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Autore: xwhenyousmile    17/08/2013    6 recensioni
«A volte ci capita di essere attratti da persone che non possiamo avere: il nostro migliore amico, una persona che abita a mille miglia da noi, qualcuno che preferisce avere accanto una persona del suo stesso sesso, o magari una persona eccessivamente più anziana o più giovane di noi, o che non sa nemmeno della nostra esistenza. Ma a me era capitato di peggio, nulla di tutto questo. Io ero follemente, incondizionalmente.. Innamorato di mia sorella.»
Genere: Erotico, Fluff, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: Lemon | Avvertimenti: Incest, Violenza
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Magnetic Heart.

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Chapter 1


Megan's POV.
“Megan, svegliati.” Sentii una voce familiare chiamarmi più volte, ma qualcosa allo stesso tempo mi diceva di restare a letto ed ignorare quella persona. Poco dopo non sentii più nulla: nessun rumore, nessuna voce. Pensai di esser tornata beatamente tra i miei sogni. Ad un tratto, sentii dei passi farsi sempre più vicini ma decisi di ignorarli rigirandomi nel letto nella vana speranza di poter riprendere sonno. Mi stiracchiai contraendo le ossa e muscoli del mio corpo, quando ad un tratto dell’acqua gelida mi venne scaraventata addosso, bagnandomi il viso e gran parte del corpo, quindi di conseguenza le lenzuola erano ormai inzuppate. Quando aprii gli occhi di scatto, balzai dal letto e realizzai che mio fratello Harry mi aveva appena lanciato un secchio d’acqua addosso. Rideva compiaciuto e divertito delle sue azioni davanti a me, ma il sorriso scomparve un attimo dopo, quando si accorse che la mia pelle era coperta giusto dalla mia biancheria intima. Ero tornata a casa alle quattro del mattino, da una festa, ed ero così stanca che desideravo solo gettarmi a peso morto sul mio letto, e mi rifiutai di cercare qualcosa di pulito da poter indossare per dormire. Voglio dire, non avevo idea che il giorno dopo mio fratello fosse entrato in camera mia dandomi il buongiorno in quell’“adorabile” modo. Decisi comunque di ignorare il suo sguardo ambiguo.

“Sei impazzito, per caso?!” Gli urlai contro mentre le gocce d'acqua scendevano lungo il mio viso e il mio corpo.
“Era l’unico modo per farti alzare dal letto.” Fece spallucce prima di recuperare il secchio che aveva lasciato sul pavimento dopo avermi bagnata.
Ti odio.” Grugnii mentre lo vidi uscire dalla mia camera, quando ad un tratto si voltò, fulminandomi con lo sguardo.
“Potresti smetterla di comportarti come se avessi ancor cinque anni? Te ne sarei grato.” “L’unico che si comporta come un bambino qui, sei tu, Harry. E l’hai dimostrato appena un minuto fa.” Dissi a denti stretti mentre lo vidi dirigersi verso quella che era ormai diventata da tempo la sua camera, da quando i miei genitori non c’erano più. Harry si voltò ancora una volta verso di me, rivolgendomi uno sguardo che non era di certo carino.
“Se farò tardi al mio primo giorno di lavoro, non sarà di certo colpa mia!” Urlò posando per un nano secondo gli occhi sul mio corpo, per poi rialzare lo sguardo sul mio viso, fissandomi negli occhi come se mi stesse sfidando in qualcosa. Notai il suo solito abbigliamento mattutino: la classica maglia larga (una taglia in più della sua) e solo dei boxer, i piedi nudi.
“Okay, okay. Scusa.” Feci incrociando le braccia al petto. “A che ora devi essere lì?”
“Alle nove.” Disse freddo.
“Oh. Che ore sono?”
“Le sette e mezza.” Fece guardando l’orologio al suo polso.
“Cosa?!” Tanta fretta per nulla.
“Non dire niente e vai a fare colazione e prepararti. Muoviti. Devi andare anche tu a lavoro, se non erro.” Disse con tono severo. Sbuffai.
“Sì, sì. Va bene.” Dissi scocciata prima che Harry potesse chiudere bruscamente la porta di camera sua. Andai in bagno a darmi una rinfrescata e asciugarmi frettolosamente la pelle bagnata dal secchio d’acqua che mi era arrivato addosso pochi minuti prima. Scesi di fretta le scale avviandomi in cucina per fare colazione. In tarda mattinata sarei dovuta andare anch’io al mio primo giorno di lavoro. Il primo lavoro di tutta la mia vita, escludendo babysitter e lavaggio auto. I genitori della mia migliore amica Evelin mi avevano offerto un posto di lavoro nel loro negozio d’abbigliamento, avrei lavorato insieme a lei e ad altri dipendenti che ero ansiosa di conoscere.

