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Autore: Marauder_    18/08/2013    0 recensioni
Il piccolo Oliver era un buono a nulla.
Il piccolo Oliver viveva nell'ombra di suo fratello.
Il piccolo Oliver non avrebbe mai immaginato che presto avrebbe scoperto qual'era il suo vero talento..
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Oliver Wood/Baston
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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Oliver Baston e il Quidditch

 

“Sei proprio un buono a nulla! Se porti a casa dei voti simili da una scuola normale, come pensi di riuscire a venirne fuori da Hogwarts il prossimo anno?” Aveva urlato la mamma di Oliver dopo aver preso la pagella che il figlio teneva nascosta dietro alla schiena.

“Non riesco proprio a capire, tuo fratello era così bravo alla tua età ed ora è il migliore della classe in quasi tutte le materie! E' addirittura un prefetto! Che cosa abbiamo sbagliato con te, eh?”

Il povero Oliver scappò in camera, prima di dover sentire anche la ramanzina del padre che stava per tornare dal lavoro.

“E' sempre la stessa storia” Sospirò Oliver “Trevor di qua, Trevor di là, lui è perfetto, dovresti prendere esempio.. Cosa devo fare, Sonny?” Chiese al suo piccolo gufo grigio.

In risposta, quello gli becchettò affettuosamente la mano e tubò vivacemente.

“Io non capisco, tutto quello che sa fare Trevor è essere bravo a scuola, non mi sembra niente di così speciale..” Proseguiva Oliver.

Intanto, ecco che si avvicinavano anche i passi del padre alla porta della camera.

“Mi ha già sgridato la mamma, tranquillo!”

“Ma no Oliver, dai posso entrare?” Aveva serenamente chiesto il padre.

Oliver grugnì una specie di sì.

Alohomora” Sussurrò il padre, e la porta si spalancò.

“Sai com'è la mamma, esagera sempre.. E la scuola le sta fin troppo a cuore! Sai anche io non ero per niente bravo alla tua età, ma dopo, quando ho iniziato a frequentare Hogwarts.. La magia non è noiosa come la scuola normale, vedrai che ti piacerà, ti appassionerà e diventerai anche più bravo di tuo fratello! A me è successo così.”

“Grazie papà, adesso però vallo a dire alla mamma!” Rispose Oliver ridendo, ora molto più sollevato.

 

Ben presto tutti si dimenticarono dell'infelice pagella del bambino, forse perché era arrivata quella di Trevor a distrarre i genitori.

Comunque, quell'estate passò molto in fretta, probabilmente perché erano tutti concentrati a trovare libri, bacchetta, divisa e tutto ciò che sarebbe servito a Oliver nell'anno a seguire a Hogwarts.

Nonostante le passate esperienze di Trevor consentissero ai genitori di possedere una certa dimestichezza nel trovare le cose giuste nei posti giusti, tutti erano un po' agitati.

Tutta la famiglia continuava a dare consigli ad Oliver; tutti avevano raccontato almeno quattro volte com'era stato il loro primo anno nella scuola di magia.

Oliver sembrava il più tranquillo di tutti, anzi non vedeva l'ora di dimostrare a tutti che suo padre aveva ragione: anche lui se voleva poteva ottenere ottimi risultati.

 

In un attimo il primo settembre arrivò ed era ora di partire.

I signori Baston accompagnarono i figli alla stazione di King's Cross, li salutarono e finalmente il treno partì.

Oliver sapeva già cosa aspettarsi: Trevor gli aveva già raccontato molte volte come venivano tradizionalmente accolti gli alunni del primo anno.

L'attraversata del lago con Hagrid, il benvenuto della professoressa McGranitt, lo smistamento del cappello parlante (Baston Oliver: Grifondoro!).

 

Le lezioni cominciarono e proprio come aveva detto suo padre, si rivelarono molto più interessanti di quelle che Oliver aveva fatto fino all'anno prima.

L'ora più bella di tutte però, fu quella con Madama Bumb, l'insegnante di volo.

Gli studenti di Grifondoro e Tassorosso si erano riuniti nel prato, vicino ad un enorme stadio che Oliver immaginava fosse quello di Quidditch, uno sport di cui sapeva solo grazie ad un articolo sulla Gazzetta del Profeta letto qualche anno prima; in casa sua nessuno parlava mai di sport o di niente di diverso dalla scuola ed il lavoro.

