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Autore: intersect    16/08/2013    3 recensioni
“Sunshine, mi dispiace...”
“No, Liam.- gli disse cercando di asciugarsi le lacrime.- “Passi metà del tuo tempo a fare foto e autografi con le fan poi arrivi a casa e pretendi che...”
“E' il mio lavoro Sun!- la interruppe Liam cercando di mantenere un tono di voce normale.- Insomma, mi pagano anche per quello...”
“Non ti ho mai chiesto di scegliere tra me e i one direction, Liam, perché so già cosa sceglieresti.” gli disse fredda.
Senza guardarlo si girò e andò in camera, sbattendo – accuratamente – la porta.
Zayn alzò gli occhi su di lei, notando il viso provato e gli occhi rossi.
«Dai Ap.. non fare così.»
«Non fare così come Zayn?! Non mi vuoi parlare, torni a casa pestato a sangue e pretendi che faccia la faccina carina? No!»
Allungò una mano verso la sua guancia ma April la scansò con uno schiaffo.
«No Zayn, non questa volta. Le carezzine non ti salveranno. Finchè non deciderai di dirmi cosa diamine hai fatto dormirai sul divano. Tanto io non sono degna di sapere certe cose no?»
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne, Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Not a word is left unspoken, as the thunder starts to crash.
 

I.

Liam arrivò a casa bagnato come se fosse passato in mezzo ad una tempesta, come se qualcuno gli avesse rovesciato un secchio d'acqua addosso e invece era solo il tragitto taxi-casa.
Salì le scale – non usava mai l'ascensore al contrario di Sunshine che invece era pigra – e finalmente aprì la porta di casa, finalmente tornava dalla sua Sunny.
Mise un piede dentro casa, e si guardò attorno aspettandosi di trovarla sul divano mezza addormentata a guardare repliche di CSI o col suo mac sulle gambe e una tazza di thè caldo in mano, ma non c'era. Strano, di solito lo aspettava a qualsiasi ora tornasse.
Notò la portafinestra del balcone aperta: era fuori a fumare.
Uscì sul balcone, prima che si accorse della sua presenza le strinse le braccia attorno alla vita.
“Ehi, piccola.- le mormorò all'orecchio, il naso tra i suoi capelli biondi.- Credevo fossi già a letto...” continuò allungando le mani sui suoi fianchi.
“Dai, torniamo dentro...”
Lei non rispose subito, odiava quando la apostrofavano così e Liam lo sapeva, ma non riusciva a evitarlo.
“Fammi finire di fumare.” gli rispose – fredda – e Liam capì che c'era qualcosa che non andava, Sunshine non aveva mai quel tono.
“Cos'hai, Sunny?” Solo lui la chiamava Sunny.
“Niente.”
“Dai, non sono stupido.- le disse un po' irritato.- Dimmi cos'hai...”
Il suo tono la irritava come mai prima, si voltò esasperata, gli occhi un po' lucidi perché sapeva che se avesse iniziato a parlare non si sarebbe trattenuta di certo, e ancora non voleva addossargli tutta la colpa, ma se non gli avesse detto tutto probabilmente sarebbe scoppiata.
“Sono settimane che ci vediamo mezz'ora al giorno Liam, che ti aspetto sveglia anche se torni alle due di notte... Ma ovviamente tu dai tutto per scontato.”
Come se il momento non fosse abbastanza drammatico un lampo illumino il cielo, e poco dopo seguì un tuono.
Sunshine sobbalzò, le lacrime le scesero prima che potesse cacciarle via con la manica della felpa.
Si sentiva in colpa e stupida per aver fatto quel dramma inutile alla beautiful, per avergli detto quelle che avrebbe anche potuto risparmiarsi, eppure una vocina dentro di sé le diceva che aveva fatto bene. “Sunshine, mi dispiace...”
“No, Liam.- gli disse cercando di asciugarsi le lacrime.- “Passi metà del tuo tempo a fare foto e autografi con le fan poi arrivi a casa e pretendi che...”
“E' il mio lavoro Sun!- la interruppe Liam cercando di mantenere un tono di voce normale.- Insomma, mi pagano anche per quello...”
“Non ti ho mai chiesto di scegliere tra me e i one direction, Liam, perché so già cosa sceglieresti.” gli disse fredda.
Senza guardarlo si girò e andò in camera, sbattendo – accuratamente – la porta.
Liam era talmente sconvolto che le parole gli si erano bloccate in gola, sembrava l'avessero pietrificato, sentì un nodo strizzargli lo stomaco.
“Non ti ho mai chiesto di scegliere tra me e i one direction, Liam, perché so già cosa sceglieresti.”
Quella frase gli rimbombava in testa come se qualcuno gliela urlasse con un megafono.
Non si era mai posto il problema, aveva tutti e due: Zayn, Niall, Louis e Harry e la ragazza di cui si era innamorato Sunshine.
Sunshine era davvero strana, era una delle persone più strane e complicate che conoscesse, forse per quello gli piaceva così tanto: insicura, aveva costantemente paura di non essere abbastanza, si vedeva brutta, grassa, orrenda ma ovviamente cercava di non darlo a vedere, soprattutto quando era con lui.
Chiedergli di scegliere tra loro due sarebbe stato peggio di chiedergli se preferiva perdere un braccio o una gamba.
Aprì la porta della camera da letto piano piano e la trovò rannicchiata sotto le coperte, con un libro di harry potter in mano e gli occhiali da vista che non metteva quasi mai, soprattutto perché non voleva che nessuno la vedesse così.
Le si avvicinò piano ma lei evitò il suo sguardo – sapeva che altrimenti gliel'avrebbe data vinta – ed era davvero troppo arrabbiata.
“Sunny ascoltami...”
“No, Liam, vattene.” gli rispose senza staccare gli occhi dal libro.
“Ma...”
“Vattene o me ne vado io.”
Liam prese il suo cuscino e lasciò la stanza. Sunshine si sentì di nuovo – terribilmente – in colpa, mentre un altro tuono la fece rabbrividire: era terrorizzata dai temporali.

