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Autore: Berenice88    17/08/2013    2 recensioni
Oscar e Andrè ricevono l'ordine di partire per Parigi, sanno che dovranno sparare sulla folla o combattere con essa,ma soprattutto sanno che rimane loro poco tempo da passare insieme e per decidere del loro futuro... riusciranno i loro ingarbugliati sentimenti, sogni e ideali a venire alla luce e a prendere forma in mezzo alla polveriera della rivoluzione francese?
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Bernard Chatelet, Generale Jarjayes, Oscar François de Jarjayes, Un po' tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti
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Scusate, è la prima volta che parlo in prima persona. Sono Berenice e volevo ringraziare tutti quelli che hanno letto questa FF e che mi hanno lasciato parole tanto belle nelle recensioni. Questo è il penultimo capitolo della FF, la prossima volta, spero tra qualche giorno, ci sarà l'epilogo, e spero che sia il finale che tutti quanti vogliamo. Spero davvero che la mia Oscar vi sia piaciuta, è davvero così che ho sempre pensato che dovesse essere. Grazie Ancora. Berenice.

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Oscar notò subito il volto sorpreso di Robespierre quando non vide solo Detierre e Oscar entrare nel suo studio, ma ben sette persone, delle quali due, un uomo alto, bruno e con gli occhi color nocciola e una donna in cui riconobbe la sorella di Detierre, armati, a occhio e croce, di quattro pugnali a testa.
“Accomodatevi, vi prego.” disse Robespierre, spostando delle sedie in più che aveva in un angolo dello studio davanti alla sua scrivania.
Uscì un secondo e tornò col ragazzo che aveva funto da messaggero tra lui e Detierre. Quando tutti furono seduti, si accomodò dietro la scrivania e il ragazzo rimase in piedi accanto a lui.
“Questo ragazzo si chiama Bertrand Artemie Gallimard ed è messo giudiziario eletto dal tribunale stesso che ha processato Oscar. E' stato regolarmente investito della funzione di contrattare, me presente, la proposta esecutiva emessa in forma privata dalla giuria in quanto rappresentante della pubblica accusa.”
Dopo aver letto le poche righe della formula che doveva aver scritto qualche giorno prima, alzò gli occhi dalla scrivania guardando uno ad uno i presenti. Oscar notò gli occhi di Robespierre che scandagliavano quelli color nocciola dell'uomo armato dallo sguardo attento, quelli di ferro di Detierre con l'aria perennemente arcigna, quelli di sua sorella, una fanciulla dal viso incantevole ma della stessa ferrea pasta del fratello, che si dimostrava nel suo sguardo duro e metallico, quello di.. Andrè, il suo unico occhio verde che sembrava vedere direttamente l'anima di chiunque lo fissasse, i propri occhi azzurri, dove Oscar sentiva le retine bruciare per la disperazione della sua innocenza e la volontà di provarla a tutta la Francia. Infine Robespierre incontrò lo sguardo dai colori scuri e preoccupato di Bernard che vagava da lui alla moglie Rosalie, seduta alla sua sinistra, i cui occhi blu brillavano di ansia.
“Credo anche di dovermi scusare...” aggiunse Robespierre abbassando infine lo sguardo “se stasera qualcuno di voi ha pensato che fosse meglio venire armati è di certo colpa mia che non ho saputo frenare la foga di Saint-Just quando avrei dovuto...”
“In effetti...” borbottò Detierre.
Oscar notò il gioco di sguardi che intercorse per appena un istante tra Robespierre e Detierre. La vecchia rivalità non doveva essere mai morta.
“Comunque, vi leggo qui la sentenza proposta dalla giuria,” continuò, passando al plico che aveva sulla scrivania “Dopo esaminate le prove, in particolar modo le testimonianze della cittadina Oscar Francoise, degli ex soldati della guardia metropolitana Alain de Soisson e Jean Goudrot e aver esaminato e ritenuto autentico il taccuino di Lucien de Montilian presentato come prova di innocenza dell'imputata, proponiamo l'assoluzione completa dell'imputata dalle accuse mosse da Lucien de Montilian e perorate dall'avvocato Saint-Just.'”
