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Autore: chilometri    17/08/2013    6 recensioni
“E comunque – dice, mentre Harry prende le chiavi della macchina e le ripone nella tasca anteriore dei jeans chiari. – anche il fotografo non è male.”
[...]
“Non mi importa.”
“Andiamo, Harry, non dire stronzate – gli dice, lanciandogli uno sguardo che la dice lunga e affiancandolo mentre si avviano all’entrata della rivista. – Lo sa anche il mio gatto che sei in astinenza.”
“Tu non hai un gatto.”
Appunto.
Cosa succederebbe se Louis Tomlinson, famoso ed arrogante fotografo, incontrasse Harry Styles, un modello completamente fuori dall'ordinario?
Genere: Commedia, Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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una storia di harrysromeo - Harry - & Yvaine0 - Louis -


come una foto.
capitolo 1.

 



"come quella volta in cui mi hai guardato con quegli occhi e non ho fatto
altro che pensare a quell'istante per una settimana".







 

 

Dicono che, quando la vita smette di sorprenderti, non valga più la pena di essere vissuta. Si dice che se nella vita tutto è calcolato, deciso, pianificato nei minimi dettagli, si finisca per annoiarsi; a quel punto si smette di vivere, si esiste e basta.
Louis Tomlinson non la pensa così.
È sempre stato dell'idea che, sapendo già cosa ti aspetta, non si troverà mai impreparato di fronte ai problemi che il destino gli riserva. Di conseguenza non sprofonderà mai nello sconforto e non si lascerà prendere dal panico.
Non si è sorpreso, quindi, quando i suoi genitori hanno divorziato; non si è stupito nemmeno quando, trascorrendo le sue giornate davanti ad un computer e graficare, ha finito per rovinarsi la vista.
Ha sempre saputo che sarebbe successo, motivo per cui l'avere tutto d'un tratto due abitazioni diversi – ma solo una da chiamare casa – e un paio di occhiali da vista dalla montatura quadrata non si sono rivelati problemi per lui. Aveva solo sedici anni, ma ha accettato queste novità di buon grado, sorprendendo tutti.
Louis ha riso della sorpresa delle persone che lo circondavano: se lo avessero studiato, come lui studiava ognuno di loro, non avrebbero trovato nulla di cui stupirsi nel suo comportamento.
Louis studia le persone, lo ha sempre fatto.
Al liceo, quando non era impegnato con qualche bravata delle sue, osservava gli altri attraverso l'obiettivo della sua macchina fotografica di seconda mano.
Si trattava di una vecchia Polaroid di seconda mano, un po' ammaccata sul lato sinistro, regalatagli da sua nonna per il quindicesimo compleanno; a Louis piaceva perché sputava piccole immagini quadrate appena qualche istante dopo aver pigiato il tasto dell'otturatore.
Adorava scattarle, scrivere qualcosa sulla striscia bianca e poi infilarle tra le pagine dei propri libri e di quelli di Stan, il suo compagno di banco.
Al liceo lo consideravano tutti un tipo eccentrico, ma lui era soltanto se stesso.
Oggi Louis ha ventiquattro anni, una macchina fotografica professionale nell'astuccio appeso a tracolla e lavora come fotografo per un giornale di alta moda.
Tutti conoscono le sue foto, nessuno conosce il suo nome, ma a lui va bene così.
Sa esattamente cosa aspettarsi dalla sua vita: trascorre le serate da solo, nel suo bilocale al settimo piano di un palazzo di periferia, dalla cui finestra riesce a vedere tutto il quartiere dall'alto, spiare le vite delle persone; di notte dorme un sonno tranquillo, che però non lo riposa mai del tutto.
Nessuno bussa mai alla sua porta.
Alla mattina si alza tardi, con la testa alta ma lo sguardo basso, arriva a testa alta sul set perfettamente in ritardo, dove la sua assistente Eleanor ha già preparato tutto per il suo arrivo. Come lo vede, lei gli corre incontro con un sorriso dolce e malinconico, lo saluta e gli consegna il caffè espresso lungo che ha comprato da Starbucks – ormai è freddo, si scusa; a Louis non importa, le sorride distrattamente, posa il cappotto grigio su una sedia e il bicchiere su un tavolo.
Inforca gli occhiali, estrae con cura la sua macchina fotografica, costata lo stipendio di due mesi di suo padre, e solo allora spia il luogo di lavoro attraverso l'obiettivo.
È attraverso la macchina fotografica che sorride a Eleanor, le scatta foto di nascosto, che poi le regala per il compleanno, e guarda finalmente i modelli con cui deve avere a che fare quel giorno.
Louis viene etichettato come un tipo calcolatore dalle persone che non lo conoscono; il fatto che nessuno lo conosca davvero non fa che aumentare la sua fama da persona fredda e distaccata tra le mura, i riflettori e le location in cui lavora.
A lui non importa, va bene così: questo tipo di voci non fa che aumentare la prevedibilità della sua vita, proprio quello che Louis vuole.
Louis sa già quello che lo aspetta anche oggi: un modello, un ragazzo di appena vent'anni, bello come il sole, e la sua eccentrica amichetta bionda; Harry Styles e Cara Delevingne.
Louis sa che non sarà facile trattare con loro, quello che loro non sanno è che non sarà facile nemmeno avere a che fare con lui.
È un tipo piuttosto vendicativo Louis, ecco perché si diverte da morire con i modelli.
Ormai li conosce: tutti, nessuno escluso, sono capricciosi, annoiati, belli e consapevoli di esserlo.
Credono che, stando davanti all'obiettivo, costantemente al centro dell'attenzione, tutto dipenda da loro.
Louis adora ricordare loro con una punta di acidità, tipica di chi è stato viziato dai genitori per soffocare i sensi di colpa dovuti ai continui litigi domestici, che l'artista, lì, invece è lui.