Liam dall'altra parte, si stese sul divano cercando di renderlo confortevole anche se sapeva quanto fosse scomodo per dormirci sopra, e anche per fare altro...
Forse Sunshine aveva davvero ragione, forse dava troppe cose per scontate, dava per scontato che a lei bastasse vederlo mezz'ora al giorno, che le andasse bene stare sveglia fino alle due di notte per aspettarlo...
Avrebbe voluto parlarle e dirle tutto, dirle che era stato uno stupido, che se gli avesse chiesto di scegliere avrebbe scelto lei perché la amava davvero, si era innamorato di lei forse la prima volta che l'aveva
guardata e ora che era sua, ora che stavano assieme da tempo, non avrebbe saputo rinunciare a lei.
Lo stomaco gli si attorcigliava a quell'ipotesi, non riusciva nemmeno a pensare a come avrebbe fatto senza di lei.
Inutile dire che nessuno dei due riusciva minimamente a prendere sonno: Sunshine terrorizzata dal temporale in un letto troppo grande e troppo vuoto, e Liam steso su un divano troppo scomodo con le parole che Sun gli aveva urlato che gli rimbombavano in testa. Un altro tuono.

Sunshine si girò da una parte e prese il cellulare, erano le tre e mezza.
Chissà se Liam dormiva? No perché il divano era scomodissimo.
Probabilmente si era innamorata di Liam il primo giorno, anzi il primo secondo in cui i suoi occhi freddi come il ghiaccio avevano incontrato quelli marroni di Liam, in quel momento le erano – davvero – venute le farfalle allo stomaco.
Ancora non riusciva a credere che in mezzo a tutte le ragazze che c'erano, e che avrebbero fatto la fila anche solo per portarselo a letto, Liam avesse scelto proprio lei che era tutto tranne che perfetta.
Con un enorme sforzo si alzò dal letto e tornò in salotto, dove riconobbe la sagoma di Liam rannicchiata sul divano.
La luce fioca dei lampioni e soprattutto dei lampi lo illuminavano leggermente e Sunshine non poté fare a meno di pensare che era fosse bello anche mentre dormiva, avrebbe dato qualsiasi cosa per essere come lui, per avere il suo sorriso, i suoi occhi dolci e sempre sorridenti. Si chinò verso di lui e li accarezzò una guancia – doveva farsi la barba, ma lei lo preferiva così – poi gli mise una mano tra i capelli ancora bagnati.
“Liam – lo chiamò piano e lui aprì gli occhi.– Ehm, mi dispiace per prima... Torna a letto. Non riesco a dormire.” mentre glielo disse non lo guardò negli occhi perché si sentiva maledettamente in colpa.
Liam si mise a sedere e per un attimo la guardò negli occhi, la vista un po' appannata, la schiena che gli faceva male, i vestiti ancora appiccicati alla pelle.
Senza dire una parola la seguì in camera, ora era lui a sentirsi in colpa, si sentiva come se un mattone gli fosse scivolato nello stomaco perché si era comportato come un idiota e ancora una volta lei lo aveva perdonato, gli aveva chiesto scusa e non se lo meritava.