Appena finito Robespierre lasciò cadere gli occhialetti da lettura sopra il piano della scrivania e rimase in silenzio. Oscar era allibita.
“Vorresti un applauso Maximilien?” sbottò all'improvviso Detierre, “Tutte queste quadriglie pubbliche e isteriche di Saint-Just e poi neanche puoi lasciare che questa donna venga pubblicamente scagionata?”
Oscar sentiva il cuore battere all'impazzata come mai prima. Sentiva tutto il corpo paralizzato e la voce dell'avvocato era l'unica cosa che desse forma alle sue emozioni.
“Cerca di capirmi Alfonse,” disse con calma Robespierre “Saint-Just è stato uno dei rappresentanti del terzo stato che più ha voluto questa rivoluzione e ora ha un immenso potere. Accusarlo pubblicamente sarebbe l'inizio di un'altra guerra civile e io non voglio che questo accada.”
“E così preferisci tenere quel degenerato alla guida di Parigi!?” gridò Detierre battendo il pugno chiuso sul piano della scrivania, facendo sobbalzare il plico di Robespierre.
“Si, Alfonse,” riprese, più accorato stavolta, Robespierre “a Parigi, agli occhi di tutto il mondo. Ha già tremato di terrore quando abbiamo conferito sulla sentenza. Io credo nella rivoluzione e credo in lui come rivoluzionario e stare sotto gli occhi di tutta Parigi e di tutta Europa è l'unica cosa che potrà spingerlo a fare il meglio per il suo paese e a non cedere più agli interessi personali. Io credo in lui, Alfonse, e so che può fare grandi cose per la Francia.” gli occhi di Robespierre brillavano, erano fuoco, erano bellezza, Oscar vide per un istante, tutte insieme, le idee di uguaglianza e giustizia che avevano trascinato la Francia alla rivolta, vide una passione tanto grande da fare paura.
“E allora, cosa proponi per questa ragazza che è stata insultata in tutti i modi e pubblicamente dal tuo compare? Anche a lei un posto sotto i riflettori di Parigi? Non credo che lui la lascerebbe in pace neanche se si facesse monaca di clausura in una foresta africana.”
“Qualcosa del genere...” mormorò Robespierre.
“Che cosa vuol dire tutto questo? Non potete giocare con le nostre vite, non è per questo che abbiamo rovesciato un paese, la sua monarchia e tutti quelli che la sostenevano.” involontariamente Oscar si scoprì ad alzare la voce, mettendo a tacere i due. “Qui si tratta di qualcosa di più importante della mia innocenza, signori,” proseguì incredula del fatto che le sue corde vocali sembravano funzionare autonomamente rispetto ai moti della sua volontà “se tutti sapranno della mia innocenza, sapranno anche che io e i miei soldati abbiamo difeso il popolo, che nessuno di noi è così sciocco da permettere che sia un essere umano e non un'idea a guidarli. Capite Robespierre?”“Capisco Oscar,” disse lui, sostenendo il suo sguardo, sorridendo appena, “ed è proprio qui che arriva la mia proposta... orbene, so che voi avete un legame particolare con Arras,” continuò animato “la città da cui io stesso provengo, e sono giunte voci di alcune rivolte contadine verificatesi dopo il 14 luglio proprio ad Arras che hanno provocato la morte di quattro nobili locali, parlo dei conti di Monserre e dei fratelli Robert Anton e Donatienne Courbon-Jannot, baroni di Compelle. So che li conoscevate Oscar, e so che sapevate che erano tra i peggiori tiranni delle terre di Arras, e che nell'inverno del 1769 la contessa di Monserre e Donatienne di Compelle fecero anche fucilare in una caverna diciotto bambini, figli dei contadini loro servi, perché questi si erano lamentati della carestia, dicendo che con diciotto bocche in meno da sfamare la carestia non c'era più.”
“Ricordo queste persone.” disse Oscar fredda, a sguardo basso... ricordava le facce crudeli dei quattro nobili che avevano sempre irriso lei e l'incapacità di suo padre a generare un figlio maschio.
