Si alzò in piedi dolorante, massaggiandosi la schiena e togliendosi la terra dai vestiti. Solo allora si accorse del luogo in cui Kaionhaténion l'aveva portato: una pietrosa conca popolata da linci e disturbata soltanto dallo scrosciare gentile di un magro ruscello, che attendeva di essere ingrassato dall'imminente temporale.
Connor sorrise di fronte all'arguzia del ragazzo: era in trappola. E Kaionhaténion doveva saperlo bene, visto che scese dall'albero senza alcuna fretta.
Gli si parò davanti con un sorriso beffardo in volto, e lo spinse contro la roccia bagnata.
"Sei troppo lento, Ratonhakè:ton".