**




“Hai dieci secondi di tempo per calmarti, prima di tutto, ed altri venti per spiegarmi che cosa ti prende”.
Harry Styles ha vent'anni, due fossette sulle guance, i capelli ricci che nemmeno i cespugli e la mania di essere puntuale, di avere il pieno controllo delle sue attività e di misurare ogni singola azione con la durata di una canzone, ed adesso, seduto nella sfrecciante Ferrari – gioiellino di famiglia –, cerca di capire perché diavolo Cara si stia aggiustando i capelli biondi da quando è salita a bordo.
“Lo sai che mi prende”, dice, la voce più acuta del solito e le sopracciglia spesse che si inarcano, mentre il viso si contrae in una smorfia.
“Se lo sapessi non te lo starei chiedendo!”
“Eleanor.”
“Eleanor?” chiede Harry, confuso; si ferma al semaforo che segna il rosso e ne approfitta per voltare il capo verso Cara, che, ora, si sta mordicchiando un’unghia.
E la cosa è preoccupante, perché quell’azione va contro tutti i suoi principi. “Leva quella mano dalla bocca, hai un servizio fotografico tra meno di quindici minuti. Adesso fai due respiri e mi dici chi è Eleanor.”
La bionda, rammaricata, si aggiusta sul sedile, mentre il riccio riparte, chiude gli occhi per un secondo e poi “la segretaria sexy del fotografo.”
Harry quasi deve impedirsi di frenare nel bel mezzo della strada, ha i capelli completamente spettinati e gli viene da vomitare al pensiero di tutte le mani che si troverà addosso, prima dei flash e degli scatti e di tutta quella roba che lui detesta e che ha sempre detestato.
Tutta quella roba che è, poi, il suo lavoro.
Harry Styles ha venti anni, due fossette sulle guance, i capelli ricci e, se ha deciso di fare il modello, è solo perché il suo corpo è apprezzato e tutti vanno pazzi per i suoi occhi “verdi come il mare”.
Che poi, il mare non era mica trasparente?
Scuote la testa e riporta la sua attenzione sulla figura slanciata della sua migliore amica.
“Come conosci la segretaria del fotografo? Ci abbiamo parlato per telefono!” “Giusto, – acconsente lei, – forse ho dimenticato di dirti un piccolo particolare.” Harry aggrotta la fronte, ingrana la terza marcia e poi “ovvero?”.
“Abbiamo preso un caffè. E siamo andate al cinema. E a casa sua. E...”
“Okay! – il riccio dice, le labbra che si serrano per qualche secondo. – puoi risparmiarmi i dettagli, grazie mille.”
“Harry, forse tu non capisci. Io la rivedrò dopo che... insomma, noi abbiamo... e non ci siamo più sentite... oh Dio.”
Harry fa del suo meglio per non ridere e, rassicurato dalla vista della grande struttura che è la redazione di Vogue, la rivista per cui oggi lui e Cara posano, rallenta la macchina.
“Non dirmi che siamo arrivati.”
“No, tu non dirmi che stai cercando di sfuggire ad una ragazzina. Andiamo, sei Cara Delevingne!”
Harry accosta nel parcheggio esterno, alza i finestrini ed inforca gli occhiali da sole, mentre la bionda cerca, le mani che tremano – “santo cielo, calmati. Ci sono io”, “Sai che rassicurazione.” –, i due pass per avere accesso al salone. Cara li estrae, tutto fuorché tranquilla, prende un respiro, si guarda – di nuovo – allo specchio, e poi apre lo sportello.
“E comunque – dice, mentre Harry prende le chiavi della macchina e le ripone nella tasca anteriore dei jeans chiari. – anche il fotografo non è male.”
Harry non può credere al fatto che Cara stia cercando di rimediare un ragazzo anche a lui; cioè, non ne ha bisogno.
Okay.
Forse un po’ di bisogno di coccole e baci e carezze e cioccolate calde da bere sotto un plaid con Love Actually come sottofondo e... e smettila, perché sei patetico, si dice.