Erano così tante le cose che avrebbe voluto dirgli, che prima di riuscirci Sunshine era già a letto e lui steso al suo fianco, in boxer, ancora con la pelle bagnata.
Si sentiva malissimo, era egoista, insensibile,si sentiva in colpa e immaginava a malapena come dovesse sentirsi Sushine, che ora tremava perché era terrorizzata dai temporali.
Si sentiva male a guardarla rannicchiata nell'angolo del letto – così lontana da lui che di solito le dormiva accanto – e non riuscire a fare o a dire nulla.
“Stai tremando.” le disse piano all'orecchio.
“Ho paura dei temporali.” gli confessò ancora girata dall'altra parte.
Senza dire nulla si avvicinò a lei e la strinse a sé, la sua schiena combaciava perfettamente con la forma del suo addome; le baciò piano il collo, le braccia attorno alla sua vita, e la strinse ancora di più a sé.
In quel momento Sunshine realizzò che avrebbe potuto dormire anche in mento a una tempesta con lui a fianco.
“Ascoltami bene d'accordo?- le mormorò di nuovo all'orecchio.- So di essermi comportato come un idiota e...”
“Liam, mi dispiace per quello che ti ho detto prima...” disse lei, la voce impastata dal sonno, girandosi sull'altro lato, guardandolo negli occhi.
“No, Sun, hai ragione. Do troppe cose per scontate, do per scontato che mi aspetti tutte le sere alzata fino alle due, e che tu ci sia sempre, e forse sbaglio, ma non riesco a immaginare come farei senza di te, forse è per questo che ti do per scontata Sunny. Forse tu non puoi fare lo stesso, e invece dovresti perché anche se ci vediamo mezz'ora al giorno, e non sto con te quanto dovrei, non smetterò mai di pensare alla ragazza di cui sono innamorato da quasi tre anni, e a quanto sono fortunato ad avere una ragazza come lei, forse non me lo merito nemmeno...”
Prima che Liam dicesse ancora una cazzata del genere Sunshine lo baciò e si strinse a lui, era ancora un po' freddo, avrebbe dovuto mettersi dei vestiti asciutti.
“Sono io che non merito te Liam, e lo sai...”
“Non è vero, Sunshine, e lo sai benissimo.- le disse, e quando la chiamava Sunshine per intero, allora era serio.- Prima mi hai detto che se mi chiedessero di scegliere tra te e i ragazzi sapresti già chi sceglierei. Spero che tu abbia pensato che sceglierei te, perché sceglierei mille volte te.”
Silenzio.
Si sentiva solo il ticchettio della pioggia contro il vetro e il rumore del vesto prima che un tuono facesse sobbalzare Sunshine.
“E' solo un temporale.” le disse Liam, la sua fronte sfiorava quella di Sunshine.
“Lo so, ma non riesco a dormire... Ho paura, cioè i tuoni e i lampi...”
“Starò sveglio tutta la sera, Sunny, finché non ti addormenterai...”
“Saranno le quattro di notte, Liam, dormirai al massimo sei ore...”
“Non m'importa Sun. E domani mattina ti cucinerò la colazione.”





