.

Lei aggrotta la fronte e la sua voce diventa bassa e gelida, "Mi era sembrato di capire che lui non ti parli molto New York su tua esplicita richiesta."

La mascella di Finn si contrae a quella frase.

"Sì… per… per via di quella storia di R-Rachel," gracida lui, sentendo una fitta di dolore al cuore alla sola menzione del nome di lei. Anni di rimpianto nati da sogni ormai morti gli scorrono addosso.

L'espressione di Quinn diventa fredda e dura, "Credo che questa conversazione debba concludersi qui." Si aggiusta la borsa sulla spalla e fa un passo allontanandosi e Finn quasi le permette di oltrepassarlo. Quasi.

"Aspetta, Quinn... posso...?" le posa gentilmente una mano sul braccio e lei subito lo scosta, ma si ferma, e lui si affretta a dirle, "Non sono venuto qui per, insomma… rievocare brutti ricordi."

Lei curva le spalle e sospira, "Allora perché sei qui?"

Finn si stringe nelle spalle, "Volevo solo… uhm… dirti quanto… quanto sono orgoglioso che tu abbia fatto tanta strada."

Quinn getta indietro la testa e socchiude gli occhi guardando il luminoso cielo azzurro mentre si prende un momento per ricomporsi.

"Lo sai," mormora, abbassando il capo per incontrare il suo sguardo,  "tu sei il motivo più importante per cui ho fatto tanta strada, Finn."

Quelle parole lo fanno sentire entusiasta e orgoglioso, e sorride. "Davvero?"

"Oh, sì," risponde lei, priva di emozione. "Ti ringrazio ogni giorno per aver tagliato i legami che ci avrebbero ancorato a Lima. Ti ringraziamo tutt'e due," aggiunge con un sorriso presuntuoso mentre il suo sguardo si sposta di lato per fissare qualcosa che sta alle sue spalle. Lui non ha il tempo di voltarsi per vedere cos'abbia attirato l'attenzione di Quinn prima che lungo la sua spina dorsale scorra una scarica elettrica causata dalla voce straordinaria che all'improvviso risuona nel cortile.

"Ehi tesoro, hai finito di immergerti nel calore adorante dei tuoi fan? Perché ho già speso quasi trecento dollari di libri e se mi lasci sola lì dentro un minuto di più finirò per comprare tutta la sezione dedicata alle arti teatrali."

È come essere coinvolto in un incidente stradale—quel secondo in cui tutto rallenta e il tuo stomaco sprofonda sino ai piedi, e sai che qualcosa di orribile sta per accadere, ma non riesci a fermarti. Inala il profumo di shampoo al melograno, mescolato a quella fragranza che non è mai cambiata da quando erano adolescenti, percepisce la lieve carezza di un corpo minuto che gli passa accanto e vede una mano liscia dalla pelle scura afferrare con decisione quella chiara, adornata dall'anello, di Quinn. Il sorriso di quest'ultima in un batter d'occhio passa da presuntuoso a adorante, mentre si china per baciare le labbra della donna dai capelli castani che si stringe a lei.

Finn pensa di essere sul punto si avere un attacco di cuore, e si strofina il petto. Poi si stropiccia gli occhi perché non è possibile che stia guardando la sua ex ragazza baciare la sua ex promessa sposa proprio davanti a lui. È assolutamente impossibile, cazzo. Eppure eccole lì, con le labbra fuse e strette l'una all'altra finchè Rachel si allontana lentamente e Quinn la guarda con amore e onestamente lui pensa di essere sul punto di svenire.

"Mmm... pronta ad andare?" sussurra Rachel.

"Prontissima," risponde Quinn, praticamente facendo le fusa. E, maledizione, Finn non dovrebbe essere eccitato da uno spettacolo simile, ma cazzo se i suoi pantaloni non sono diventati un po' più stretti. Gli occhi divertiti di Quinn lo guardano e Rachel segue lo sguardo della sua fidanzata e… Dio, è meravigliosa.

