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Autore: Ale    23/02/2008    10 recensioni
Missing Moment del settimo libro. Dopo la battaglia, Harry e Ginny si parlano al funerale...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Si posizionò dietro il leggio ed appoggiò il foglio di carta pieno di cancellature

Dedicata ad Eli, che ama tanto questa coppia.

There would be time…

Si posizionò dietro il leggio e vi appoggiò la pergamena piena di cancellature. Prese un gran respiro, ma fece l’errore di guardare verso l’adunanza e l’aria inspirata si fermò in gola. Deglutì a vuoto e le ginocchia gli tremarono lievemente nell’incontrare così tanti sguardi addolorati e, ciò nondimeno, ravvivati dall’impaziente curiosità di sentire il suo discorso.

Sentendosi il battito cardiaco nelle orecchie, valutò che doveva essere presente la maggior parte della comunità magica, senza contare giornalisti e ambasciatori di altre nazioni.

Per Merlino…

Involontariamente spostò lo sguardo verso le innumerevoli bare bianche cui si rendeva onore quel giorno e, così facendo, incrociò due occhi che ebbero il potere di non fargli più sentire le interiora attorcigliate… semplicemente perché gliele fecero scomparire del tutto. Ginny lo guardava e anche da quella distanza riusciva a notare come stesse trattenendo le lacrime.

Forza, Harry: falle vedere di che cosa sei capace!, si incitò, schiarendosi poco dopo la gola, apprestandosi a leggere il suo discorso.

Ma poi si distrasse nuovamente ed i suoi occhi vennero attratti dalla figura distrutta e piangente di Andromeda Tonks, che stringeva al petto il piccolo Teddy inaspettatamente serio e silenzioso, quasi si rendesse conto di trovarsi al funerale dei suoi genitori. Guardò i Signori Weasley, stretti nel loro dolore; guardò le lacrime silenziose che scendevano sul viso deturpato di Bill e l’abbraccio di sua moglie Fleur; osservò il braccio di Charlie posarsi sulle spalle di George, che fissava con sguardo indecifrabile la tomba del fratello; notò la smorfia di dolore sul viso di Percy, identica a quella del Signor Weasley. Il suo sguardo vagò sui presenti, su visi estranei e volti conosciuti, ritrovando in ognuno il dolore di aver perso una persona cara.

Richiuse la bocca che aveva aperto per parlare e si morse le labbra. Vide Ron ed Hermione, seduti vicini, mano nella mano, e questo gli diede un po’ di forza. Hermione gli rivolse un breve sorriso di incoraggiamento. Ron annuì col capo.

Chiuse gli occhi. Abbi in mente la cosa: le parole verranno, gli aveva detto Hermione quella mattina, quasi avesse previsto che si sarebbe bloccato ancora prima di cominciare il discorso su cui aveva rimuginato per giorni.

Quando gli riaprì, cercò il coraggio di cui aveva bisogno negli occhi di Ginny e non spostò lo sguardo finché non cominciò a parlare.

“Avevo preparato un discorso,” esordì, sollevando il pezzo di pergamena “ma in realtà non è venuto molto bene. Forse perché in un’occasione del genere non ci sono parole per esprimere il dolore di una perdita così grave. Non esistono espressioni che possano rendere la dimensione del vuoto che tutti loro hanno lasciato.” Posò lo sguardo sulle prime file e si sforzò di abbracciare con gli occhi anche il resto dei presenti. “Erano solo dei ragazzi, ho sentito dire. E io vi dico che, no, non erano solo dei ragazzi: erano eroi. Persone che non avevano una cicatrice in testa o un destino segnato, ma che hanno combattuto lo stesso con tutte le loro forze per fermare l’avanzata di Voldemort. Un brusio spaventato percorse gli astanti. Harry si accigliò. “Se ora non si deve più aver paura dell’avvento del Signore Oscuro il merito è anche, e forse soprattutto, loro. Indicò le bare bianche, che si stagliavano contro il cielo amaranto. “Erano ragazzi normali, persone comuni che si sono sacrificate per proteggere i loro cari, Auror esperti che non hanno esitato a dare la loro vita per difendere la pace. Per non dimenticare tutte quelle creature magiche che hanno combattuto con valore al fianco di chi li aveva da sempre discriminati. Si accorse dello sguardo fiero di Hermione e del vago sorriso di Fiorenzo. “È nostro dovere ricordarli e piangere la loro assenza, questo è vero. Ma non dobbiamo dimenticare che hanno combattuto per garantirci un futuro migliore. E che, per onorare il loro sacrificio, dovremo difenderlo con tutti noi stessi. Affondò nuovamente gli occhi in quelli di Ginny. “Loro ci hanno donato una seconda occasione. Impegniamoci a non sprecarla.”