- Non sarà poi così male. -

Presi due fette di pane e le misi a tostare, mentre dal frigorifero presi il barattolo di marmellata di fragole e del succo d’arancia. Mi ricordai di non aver ancora nulla addosso oltre la mia biancheria intima, quando sentii i passi di mio fratello farsi sempre più vicini. Mi voltai di scatto e lo vidi entrare in cucina. Si era cambiato. Non indossava una maglia, né una t-shirt, lasciando il suo petto scoperto, dipinto da una miriade di tatuaggi che con l’avanzare del tempo aumentavano sempre di più. Sotto, indossava dei pantaloni neri, stretti come al solito. Quell’indumento era una delle tante cose che mi faceva nutrire seri dubbi sulla sua eterosessualità, da un po’ ormai. Non tanto perché mio fratello indossasse dei pantaloni stretti quasi quanto i miei.. No, non era solo per questo. Anche se, quella era sicuramente una delle tante cose che contribuiva, i miei dubbi partivano principalmente dal fatto che mio fratello Harry non portasse una ragazza a casa da parecchi mesi, ormai. E questo era così strano. Era solito portarne una diversa ogni settimana, e quasi ogni sera ero costretta a sentire i loro versi provenienti dalla sua camera da letto. Il ricordo di quelle notti insonni mi fece rabbrividire. Harry non portava più nessuno a casa da tempo, e l’iniziare a portare dei pantaloni stretti, così spesso rispetto a quanto faceva normalmente, mi aiutò solo a formulare diverse ipotesi sul perché pensavo che mio fratello fosse gay. Harry mi diede una svelta occhiata tenendo leggermente la bocca aperta, quanto bastasse per lasciarmi contemplare le sue labbra rosee, che richiuse qualche secondo dopo.

- Cos’ha che non va? -

Si sedette a capotavola, a testa bassa, senza rialzare più lo sguardo. Mi rimproverai mentalmente per non aver deciso di mettermi qualcosa addosso, ma la fretta che mio fratello mi mise addosso, mi fece scordare del fatto che ero ancora in biancheria intima. Per di più, davanti i suoi occhi. Restai a fissarlo per qualche secondo. Mio fratello era così strano ultimamente, in tutto. D’un tratto, il rumore del tostapane che mi avvertiva del fatto che potevo tirar fuori le fette tostate, mi fece sobbalzare per un attimo, strattonandomi dai miei pensieri e dall'attenzione con cui stavo scrutando e cercando di capire gli atteggiamenti di Harry. Lui rimase impassibile, sempre a testa bassa.
“Hai fatto colazione?” Gli chiesi. Harry scosse la testa senza decidersi a guardarmi. “Vuoi un toast?”
“Sì, grazie.” Disse alzandosi per andare a preparare il caffè. Il suo fianco sfiorò il mio e per un attimo sussultai, ma poco dopo mi allontanai per andare a prendere un bicchiere di vetro dal ripiano in alto. Non riuscii a prenderlo esattamente subito, e mio fratello si voltò a guardarmi. Si avvicinò di poco a me, di nuovo, e prese il bicchiere al posto mio, sfiorando la mia mano. Era così alto rispetto a me.. O almeno, fino a quando non decidevo di indossare dei tacchi. In famiglia, Harry era sempre stato il più alto ed era abituato a prendere gli oggetti dai ripiani più alti, per chi glielo chiedesse. Probabilmente era il suo destino. Harry mi porse il bicchiere e lo ringraziai, prima di versarci del succo dentro. Mi misi a sedere e mio fratello fece lo stesso mentre addentava il suo toast. Poco dopo spostai lo sguardo, e fissai nel vuoto pensando a cos’avrei potuto indossare quella mattina per il mio primo giorno di lavoro.

