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Autore: Defiance    18/08/2013    1 recensioni
Prendete un Harry Potter e un Percy Jackson. Incrociate i loro destini, le loro vite, i loro poteri.
Dopo la sconfitta del Signore Oscuro e del Re dei Titani una nuova guerra sta per arrivare. Si stringeranno nuove alleanze. Si fonderanno due mondi. I più grandi eroi di tutti i tempi dovranno combattere, per salvare il destino dell'umanità. La più grande battaglia mai vista sulla terra sta per avere inizio.
Halfblood.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Capitolo 11
L’arma

 
“La folgore non è abbastanza potente” stava dicendo il titano Crio.
“L’Oracolo di Delfi ci ha detto che un eroe della schiera nemica avrà un’arma più potente di quella del Re del Cielo” proseguì Prometeo.
“Non possiamo permetterlo. Quindi lavorate, mostri!” ordinò Iperione.
Percy riconobbe le creature all’opera: erano i telchini, esseri primordiali abili nella metallurgia, che somigliavano tanto a delle foche con il muso di cane.
“Bene, bene. Chi abbiamo qui. È un piacere averti con noi Chirone” disse Crio.
Il semidio avrebbe voluto gridare, correre a salvare il suo maestro-centauro, che era appena stato portato nella caverna da… da Campe!
No. Non era possibile. Mostri di quella potenza ci impiegavano anni a rigenerarsi, se non secoli, nei casi di Campe e Tifone.
Campe era stata la custode nel Tartaro dei giganti centimani, quando Urano gli aveva imprigionati.
Di questi ultimi, l’unico superstite era Briareo, il migliore amico del ‘fratellino’ ciclope di Percy, Tyson.
“Dove hai spedito i semidei, Chirone?” chiese Iperione, impugnando una frusta.
“Non te lo direi nemmeno sotto tortura.” Rispose lui.
“Oh, tranquillo centauro, che avrai la tua dose di dolore” sghignazzò Crio, impugnando un’altra frusta. Poi disse “Ti conviene parlare”
Chirone serrò le labbra.
“Mmmh… hai la bocca chiusa eh? Vediamo se così ti si scioglierà la lingua!” ruggì Iperione e insieme all’altro titano, cominciarono a colpire il centauro con le fruste.
 
