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Autore: SoulThief_    18/08/2013    6 recensioni
Sono passati molti anni dalla morte dell'ultimo Re dei Pirati, e la sua regina sente terribilmente la sua mancanza; come potrebbe dire ai suoi -ai loro- figli che il padre è morto senza farli soffrire?
Dal capitolo:
"Ace è fuori di sé dalla gioia, ma Bellemer rimane insolitamente taciturna.
- Ehi… - Le carezzo i lunghi capelli arancioni - Che succede?
- Papà… - Solleva lo sguardo, e noto che ha gli occhi pieni di lacrime - Papà non c’è più perché… E’ morto, non è vero?"
Ladra di Anime
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Monkey D. Rufy, Nami | Coppie: Rufy/Nami
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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-      Mamma... Dov’è papà?
Due paia di occhioni color nocciola e nero velluto mi fissano in attesa di una risposta. Lo sapevo che prima o poi mi avrebbero posto quella domanda, ma dentro di me ho sempre sperato che questo momento arrivasse il più tardi possibile.
-      Papà… Non può tornare.
-      Perché mamma, dov’è? - Mi chiede con voce implorante la bimba.
Mi sale un groppo alla gola al solo pensiero: come posso dire ai miei figli che è… morto… senza farli stare male? Sospiro.
-      Venite qua, piccoli. - Dico con voce rotta.
Bellemer ed Ace si siedono sulle mie gambe e mi osservano, aspettando che io parli.
-      Vedete… Papà è molto, molto lontano.
M’interrompo. Credo sia stato crudele in tutti questi anni non aver mai detto nulla ai bambini di Rufy, se non mostrargli qualche foto di noi due. Le lacrime mi annebbiano la vista ed il cuore mi si stringe.
-      Mamma… - Bellemer da un piccolo scossone alla manica della mia maglietta - Cos’hai?
-      Niente piccola… E’ che il papà mi manca un sacco… Voglio farvi vedere una cosa.
Faccio sedere i bambini sul letto e mi dirigo verso il grande cassettone di ciliegio a ridosso del muro: apro il primo cassetto -lo stesso cassetto che ho paura di aprire per non essere travolta dai ricordi e dalla nostalgia, ma che nonostante il dolore apro ogni sera, facendomi del male- ed estraggo il vecchio manifesto da ricercato di Rufy; mi risiedo fra i miei figli, e loro osservano ammirati il manifesto. Sfioro delicatamente la scritta in inchiostro nero del suo nome, ed un peso mi opprime il petto. Monkey D. Rufy: in poco tempo è passato dall’essere un perfetto sconosciuto ad essere il mio coraggioso, irresponsabile Capitano, poi una cotta da evitare, il mio ragazzo, il Re dei Pirati che mi ha scelta come sua regina, ed infine il padre dei miei figli. Poso uno sguardo carico di malinconia sulla foto: quanto ho amato quel sorriso? Quante volte è riuscito a risollevarmi il morale solo sfoderandolo? Quante volte è stato la prima cosa che vedevo quando aprivo gli occhi, la mattina? Quante volte desidero con tutta me stessa di rivederlo, anche solo per un secondo? Troppe. La risposta è troppe volte.
Ritorno bruscamente alla realtà quando una manina di Bellemer si posa sul mio braccio; chiudo gli occhi e faccio un respiro profondo per poter parlare senza essere sopraffatta dal pianto.
-      Penso sappiate chi siano i pirati, no?
-      E papà è un pirata? - Mi chiede Ace con gli occhi che brillano.
Papà è un pirata. L’uso del presente mi provoca una fitta al cuore.
-      Non solo, era il più grande di tutti i pirati! - M’impongo di parlare come se raccontassi una normale storia, ma non ce la faccio lo stesso ad evitare di parlare al passato.
-      Era il suo sogno fin da quando era un marmocchio come voi - Do un tenero buffetto ad entrambi - E pian piano, con tanta fatica, è riuscito a realizzarlo… E’ diventato il nuovo Re dei Pirati. Il precedente Re era stato Gol D. Roger, il padre del suo fratellastro, Ace.
-      Come me!! - Il piccolo si gira verso il mio volto con lo sguardo fiero, mentre si batte la manina sul petto.
-      Già, è proprio da tuo zio che prendi il nome! - Gli scompiglio affettuosamente i capelli neri.
-      Mamma… - Mi chiama Bellemer - Come hai conosciuto papà?
-      Quando lui era solo un pirata all’inizio della sua avventura, andava in giro per cercare qualcuno da arruolare nella sua ciurma: io ero la sua navigatrice.
Mi ritorna in mente la prima volta che incrociai i suoi occhi: è atterrato da chissà dove nella scialuppa accanto alla mia, e da quel momento non ho mai dimenticato quello sguardo e quel sorriso.
-      Davvero?
Scuoto la testa e strizzo le palpebre; ero di nuovo persa.