- Il top verde? No, troppo appariscente.. La camicia bianca andrà benissimo. Shorts? No, no, non sto andando in spiaggia. Meglio i jeans. Scarpe? Le Nike? No, troppo sportive. Meglio delle ballerine comode e semplici. -

Ritornai alla realtà quando vidi Harry alzarsi per poi ritornare al suo posto sorseggiando il caffè da una tazzina. Non mi degnava neanche di uno sguardo, com’era solito fare ultimamente. Per lui, ero diventata come trasparente. Non esistevo più. Decisi di dare inizio ad una conversazione quanto prima possibile. Quel silenzio stava diventando imbarazzante.
“Allora.. Non mi hai ancora detto dove andrai a lavorare.” Dissi dopo aver mandato giù il succo.
“Al solito posto, Meg. Al bar.” Due anni prima, mio fratello iniziò a lavorare al Wonder bar, lo stesso dove avrebbe ricominciato quel giorno. Dopo la morte dei miei genitori, Harry decise chiaramente di smettere di lavorare. Eravamo soli, maledettamente soli. Eravamo solo io e lui in quella casa, apparentemente enorme solo per noi due. I miei genitori furono coinvolti in un incidente stradale circa un anno dopo che mio fratello iniziò a lavorare. Mentre a me mancava solo un anno alla fine degli studi, tanto che il giorno in cui ricevetti il diploma, erano presenti solo Harry, i nostri nonni e una cara amica di famiglia, Beth. Fu dura per noi. I nostri genitori ci avevano sempre accompagnati in tutto, passo dopo passo. Ci avevano fatti crescere con un certo tipo di educazione. Erano quel tipo di genitori per i quali vorresti fare di tutto pur di renderli fieri, e beh, io ed Harry ce l’avevamo fatta. Nacqui quando mio fratello aveva appena due anni, e crescendo capii che eravamo una bellissima famiglia, sempre unita. Io e mio fratello avevamo sempre avuto un rapporto speciale, per me lui era tutto. Con Harry non avevo paura di nulla, perché sapevo che lui sarebbe stato al mio fianco per proteggermi, in qualsiasi situazione. Dopo la perdita dei nostri genitori, il nostro rapporto si rafforzò sempre di più. Io ed Harry eravamo ormai grandi, lui aveva vent’anni e io ne avrei compiuti diciotto a breve. Tutta via, da qualche tempo era ormai cambiato. Da un giorno all’altro, totalmente. Era diverso, freddo, distaccato. Parlavamo davvero poco, giusto il necessario per comunicare dicendoci lo stretto indispensabile. Ricordo ancora quelle monotone giornate quando frequentavo ancora il liceo un anno prima: la mattina mi svegliavo, Harry mi accompagnava a scuola, poi mi passava a prendere. A tavola parlavamo davvero poco, e verso il primo pomeriggio Harry tornava a lavoro ed io lo aspettavo. Quando tornava a casa, verso l’ora di cena, a tavola regnava il silenzio. Come a pranzo, del resto. E quando gli chiedevo come fosse andata la sua giornata mi rispondeva «Bene» senza aggiungere nient’altro. Io volevo solo che continuasse a parlare, non pretendevo neanche che mi chiedesse come fosse andata la mia giornata, anche se di tanto in tanto lo faceva. Ma ogni volta che provavo a prolungare il discorso, lui lo sviava sempre in qualche modo, trovando la scusa giusta e tornandosene in camera sua. Io ed Harry avevamo sempre condiviso la camera, sin da piccoli. Ma nel periodo in cui iniziai a sentirlo più distaccato, decise di spostare i suoi oggetti in quella che un tempo era la camera da letto dei miei genitori. Quando decise di apportare questo cambiamento, la stanza dei miei era ormai vuota. Quadri, foto, soprammobili e gran parte dei vestiti appartenenti ai miei genitori erano conservati in mansarda. Certo, io e mio fratello eravamo ormai grandi e ognuno di noi aveva bisogno dei propri spazi (o almeno questa era la scusante di Harry) ma perché aveva deciso di allontanarsi da me da un momento all'altro? Senza dirmi nulla. Ero così abituata alla sua presenza nella stessa camera insieme a me, che i primi tempi facevo fatica a prendere sonno facilmente. Ma ritornando al lavoro di mio fratello..
“Oh, capisco.” Dissi. “Dovresti preparare un buon cappuccino anche qui a casa, non solo a lavoro. Voglio dire, non mi dispiacerebbe fare colazione in un certo modo..” Feci con un sorriso furbo alludendo al fatto che Harry grazie al suo lavoro aveva ormai preso la mano a preparare delle colazioni coi fiocchi.
“Sì, potrei.” Disse pulendosi le labbra con un tovagliolo dopo aver bevuto l’ultimo sorso di caffè. Non riuscivo ad ottenere la sua attenzione in nessun modo. Non mi guardava negli occhi quelle poche volte che parlavamo. Anzi, a dire la verità non mi guardava e basta. Mi chinai verso di lui per prendere il barattolo di marmellata e dato il mio “abbigliamento”, con l’altra mano mi ostinai a coprire il mio petto.
“Penso che dovresti vestirti.” Disse dopo avermi guardata con la coda dell'occhio.
“Sì, lo so.” Dissi debolmente. “Scusami.” Mi morsi il labbro imbarazzata. Afferrai il barattolo e con il coltello spalmai la marmellata sul toast. Rialzando la testa notai che Harry mi stava guardando, e un secondo dopo socchiuse i suoi occhi per poi riaprirli lentamente e alzarsi dalla sedia.
“Vado a prepararmi. Tu dovresti fare lo stesso.” Disse dandomi un’ultima occhiata fredda, per poi sentirlo salire le scale. Odiavo il suo comportamento così freddo e distaccato. Quello non era mio fratello.