“Bene Oscar, ci tengo a rassicurarvi che il palazzo che era di vostro padre non è stato toccato. Per quanto severi coi contadini i conti Jearjais sono sempre stati rispettati, e sono gli unici che presero posizione per il misfatto del 1769 mettendo a disposizione alcuni soldati del generale per indagare sull'assassinio. Ricorderete bene che all'inizio fu detto che i bambini erano stati rapiti e uccisi dai briganti, e che solo grazie a vostro padre scoprimmo che le pistole usate appartenevano ai baroni di Campelle. Ma fatemi arrivare al punto... allora, dopo la rivolta dei contadini, alcuni briganti e facinorosi hanno approfittato del malcontento contadino e stanno cercando di razziare i territori attorno Arras. Quello che vi propongo Oscar è di andare voi, investita dell'autorità del governo rivoluzionario di Parigi, come prefetto della città, di debellare i briganti e spiegare ai contadini e ai nobili rimasti della città la situazione qui a Parigi, di modo ché gli animi del popolo si tranquillizzino, i privilegi nobiliari delle famiglie decadano senza creare ulteriori scontenti, e la situazione ritorni in ordine. Questo vi chiedo Oscar, di portare la rivoluzione giusta anche nella mia patria, anche perché so che la amate profondamente anche voi.”Oscar rimase di nuovo inebetita per un attimo, Detierre a bocca aperta. Andrè era impallidito.
“Oh Oscar... non so cosa dire.” mormorò Rosalie, poi tirò un sospiro di sollievo e si rilassò sulla sedia, stringendo la mano del marito.
“So che non potrei affidare a nessun altro un compito del genere,” riprese Robespierre, “e inoltre, appena avrò vostre notizie sul fatto che ad Arras è tutto tranquillo, renderò pubblica la vostra innocenza.”
“Accetto.” disse d'istinto Oscar. Sentì tutti tacere. Dopo un momento l'unico a riprendere a parlare fu proprio Robespierre: “E' sottinteso che potete e dovete portare con voi per il compito alcuni dei vostri uomini, pensavo di nominare assieme a voi un viceprefetto, Andrè Grandier, e due sottoprefetti a vostra scelta.” Concluse, poi abbassò gli occhi sul plico della scrivania di nuovo, sfogliando con le dita alcune carte e poi rialzando lo sguardo su di lei. Oscar notò gli occhi sofferenti dell'uomo, la passione di poco prima lasciava il posto ad una tacita supplica “Queste sono le mie scuse Oscar, spero che nella terra che tanto amate possiate riportare la pace e trovarla voi col vostro compagno. Stiamo... stiamo già lavorando a sostituire il codice borbonico, ma intanto vi ho... vi ho, ecco, fatto preparare una dispensa del tribunale rivoluzionario per la legge sul matrimonio...” disse tirando fuori una carta con un timbro del municipio e la firma di Bailly e porgendogliela, “potrete sposare chi vorrete Oscar.”
“Primo, la mia cliente non accetta niente senza consultare il suo avvocato,” borbottò Detierre, infastidito, prendendo in mano il foglio “secondo, che diamine di rassicurazione abbiamo che quel pazzo del tuo campare non torni a rompere l'osso del collo a lei, a me, o a te per questa tua brillante idea?!”
“Avete una missiva di sicurezza riservata scritta da me come consigliere del governo rivoluzionario, dal sindaco di Parigi Bailly e dai consiglieri Danton e Marat, con la rassicurazione che ogni rivalsa di Saint-Just verso la cittadina Oscar Francois o uno degli implicati del processo verrà punita con la carcerazione istantanea di Saint-Just. Mostra la lettera, Bertrand.”
Bertrand tirò fuori dalla cartella che teneva sotto braccio una copia della lettera, sigillata col simbolo di Parigi e indirizzata a Saint-Just, e una non ancora sigillata ma firmata in calce da Bailly e dai consiglieri che Robespierre aveva nominato. Detierre gliela strappò dalle mani, leggendola avidamente e soppesando quasi con gli occhi la validità che poteva avere.
“Bene, la mia cliente accetta.” disse asciutto, “Ma quella lettera sigillata la porta il messo giudiziario accompagnato da mia sorella e da Armand. Non voglio avere dubbi sul fatto che arrivi a destinazione, chiaro?”