Si sentiva la testa vuota, un vago senso di vertigine e di nausea. Si chiese come Silente facesse a parlare con quell’aria serena tutte le volte che doveva affrontare quel mostro dai mille occhi qual era la folla. Quando, con passo teso e nervoso, cominciò a scendere le scale che conducevano al piccolo palco, captò il primo timido applauso iniziato dai Weasley ed Hermione. Si fermò sui suoi passi e rivolse loro un sorriso, prima di venire investito dallo scroscio di applausi che diede vita al folto gruppo di presenti.

Si risedette al proprio posto come in un sogno, accompagnato dal rumore del battimani, dai flash dei fotografi e dallo sguardo di Ginny. Hermione gli bisbigliò un “Bravo!” con gli occhi lucidi e Ron gli batté una mano sulla spalla.

Quando l’applauso di spense, le bare furono sotterrate.

Era pomeriggio inoltrato quando la funzione funebre si concluse.

“Gran bel discorso, Harry. Gran bel discorso.” si complimentò il Signor Weasley con pacato affetto.

“Sì, caro. Molto… sen…tito.” singhiozzò la Signora Weasley, asciugandosi le lacrime nel grande fazzoletto color pervinca.

“Beh, in realtà non era poi un granché…” si schernì. “Soprattutto dopo quello della McGranitt…”

“Oh, no! Mi è piaciuto moltissimo!” esclamò Molly con voce spezzata, tirando su col naso.

Harry sorrise riconoscente e, un po’ esitante, l’abbracciò. La Signora Weasley si sciolse in pianto disperato, aggrappandosi al giovane Potter. “Oh, Fred…!” la udì soffocare un singhiozzo. Harry si sentì un verme per non essere riuscito ad offrirle prima quell’appoggio: tra giornalisti e Ministero non aveva avuto un attimo di tempo dopo la battaglia.

“Mancherà tanto anche a me…” mormorò, prima che si allontanassero.

I fratelli di Ron gli strinsero la mano e gli batterono le mani sulle spalle, in un gesto di affetto.

George aveva ancora l’aria assente, ma riuscì comunque ad offrirgli un sorriso tirato.

Harry tentò di scorgerla senza dare troppo nell’occhio, ma, da quando aveva concluso il suo discorso, non l’aveva più vista. Sentendosi tremendamente in imbarazzo e fuori luogo in un’occasione come quella, arrossì. “Ehm… Scusa, Bill, ma Ginny?” chiese al Weasley più vicino.

“Non saprei.”

“Ah.”

Se Bill notò il suo disappunto, non lo diede a vedere. “Le dovevi parlare?”

Harry arrossì. “Beh, io…”

“Signor Potter!”

“Una domanda, Harry!”

Potter!”

Inorridito, si voltò giusto in tempo per vedere il gruppo di giornalisti farsi strada a poderose gomitate. “Oddio, no…” bisbigliò, impallidendo al pensiero di dover rispondere per l’ennesima volta alle loro invadenti domande.

“Mettiti il mantello, Harry.” sussurrò Ron, parandosi di fronte a lui portandosi dietro Hermione che teneva per mano.

“Li distraiamo noi.” gli fece l’occhiolino Charlie che, con la sua possente corporatura, lo nascose completamente ai suoi persecutori.

Grato, Harry non se lo fece ripetere due volte: indossò il mantello, si piegò sulle ginocchia per non far notare due piedi senza gambe e si diresse il più velocemente possibile verso il lago della piovra gigante. Non si fermò finché non fu assolutamente certo di non udire più alcun brusio. Poi, si sedette pesantemente all’ombra di un albero e, sbuffando per il caldo, si tolse il mantello dell’invisibilità.

All’improvviso udì dei passi dietro di sé e poi un sussulto di sorpresa. Irritato per essere stato scoperto, si voltò per invitare l’intruso ad andarsene. L’irritazione si tramutò in stupore. “Ginny?”

Lei accennò un sorriso. “Proprio io.” Scostò lo sguardo, imbarazzata. “Posso sedermi?”

Lui le fece posto così in fretta che il mantello gli si impigliò tra le radici dell’albero e rischiò di strapparlo. “Oh. Ehm…” balbettò, ridacchiando nervosamente. “Questi mantelli dell’invisibilità si impigliano dappertutto…!” commentò, tentando invano di liberare il tessuto.

Ginny lo fissò, seria. Poi sospirò. “Dai, lascia fare a me.”

Nel tentare di aiutarlo, le mani della ragazza sfiorarono le sue. Harry alzò lo sguardo sorpreso ed incontrò quello tormentato di Ginny. In un impeto di coraggio, le prese le mani. “Ginny…”

Lei non disse nulla.