Harry’s POV.
Megan doveva assolutamente smetterla. Odiavo quando si comportava in questo modo, come se sapesse già. Ma in realtà non sapeva nulla e non poteva minimamente immaginare. Perché andava in giro per casa in biancheria intima come se ci fosse solo lei? Diamine, era cresciuta così in fretta. Più passava il tempo e più le sue forme prendevano le sembianze di quelle di una donna, e meno quelle di una ragazzina. Mi avviai verso la sua stanza, seguendo le orme dei piedi bagnati a causa dell'acqua che le avevo buttato addosso per svegliarla.
“Meg, sei pronta?” Le chiesi facendo capolino in camera sua. Mia sorella stava per infilarsi dentro quei jeans stretti, piegata in avanti, dandomi le spalle e offrendomi la visuale del suo fondo schiena poco prima che potesse essere catturato dentro la stoffa dei jeans. Megan si raddrizzò la schiena e si voltò di scatto verso di me.
“Harry!” Strillò lei nello stesso momento in cui chiusi gli occhi e tirai la porta alle mie spalle.
“Scusa!” Mi limitai a dire dietro la porta. Catturai il labbro inferiore tra i denti mentre mi passai esasperato una mano tra i ricci. Scossi la testa lentamente, quando ad un tratto mia sorella si decise finalmente ad aprire furtiva la porta di camera sua.
“Ho quasi finito.” Disse abbottonandosi velocemente la camicia che stava indossando mentre si dirigeva in bagno. Quella camicetta un po’ scollata avrebbe lasciato all'immaginazione qualsiasi ragazzo etero.
“Sbrigati, Meg, per favore!” Piagnucolai. “E guarda cos’hai combinato con i piedi bagnati!” Dissi indicando le impronte che i suoi piedi avevano lasciato.
“Sei stato tu a buttarmi un secchio d'acqua addosso stamattina, hey!” La sua voce proveniva dal bagno ed io la seguii. Poggiai la schiena sullo stipite della porta e la vidi passarsi il mascara sulle ciglia facendo delle smorfie assurde. Sorrisi a questa scena divertente poco prima che Megan si voltasse a guardarmi seria.
“Ad ogni modo, ci penserò quando tornerò a casa.”

***

“Ci vediamo domani, Harry!” Mi salutò un ragazzo che avevo conosciuto quel giorno a lavoro. Si chiamava Randy. Sembrava simpatico, un tipo okay.
“A domani, Randy!” Salutai con un cenno della mano mentre con l’altra aprivo la porta di vetro del locale che poco dopo richiusi alle mie spalle. Guardai l’orologio al mio polso: erano le otto in punto e mia sorella avrebbe finito il turno di lavoro tra un quarto d’ora.

***

Quando arrivai davanti al negozio d’abbigliamento, suonai il clacson e attraverso le vetrine, notai che avevo appena catturato l’attenzione di alcuni dipendenti che si voltarono, probabilmente chiedendosi chi fosse o cosa volesse quel ragazzo lì fuori che li stava guardando. In realtà stavo disperatamente cercando mia sorella con lo sguardo, ma di lei non c’era l’ombra. Ad un tratto, incrociai lo sguardo con quello di una ragazza. Il suo viso non mi era nuovo. Scossi la testa poco prima di riconoscerla: era Evelin, la migliore amica di Megan. La vidi uscire del negozio per poi avvicinarsi alla mia auto. Il finestrino era abbassato ed Evelin ne approfittò per poggiare volutamente le mani sul cruscotto della macchina, per poi abbassarsi e salutarmi.
“Ciao, Harry.” Disse sorridente mentre sbatteva civettuola le sue ciglia. Infondo, sapevo che Evelin aveva sempre avuto una cotta per me. Mia sorella me l’aveva ripetuto e fatto notare più volte. Evelin era senz’ombra di dubbio una bella ragazza: capelli lunghi e biondi, occhi azzurri, una silhouette niente male. Ma niente da fare.. Io avevo occhi solo per una ragazza.
“Ciao, Evelin.” Dissi sperando che il mio sorriso sembrasse uno dei più sinceri. Lei sorrise portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
“Tua sorella sta finendo di servire dei clienti. Puoi scendere e aspettarla lì, non ci metterà molto.”