Percy spalancò gli occhi. Era tutto sudato. Cercò Harry con gli occhi, ma vide una fiala vuota sul suo comodino e capì che l’amico aveva preso la pozione anti-sogni.
Si alzò dal letto. Non riusciva a pensare, tremava terrorizzato, aveva le lacrime agli occhi. Avevano preso Chirone.
Uscì dal dormitorio e raggiunse la Sala Comune, che avrebbe dovuto essere vuota a quell’ora, ma non era così.
Una ragazza dai folti capelli castani dormiva sulla poltrona più comoda, un libro aperto appoggiato al petto.
“Hermione!” mormorò il ragazzo.
Lei aprì gli occhi. “Percy! Oddio che ora è? Mi sono addormentata!” esclamò. “Ehi… stai bene?” chiese avvicinandosi al semidio e notando che era pallido e sudato.
“Ho avuto un altro incubo. Hanno preso Chirone. Devo avvertire Annabeth.” Rispose lui.
“Ci penso io” disse Hermione; prese una piuma e una pergamena e cominciò a scrivere. Percy aggrottò le sopracciglia, ma poi vide che le parole si dissolvevano non appena la ragazza terminava di scriverle.
“È incantata” spiegò lei “Annabeth ha l’altra metà. È così che…”
“…vi tenete in contatto in caso di emergenza.” Concluse il ragazzo. Lei assentì.
“Ascolta Hermione. Nel sogno uno dei titani ha fatto chiaramente capire che hanno consultato l’Oracolo di Delfi. Sono preoccupati perché questo gli ha detto che uno di noi avrà un arma in grado di sconfiggere Urano.” Raccontò Percy.
“Spero non sia di nuovo l’amore” disse Harry, che aveva appena sceso le scale e aveva una faccia piuttosto sconvolta.
“Perché non vedo come possa aiutarci, stavolta” bofonchiò.
“Harry…?!” cominciò Hermione.
“Sì, ho avuto un incubo anche io. La pozione non mi risparmia più, mi impedisce solo di urlare nel sonno ormai. Hanno preso un centauro, che mi pare si chiamasse Chirone… e una ragazza riccia, Rachel.” Riferì lui.
A Percy cadde di mano il bicchiere dal quale stava bevendo.
“Ra…Rachel?” sussurrò con voce rotta.
“La conosci?” chiese Hermione.
“È una mia cara amica. È l’Oracolo di Delfi. Avrei dovuto capirlo” spiegò stringendo i pugni, omettendo però che una volta Rachel l’aveva baciato. Ma questo, lo sapeva solo Charles Beckendorf, ed era morto.
Quel pensiero lo assalì e lo rattristò ancora di più; cercò di cacciare via quei ricordi, poi Harry aggiunse “Oh, ehm… Hermione… dimenticavo… hanno un basilisco.”
Hermione impallidì.
“È quel grosso serpente che dormiva accanto all’acquario per lo spirito di Urano vero? Cos’ha di tanto terribile?” domandò Percy.
“È una delle creature più pericolose esistenti sulla terra” spiegò la ragazza “il suo sguardo uccide. Il suo riflesso pietrifica”. E lei lo sapeva bene. Ci era passata, durante il suo secondo anno ad Hogwarts.
Il semidio deglutì e mugugnò “Magnifico. Ci stanno rendendo le cose facili”. Poi chiese: “Ad ogni modo… Di quale arma stavano parlando? Cosa può essere più potente di una folgore?”.
“I-io… io ho una teoria” sibilò piano Hermione. Poi guardò Harry e gli disse: “Ma non ti piacerà”.
 
Da quando Lavanda lo aveva lasciato, Ron si era ritrovato da solo. Nessuno dei suoi amici lo trattava più come prima, per via del modo in cui si era comportato con Hermione, e il ragazzo stesso si sentiva tremendamente in colpa per quello che aveva fatto alla ragazza che amava. Si, ormai non aveva senso continuare a negarlo. Non dopo un attacco di gelosia del genere. Ron era follemente innamorato di Hermione. Così, quella mattina, prese una decisione.
“Hermione… possiamo parlare?” le chiese cautamente il rosso, mentre scendevano a colazione.
“Che vuoi?” sbottò la ragazza.
“Solo scusarmi. Ho sbagliato e sono profondamente dispiaciuto. Sono un’idiota” ammise Ron.
“Però, che occhio. Dopo anni che cerco di fartelo capire, ci sei arrivato” ribatté lei.
“Vedi Hermione...” cominciò lui. Poi trasse un respiro profondo e confessò: “La verità è che io… io sono innamorato di te e non voglio più negarlo, neanche a me stesso!”. Dopo di che, si avvicinò alla ragazza per baciarla.
Percy si bloccò sulle scale. Il suo cuore sprofondò. Ma alla vista della ragazza che si ritraeva e allontanava Ron, riuscì a riprendere a respirare.
“Mi dispiace. È troppo tardi” gli disse Hermione, e sparì dietro il ritratto della Signora Grassa.
 
