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Autore: Wherethestarsborn    18/08/2013    0 recensioni
Un amore passato. Il desiderio di esplorare il mondo. Un sogno ricorrente. Un incontro proibito. Il viaggio verso un luogo in cui ognuno nasconde un segreto... il destino di Violet sta per avverarsi.
Genere: Fantasy, Sovrannaturale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Scolastico, Sovrannaturale
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Prologo (come tutto è iniziato) :
 
Violet sedeva composta sopra una pietra nera e fredda. I suoi occhi guardavano in basso e delle calde lacrime scendevano silenziosi da essi, l’unico segno della sua tristezza. I suoi capelli rosso fuoco ondeggiavano per il tiepido venticello di quella sera d’estate.
Non è venuto pensò, aveva detto che sarebbe tornato … me lo aveva giurato! Mi fidavo di lui, era la prima persona di cui avevo una completa fiducia, oltre la mia famiglia …
Un singhiozzo involontario uscì dalla sua bocca e lei si affrettò a coprirlo con un colpo di tosse, mentre le lacrime continuavano a scendere. Nonostante il suo bel  viso fosse tutto bagnato, lei non si asciugava le lacrime, ma le lasciava scorrere liberamente, sfogandosi. Come se le lacrime fossero piccole perle nell’infinità dell’universo.
Persa com’era tra i suoi pensieri, non si accorse che una figura minuta si era avvicinata.
- Violet perché stai piangendo? –.
 disse in tono di rammarico una voce di bambina.
Violet alzò lo sguardo sul volto di quella dolce bimba innocente, la stessa bambina che un tempo era stata. Capelli rossicci, naso piccolo, lentiggini e occhi luccicanti erano tutte caratteristiche tipiche della sua famiglia.
- Marie – disse stupita costringendosi a tenere la voce ferma, - cosa ci fai qui? – la sua voce era carica di rimpianti e nonostante amasse sua sorella, in quel momento desiderava solo restare da sola a compatirsi per il suo destino crudele.
- Mi dispiace, non volevo disturbarti … ma è così tardi e la mamma stava iniziando a preoccuparsi che ti fosse successo qualcosa e allora io ti sono venuta a cercare. – si sedette accanto alla sorella – Immaginavo fossi nella grotta, di solito è qui che ti rifugi quando c’è qualcosa che non va. Qual è il problema sorellina? -.
E mentre Marie le fece una domanda, l’ anima e la mente di Violet tornarono indietro nel tempo.
Fu quando avevo tredici anni che arrivò il forestiero, nel nostro piccolo villaggio. Mi ricordo tutto come fosse ieri. Mia mamma stava cucinando per l’arrivo di ospiti a pranzo. Mio padre come in tutti i giorni era in mare a pescare insieme agli altri pescatori. Era un periodo di crisi, anche se mia madre non lo avrebbe mai ammesso. Io, mia mamma, mio papà e i miei tre fratelli abitavamo in una casetta proprio sopra la scogliera e da bambina io fantasticavo che fosse abitata da spiriti magici che mi avrebbero tenuta al sicuro dal forte vento di quella stagione. Tutte cavolate ovviamente, anche se la casa molto spesso oscillava pericolosamente. Fu proprio quel giorno che i pescatori avvistarono il corpo di un ragazzo in mare. Lo tirarono fuori dall’acqua i pescatori, carichi di preoccupazione. Fortunatamente il suo cuore batteva di nuovo ed era ancora vivo! Sembrava impossibile che fosse sopravvissuto alla forte tempesta di quella notte. Tutti ne furono entusiasti quando lo conobbero e mio padre stesso lo ospitò qualche giorno a dormire da noi. Lo conobbi quella sera a cena, quando mio padre ce lo presentò. Io ne rimasi abbagliata. Quel ragazzo era assolutamente bellissimo: occhi azzurro limpido, capelli biondi sbarazzini e un sorriso talmente bello da far venire le farfalle nello stomaco. Non ci parlammo molto durante l’ora di cena, ma subito dopo lo incontrai in corridoio. “Ciao” gli dissi stupidamente, guardando i suoi occhi azzurri farsi splendenti. “Buonasera Violet, che bella sorpresa incontrarti di nuovo. Speravo di rivederti, sai … tua madre è un’ottima cuoca. Era tutto buonissimo, anche il polpettone di carne era un tantino … esplosivo!”. Scoppiammo a ridere di gusto e così cominciammo a fare conversazione. Parlammo del più e del meno fino a quando, allo scoccare della mezzanotte William (si chiamava così il ragazzo), tornò nella camera degli ospiti, non prima di avermi dato la buonanotte. Quel giorno –anche se avevo solo tredici anni- mi resi conto di provare qualcosa di forte per William, qualcosa che poteva assomigliare all’amore. In quei giorni lo conobbi meglio e una sera raccolsi tutto il mio coraggio e mi dichiarai a lui. “William, so che ti sembrerò solo una sciocca ragazzina di provincia, ma volevo dirti che … forse mi sono innamorata di te”. William rimase in silenzio e io stavo quasi per scoppiare a piangere dalla frustrazione. “Violet, anche tu mi piaci molto e con te sono tanto felice, ma tra due giorni dovrò tornare a casa mia, che è molto lontana da qua. Mi dispiace tanto, io vorrei restare è solo che non posso. Ti prometto che il giorno del tuo sedicesimo compleanno verrò a prenderti e non ti lascerò mai più”. Fu così che mi promise l’impossibile e poi mi baciò una guancia.
Violet tornò di colpo in sé. Era addolorata e le mancava da morire William.
  • Mi dispiace Marie di aver fatto così tardi – disse guardando la parete ruvida della grotta, – ma lo stavo aspettando e lui … non si è presentato. Me lo aveva promesso e ora, ora … – un’altra lacrima le sfuggì da un occhio.
  • Stai parlando di William, vero? Quel ragazzo di cui ti eri innamorata qualche anno fa … - qualcuno da dietro la interruppe.
  • Violet – disse dolcemente una voce che entrambe conoscevano, - hai fatto tardi questa sera – una donna sulla quarantina gli sorrise, - Marie forse è il caso di andare a dormire, domani ci aspetta una dura giornata.
La figlia minore annuì e si allontanò nella notte.
La madre di Violet rimase qualche minuto in silenzio.
  • Ora capisco perché questo è il tuo luogo preferito … c’è così tanto silenzio qui - .
  • Hai ragione, mamma …-.
  • Come ti senti Violet? Voglio la verità, non una bugia.
  • Sto malissimo mamma. Ero davvero sicura che sarebbe venuto e mi avrebbe portato a esplorare il mondo ed ora non ho niente. Mi sento così sola! – si prese la testa fra le mani.
  • Mi dispiace davvero, tesoro. Vorrei poter fare qualcosa per te, ma purtroppo non posso fare niente. L’unica cosa che posso fare, anche se mi addolora molto, è lasciarti andare per la tua strada – disse la donna sorridendo alla figlia.
  • Cosa intendi dire mamma? – chiese Violet alzando lo sguardo sulla donna.
  • Puoi partire e andare a vivere la tua vita. Ho risparmiato un po’ di soldi in questi  anni e ti donerò volentieri la tua parte.
  • Oh, mamma! Grazie mille! Giuro che non te ne pentirai! -.
In quella sera d’Estate, il destino di Violet sembrava segnato.
 
  
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