- Non ho intenzione di muovermi da qui. Non ho intenzione di presentarmi a delle facce sconosciute. - 

“N-no, dì solo a mia sorella di raggiungermi qui fuor..”
“Oh, andiamo!” Non volevo che le suppliche di Evelin diventassero più insistenti, sapevo che voleva solo che scendessi dall’auto per far sì che le altre ragazze mi notassero al suo fianco.

- Ripensandoci.. Ho voglia di vedere come se la sta cavando Meg. E poi, sono curioso di sapere con chi sta lavorando e che tipo di gente c’è lì. Sono pur sempre suo fratello ed è mio dovere interessarmi. -

“Ma sì, dai.” Dissi quando aprii la portiera e scesi dalla macchina mentre vidi Evelin allontanarsi sorridente, convinta di essere riuscita nel suo intento. Aprii la porta, sapendo che lei era dietro di me, e mi guardai intorno, cercando mia sorella. La mano di Evelin si avvinghiò sul mio bicipite e la vidi farfugliare qualcosa ad un’altra ragazza, che mi squadrò dalla testa i piedi. Mi sentivo gli occhi di tutto il personale addosso.

- Sapevo che non sarebbe stata una buona idea. Dove cazzo è mia sorella? -

“Evelin.” Ottenni finalmente la sua attenzione, beccandola fare delle smorfie d’apprezzamento insieme alla stessa ragazza di prima. Si voltò sorridente verso di me. “Dov’è Megan?”
“Oh, Meg è proprio lì.” Evelin indicò mia sorella che si accorse finalmente della mia presenza e mi salutò con un cenno della mano. Io ricambiai piegando le mie labbra in un sorriso mentre mi liberavo dalla presa di Evelin. Megan distolse lo sguardo poco prima di avvicinarsi ad un ragazzo una spanna più alto di lei. Le sorrideva sfacciato. La tirò delicatamente a sé per poi stamparle un bacio sulla guancia. Megan sorrideva e lo abbracciava mentre io me ne stavo lì, inerme ad osservare la scena. Lentamente mi avvicinai a loro due, senza esagerare. Mi schiarii la voce come per avvertirli della mia presenza. Entrambi si voltarono a guardarmi e il ragazzo mi lanciò un’occhiata che non sembrava per niente amichevole. Lo ignorai del tutto.
“Ti aspetto fuori..” Dissi vago prima che mia sorella potesse parlare. Camminai veloce verso l’uscita ignorando la voce Evelin che mi stava salutando. Restai davanti al negozio nella speranza che Megan si sbrigasse ad uscire da lì dentro.

- Ma chi cazzo è quel tipo? -

Aspettai per cinque buoni minuti, quando mi voltai e vidi mia sorella fare un saluto generale con un cenno della mano.
“Ci vediamo domani, ragazzi!” La sentii dire sorridente mentre lasciava il negozio. Degli altri saluti di gente che non conoscevo, furono seguiti a ruota.
“Ciao!” Esclamò sorridente, per poi baciarmi sulla guancia mettendosi sulle punte. Sembrava felice, era probabilmente soddisfatta del suo primo giorno di lavoro.
“Com'è andata?” Le chiesi.
“Molto bene!”
“Andiamo?” Megan annuì. Attraversando la strada, sentii un esile braccio stringermi il fianco: era mia sorella. Spalancai gli occhi meravigliato dalla sua azione. Doveva essere davvero felice, dato che non mi abbracciava da tempo, ormai. Specialmente a causa del mio comportamento. Non ero più abituato a tutto ciò. Sembrava così felice. Probabilmente aveva già legato con gli altri dipendenti.. Forse anche troppo, con alcuni.