I suoi capelli sono un po' più corti di quanto lui ricorda, le ricadono sulle spalle in onde, non porta più la frangia. Indossa una minigonna che mette in mostra due gambe fantastiche e la sua blusa bianca ha il colletto abbastanza aperto da concedergli uno stuzzicante scorcio dei suoi seni. Il suoi occhi scuri sono accentuati da un make-up altrettanto scuro e, come Quinn, risplende letteralmente di felicità. Almeno finchè non si accorge di stare guardando Finn Hudson, l'uomo che ha infranto il suo cuore—e il loro fidanzamento—durante il primo anno di college perché non riusciva a reggerne la pressione o la responsabilità. Il sorriso di Rachel si dissolve all'istante, e Finn la vede stringersi più forte a Quinn. Quest'ultima la abbraccia e regala a Finn un sorriso gelido, "Credo ti ricordi della mia fidanzata."

Rachel sembra riprendersi dal proprio momentaneo shock e lancia uno sguardo di avvertimento a Quinn.

"Comportati bene," sussurra, e rivolge a Finn un gran sorriso falso. "Finn Hudson, quant'è vero che vivo e respiro, che… che piacevole sorpresa. Come stai?"

Quinn fa un sorriso frustrato, "Una piacevole sorpresa… dici sul serio, Rach?"

La maschera di Rachel scivola via, e la donna si stringe timidamente nelle spalle, "Bè… è una sorpresa comunque," mormora aggrottando lievemente la fronte.

"Senza scherzi," grugnisce Finn, ancora completamente incapace di capire cosa sta vedendo. "Come…? Quando…? Intendo, tu non sei nemmeno…" non conclude la frase e gesticola impotente.

Quinn alza gli occhi al cielo, "Dio, sei ancora un tale cretino."

"Quinn," l'ammonisce Rachel scuotendo la testa, "piccola, perché non entri e discuti con Devon del programma di domani, okay?"

Quinn si rabbuia e apre la bocca per protestare, ma Rachel la calma accarezzandole gentilmente il labbro inferiore con il pollice.

"Per favore. Va tutto bene. Sto bene."

Quinn sospira e annuisce debolmente.

"Ci metterò un minuto," promette, fissando Finn con uno sguardo minaccioso, e la Quinn spaventosa è spaventosa esattamente come ricordava. Di proposito lei si china per baciare dolcemente Rachel, perché Finn la veda reclamare il proprio diritto, per poi entrare, riluttante, nel negozio.

Finn si volta per guardarla mentre si allontana, ma non riesce ad ammirare l'ondeggiare del suo sedere, perché Rachel Berry è di fronte a lui per la prima volta in otto anni. Il suo sguardo ritorna sulla donna che si è lasciato sfuggire e il suo nome gli sfugge dalle labbra in un sussurro colmo di reverenza mentre assorbe l'immagine di lei come un uomo che muore di sete. Quinn ha ragione—è un cretino.

Se non fosse stato un idiota immaturo a quest'ora sarebbe sposato con questa donna. Si era sentito così privo di direzione, durante l'ultimo anno di liceo aveva annaspato senza un piano o un proposito, aggrappandosi a Rachel come a un'ancora di salvezza. L'aveva amata così tanto, non aveva potuto immaginare la propria vita senza di lei, ma la vita non è certo una fiaba dove puoi semplicemente infilare un anello al dito della tua donna per vivere felice e contento. C'era stato duro lavoro, e New York, e la NYADA, e la pressione delle lezioni e delle audizioni di Rachel, e la mancanza di direzione di Finn e la sua costante insicurezza avevano corroso le loro certezze finchè i dubbi e la gelosia e le tentazioni non li avevano divisi per sempre. Forse se fosse stato un pochino più paziente e se avesse permesso a Rachel di volare libera (e se si fosse dato il tempo di crescere e di imparare ad essere un vero uomo,) le cose sarebbero potute andare in modo diverso.

Ora mentre guarda Rachel, quasi si aspetta di vedere i suoi grandi occhi castani pieni di amore e desiderio, com'erano sempre stati così tanti anni fa, ma tutto quello che vede è… è… simpatia?