Suo fratello Trevor era anzi un tipo molto gracile, non sarebbe mai stato in grado di svolgere uno sforzo fisico superiore a quello necessario a voltare la pagina di un libro.

Trevor parlava sempre male delle lezioni di volo, ogni volta che poteva si fingeva malato per saltarle.

Oliver però era molto diverso da suo fratello.

Quel giorno la lezione fu apparentemente normalissima: tutti, chi meglio chi peggio, impararono a sollevarsi da terra di un paio di metri con la propria scopa.

Oliver però si sentiva tutt'altro che normale: gli sembrava il giorno più bello della sua vita.

Non avrebbe mai immaginato che volare l'avrebbe fatto sentire così a suo agio, come se avesse appena trovato il suo posto nel mondo.

Fece davvero fatica dal trattenersi a tentare di volare più in alto di quei due metri.

Aveva provato una scarica di adrenalina incredibile e finita la lezione non faceva altro che pensare alla successiva, non vedeva l'ora che arrivasse il giovedì seguente.

Oliver passò il pomeriggio a pensare a quanto si era sentito bene, era completamente distratto, tanto che sia la professoressa McGranitt alla lezione di trasfigurazione, sia il professor Piton alla lezione di pozioni lo richiamarono più e più volte in quanto non rispondeva a nessuna domanda: sembrava in una sorta di trance.

La sera era arrivato al sentirsi male da tanto aveva voglia di riprovare le emozioni della mattina.

Quella notte, così, dopo essersi assicurato che nessuno lo vedesse, Oliver sgattaiolo fino al deposito delle scope, ne prese una e corse fuori dal castello per provarla.

Salì a cavalcioni e partì alla massima velocità, completamente a suo agio, assolutamente capace di compiere qualsiasi evoluzione, come se non avesse fatto altro in tutta la vita.

Volò sopra alle guglie del castello, dopo sopra allo stadio di Quidditch e tra gli anelli, sopra casa di Hagrid, sfiorando il terreno e ripartendo subito dopo verso l'alto.

Le scope della scuola non erano niente di che, ma Oliver era in grado di portare la sua alla massima velocità.

Un paio d'ore dopo, atterrò e corse a depositare la scopa al suo posto, senza che nessuno si fosse accorto di nulla.

 

Oliver passò le settimane successive a leggere il libro “Il Quidditch oltre ai secoli”, (l'unico libro che veramente studiasse) e a sgattaiolare fuori la sera per delle lezioni extra di volo.

Oliver era certo di aver trovato finalmente il modo di rendere orgogliosi i suoi genitori, ma soprattutto aveva trovato qualcosa in cui era più bravo di Trevor.

Sapeva che la prima cosa che avrebbe fatto al secondo anno era iscriversi alle selezioni per entrare nella squadra di Quidditch di Grifondoro.

 

Oliver riuscì comunque, anche dopo il primo anno, a rendere felici i suoi genitori per via dei suoi risultati scolastici: certo, non erano straordinari come quelli di Trevor, però erano comunque molto soddisfacenti.

 

L'anno successivo, come si era ripromesso, riuscì ad entrare nella squadra di Grifondoro.

Il capitano rimase letteralmente senza parole quando vide Oliver volare in quel modo così incredibilmente naturale: era agile come se fosse un uccello.

Per non parlare di quando provò a giocare con la pluffa: come portiere era davvero fenomenale.

La palla non riusciva nemmeno ad avvicinarsi ai tre anelli.

 

Quell'anno, nel corso del campionato, i gol subiti dal Grifondoro erano tutti stati segnati per via di un fallo o perché Oliver era caduto dalla scopa; in nessun altro caso la pluffa riusciva a trapassare gli anelli.

 

Il primo giorno d'estate dopo il secondo anno, per la prima volta nella sua vita, i genitori di Oliver quando lo videro corsero ad abbracciarlo per dirgli di essere orgoglioso di lui.

Avevano saputo del suo incredibile talento ed erano davvero felici di avere in famiglia non un genio, ma un campione.

Quell'estate Oliver la passò ad allenarsi con la scopa nel bosco (in modo da non farsi vedere dai babbani) e a guardare partite in televisione con suo padre che iniziava davvero ad appassionarsi.

Non immaginava che un giorno sarebbe diventato tanto bravo da meritarsi il ruolo di capitano della squadra di Quidditch e, pochi anni dopo, anche se pur come riserva, di entrare in una squadra nazionale.

 

  
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