Megan’s POV.
“Meg.” Fece serio mio fratello.
“Sì?”
“Chi era quello?” Chiese senza staccare mai un attimo lo sguardo dalla strada di fronte a lui.
“Intendi il ragazzo al negozio?” Mi voltai a guardarlo. Il suo viso era contrito.
“Già.” Fece sospirando per un attimo.
“Oh.. Si chiama Mike.” Risposi ripensando a quel ragazzo. Lui era così carino e così dolce con me. Tutti a lavoro si erano dimostrati disponibili e pronti a farmi sentire già una di loro. Inoltre, ero quasi convinta di essermi presa una cotta per quel ragazzo moro dagli occhi castani. Oh, Mike.. Motivo in più per cui sarei andata a lavorare molto volentieri.
“Te l’avrei presentato se non fossi scappato via.” Feci spallucce.
“Tranquilla, non importa.” Disse Harry, freddo come al solito.
“Okay..” Feci con voce debole. Mi incuteva ansia e tristezza quando si comportava in quel modo, e mi faceva male sapere che probabilmente io e mio fratello non avremmo più recuperato il rapporto che avevamo prima. Mi mancava. Mi mancava il vecchio lui. Durante il tragitto, nessuno dei due disse più una sola parola. Harry era ammutolito come al solito, e io non avevo il coraggio di intraprendere un altro discorso, sapendo che si sarebbe trovato una scusa per tacere come «Sono stanco» o concludere con un «Bene» e nulla di più. Arrivati a casa, Harry si precipitò a farsi una doccia ed io preparai la cena con ciò che trovai in frigo, e ne venne fuori un’insalata. Sapevo sempre come arrangiarmi, a differenza di mio fratello. Non ero esattamente sicura del fatto che avesse gradito quella semplice cena, ma non potevo far altro dato che nei giorni precedenti, Harry non si era mosso da casa per andare a far la spesa. Salii al piano di sopra, avvertendolo del fatto che la cena, se così poteva essere chiamata, era pronta. Bussai alla porta del bagno più volte e lo chiamai, ma nessuno rispose.

- Probabilmente è ancora sotto la doccia e non mi sente.. -

Feci spallucce mentre tornavo in cucina, quando sbattei contro qualcosa: mio fratello. Poggiai sbadatamente le mie mani sul suo petto, ed Harry scoppiò in una leggere risata che echeggiò nelle mie orecchie.
“Cosa dovevi dirmi?” Diedi un’occhiata veloce dalla testa ai piedi e mio fratello. Indossava ancora l’accappatoio e dei boxer puliti mentre si frizionava i capelli con un’asciugamano. Osservandolo meglio, notai che mio fratello era così cresciuto. Mi era ovviamente capitato altre volte di vederlo in mutande, ma ne era passato di tempo dall’ultima volta in cui mi ero soffermata davvero sul suo aspetto fisico. Notai sbalordita le fossette a V poco prima dell’elastico dei boxer che lasciava immaginare dove finissero, e risalii lentamente lo sguardo sul suo viso, che mostrava un’espressione adesso un po’ più seria.
“Volevo solo dirti che la cena è pronta..”
“Oh, okay. Vado a vestirmi.” Disse per poi scomparire in camera sua.

Sentii mio fratello scendere velocemente le scale, quando ad un tratto si bloccò alla vista del cibo a tavola.
“No. No. No.” Disse scuotendo la testa. “Solo un
insalata?” Chiese per poi sedersi al suo posto.

“È tutto quello che ho trovato in frigo.” Dissi prendendo della lattuga con la forchetta. “Se solo tu avessi fatto la spesa a quest’ora non staremmo cenando come delle mucche. Oppure, posso sempre staccarti un braccio e farlo alla brace, o al forno. Come preferisci.” Dissi ironica facendo una smorfia, e notai che un leggero sorriso spuntò ai lati del viso di mio fratello, mostrando le sue adorabili fossette, che ho sempre amato. Erano una delle poche cose che sarebbero sempre rimaste le stesse anche dopo anni.
“Non sei divertente.” Sogghignò contraddicendosi mentre portava la forchetta alla bocca.
In realtà stai sorridendo. Gli feci notare.
“Solo una tua impressione.” Disse mio fratello fingendosi serio. Harry era così lunatico: un momento sembrava il ragazzo più antipatico del’universo, totalmente freddo e distaccato, e un attimo dopo sorrideva, facendomi scordare di tutte le volte in cui si comportava in modo scorbutico anche senza una ragione vera e propria.
“Allora, non mi hai detto com’è andato il tuo primo giorno di lavoro.” Dissi. “O hai intenzione di non dialogare più a partire da adesso?” Incalzai. Harry alzò lo sguardo dal suo piatto e tornò a guardarmi in faccia, probabilmente stupito dalle mie parole. Aspettai qualche secondo prima che potesse aprir bocca per parlare.
“Bene. È rimasto tutto uguale, eccetto per il fatto che non conosco nessuno della gente che lavora lì, adesso.”
“Che fine hanno fatto gli altri?”
“Non ne ho idea. Ormai è passato più di un anno dall’ultima volta in cui conoscevo tutti lì al Wonder.” Disse chiaramente scocciato dal dover dialogare con me. “Oh, potresti dire alla tua amica Evelin di non mettermi le mani addosso, o sfoggiarmi a tutto il negozio come se fossi un premio, dato che per quanto io ne sappia, non sono il suo ragazzo?” Fece irritato. Scoppiai in una risatina.
“Non ti piace?” Gli chiesi incuriosita.
“No. Voglio dire, è carina ma.. No.” Disse Harry scuotendo la testa.
“Carina?” Chiesi sbalordita. “Mi sembra abbastanza riduttivo per una come lei.”
“Non è il mio tipo.” Fece lui portandosi la forchetta alla bocca. E quella sua affermazione, non fece di certo diminuire i miei dubbi sulla sua eterosessualità.