"Avanti, chiedimelo," lo incoraggia lei dolcemente, incrociando le braccia sotto i seni in un modo che gli permette di notare, per la prima volta, che sta indossando un anello di diamanti all'anulare della sinistra, un gioiello delicato e elegante, completamente diverso da quello che lui le aveva messo al dito tanto tempo prima.

"Tu e Quinn?"

Rachel ride dolcemente, "Sì, io e Quinn. Lo so che è un po' sorprendente..."

"Un po'?" sbuffa lui.

"Non abbiamo mai perso i contatti durante il college, Finn. Sono sicura che te lo ricordi. E dopo che lei si è trasferita a New York, abbiamo," si stringe nelle spalle, mentre le sue labbra si incurvano in un sorriso timido e segreto, "Noi... noi abbiamo sempre avuto un legame, Finn," spiega.

"Non è sempre stato amore, ma… c'è sempre stato ed è sempre stato forte… più forte di quanto ciascuna di noi potesse capire quando eravamo due stupide adolescenti. Con il passare del tempo è cresciuto e cambiato e… a un certo punto mi sono innamorata di lei. Completamente, totalmente, in un modo che non avrei mai immaginato. E non vedo l'ora di sposarla."

Sentire questa frase da Rachel fa male da morire. "Mi avevi detto che ero l'amore della tua vita," sussurra impotente.

Rachel aggrotta la fronte e abbassa lo sguardo sul cemento sotto i suoi piedi.

"E quando l'ho detto lo eri, ma avevo diciassette anni," sottolinea lei, incontrando di nuovo il suo sguardo, "non avevamo ancora vissuto. E Dio sa se abbiamo tentato… abbiamo provato a farlo funzionare… ma… non è andata. Volevamo cose diverse e tu… beh, mi hai ferita davvero, Finn, ma ti ho perdonato perché mi sono resa conto che anch'io ho fatto i miei errori nella nostra relazione. Ero… beh, ero ancora una bambina, sul serio, e le cose che desideriamo quando siamo bambini non sempre bastano a renderci felici da adulti. Ma amarti e poi perderti mi ha condotta da Quinn, quindi non ho alcun rimpianto. Sono felice ora, Finn—davvero felice—e a sentire Kurt, lo sei anche tu."

"Sì," riesce a dire lui, perché in effetti è felice, ma a volte, bè, si trova a pensare che questa non era la vita che aveva immaginato. È bravo a riparare macchine, comunque, e ama sua moglie… sul serio. Però lei… non è Rachel.

"Lo ammetto, sono rimasta sorpresa quando hai sposato Harmony, di tutte le donne che ci sono," riflette Rachel, "ma solo perché avevo immaginato che avrebbe mentito, tradito e ucciso pur di arrivare a New York nel tentativo di tagliare le gambe alla mia nascente carriera, per così dire. Suppongo di doverti ringraziare per averle rubato il cuore distogliendola da Broadway," conclude con un sorriso.

Finn deglutisce e fa un cenno di assenso. Ama sua moglie… la ama davvero… semplicemente desidera di essere stato lui a rubare il cuore di Rachel distogliendola da Broadway.

"Sì, beh… qualsiasi cosa per te," si costringe a dire.

Rachel si avvicina, appoggiando la sua mano sinistra sul suo braccio e stringendolo con affetto, "Ehi, Quinn e io non dobbiamo prendere l'aereo fino a domani sera, sul tardi. Forse possiamo incontrarci per il brunch, o qualcosa del genere, e fare una chiacchierata. Mi piacerebbe rivedere Harmony," anche se ha il tono che usava quando gli diceva quanto adorava guardare il football con lui, "sono passati anni."

Finn fa un sorrido tirato, "Dovrò discuterne con lei. Lo sai, lei… insegna musica."

"Così mi dice Kurt."

Rachel lo guarda per bene, e un sorriso le illumina lentamente il viso.

"Lo sai, è stato bello," annuisce fra sè, "vederti oggi. Da un certo punto di vista è un sollievo-cioè, possiamo finalmente dire addio al passato e ricominciare," gli dice, e lui non ha intenzione di discutere, anche se non è proprio d'accordo. Non ha mai potuto vincere contro Rachel.