-      Sì, io vivevo in un villaggio con la mia madre adottiva Bellemer, proprio come il tuo nome, e mia sorella Nojiko; il villaggio era governato da un cattivissimo uomo pesce che mi aveva obbligata a disegnare mappe per lui, ma poi è arrivato papà e l’ha mandato via a suon di calcioni! - Ridacchio, ed è la prima volta che riesco a scherzare su Arlong. Me ne stupisco.
-      Wow, ma allora papà è proprio forte! - Esclama Ace euforico, mentre la bocca di Bellemer forma una piccola “o” di stupore.
-      Sì, papà era fortissimo… Sapete cosa facciamo? Una volta invitiamo qui tutti gli zii, così possiamo raccontarvi tutte le avventure che ci ha fatto vivere papà!
-      Anche loro erano nella ciurma di papà? Che forza!! - Ace è fuori di sé dalla gioia, ma Bellemer rimane insolitamente taciturna.
-      Ehi… - Le carezzo i lunghi capelli arancioni - Che succede?
-      Papà… - Solleva lo sguardo, e noto che ha gli occhi pieni di lacrime - Papà non c’è più perché… E’ morto, non è vero?
Rimango paralizzata, come se fosse lei a dare la brutta notizia a me e non viceversa, e non me la sento di risponderle: non voglio vederla piangere, vedere le sue guance bagnate, sentire la sua voce rotta ed i suoi singhiozzi. Anche perché se rispondessi, la ferita si riaprirebbe in me, forte, prepotente. Adesso anche Ace mi sta fissando con gli stessi occhi supplichevoli, già lucidi. Una lacrima rotola giù per la mia guancia, ed annuisco con un leggero cenno del capo.
-      Papà se n’è andato tanti anni fa, prima che voi nasceste… - Piango, ed un sorriso amaro m’increspa le labbra - Era un grande uomo: forte, coraggioso, sempre allegro, con lui mi sentivo al sicuro, sempre e comunque…
Mi allungo verso il comodino e prendo fra le mani tremanti il cappello di paglia appartenuto prima a Gol D. Roger, poi a Shanks ed infine a Rufy, che ha deciso di lasciare a me dopo la sua morte. Shanks ha ritenuto inutile che il cappello tornasse a lui, ed ha insistito perché rispettassi le ultime volontà di Rufy.
-      Le ultime parole che mi ha detto sono state “Sono sicuro che sarai una mamma perfetta”, poi mi ha accarezzato il pancione dove c’eravate voi e mi ha dato un bacio… E ci ha lasciati con il sorriso sulle labbra… Dopo che se n’è andato, il suo cappello è volato fino a me, sospinto dall’aria…
Non so perché sto raccontando tutto in modo così particolareggiato ad Ace e Bellemer, ma i ricordi mi stanno travolgendo ed io non posso fare a meno di dar loro voce. Mi calo in testa il cappello, lo stesso gesto che Rufy ha compiuto così tante volte: ad Arlong Park, a Drum, a Skypea, dopo un bacio, quando ero malata, quando ero incinta posandolo sul mio pancione… Ora sto piangendo a dirotto, e sento singhiozzare anche i bambini.
-      Shhh, tranquilli… - Li abbraccio e li tengo stretti a me.
-      Mamma… - La parola è interrotta da un singhiozzo - Volevi tanto bene a papà?
-      Sì, Belle, tantissimo…
-      E lui?
-      Forse addirittura di più… E ne voleva anche a voi, nonstante non vi avesse mai visti…
Per un po’ rimaniamo a piangere, stretti gli uni agli altri per consolarci vicendevolmente; ma c’è ancora dell’altro, e sarebbe un atto meschino non dirlo.
-      Ma lui è sempre qui con noi. - Lascio i bambini, li scosto tenendoli per le spalle e batto con le mani sui loro petti, dove c’è il cuore - Lui è qui, nel nostro cuore. Ci vuole tanto bene, sapete? Tantissimo. E ci protegge da lassù. - Indico il soffitto, con l’intenzione di indicare il cielo.
-      Possiamo salutarlo?
Sorrido alla tenera domanda infantile di Ace, che si sfrega gli occhietti rossi e gonfi di pianto.
-      Certo, tesoro…
Ace e Bellemer alzano lo sguardo senza smettere di piangere e si mettono ad agitare le manine, singhiozzando frasi come “Ciao papà” o “Ti voglio tanto bene, papà”. Volgo anch’io lo sguardo verso l’alto, e stringendo con una mano la falda del cappello sussurro “Mi manchi, Rufy”. E giuro che in quel momento l’ho sentito vicino a noi, abbracciarci e dirci “Vi voglio bene. E tu, Nami, sei una madre meravigliosa. Mi manchi anche tu, amore mio”.






*piange* Come ho potuto essere così crudele?! Ho ucciso uno dei miei personaggi preferiti, distrutto emotivamente l'altro ed ho lasciato due poveri bimbi orfani di padre... *si fustiga* Comunque sia, mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate, che vi piaccia o che vi faccia schifo, mi fareste felice. Grazie mille,
Ladra di Anime talmente crudele da odiarsi da sola.
  
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