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Autore: Ginny_luck    16/08/2013    0 recensioni
Vi è mai capitato di non sentirvi abbastanza? Di non essere abbastanza per nessuno?
Oppure, vi siete mai sentiti terribilmente soli?
Io si, sempre.
Ho vissuto da sempre in solitudine.
Almeno finché non è arrivato lui. Il mio migliore amico, la persona con cui condividevo tutto.
Ma ora anche lui mi ha lasciata, mi ha abbandonata.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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-Due anni prima-

Non sono mai stata normale.
Normale? Che parola strana..
Non so nemmeno cosa sia la normalità!
Sono nata strana. Ma non sono come quelle persone che dicono di essere pazze e se ne vantano.
No. Anzi, non potete nemmeno immaginare, quante volte avrei voluto essere una ragazzina normale, felice e sicura di sé.
La mia vita è sempre stata particolare e non la augurerei a nessuno.
Sapete? Mia madre mi ha avuta a soli diciotto anni e, a quei tempi, era ancora una bambina.
Ho sempre pensato che lei mi considerasse un errore, uno sbaglio.
Dopotutto come darle torto? Non è che mi abbia avuta con l’amore della sua vita..
Come dire nel modo più cordiale e gentile possibile che è rimasta incinta di me dopo che è stata stuprata una sera mentre tornava a casa da un allenamento in palestra?
Lei.. la mia bellissima e dolcissima mamma che mi ha cresciuta tutta sola.
Lei.. che mi ha sempre detto di essere stata felicissima ad avermi avuto.
Ma non posso crederle, sarebbe un’idiozia.
-Lily- strillò dalla cucina mia madre- staccati dal tuo cellulare e vieni a tavola, la cena è pronta!
-Arrivo!- risposi.
Scesi di corsa le due rampe di scale e feci un grande salto superando gli ultimi due scalini e atterrando con un tonfo sul parquet.
-Quante volte ancora devo dirti che mi rovinerai il pavimento se continuerai a saltare in quel modo?-
-Tutte le volte che vuoi, genitrice pazza, ma non è detto che io ti ascolti!-
-Tu mi farai impazzire prima o poi, e poi non provare più a chiamarmi in quel modo o ti tolgo i viveri per una settimana, tanto so che senza quelli non puoi vivere!-
-Sei malefica, mamy, ma ti amo tanto, tanto- dissi e le stampai un bel bacio sulla sua morbida guancia.
Lei rise. Una di quelle risate che mi tolgono il fiato. Quant’era bella la mia mamma.
Con il suo sorriso e i suoi denti smaglianti. Con i suoi occhi verdi, contornati oramai da qualche ruga, e i suoi capelli neri.
Aveva un fisico perfetto ed era una delle poche cose che avevo ereditato da lei.
Per il resto io avevo dei capelli biondi, lisci e lunghi e degli occhi azzurri. Lei mi dice sempre che sono del colore del mare. Chissà se quando mi guarda vede mio padre, chissà se glielo ricordo, anche solo minimamente. Non ci voglio nemmeno pensare. Chissà quanto dolore le ha provocato. Forse non lo ha nemmeno visto in faccia quello stronzo. Forse..
Ma i miei pensieri furono interrotti da una bella leccata sul polpaccio sinistro.
Alzai la tovaglia e trovai sotto al tavolo Google.
Il mio bellissimo Labrador di appena sei mesi.
Quanto volevo bene a quell’animale. Dopotutto era l’unico amico che avevo.
Finita la cena, sparecchiai e caricai la lavastoviglie, salutai mia madre che usciva per andare al lavoro in ospedale, poiché questa settimana faceva il turno di notte,  e mi chiusi in bagno.
Guardai il riflesso nello specchio. Indossavo una larga maglietta nera e degli shorts, degli stivaletti beige e dei braccialetti colorati che avevo comprato al mare.
Non mi piaceva truccarmi pesantemente, infatti mi mettevo solamente il mascara, ma abbondavo parecchio con quest’ultimo. Mi piaceva molto l’idea di avere, in questo modo, l’occhio più grande.
Non mi ero mai sentita brutta ma non riuscivo ad essere sicura di me poiché nessuno mi accettava, nessuno mi capiva e non avevo amici. Non avevo nessuno a  cui appoggiarmi, nessuno di cui fidarmi.
Smisi subito di lamentarmi e scostai i capelli da una parte ma con il caldo che faceva il risultato era solamente una grande e vistosa macchia di sudore dietro al collo.
Perciò decisi di legarmeli in un’alta coda di cavallo. Afferrai il guinzaglio di Google e uscimmo insieme per la nostra solita passeggiata.
Arrivammo al parco e lo liberai. Lui amava correre per il prato e io amavo guardarlo. Mi ispirava sicurezza, libertà e anche felicità.
Non aveva prezzo guardarlo divertirsi a rincorrere i gatti.
Mi sedetti su una panchina con le gambe doloranti a causa degli esercizi in palestra svolti nel pomeriggio. Mi piaceva tenermi in forma. Ma amavo soprattutto nuotare. Era questo che facevo la maggior parte dei pomeriggi, i quali erano sempre tutti liberi.
Ero immersa nei miei pensieri quando sentii un gruppo di voci avvicinarsi. Sembravano tutti ragazzi. Chiamai Google ma, in quel momento, mi accorsi di averlo perso di vista e lui era svanito nel nulla.
Iniziai a correre disperata e lo cercai ovunque: dietro le siepi, dietro gli alberi, nell’area dei bambini ma non lo trovai. Come potevo averlo perso? Non poteva essere possibile. Non mi sarei mai arresa, però! Dovevo ritrovarlo!
All’improvviso sentii abbaiare. Google mi stava chiamando.
Un altro abbaio. Dove si era cacciato? Era in pericolo? Il mio unico amico in difficoltà? Dovevo aiutarlo! Ora ringhiava. Cosa stava succedendo?
Iniziai a correre nella direzione degli abbai, chiamandolo.
Quando girai l’angolo, però, mi trovai davanti tre ragazzi con di fronte il mio Google, spaventato, che appena mi vide mi corse incontro e si nascose dietro di me.
I tre si girarono e non mi ci volle molto per capire chi fossero. Li riconobbi subito.
Erano Justin, Tom e Mike.
I tre ragazzi “popolari” della scuola.





Spazio a me!
Siate buoni vi prego, e recensiteee!
E' la mia prima fanfiction. Recensite e fatemi sapere tutto ciò che pensate.
Baci. xxxxx
  
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