“Non mi importa.”
“Andiamo, Harry, non dire stronzate – gli dice, lanciandogli uno sguardo che la dice lunga e affiancandolo mentre si avviano all’entrata della rivista. – Lo sa anche il mio gatto che sei in astinenza.”
“Tu non hai un gatto.”
Appunto.
Cara ridacchia e Harry scuote la testa, mentre due omoni minacciosi si stagliano davanti alle porte d’ingresso e si spostano solo una volta controllati i pass – a Harry sembra che uno dei due, quello decisamente più brutto, gli abbia persino sorriso.
“Harry, oh merda, Harry, eccola!”
Il riccio non ha nemmeno il tempo di guardarsi attorno, che già Cara sta partendo in quarta con i commenti sui capelli di Eleanor, e sugli occhi di Eleanor, e sul modo in cui Eleanor muove le mani, ed il vestito di Eleanor – “E’ figa. E’ troppo figa. Ammettilo, Harry. Harry?”.
Quest’ultimo ha lo sguardo perso dentro l’immensa sala in cui si trova.
Ci sono foto di modelli e modelle su tutte le pareti, dei divanetti bianchi in pelle e dei tavoli di legno, poco più in fondo, c’è una scrivania tirata a lucido, un sacco di movimento, tante – troppe, a dire il vero – persone e le voci che si confondono l’una con l’altra.
Una ragazza che può avere poco della loro età si avvicina, un sorriso timido, un po’ incerta.
“Salve - inizia -, avete appuntamento con...”
“El, puoi darci del tu, lo sai.
Harry si riscuote dopo quel piccolo scambio di battute tra Cara ed Eleanor e ridacchia perché la bionda è sempre sfacciata, ma mai maleducata o invadente. “Oh, - le guance si tingono di rosso. – Oh, okay, va bene. Avete appuntamento con il signor Tomlinson, comunque, giusto?”
“Sì” interviene Harry, un sorriso appena dipinto sul volto.
“Seguitemi.”
Eleanor inizia a camminare a passo spedito lungo un corridoio bianco che si affaccia su tante porte, fino ad arrivare all’ultima, la più grande e con una vetrata che lascia intravedere l’interno.
Ci sono dei riflettori, degli specchi e delle sedie; poi tanta gente che Harry cataloga come parrucchieri – c’è anche Lou Tesdale, una sua vecchia amica –, truccatori e coloro che si occupano delle ombre, delle luci e degli attacchi isterici dei modelli.
Anche se questi ultimi, solitamente, non dovrebbero essere inclusi nel pacchetto.
“Carina, eh?” gli chiede Cara.
Harry non può fare a meno di annuire e vede il compiacimento dipingersi sul volto dell’amica; ridacchia.
Eleanor continua a camminare, poi, piano, alza la mano e bussa.
Qualche secondo di silenzio e poi la maniglia che si abbassa, ed il fiato di Harry che si mozza.
C’è un ragazzo di fronte a loro, ora, è notevolmente più basso di lui, indossa una giacca di pelle e ha i capelli marroni tirati su con chissà quanto gel.
Al suo collo c’è una macchina fotografica professionale ed una smorfia impertinente è dipinta sul suo volto.
“Cara Delevigne ed Harry Styles?” chiede, e Harry ascolta il suono di quella voce acuta ma così dannatamente piacevole.
Il fotografo alza lo sguardo prima verso la bionda, poi passa ad analizzare Harry. Ha gli occhi così celesti che ad Harry, piacerebbe nuotarci dentro e poterne contare le sfumature.
È uno sguardo veloce, vispo e attento allo stesso tempo, quello che si scambiano i due, e il riccio ha già capito che quello sarà uno dei servizi fotografici più lunghi che abbia mai avuto modo di fare.
“Terra chiama Harry”, la voce di Cara lo fa sobbalzare.
Si gira, imbarazzato, verso di lei, senza dire niente.
“Te l’avevo detto che era carino.”
Harry non risponde, ma la sua testa “carino è un eufemismo” sta dicendo.