 

April prese l'Iphone poggiato sul tavolino e provò, per la quarta volta, a telefonare a Zayn

Risponde la segreteria del num..”

Attaccò, con la rabbia a segnarle le guance rosse e decide di chiamare Niall.

Il suo migliore amico saprà degnarmi di qualche risposta pensò mentre portava l'apparecchio all'orecchio e aspettava che dopo qualche svariato tu-tuu-tu la voce dell'irlandese prendesse il posto di quell'odioso rumorino.

«Ap!» squillò la voce del biondo.

«Dov'è Zayn?»

«Come dov'è Zayn? A me ha detto che non poteva stare con noi stasera perché avevate organizzato una serata romantica.»

«A me ha detto Vado da Niall stasera, sai le solite serate tra ragazzi

Quegli attimi di silenzio dalla risposta fecero preoccupare il doppio la ragazza che si alzò in piedi, dirigendosi verso la finestra.

Il diluvio, nel vero senso della parola, si stava abbattendo su Londra con una ferocia mai vista, inondando le strade e rendendo impossibile anche vedere qualcosa oltre la punta del proprio naso.

«Niall, sono preoccupata.»

«April, mantieni la calma. Adesso chiamo gli altri e andiamo noi a cercarlo ok?»

Stava quasi per rispondere la moretta quando il rombo di una macchina invase il silenzio tutto attorno.

«Non ce n'è bisogno – sorrise, - è arrivato. Grazie Niall.»

Attaccò e lanciò il cellulare sul divano, e poi poggiandosi ad esso aspettò che il fidanzato entrasse in casa.

Quando vide la porta aprirsi il suo stomaco, che si era ridotto ad un nodo, si rilassò.

Ma esattamente due secondi dopo si riannodò su sé stesso, bloccando completamente il respiro di April.

Zayn, o quello che rimaneva del suo Zayn, entrava zoppicando in casa.

«Zayn, oddio! Hai fatto un incidente? Stai bene? Ti sei rotto qualcosa?»

Il moretto la congedò con un'occhiata raggelante prima di dirigersi in cucina ed aprire il congelatore, estrarre un pezzo di pollo e poggiarselo sull'occhio violaceo.

April non ci mise molto ad arrivare ad una conclusione: occhio violaceo, nocche spaccate e sangue rappreso, labbro spaccato.

«Zayn, hai fatto a botte con qualcuno?» sibilò la ragazza, avvicinandosi alla sedia dove il fidanzato se ne stava seduto con il ghiaccio sul viso.

Zayn, visibilmente scocciato, non le rispose e si sistemò meglio la fetta di pollo sull'occhio.

«Zayn, rispondimi. Hai fatto a botte con qualcuno?»

La pazienza di April stava ormai arrivando agli sgoccioli ed era sicura che se non avesse mantenuto la calma, gli avrebbe fatto nero anche l'altro occhio.

Il ragazzo la guardò, poi si alzò e si spostò nel salotto.

«ZAYN!»

Strillò, seguendolo come un'ombra e piazzandoglisi davanti con le mani sui fianchi.

«Non ti deve interessare quello che faccio.»

April chiuse gli occhi e trasse un grosso, grosso respiro e poi riaprì gli occhi scuri, liquidi.

