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Autore: Moondrop    18/08/2013    0 recensioni
C'è stato un tempo in cui le foreste coprivano quasi tutto il mondo, poi l'uomo ha cominciato a tagliare alberi in cerca di nuovi spazi da colonizzare e a costretto gli animali a ritrarsi in territori sempre più limitati. Uno di questi territori è oggi conosciuto con il nome di Boscoscuro, e quella che segue è la storia di uno dei suoi abitanti, un piccolo lupo che non ha nessuna intenzione di seguire la strada tracciata per lui...
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un giorno, nella tana più buia di Boscoscuro, Mamma Lupo diede alla luce un magnifico lupacchiotto… be’, non proprio magnifico in verità. C’era in questo cucciolo qualcosa che Mamma e Papà Lupo non riuscivano proprio a capire, ma che non gli piaceva per niente. Il cucciolo era un bel maschietto, dal folto pelo nero, il colore delle notti senza luna e senza stelle, proprio come quello del suo papà. I denti erano aguzzi e sottili, bianchi come la neve che cade in inverno sulle cime dei monti, e gli occhi… forse erano questi che rendevano “diverso” il piccolo. I suoi occhi infatti erano grandi e azzurri, ma non di quell’azzurro ghiaccio degli occhi della mamma, occhi che facevano paura solo a guardarli. I suoi occhi, gli occhi del piccolo Ugo (perché è così che si chiamava il nostro cucciolo) erano più simili al cielo di primavera, un caldo e intenso azzurro così rassicurante, ma così poco adatto ad un lupo di Boscoscuro!
E poi Ugo si dimostrò sin da subito diverso dai suoi fratelli e cugini. Loro, infatti, non facevano che litigare, mordere e ululare, mentre lui era bravo e ubbidiente, non ululava mai e gli piaceva dividere la sua merenda con gli altri (che, ovviamente, se ne approfittavano e gliela mangiavano tutta!).
Mamma Lupo non sapeva proprio cosa fare con il suo cucciolo. E sì che aveva tanti fratellini, il piccolo Ugo, uno più cattivo dell’altro. C’era Luigino, che a forza di litigare con i lupi piu’ grandi era sempre coperto di graffi e si era anche rotto un artiglio! E poi c’erano Teo e Tea, i gemellini esploratori, sempre pronti ad infilarsi in tutti i buchi che trovavano perché, dicevano sempre quei due, “non si sa mai che non ci si trovi qualcosa di buono da mettere sotto i denti”. E c’era Aldo, il più grande di tutti loro, sempre con il pelo arruffato e pronto a mordere tutti.
Sì, aveva proprio dei cuccioli meravigliosi, sarebbero diventati tutti dei lupi spaventosi e dei grandi cacciatori. Era molto orgogliosa di tutti loro… be’, quasi di tutti. Ugo proprio non riusciva a comportarsi male come i suoi fratelli. Anzi! Una volta Mamma Lupo l’aveva addirittura trovato in compagnia di un coniglietto! Sì, proprio così. Ugo era sdraiato accanto ad un coniglietto, e non l’aveva morsicato, neanche un morso piccolo piccolo!
Quella volta Mamma Lupo si era arrabbiata tanto, e dopo aver sgridato Ugo, l’aveva mandato in fondo alla tana, tutto solo e senza cena.
A Ugo dispiaceva che la mamma si arrabbiasse con lui, ma non riusciva a comportarsi come i suoi fratelli. A lui piaceva annusare i fiori, e rotolarsi nell’erba, e gli piaceva giocare con gli altri animaletti del bosco, non cacciarli. Così, un pomeriggio decise che avrebbe attaccato il primo animale che avesse incontrato. Sì, lo avrebbe morso forte forte, così la mamma sarebbe stata finalmente fiera di lui.
Prese il sentiero che attraversava il bosco, e cominciò a camminare, senza però incontrare nessuno.
Cammina cammina, era quasi arrivato ai margini del bosco e gli alberi si stavano già allargando, quando vide qualcosa muoversi in una piccola radura davanti a lui.
Lupo Ugo si nascose subito dietro un albero, pensando “ecco, laggiù c’è qualcuno. Adesso lo mordo, così la mamma sarà orgogliosa di me”.
E sporgendosi da dietro l’albero, osservò la sua preda, perché il suo papà glielo diceva sempre :
“Figliolo, prima di attaccare ricordati sempre di studiare la tua preda: così saprai sempre dove mordere, o se è il caso di lasciar perdere. Mai mordere una preda troppo grossa: potresti farti molto male”.
Certo però che un animale così non l’aveva mai visto: aveva lunghi peli del colore delle nocciole, ma solo sulla testa, che era tonda e rosa, mentre il corpo era tutto coperto di fiori colorati… ma che animale era?
Quello strano animale stava saltellando sul prato, e canticchiava una canzone che Ugo non aveva mai sentito prima. Qualunque cosa fosse, aveva proprio una bella voce…
Poi si girò a guardarlo e con quella voce dolce disse : “Ciao! Tu chi sei? Io sono Bea.”.
Ugo rimase fermo immobile, gli occhi spalancati a guardare quell’animaletto rosa. E Bea, per nulla intimorita, si avvicinò un po’. Allora Ugo, rimanendo dietro l’albero, rispose :
“Io… io sono Lupo Ugo. Ecco… sì, io sono un lupo cattivo!” aggiunse con tono deciso.
“A me non sembri cattivo” rispose Bea. E si avvicinò un altro po’.
Lupo Ugo si guardò intorno imbarazzato, poi si nascose un po’ di più dietro l’albero, e aggiunse :
“Invece sono molto cattivo, e se ti avvicini ancora io ti mordo, ecco!”.
“Non ci credo”, disse Bea fermandosi a guardarlo.