Nel momento in cui Louis li vede, capisce che quel giorno le cose saranno diverse.
E a lui le complicazioni proprio non piacciono.
Ha sacrificato la sua vecchia personalità esplosiva per ottenere una vita monotona e perfettamente prevedibile, non lascerà che due bei faccini dotati di fossette gli scombinino la routine.
Certo che no.
Eppure è mentre spiega loro cosa dovranno fare quel giorno e che, sì, ha già parlato con i loro manager e, no, non perderanno tempo con inutili discussioni – in tono pungente, nonostante loro non abbiano mosso obiezioni – lo vede: le cose non saranno come al solito.
Lo vede da come quella ragazza bionda guarda Eleanor, da come il suo sguardo azzurro è sempre alla ricerca di quello sfuggente della sua segretaria; lo vede dal sorrisetto che illumina il volto del ragazzo ricciolino e dalla fossetta che buca la guancia sinistra di Cara ogni volta che i due si guardano.
Lo vede e lo odia. Per questo sbuffa ed Eleanor rizza le orecchie.
Quando Louis Tomlinson sbuffa, lei lo sa, qualcosa non va. E, davvero, El non sa come potrebbe sopravvivere alla presenza di Cara e il cattivo umore del suo capo quel giorno.
Non è possibile una cosa del genere.
“Tutto bene?” domanda a Louis, mentre i due modelli vengono letteralmente presi d'assalto da truccatori, parrucchieri e costumisti. Louis in tutta risposta sbuffa, continuando ad osservare i due ragazzi.
Solitamente non si cura di come i modelli vengano conciati, Eleanor ha già dato disposizioni a tutti per conto suo, sa che nessuno oserà contraddirlo; di fatto non è il lavoro altrui a preoccuparlo.
Quello che non riesce ad andargli giù è quell'aria di novità che i due portano con sé.
Mentre vengono torturati dagli addetti, Louis li osserva scherzare tra loro, ridere fino alle lacrime rovinando tutto il lavoro dei truccatori, che sono costretti a ricominciare da capo.
E si scusano, quando se ne rendono conto. Si scusano.
Louis è giovane, sì, ma è nel campo da un bel po' di tempo e in tutta la sua carriera ha imparato che i modelli non si scusano: nel loro mondo esistono solo loro stessi, la loro linea, i loro muscoli e il loro bel faccino; sono egoisti, capricciosi, pretenziosi e superficiali.
Più che scusarsi, nel tempo li ha visti fare sfuriate perché il tal fondotinta non era stato prodotto ecologicamente o perché, santo cielo, lo – stupido – cagnolino da borsetta che portavano con sé era allergico alla lacca che avevano spruzzato loro in testa.
Louis non sopporta i modelli, proprio come non sopporta le novità.
Come potrebbe quella essere una bella giornata?
Inoltre ha un bruttissimo presentimento e, da persona previdente e calcolatrice qual è, i suoi presentimenti si trasformano sempre in realtà – consapevolezza che peggiora ulteriormente il suo umore.
Non risponde quindi alle domande di Eleanor, non la ascolta mentre farfuglia qualcosa a proposito di quanto sia carina Cara, non fa caso al rossore che le imporpora le guance; è troppo impegnato ad osservare quei due modelli fuori dagli schemi per fare caso a qualunque altra cosa.
Sono strani.
Ridono e scherzano, chiacchierano tra loro e con i collaboratori, ammiccano, giocano, si scattano foto col cellulare assieme alla parrucchiera bionda e alla sua figlioletta di poco più di un anno.
Louis persino si ritrova a sorridere tra sé, intenerito, quando quel ragazzo ricciolino – Harry – prende in braccio la piccola Lux e sorride come se tra i due il bambino fosse lui.
“Stai davvero sorridendo?” La voce di Eleanor lo strappa al suo momento di osservazione; la guarda: lei sfoggi un sorrisetto ironico carico di sottintesi. Louis stringe le labbra, drizza le spalle e la fulmina con un'occhiata gelida.
La guarda con malcelata ironica per qualche istante, prima di distogliere lo sguardo e “Ha un bel faccino quella Cara, eh?” sputare con insolenza.
Mentre Eleanor arrossisce e boccheggia una risposta incomprensibile, presa dall'imbarazzo, Louis sta già allontanandosi a passo sicuro, un sorrisetto altezzoso ad increspare le labbra fini.