"Sul serio, non dovremmo perdere i contatti, Finn. Io… bè, un po' mi sei mancato."

Lui sospira e sorride tristemente, "Anche tu mi sei mancata."

"Dovrei essere preoccupata?" chiede Quinn con dolcezza, materializzandosi al fianco di Rachel e passandole possessivamente un braccio attorno alla vita. Finn vede la sfida nei suoi occhi color nocciola, ma vede anche un lampo di paura. Non dovrebbe essere contento di quel segno di insicurezza, ma lo è.

"No, affatto," la rassicura Rachel, ricambiando l'abbraccio e posando un breve bacio sorridente sulle labbra della sua fidanzata. Non c'è un tremito di incertezza nella sua voce. E questo non lo fa contento.

Finn le osserva di nuovo, questa volta senza la nebbia dello shock a ottundergli la vista. Non può certo dire di aver mai visto nessuna di loro due guardare un'altra persona nel modo in cui adesso si stanno guardando l'un l'altra. Ha questo strano, improvviso flashback di qualcosa che era successo il loro ultimo anno di liceo, Quinn che stava davanti al Glee club annunciando che era entrata a Yale e quello sguardo intenso che aveva rivolto a Rachel, sguardo che in quel momento lo aveva fatto sentire terribilmente a disagio. Una dozzina di altri ricordi si ripresentano—momenti su cui lui non si era mai soffermato a riflettere—e sa che Rachel ha ragione. C'è sempre stata una connessione profonda tra queste due donne, semplicemente non aveva mai capito cosa aveva sotto gli occhi, ma ora lo sa e si sente… stranamente okay con questa situazione. Sì, fa male da morire sapere che due delle ragazze che ha amato e con cui ha avuto una relazione ora sono innamorate l'una del'altra, ma riesce a vedere quanto siano felici, e si accorge di essere felice per loro. Lo è davvero e riesce a fare un sorriso sincero.

"Sì, dunque, dovrei, uhm… andare, sul serio. È un lungo viaggio fino a Lima."

"Ci avvertirai per il brunch?" gli ricorda Rachel, girandosi leggermente e facendo scivolare la mano libera nella borsa di Quinn per rovistare nella tasca esterna. "Lascia che ti dia il numero di Quinn."

 Quinn si sposta per facilitarle le cose e scuote la testa. "Avresti potuto chiedere," borbotta.

"Così è più divertente," la prende in giro Rachel strizzando l'occhio, e Finn è costretto a distogliere lo sguardo quando Rachel, con il biglietto da visita ancora tra le dita, palpeggia la sua fidanzata mentre ritrae la mano. Porge il cartoncino a Finn con un sorrisetto, e lui abbassa lo sguardo sui caratteri eleganti e sulla piccola stella d'oro alla fine del nome di Quinn. Inarca un sopracciglio e sorride, mentre Quinn abbassa la testa e le sue guance si colorano di un delizioso rossore.

"Ti farò sapere," promette, infilando il biglietto nella tasca della camicia.

"Uhm… nel caso domani non se ne faccia nulla… congratulazioni di nuovo… per… beh, per tutto… già," annuisce.

Rachel guarda Quinn inarcando un sopracciglio e l'altra donna annuisce con un sospiro. Rachel sorride e si rivolge di nuovo a Finn, "Be', comunque, aspettati un invito. Tieniti libero per il 16 di giugno," lo avverte.

Il sorriso di Finn si spegne perché, per quanto possa essere felice per loro, guardare la sua ex-ragazza sposare la sua ex-fidanzata non è esattamente in cima alla sua lista di cose da fare.

 "Ah... sì… vedremo."

Rachel scuote la testa e gli ricorda, "È un nuovo inizio, Finn, per favore, vieni al nostro matrimonio."

Lui osserva Quinn, che non sembra affatto eccitata all'idea, e lei si stringe nelle spalle. "Ci sarà buona parte del Glee Club," gli dice invece di estendere un invito vero e proprio.

"Credo che cercheremo di esserci," acconsente lui. Sarà bello rivedere tutti quanti, e New York è un bel posto da visitare, anche se non gli piacerebbe viverci. È stato alla larga da quella città fin da… beh, fin da Rachel.