Quel pomeriggio, vi era l’ultima riunione dell’ES prima di Natale.
I ragazzi avevano imparato tutti nuovi incantesimi, molto antichi, perché servivano a neutralizzare i mostri e un semplice Schiantesimo contro di loro avrebbe agito esclusivamente come una sorta di Patronus. Nessuno avrebbe mai provato ad usare l’Anatema che Uccide.
Quando i Capi-Gruppo rimasero da soli, avviarono una discussione sulla fatidica arma del sogno di Percy ed Harry.
“L’arma più potente che sia mai stata costruita è la folgore di Zeus. E noi non possiamo averla.” Stava dicendo Annabeth.
“Beh, per voi” esordì Luna Lovegood. “Per noi, l’arma più potente mai costruita, è la Bacchetta Di Sambuco, anche nota come Stecca Della Morte.”
“Quindi… ehm… ci serve… una… Folgore di Sambuco?” azzardò Ron.
“Non essere sciocco, non esiste un’arma del genere!” esclamò Dean Thomas. Il rosso sapeva essere proprio stupido a volte.
“Se la folgore non la possiamo avere, allora deve essere senz’altro questa bacchetta” evinse Clarisse.
“Qualcuno sa dove si trova?” domandò Nico.
Harry, Ron ed Hermione si scambiarono uno sguardo. Poi il primo disse: “Lo so io. Ma andrò a prenderla solo se sarò certo che l’arma che cerchiamo è quella.”
“Tu sai dov’è quella cosa e non vai a prendertela?” domandò Clarisse, sbigottita. I figli di Ares provavano un’attrazione innata verso le armi potenti e non riusciva a capire perché Potter non avesse voluto tenerla con sé.
“Quella Bacchetta porta solo guai, e morte” spiegò Harry. “Non è un buon affare averla”.
“Ragazzi…” mormorò Elena Beckendorf. Tutti si voltarono a guardarla.
“E se si trattasse del Vello D’Oro? Se lo si indossa in battaglia potrebbe guarire ogni colpo all’istante… sarebbe come essere invincibili” ipotizzò.
“Si Elena… ma… il Vello è nelle mani del nemico ormai e preghiamo gli dei che non arrivino a questa conclusione. E poi, io l’ho indossato e non rende affatto facili i movimenti. È troppo pesante.” Rispose Annabeth.
“Beh, grazie… è d’oro!” esclamò Ron.
“Ehm, Harry” si inserì Neville.
“Si?!”
“La Spada Di Grifondoro” disse.
“Assorbe solo ciò che la fortifica… ma certo! Harry il veleno del basilisco! È stata in grado di distruggere i frammenti di anima di Voldemort, quindi magari può distruggere anche lo spirito di Urano! Perché non ci ho pensato!” esultò Hermione.
“Beh, se l’arma è la Spada, lo potremmo scoprire solo in battaglia” intervenne Seamus Finnigan. “Apparirà a un Grifondoro se è lei.”
“Miei dei, che casino” sospirarono all’unisono i fratelli Stoll.
“Non ci resta che aspettare” si rassegnò Annabeth. Odiava non avere una strategia.
 
Percy osservava il giardino dalla guferia.
“La McGranitt ha fatto nevicare nei confini di Hogwarts. Dato che è protetta, e isolata dall’esterno, ha potuto permetterlo. Sembra che avremo un Bianco Natale, dopotutto” gli sussurrò Hermione, sorridendo.
“Dà speranza” aggiunse.
“Ce ne serve molta” acconsentì lui.
“Ehm… Hai saputo del… ehm.. Ballo di Natale?” le chiese all’improvviso il ragazzo, arrossendo.
Hermione avvampò. Perché cacciava quell’argomento imbarazzante?
“Oh, si” disse e poi annunciò: “Harry ed Annabeth ci vanno insieme”. Cercò di studiare il ragazzo per vedere come reagiva alla notizia: i suoi sospetti su di loro non erano ancora assopiti.
“Finalmente è riuscita a trovare qualcuno che la meriti.” commentò il semidio. Non sembrava dispiaciuto, o geloso: solo felice per la sua migliore amica. Hermione si rincuorò.
“Sembra stupido no? Organizzare un ballo quando siamo in una situazione del genere” mormorò la ragazza.
“Magari è il motivo migliore per farlo” rispose Percy; poi trasse un lungo respiro, la guardò negli occhi e disse:
“Ehm, ‘Mione… io… volevo chiederti… non è che vorresti andarci con me?”
  
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