«Scusami?»

«Ho detto, non deve interessarti quello che faccio.» Le ripetè alzandosi e tornando nella cucina dove prese una lattina di cocacola dal frigorifero.

«Scusami cosino! - lo spintonò lei, facendolo sbattere contro il lavello – Io non sto qui dentro per lavarti le mutande e farti trovare la cena pronta quando torni a casa da una giornata in studio. Non sono la tua Cenerentola e finché viviamo sotto lo stesso tetto e tu torni a casa in queste condizioni io pretendo di sapere cosa diavolo è successo. Hai capito?»

Zayn la fissò, marrone contro marrone, una battaglia ad armi pari.

«Ti ho detto che non è successo niente!» sbraitò lui, mordendosi il labbro prima di pentirsene amaramente.

«Zayn Malik, guardami negli occhi. Ti sembro scema? Dimmelo, ti sembro scema?! Voglio sapere cosa ti è successo. Adesso.»

«Ti ho detto che non è successo niente April, come te lo devo dire? Non è successo niente che ti possa interessare.»

April girò i tacchi, si avviò nella camera da letto e prese il cuscino di Zayn – quello con la federa celeste, che profumava di lui – percorse le scale per il piano di sotto e nel tragitto recuperò un pleid.

«Bene, stasera dormi sul divano.»

Zayn alzò gli occhi su di lei, notando il viso provato e gli occhi rossi.

«Dai Ap.. non fare così.»

«Non fare così come Zayn?! Non mi vuoi parlare, torni a casa pestato a sangue e pretendi che faccia la faccina carina? No!»

Allungò una mano verso la sua guancia ma April la scansò con uno schiaffo.

«No Zayn, non questa volta. Le carezzine non ti salveranno. Finchè non deciderai di dirmi cosa diamine hai fatto dormirai sul divano. Tanto io non sono degna di sapere certe cose no?»

Detto questo si avviò nella camera e dopo essersi tolta gli scomodi vestiti del giorno, indossò il pigiama e si accoccolò sotto la coperta.

 

*

Erano le 04.07 quando April, dopo essersi girata per l'ennesima volta nel letto, fissò la sveglia.

Un temporale annesso di lampi e tuoni si scagliava contro la città e rischiava di farle saltare in aria i vetri delle finestre.

L'ennesimo tuono la fece tremare da capo piedi, facendola stringere tra cuscino e piumone, cercando un conforto.

Si voltò istintivamente verso la sua sinistra cercando Zayn, ma la sua parte di letto era vuota e fredda.

«No April, non andrai giù a chiedergli scusa. Sei tu che hai ragione.»

Borbottò, girandosi di nuovo verso la finestra.

Un tuono sbattè contro la persiana facendola scontrare con il vetro e provocando un rumore terrificante, che le fece tremare le gambe.

 

Nel frattempo Zayn cercava una dannata posizione su quel divano troppo scomodo per la sua schiena a pezzi, per il suo viso tumefatto e per i suoi pensieri troppo rumorosi.

Le parole che April gli aveva strillato addosso gli facevano male più del labbro spaccato e del livido giallastro che stava prendendo forma sul bacino.

Sei proprio un cretino continuava a ripetersi, mentre l'ennesimo tuono spaccava i muri.

Sapeva che April aveva paura dei tuoni, che non avrebbe dormito, ma sapeva anche bene che era una ragazza testarda e che sarebbe stata capace di mangiarselo vivo se solo si fosse presentato sulla porta della stanza.

Lo stomaco gli bruciava dai cazzotti e dal senso di colpa. Avrebbe dovuto alzarsi, andare al piano di sopra e farsi ascoltare. Dire ad April che si era fatto riempire di cazzotti perché quella sera al bar sotto la Sony un gruppetto di ragazzi parlava di lei come se fosse carne da macello, parlavano di sbattersela fino a non farla reggere in piedi, parlavano di lei in quel modo in cui lui non aveva pensato.