Rachel batte le mani, entusiata, e si lascia sfuggire uno squittio di felicità e in quel momento assomiglia più alla sua sé stessa diciassettenne che alla diva matura, di successo, candidata ai Tony che è diventata. Sì, si è tenuto aggiornato sulla sua carriera anche se Kurt non parla mai di lei. Però in qualche modo si è perso il fatto che era fidanzata con una donna. Deve davvero cercare di migliorare le sue capacità di ricerca su internet, perché è chiaro che fanno schifo.

Rachel sprofonda ancor di più fra le braccia di Quinn, e Finn è sorpreso da quanto… bè, da quanto stiano bene insieme. Come se si incastrassero perfettamente.

"Kurt sarà felicissimo di sapere che non dovrà più girare attorno all'argomento," dice lei.

"Ma è dannatamente bravo a farlo," mormora Finn a bassa voce, ripromettendosi di dire due parole al suo fratellastro su quanto faccia male essere colpiti alle spalle.

Rachel smette di sorride ma Quinn si illumina.

"Bè, è stato fantastico aggiornarci con i nostri reciproci ex, ma Rachel e io abbiamo prenotato al ristorante e l'appuntamento è tra dieci minuti."

Rachel si fa subito attenta, "Oh, è vero. Dobbiamo andare," conferma, "Devo solo andare un attimo dentro a prendere i miei libri," scivola fuori da sotto il braccio di Quinn. Si ferma di fronte a Finn e tende una mano per afferrare una delle sue, stringendogliela.

"Chiamaci, okay?" lo incoraggia, e lui annuisce.

"Sono davvero felice per voi, Rachel."

"Parleremo di nuovo," gli promette mentre lo lascia andare, e Finn sente che finalmente sta cominciando a dimenticare.

Quinn fa per seguire Rachel, ma lui la ferma con una parola, "Quinn? Ho solo bisogno di sapere una cosa," e quando lei si limita ad attendere in silenzio che lui continui, Finn prende un profondo respiro e incontra con decisione lo sguardo di lei, "Tutto quello che è successo fra noi tre al liceo-ha mai davvero riguardato me?"

Quinn sorride e, come ha fatto Rachel, gli stringe la mano.

"Per Rachel, tutto riguardava te," lo rassicura.

"Ma per me," tace per un attimo, e nei suoi occhi c'è un'emozione di una profondità che non ha mai visto, "È sempre stata lei."

Finn annuisce. "Prenditi cura di lei," implora dolcemente.

"Fino al mio ultimo respiro," promette lei solennemente, e poi, come ha fatto Rachel, si allontana e altrettanto fa Finn.

Per un attimo fa indugiare lo sguardo sulla porta che si chiude sui suoi due primi amori, prima di voltarsi e di uscire dal cortile, percorrendo il viale lastricato di mattoni in direzione del suo camioncino. Scivola dietro il volante e sta per buttare il libro sul sedile del passeggero, ma si ferma all'ultimo momento e lo tiene tra le mani. Apre gentilmente la copertina e guarda i caratteri eleganti della dedica scritta da Quinn. Non sa se ridere o piangere quando legge:

A Harmony e Finn, i sogni sono come stelle…non potrai mai toccarli, ma se li segui ti guideranno verso il tuo destino. ~Lucy Quinn Fabray

Chiude la copertina e scuote la testa, posando il libro sul sedile e avviando il camioncino. È lungo viaggio fino a Lima e sua moglie si starà chiedendo dov'è andato a cacciarsi. Sarà arrabbiata, ma lo perdonerà. Perché sta tornando a casa-al luogo a cui appartiene.

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Note dell'autore: ehi... è la prima volta che tento di scrivere dal punto di vista di Finn e non l'ho trasformato in un completo stronzo. Ho immaginato che avesse sposato Harmony, perchè lei è il perfetto mix tra Rachel e Quinn. Mi piacciono molto le fanfiction che descrivono Faberry attraverso gli occhi di un altro personaggio, così ho provato a scriverne una. I commenti sono sempre apprezzati.

  
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