***

Lasciai mio fratello davanti la TV quando decisi di salire al piano di sopra per ripulire le impronte dei miei piedi bagnati sul pavimento, che avevo lasciato quella mattina. Presi lo strofinaccio dal ripostiglio e pulii via le tracce del mio passaggio. Facendo attenzione a non mettere i piedi sul pavimento bagnato, entrai in camera mia e chiusi la porta. Nell’attesa che si fosse asciugato, presi il mio portatile e mi rilassai per qualche minuto, fino a quando non sentii un botto.

Harry’s POV.
Era da tempo ormai, che mi dimostravo strano agli occhi di mia sorella. Non l’avrei biasimata se da un giorno all’altro fosse arrivata ad odiarmi. Del resto, anch’io mi odiavo. Solo.. Non potevo spiegarne il motivo.

“Allora, non mi hai detto come è andato il tuo primo giorno di lavoro.
O hai intenzione di non dialogare più a partire da adesso?”

Quella sua frase mi arrivò dritta come una lama nel cuore. Mia sorella aveva capito che la evitavo, ma non sarebbe mai riuscita a capirne il perché. Senza delle spiegazioni, non avrebbe mai capito perché io continuassi ad evitarla, perché non avessi il coraggio di guardarla negli occhi, perché mi desse fastidio quando andava in giro per casa in biancheria intima, perché m’interessasse così tanto capire cosa voleva quel “Mike” da lei. E poi, c’era un motivo ben preciso per cui non riuscivo a dormire nella stessa stanza insieme a lei. Non era di certo perché “avevo bisogno dei miei spazi”. Di quello poco m’importava, dato che se avessi potuto sarei rimasto lì a dormire altre notti nella stessa stanza con lei, e restare ad ascoltare il suo respiro soave mentre dormiva, osservala mentre teneva gli occhi chiusi e le labbra increspate come se aspettasse un bacio. L’unica verità era che non potevo più starle accanto come una volta. Non riuscivo più a starle vicino senza desiderare qualcosa di più di un semplice abbraccio.
 

- Devo parlarle. Dovrò comunque farlo prima o poi. -
 

Così, mi avviai in camera sua sperando di trovarla. Ma avrebbe potuto dirmi che il pavimento era bagnato.