Oltre al fatto che quei due modelli atipici con i loro giochi da ragazzini siano un piacere per gli occhi – e non solo perché Eleanor sta praticamente sbavando –, bisogna ammettere che sono anche una grandissima perdita di tempo.
Quando arriva il momento degli scatti, infatti, Louis è parecchio contrariato: sono le dieci e ventisette, il che significa che la preparazione ha contato diciassette minuti di più di quello che era stato pianificato.
Non che Louis abbia qualcosa di importante da fare dopo il lavoro, ma, tanto per cominciare, quei diciassette minuti, lo sa, gli incasineranno tutta la giornata: non incontrerà l'irlandese biondo con la chitarra alla fermata della metro, tanto per cominciare, quindi non tornerà a casa con una delle sue canzoni incastrata nel cervello; non riuscirà a vedere l'inizio di quell'orribile soap opera che gli tiene compagnia mentre è al telefono a sua madre e la lascia parlare a vuoto di quanto suo padre sia stato pessimo facendo questa o quell'altra cosa, perché, diavolo, ormai lui non fa più parte della sua vita, perché deve intromettersi?
Louis vorrebbe tanto ricordarle che, in effetti, lui ha tagliato fuori dalla propria vita suo padre non appena ha compiuto diciotto anni e ha potuto scegliere di non trascorrere i weekend a casa sua.
Non vuole nemmeno sentire parlare di lui, ma sa che sua madre ha bisogno di sfogarsi e non può farlo con nessun altro.
Quindi, per colpa di quei due mocciosi troppo allegri, oggi a Louis toccherà ascoltarla.
Sbuffa di nuovo, mentre si posiziona dietro il sostegno della sua amata macchina fotografica e inizia ad armeggiare per mettere a fuoco.
Dà disposizioni agli addetti alle luci, dà istruzioni ai due modelli sul punto esatto in cui mettersi e poi... Poi vede davvero Harry Styles per la prima volta, attraverso l'obiettivo della sua macchinetta, e rimane senza parole.
Louis sente la bocca asciutta, si inumidisce le labbra inutilmente, batte le palpebre più volte, senza riuscire però a distogliere lo sguardo da quel ragazzo.
Il fatto è che Louis lo trova... bello.
Non bellissimo – tutti i modelli sono bellissimi -, Harry Styles è bello e imperfetto.
Ha le braccia un po' troppo lunghe, i capelli ricci che nemmeno un cespuglio, gli occhi verdi leggermente fuori dalle orbite mentre scherza con Cara, e le narici troppo grandi gli danno un'aria leggermente scimmiesca.
Il tutto è compensato da un fisico che potrebbe popolare i suoi sogni a luci rosse – non che di solito ne faccia, ma tanto la sua prevedibile routine è appena andata a puttane –, quegli occhi verdi che si illuminano quando sorrise e, oh, il suo sorriso è così tenero, decorato dalle fossette, che Louis per un attimo viene preso dalla voglia di avvicinarsi e strizzargli le guance magre.
Ha un sacco di tratti orribili, dunque, ma nel complesso è così sexy che Louis si ritrova a sperare che durante il photoshoot non faccia niente di provocante o non potrà rispondere delle reazioni del suo amichetto fra le gambe.
È nel pallone più totale.
Rimane in silenzio così a lungo che i collaboratori cominciano a sussurrare tra loro, Eleanor a sghignazzare – come una iena, la apostrofa mentalmente Louis quando se ne accorge – e Harry e Cara si scambiano occhiate interrogative e divertite.
Deve fare un respiro profondo e schiarirsi la voce per riscuotersi. Lo aveva detto o no, che quei due non gli piacevano?
“Bene, allora, che aspettate?” sputa a quel punto, in tono acido.
È irritato e intenzionato a mascherare la magra figura appena fatta. “Comportatevi normalmente, poi vi darò istruzioni!”.



