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Autore: Lia483    18/08/2013    3 recensioni
Sapeva, però, che ciò che l’aveva svegliata quella notte non era la mancanza di Eragon.
Oh sì, le mancava sempre, ma ora era un altro il Cavaliere che voleva.
L’unica cosa che le aveva permesso di non impazzire quando era prigioniera di Galbatorix, che le aveva dato la forza quando essa era venuta meno, che… le aveva preso il cuore quando era più vulnerabile e con tutto il suo consenso.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castigo, Murtagh, Nasuada
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chiaro Di Luna




Ancora quegli stupidi incubi.
Ma perché non mi lasciano in pace??
La regina suprema di Alagaësia si alzò dal proprio letto, scossa da brividi che non erano di freddo.
Si guardò intorno nella sua camera regale, poi indossò una vestaglia ed entrò nel proprio studio.
Sentiva i respiri lievi di Elva e Farica, la sua cameriera, nell’altra stanza, ma cercò di non svegliarle, anche se due chiacchiere con la bambina sarebbero state l’ideale per riposare bene.
Uscì nel suo piccolo giardino privato e si sedette sul bordo della fontana al chiaro di luna.
Era stanca.
Da quando Eragon se ne era andato, Nasuada era sempre più stanca.
Molti degli incarichi del Cavaliere erano passati a lei e solo ora ne capiva il peso gravoso.
Le sarebbe servito qualcuno di altrettanto forte per poter andare avanti.
Sapeva, però, che ciò che l’aveva svegliata quella notte non era la mancanza di Eragon.
Oh sì, le mancava sempre, ma ora era un altro il Cavaliere che voleva.
L’unica cosa che le aveva permesso di non impazzire quando era prigioniera di Galbatorix, che le aveva dato la forza quando essa era venuta meno, che… le aveva preso il cuore quando era più vulnerabile e con tutto il suo consenso.
Strinse le braccia intorno alle gambe.
Forse riusciva ad ammetterlo solo a se stessa, ma lui le aveva fatto provare un’emozione di cui quasi non conosceva l’esistenza, o meglio a cui non credeva che una regina potesse aspirare.
Le regine non potevano fidarsi di nessuno, erano sposate con il loro paese e il loro popolo.
Ma Nasuada conosceva Murtagh, sapeva che a lui non interessava arrivare al potere attraverso lei.
Come Cavaliere era già più potente di chiunque altro.
Per questo, se mai avesse voluto sposare una qualsiasi persona, avrebbe scelto lui, il suo Cavaliere rosso.


Fu quando ormai stava per appisolarsi lì su quella panca di pietra che un battito d’ali sovrastò il silenzio della notte.
Guardò in alto, verso il cielo, perplessa.
Arya era lontana in missione, quindi non poteva essere il suo drago.
Ed Eragon era più lontano di chiunque altro.
Il cuore osò suggerirle un nome, ma lei non si sarebbe mai messa a sperare in una cosa così impossibile.
Le avrebbe solo fatto del male.
E non voleva soffrire ancora.
Quando, però, un enorme drago rosso si posò davanti a lei e una figura ammantata scivolò a terra, il cuore prese a batterle forte, troppo forte.
Ma la prima frase che le uscì non fu una delle più cordiali. “Si può sapere come hai fatto a superare barriere, sentinelle, soldati e altro ancora???”.
“Conoscere la Parola ha i suoi vantaggi” mormorò una voce profonda e di nuovo il cuore di Nasuada sembrò scoppiare nel suo petto.
La figura si tolse il cappuccio, rivelando i lunghi ricci scuri che ricordava e il viso forte e virile che sognava tutte le notti.
Un sorriso piegò le sue labbra. “Beh, questo è tutto ciò che devi dirmi dopo cinque anni?”.
Di colpo Nasuada perse tutta la sua precedente regalità.
Dopotutto Murtagh l’aveva vista in tutti i modi, sia al massimo della potenza come capo dei Varden che martoriata e sofferente o sull’orlo della pazzia.
Ma non l’aveva mai vista nella propria normalità.
Si lanciò tra le sue braccia tanto in fretta che Castigo, il drago del Cavaliere, ebbe uno scatto, sbuffando.
Murtagh la strinse tra le braccia, accarezzando i capelli scuri e annusando il suo dolce profumo.
Barzul, quanto gli era mancata!
Non aveva pensato ad altri che a lei mentre era stato via.
Lui e Castigo erano cresciuti molto, avevano imparato a conoscersi davvero e a comprendere appieno chi fossero e cosa volessero fare della propria vita.
Nasuada alzò il viso scuro, scintillante di lacrime e gli accarezzò la guancia. “Sei tornato”.
Lui sorrise di nuovo, con quel sorriso un po’ accattivante, malandrino, ma bellissimo. “Sono tornato per te, come ti avevo promesso”.
“Quasi non ci credevo più” mormorò lei con voce sommessa, strofinando le guance contro il petto muscoloso.
Murtagh le prese il viso. “Non devi mai dubitare di me. Mai, Nasuada. Io ci sarò sempre per te”.
Lacrime salate e rese argentate dal chiaro di luna scesero lungo il pallido viso di lei e lui le raccolse con le labbra.
Poi la sua bocca scese su quella di Nasuada, facendola irrigidire.
Non aveva mai ricevuto alcun bacio, ma era felice che fosse lui il primo. E unico.
Si sciolse contro di lui e lo afferrò per il mantello, tirandolo a sé.
Si baciarono ancora e ancora, poi, mentre si sdraiavano tra l’erba, un’ala di Castigo li nascose al mondo, mentre un pallido raggio di luna illuminava Alagaësia.




FINE.
  
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