***

Riaprii gli occhi vedendo mia sorella davanti a me. No.. Forse non c’era solo mia sorella. Erano in due, o forse tre. Ma quando realizzai di aver battuto la testa avvertendo il dolore lancinante, capii che stavo vedendo doppio e sfuocato.
“Tieni, metti questo sulla testa.” Megan mi poggiò del ghiaccio sulla nuca. Mi voltai verso di lei quando realizzai di esser stato disteso sul mio letto. Sbattei le palpebre incredulo.
“Come ci sono finito qui sopra?” Chiesi palpando il materasso sotto di me.
“Ti ho trascinato qui dentro tirandoti per le gambe e con tanta fatica sono riuscita a farti distendere qui sopra, alla meno peggio.” Disse tranquillizzandomi mentre seduta accanto a me sul letto, mi teneva ancora il ghiaccio sulla testa. “Pesi quanto un mammut.” Sorrise.
“Sono pur sempre un ragazzo di vent’anni.” Feci con voce roca. “Ti aspettavi che fossi leggero come una piuma?”
“A dire la verità, no.” Megan scosse la testa divertita dalla mia domanda retorica. “Sembravi quasi morto fino a due minuti fa.”
“Dove ho sbattuto?” Chiesi ancora un po’ stordito.
“Non ne ho idea.. Non ero con te.”
“Ah, già.” Feci aggrottando la fronte.
“Ho solo sentito il botto dalla mia stanza.” Mia sorella piegò le labbra in un angolino. “Avrei dovuto avvertiti del fatto che il pavimento era bagnato. Scusami.” Disse piagnucolando mentre si sporgeva su di me come ad abbracciarmi, ma fu fermata dalle mie imprecazioni quando tutto il suo peso (seppur leggero) finii sulla mia testa, mentre vi teneva la mano con il ghiaccio sopra.
“Ouch.” Feci provando a massaggiarmi la nuca. Ero sicuro che mi sarebbe spuntato un bernoccolo da lì a breve. “Cazzo.”
“Oddio, scusa!” Esclamò Megan mettendosi una mano davanti la bocca.
“Tranquilla.. Tranquilla. Non fa niente. Piuttosto, grazie.” Dissi debolmente cercando il suo sguardo che trovai immediatamente. I miei occhi verdi finirono dentro i suoi, azzurri come il cielo senza nuvole. Megan sorrise.
“Credi che il ghiaccio stia facendo effetto?” Mi chiese.
“Non credo..” Sorrisi nonostante fossi ancora dolorante.
“Hai troppi capelli.” Scherzò lei passando le dita tra i miei ricci. Stava riuscendo a tranquillizzarmi. “Cavolo, sono più morbidi dei miei. Che balsamo usi? È dentro la doccia?” Risi lievemente alle sue domande.
“No, Meg. Non uso nessun tipo di balsamo.” Affermai mentre mia sorella accarezzava dolcemente i miei capelli, con un movimento che mi conciliò il sonno.
“Prova a dormire, forse il dolore passerà al tuo risveglio.” Disse. “Chiudi gli occhi.” E così feci.

***

Il dolore si era affievolito, e quando aprii gli occhi di scatto, realizzai che mia sorella Megan era distesa accanto a me, dormiente. Vederla accanto a me, senza poterla stringere come avrei voluto, era come un suicidio. Nel buio e tra la poca luce fioca che entrava dal corridoio, riuscii a distinguere il suo dolce viso. Sembrava un angelo quando dormiva, come sempre. Pensai di poter approfittare del suo sonno, per poterla tenere accanto a me, come desideravo fare da più di un anno, ormai.

- Devo solo fare attenzione a non stringerla troppo o la sveglierò. -

Mi voltai sul fianco sinistro, potendola ammirare meglio. Era così vicina a me.. Non mi capitava una cosa simile da quando eravamo ancora degli scricchioli. Era così bello poterla avere vicina. Delicatamente, accarezzai la sua guancia vellutata con il dorso della mano, facendo attenzione ai miei movimenti. Avrei voluto baciarla, poggiare per un secondo le mie labbra sulle sue, che sembravano così soffici. Ma non potevo rischiare, era troppo. Con la massima attenzione, poggiai la mia mano sul suo petto. Megan si mosse, e per un attimo pensai di averla svegliata. Fortunatamente no, e mi concentrai a seguire il battito del suo cuore, che andava perfettamente a tempo con il mio. Affondai il naso tra i suoi capelli e successivamente scesi sul suo collo, sfiorandolo accidentalmente con il naso. Aveva un profumo così buono, inebriante. Ad un tratto, Megan si mosse, facendomi sobbalzare.
“Oddio..” La sentii dire sottovoce. Si era svegliata.

- Diamine.. -

Sentii mia sorella alzarsi e il materasso più vuoto. Adesso c’era solo un corpo a formare una fossa. Le dita longilinee di Megan finirono ancora una volta tra i miei capelli, accarezzandoli. Quasi sussultai al suo tocco.
“Sai, Harry..
Disse con un filo di voce, come se quasi sapesse che io potessi ascoltarla. “Anche se non te lo dico mai, io ti voglio bene.” Il suo respiro si fece più vicino a me, esattamente sul mio viso. Era assurdo averla così vicina e non poter far nulla. Così vicina, eppure così lontana. Depositò un casto bacio sulla mia guancia, e per un attimo sentii il desiderio di toccare la mia pelle in quell'esatto punto. “Ti voglio bene, fratellone.” Disse, per poi uscire dalla mia camera e dirigersi nella sua. E quelle parole facevano male. Più di qualsiasi altra botta in testa.

 

 

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Salve ragazze :)
Spero che questo primo capitolo vi piaccia,
fatemi sapere cosa ne pensate lasciando una recensionsione, se volete!

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