 


 

Yvaine0 says:

Ciao a tutti! Qui Yvaine0, che ancora non riesce a credere di essersi avventurata in questa figata immensa. :)
Non avevo mai scritto nulla a quattro mano (e nemmeno una storia multicapitolo slash), ma direi che mi sto divertendo un sacco.
Be', che dire? Questa è la nostra prima long in collaborazione, please NON siate clementi! :D
Siamo pronte ad accettare critiche e strigliate, se necessario! :)

        harrysromeo says:

       facciamo che adesso vi coprite gli occhi, scuotete la testa ed, in coro, dite "ma questa non ha un cazzo di meglio da fare che pubblicare a tutta forza?
       perché, diciamocela tutta, avete ragione hahah
       comunque essendo in due a scrivere questa storia - Yvaine0, ti adoro, sappilo
       (voi passate dal suo profilo, è linkato sopra, SO che lo avete visto e SO che volete passarci - i miei spazi autrici saranno corti çwç
       *gente random che esulta*

      Niente da dire più del solito, ovvero che scrivere a 4 mani è una figata - di solito non lo dico perché è la prima volta ma ssh -, 
     che qui abbiamo a che fare con una Sassy Louis - fotografo - e un Cuppycake Harry - modello -, vi piace come idea?
      Perché a me esalta. Da morire, tipo.
     Quindi nulla, le critiche sono ben accette, i pareri anche di più,
     fateci sapere cosa ne pensate con una recensione - santo dio sembro una presentatrice -, e al prossimo capitolo!
     un bacione,

     romeo ((che tra poco sarà chilometri, non dimenticatelo)) <333






harrysromeo & Yvaine0 vi mandano un abbraccio grande.<33


 
  
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