Robespierre annuì, e dopo un lungo momento disse: “Prendi nota Bertrand. Oscar Francoise accetta la proposta del consiglio rivoluzionario.” Dopo che il ragazzo ebbe scritto sulla carta
protocollata, si eclissò dalla stanza, seguito da Marinelle ed Armand.
Infine Robespierre sporse la mano a Detierre. Detierre si alzò pesantemente dalla sedia e la strinse. Gli occhi grigi fissarono a lungo quelli di Robespierre, in una presa senza scampo. Qualcosa del genere non doveva ripetersi più. Questo il loro muto messaggio.
“Anche stavolta hai vinto, Alfonse.” mormorò Robespierre.

 

Quando la stanza si fu svuotata, con un campanello Robespierre chiamò il suo segretario personale, che arrivò con uno scrittoio.
“Scrivi tre copie di questo che sto per dettarti Nicolas, una a Bailly, una a Marat e una a Danton. 'La cittadina Oscar Francoise ha accettato la nostra proposta e partirà a breve per Arras non appena avrà nominato i suoi sottufficiali. Dopo che saranno state sbrigate le pratiche per chiudere definitivamente il suo caso e proteggerla adeguatamente da ritorsioni, tutti i documenti di nascita, regolamentazione, giuria e processi previsti per il tribunale in chiusura dovranno essere distrutti. La storia dovrà dimenticare che un tale abominio sia mai esistito, e la nascita tra qualche tempo di un tribunale più competente e meglio regolamentato ne rimpiazzerà le funzioni. Firmato cittadino Maximilienne de Robespierre.' Scritto?”
“Si signore.”
“Bene, spediscile prima che il sole sorga di nuovo.”

La porta si chiuse piano dietro le sue spalle, Andrè l'aveva lentamente accompagnata e aveva fatto scattare delicatamente il chiavistello, come sempre.
Oscar aveva tolto la giacca e la aveva posata sulla sedia di legno che stava accanto alla porta, senza dire una parola. Si ritrovarono fianco a fianco, si fissarono per un lungo istante.
Andrè sembrò fulminarla con lo sguardo.
“Cosa c'è André?” chiese.
“Non riesco a credere che tu abbia accettato Oscar...”
“Ma perché?”
“Non capisci? E' solo un modo di farti sparire, non dirà mai che sei innocente per non far sfigurare il suo compare. Il solo motivo per cui Detierre ti ha fatto accettare è perché ha avuto rassicurazione del fatto che non corri pericoli ad Arras.” disse, il suo occhi verde la guardava intenso, iroso.
“Credi che non lo sappia?! Ma questo è quello che crede Robespierre. Ho capito che tipo di persona sia Detierre e non rinuncerà a far sapere la verità se Robespierre volesse insabbiarla.”
“Credi davvero che ce la farà?”
“Lo so.”
Andrè abbassò un attimo lo sguardo, Oscar portò la sinistra sulla sua guancia, accarezzandola con tocco leggero.
“Arras André... appena ho realizzato ciò che Robespierre diceva ho subito pensato a noi, al nostro futuro, resteremo insieme a fare quello in cui crediamo per la Francia e resteremo insieme per vivere insieme la nostra vita. Andrè, niente più nascondigli, io, te, una semplice cerimonia nella chiesa attorno a cui giocavamo da piccoli. Io diventerò tua moglie, tu mio marito e vivremo nel luogo dove siamo stati felici fin da bambini.” continuò, sfregando il pollice sulle sue labbra e sorridendogli. Appena lo vide alzare gli occhi non gli diede tempo di replicare, avventò la bocca sulla sua, baciando quelle labbra morbide, amate. Non gli diede tempo di fermarla, o di fargli formulare proteste, cercò di infondergli il suo entusiasmo, i suoi sogni che sembravano volersi realizzare tutti in una volta. Voleva portarlo ad abitare nel suo sogno che si ricongiungeva con la realtà fino a poco prima così avversa.
Le braccia di Oscar lo strinsero fino a lasciarlo senza fiato e lo costrinsero ad indietreggiare fino al letto, dove caddero tutti e due, senza fiato, e lui fu risucchiato anche in quel sogno, senza alcuna possibilita' di essere infelice.

 

  
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