E poi sorrise.
A Lupo Ugo si sciolse il cuore guardando quel sorriso, e quasi senza accorgersene uscì da dietro l’albero.
“Ma tu che animale sei?” le chiese.
“Io? Io sono una bambina. Abito nel Villaggio ai margini del bosco” e indicò verso l’altro lato della radura con la sua manina rosa. “Ma vengo sempre a giocare qui, da sola, perché gli altri bambini hanno paura del bosco, e dicono che sono strana a venirci”.
Poi aggiunse, guardando Ugo dritto negli occhi :
“Vuoi essere mio amico?”
Lupo Ugo stava per rispondere, quando dal sentiero alle sue spalle si sentì ululare: erano i suoi fratelli che stavano arrivando.
“Scappa!” disse a Bea. E senza controllare se lei avesse ubbidito, corse verso il sentiero.
“Guarda guarda chi si vede!” disse Aldo vedendolo.
“Il piccolo Ughino-Agnellino!” cantilenarono Teo e Tea.
“Ciao ragazzi” rispose Ugo, mentre Luigino e i gemellini lo punzecchiavano con dei ramoscelli.
“Cosa fai qui?” continuò Aldo, “cerchi violette da mettere nel pelo? Tante belle violette profumate per il mio fratellino delicato. Quando lo dirò alla mamma vedrai come si arrabbierà!” E intanto aveva cominciato anche lui a pizzicarlo.
“Basta! Smettetela, mi fate male!” diceva Ugo. Ma i fratelli non gli davano retta, e ridendo sempre più forte continuavano a pizzicarlo.
“Fermi! Lasciatelo stare!” urlò una vocina alle loro spalle.
I lupacchiotti si girarono di scatto cercando chi avesse osato fermarli, e videro la piccola Bea, dritta in mezzo al sentiero, che li guardava fisso, i piccoli pugni serrati.
“Perché lo trattate così? Non vi ha fatto niente” aggiunse.
“Una bambina!” disse Luigino.
“Una bambina!” ripeterono in coro Teo e Tea.
“Una preda!” disse Aldo mostrando i denti.
Ma prima che potessero attaccarla, successe qualcosa di incredibile: con un balzo, Ugo si mise fra i suoi fratelli e Bea, mostrando loro i denti e gonfiando il pelo come non aveva mai fatto prima.
Tutti rimasero sorpresi, compreso lo stesso Ugo, che aggiunse
“Non toccatela! Lei non si tocca!” e fece un passo verso di loro.
Sulle prime, i suoi fratelli rimasero immobili: Ughino-agnellino non si era mai ribellato, non aveva mai mostrato i denti a nessuno prima… I suoi fratelli sorrisero, e dissero “sta bene, fratellino, non la toccheremo… se riuscirai a batterci!” e così dicendo gli saltarono addosso.
Per la prima volta nella sua vita, Ugo tirò fuori gli artigli e lottò contro i suoi fratelli. Era pur sempre un Lupo, e fin da neonato aveva osservato Mamma e Papà che andavano a caccia, e aveva subito gli attacchi dei suoi fratelli. Senza saperlo, aveva imparato molto sulle zuffe, e così riusc’ a difendersi meglio di quanto avrebbe mai potuto sospettare. Di sicuro, meglio di quanto pensassero i suoi fratelli, ai quali assestò dei morsi molto dolorosi, mentre la piccola Bea urlava “Attento Ugo!” e “Così, così, mordigli la zampa!” saltellandogli intorno.
Improvvisamente, una zampa enorme mise fine alla battaglia. Era la zampa di Mamma Lupo, che divisi i cuccioli urlò :
“Cosa state facendo? Combattete fra voi quando c’è una preda?” poi, guardando meglio i suoi cuccioli, aggiunse :
“Ugo? Ugo, stai litigando con i tuoi fratelli? Ma… ma come? Non hai mai voluto prima…?”
Allora Tea disse tutta d’un fiato :
“Voleva difendere la preda! Noi stavamo per attaccarla e lui s’è messo in mezzo Mamma!”
“Sì, sì, è così, voleva difendere la bambina Mamma, di-fen-der-la!” aggiunse Luigino, tutto coperto di graffi, facendo una smorfia verso Ugo.
Mamma Lupo si mise seduta, guardando sorpresa Ugo che, coperto di graffi, si era posto tra i suoi fratelli e la piccola Bea, che adesso cercava di sistemargli il pelo arruffato.
“E’ così Lupo Ugo? Stavi combattendo per difendere questo cucciolo di uomo? Mordevi e graffiavi come non hai mai fatto prima per lei?”
Ugo alzò lo sguardo sulla mamma, e lo riabbassò subito, tremante. Ma disse con voce chiara :
“Sì. Lei è mia amica. Si chiama Bea”.
Silenzio.
Ci fu silenzio dopo che Ugo disse queste parole.
Poi, con grande sorpresa di tutti, Mamma Lupo cominciò a ridere.
“Be’, figliolo. Sono molto orgogliosa di te!”.
Tutti, compresa Bea, che non sapeva se sarebbe mai tornata a casa, guardarono stupiti Mamma Lupo, che mostrava i denti forti e appuntiti ridendo di cuore.
“Finalmente hai imparato a combattere… anche se c’è voluto un cucciolo d’uomo perché ti decidessi a farlo. Vorrà dire che non le faremo nulla. Chissà che non ti venga voglia di cacciare, ora”.
E continuando a ridere, si girò e torno verso la sua tana. Confusi, anche i fratelli di Ugo si incamminarono lungo il sentiero.
Rimasero solo Lupo Ugo e Bea in quella radura.
Bea curava le ferite che Ugo si era fatto per difenderla, e Ugo leccava le sue mani.
Erano amici, Ora.
   
 
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