Ginny.” ripeté. “Come… Come stai?” chiese, di nuovo incerto. “No, cioè, scusa! Insomma, siamo al funerale di Fred ed io ti vengo a chiedere come stai? Sono un idiota, scusa. Intendevo dire…”

“Sto bene.” lo fermò Ginny.

“Oh. Bene. Benissimo.”

Un silenzio carico di discorsi lasciati in sospeso calò su di loro.

Harry deglutì a vuoto, sentendosi di nuovo nervoso, come prima del discorso. Abbi in mente la cosa, abbi in mente la cosa, si ripeté nella mente, osservando con la coda dell’occhio Ginny strappare fili d’erba. “Mi sei mancata.”

Lo fissò stupita. “Eh?”

“Mentre cercavo gli Horcrux mi sei mancata. Moltissimo.” confessò, stringendo quella mano che ancora teneva tra le sue. “E, da quando si è conclusa la battaglia, non ho avuto molto tempo per parlarti.

“Certo!” sbuffò ironica lei. “Eri sempre attorniato da giornalisti!”

Le rivolse un breve sorriso. “Già… Ma il fatto è soprattutto che non sapevo mai quando affrontare il discorso: mi sembrava irrispettoso nei confronti di Fred parlarti dei miei progetti futuri. In effetti, non so nemmeno se adesso sia il momento giusto…”

Entrambi rimasero in silenzio.

“Non penso che a Fred dispiacerebbe sentire i tuoi progetti. Lui ha sempre detto che sei un ragazzo fantasioso…” parlò dopo qualche istante Ginny, con voce sottile.

Il cuore di Harry batté così forte da stordirlo. Il respiro si fece più accelerato. “Voglio passare il resto della mia vita con te. dichiarò, tutto d’un fiato. Di fronte alla faccia stupefatta di Ginny, si affrettò a spiegare. “So che potrebbe sembrarti tutto troppo affrettato, ma a me sembra di aver già sprecato troppo tempo a stare senza di te. E, se tu sei d’accordo, vorrei rimediare. Il suo viso era così rosso da fare invidia ai capelli di Ron.

Ginny ancora non parlava ed Harry si fece prendere dal panico. “Insomma, se non ti va…” bisbigliò rammaricato.

Finalmente lei scosse la testa. “Non ho mai detto questo.”

Harry esplose in un sorriso radioso.

“Però ho delle condizioni.”

“Condizioni?” chiese lui, perplesso.

Lo sguardo di Ginny si fece deciso. “Se vuoi stare insieme a me, d’ora in poi non dovrai più comportarti come hai fatto finora. Non voglio essere mai più lasciata indietro mentre tu vai a fare l’eroe.”

Un moto di stizza lo scosse. “Sei ingiusta! L’ho fatto solo per proteggerti!”

“Io non sono una bambolina di vetro, Potter. Sono una strega, perdiana!” sbottò Ginny. “Tutti tendono a dimenticarsene, ma so combattere anch’io e mi sembra di averlo dimostrato.

Harry ripensò alla battaglia ed un brivido gli percorse la schiena. Deglutì e si sforzò di parlare. “So che sai combattere. So che sei una strega in gamba. Ma io ho perso troppe persone importanti e non voglio che anche tu mi lasci…”

Il viso di Ginny si addolcì. “Io non ti lascio, Potter. Ti starò così appiccicata che rimpiangerai di avermi chiesto di passare la vita insieme a te!” scherzò.

Anche Harry sorrise e l’attrasse in un abbraccio. Inspirò l’odore di fiori che gli era tanto mancato. “No, non credo che me ne pentirò mai…” mormorò, appoggiando le labbra sul collo bianco della giovane, per poi risalire e baciare quelle labbra che aveva sognato per tanto tempo.

Rimasero insieme a guardare il sole calare sul lago, tingendo acqua ed aria di rossastri bagliori. Per una volta, Harry lasciò da parte il presente e si concentrò sul futuro. Niente preoccupazioni, niente ansie, solo Ginny e la sua testa sulla spalla. Solo loro due e le infinite possibilità che si paravano loro davanti.

Non c’erano state dichiarazioni d’amore strappalacrime, ma Harry ora sapeva che avrebbero avuto tutto il tempo del mondo per farsi anche quelle, se sarebbe stato proprio necessario. Per ora, gli bastava sapere che la mano di Ginny avrebbe continuato per molto tempo a stringere la sua…

***

Scritta di notte e nei ritagli di tempo, cancellata e riscritta più e più volte perché tanto come li descrive la Rowling non ce n’è, una piccola storia su una coppia che si è fatta strada nei nostri cuori. Spero vi piaccia.

Ale

   
 
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