Neanche la prima volta che l'aveva vista in quella discoteca con il vestito rosso fuoco che lasciava poco spazio all'immaginazione aveva pensato quelle cose schifose.

E si era preso tutti i cazzotti che quel gruppetto di cinque stronzi gli aveva rifilato finché non era arrivato Paul con la polizia ed aveva chiuso la questione.

Avrebbe dovuto dirgli che quei cazzotti erano stati meno dolorosi dei pensieri di quei ragazzi, e che non dovrà più andare da lui a lavoro, se il risultato sarebbero ragazzetti arrapati la sera.

All'ennesimo tuono forte, si alzò di scatto facendo cascare il pleid per terra e preso il cuscino, corse verso la loro camera.

Aprì la porta e non si meravigliò più di tanto di trovarla rannicchiata con le lacrime agli occhi, che cercava di proteggersi.

«Vattene.» Singhiozzò, mentre chinava la testa sulle proprie ginocchia.

«April no, non me ne vado.»

«Zayn, vat-tene per favore..»

Zayn salì al letto e si avvicinò gattoni a lei, che alzò a malapena gli occhi per guardarlo.

Nonostante l'occhio con un alone nero sotto e il labbro inferiore gonfio, non poté non pensare che era bellissimo, e che nonostante i litigi era suo.

«April, devi ascoltar-»

«Zay..»

«April, è stato meglio prendere quei cazzotti che venire a sapere che qualcuno sarebbe piaciuto abusare di te.»

«Ti sei fatto picchiare per difendermi!» gracchiò con voce roca dal pianto.

«Lo rifarei altre mille volte, April.»

Stava per parlare la ragazza quando un tuono, più forte di tutti quelli che si erano sentiti durante la serata, fece tremare le fondamenta della casa.

April tremava tirando su con il naso, cercando di nascondere il rossore sulle guance.

«Vieni qui..» le sussurrò Zayn che si sistemò sul letto, aprendo un po' le braccia.

«Non voglio farti male.»

«Non mi farai male, April vieni qui.»

Gattonò svelta vicino a lui, godendo del calore del suo corpo. La sua schiena combaciava con il petto nudo del fidanzato.

La strinse quando un altro lampo seguito da un tuono la scosse, e le baciò i capelli.

«Dormi April, ci sono io qui. Non ti succederà niente..»

«Scusami.»

«Sono io che devo scusarmi con te, amore. Davvero avrei dovuto dirti tutto invece ti ho risposto male e-»

Lei si voltò incontrando il suo collo dove ci lasciò un bacio e poi alzò il viso, incontrando i suoi occhi.

«Eri arrabbiato, è comprensibile. Ma ti prego... se devi farti picchiare di nuovo almeno quando torni dimmelo, invece di stare ad urlarti addosso avrei potuto medicarti e aiut-»

Le lasciò un bacio sulle labbra morbide e umide di lacrime, il primo bacio della serata.

«Va benissimo così, ci penseremo più tardi. Adesso dormi.»
April chiuse gli occhi, mentre la voce calda di Zayn le mormorava paroline dolci e canzoni all'orecchio, facendola rilassare ed inevitabilmente addormentare.





Hello people :D xx
No, i One Direction non si sono impossessati del mio account.
Io e _burntlungs abbiamo partorito questa cosa insieme, mentre io ero spersa per i momenti in "vacanza" e da lei tuonava.
L'idea della litigata e riappacifacione alla luce della luna è stata sua, mia l'idea di far tornare Zayn a casa tutto rotto.
La parte di Sunshine/Liam è stata scrivva, ovviamente, da lei che ama Leeyum in un modo così tanto pucch e coccoloso che non lo saprete mai perché è mia e non ve la regalo :D
Per il resto direi che non c'è da dire nient'altro, 
per cui goodbye ladies and gentleman
Enjoy the story!

   
 
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