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Autore: NarniaWardrobe    18/08/2013    3 recensioni
Si sono conosciuti in un modo strano, se si può definire tale. Non si sarebbero aspettati, poi, di essere così simili, ma così diversi allo stesso tempo.
Jade è la metà chiara di Louis, quella buona, gentile e timida.
Louis è la metà scura di Jade, quella misteriosa, pericolosa, ma dolce allo stesso tempo.
Sono le persone che stavano cercando, le persone che possono sostenersi a vicenda.
Perfetti l'uno per l'altra.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il vento mi soffiava tra i capelli, che svolazzavano ovunque. Mi strinsi le braccia al petto, per proteggermi dal vento che proveniva dal mare. Mi appoggiai alla ringhiera di ferro, decorata, con qualche fiore ogni tanto. Appena le mie mani toccarono il metallo freddo, ebbi un fremito. I miei occhi cercarono qualche persona con cui parlare, magari anche in lontananza: la solitudine stava prendendo possesso di me.
Ero uscita di casa perchè mia madre mi stava stressando troppo, avevo bisogno di stare sola, ma, contemporaneamente, di trovare qualcuno, anche il primo passante, per parlare un po', liberarmi, magari anche piangere un po'... cosa che non potevo fare con mia madre.
Sospirai, pensando a mio padre. Lui mi avrebbe capita. Lui sapeva cosa dirmi quando stavo male, quando ero triste o ero depressa... avrei pagato per averlo al mio fianco, per poterlo anche solo sfiorare per l'ultima volta. 
Il tramonto davanti a me era uno spettacolo unico: il sole scendeva dietro al mare, creando sia in cielo che sull'acqua delle sfumature rosa, rosse e arancioni, garantendo un clima calmo e sereno.
Le mie labbra si piegarono in un lieve sorriso, non per un preciso motivo. 
Sebbene fosse agosto, la sera faceva ugualmente fresco.
Mi guardai intorno, in cerca di una panchina dove potermi sedere per rilassarmi. La trovai alla mia destra, qualche metro più lontana da me. Una volta seduta, presi i miei capelli e li spostai da un lato, quello sinistro, e sentii l'aria leggera sfiorarmi la spalla scoperta.
Accavallai le gambe ed appoggiai la schiena alla panchina verde, posizionata davanti alla ringhiera, che era proprio davanti al mare. Chiusi gli occhi, rilassandomi e passai vari minuti così, in pace.
Il cielo, piano piano, si stava facendo sempre più scuro, quindi si stava avvicinando l'ora del mio ritorno a casa, anche se stavo seriamente pensando di non tornarci per un po'.
Gli uccellini cinguettavano beati, alcuni appollaiati sugli alberi, altri mentre si libravano in volo, leggeri. Era tutto bellissimo, tranquillo, come volevo fosse la mia vita, ma, purtroppo, non lo era.
Dopo un po' sentii dei passi in lontananza, segno che qualcuno si stava avvicinando. Aprii gli occhi per controllare chi fosse, sperando che non fosse mia madre. Era un ragazzo. Occhi azzurri, castano... sì, carino, ma non lo conoscevo. Si sedette sulla panchina dov'ero accomodata io, distante solo qualche centimetro. Forse poteva essere lui la persona con cui avrei potuto parlare, ma avevo paura che pensasse che fossi pazza o cose simili... e poi ero troppo timida per parlare con un estraneo.
Lui si schiarì la voce, forse per attirare la mia attenzione. Tuttavia, io continuai a guardare il mare, non volendo incrociare i suoi occhi.
Percepii i suoi occhi su di me, il suo sorriso. Aveva l'aria di sapere che, prima o poi, gli avrei rivolto la parola.
Io abbassai lo sguardo e fissai le mie scarpe, sperando che capisse il mio disagio. 
"Ciao." il suo sorriso era incorniciato da dei capelli spettinati e da un viso angelico. 
Cercai di ricambiare il sorriso, ma non ero sicura dell'espressione del mio viso. "Ciao." sussurrai. Non riuscivo a parlare, ero troppo tesa.
"Io mi chiamo Louis." mi porse una mano, che strinsi immediatamente, per non sembrare più timida di quello che ero. 
"Io sono Jade." 
Le sue mani erano calde, avrei potuto stringerle per ore, ma dovetti mettere subito fine a quel contatto.
Mi costrinsi a guardarlo negli occhi, quei freddi, gelidi occhi, simili ad un oceano dopo una tempesta. Mi si gelò lo stomaco. Non avevo praticamente mai parlato con un ragazzo a causa della mia timidezza così forte. A volte mia madre mi rimproverava per essere sempre così silenziosa.
"Perchè sei qui tutta sola?" corrugò le sopracciglia pronunciando l'ultima parola. Perchè mi chiedeva una cosa simile? Perchè gli interessava? A nessuno interessava di me o cosa facevo, era la prima volta che qualcuno mi chiedeva il motivo di qualche mia azione.
Io arrossii, decidendo se fosse stato il caso di raccontare tutto ad un estraneo e sfogarmi, oppure fingere che non fosse accaduto niente, come sempre. 
"Ho litigato con mia madre, ma va tutto bene." cosa dovevo dire di più? Niente, era meglio rimanere zitta.
Lui si alzò e mi porse nuovamente la mano, con il palmo aperto. "Capisco" sospirò "è lo stesso motivo per cui sono qui." 
Afferrai la sua mano e mi sollevò, ritrovandomi al suo fianco. Era alto più di me di circa dieci centimetri.
"Ti va di fare due passi?" sorrise e notai le sue labbra rosee, sottili.
Annuii semplicemente, cominciando ad avanzare.
Il sole era tramontato quasi completamente, lasciando solo una piccola porzione fuori dal mare.
Il cielo era roseo, delicato.
Passo dopo passo, raggiungemmo un gazebo, pieno di rose bianche che si arrampicavano fino alla cupola. Ci sedemmo sulla panchina di marmo nel mezzo, rivolta verso un piccolo giardino pieno di gatti.
"Che è successo con tua madre?" mi azzardai a chiedergli. Volevo spostare l'argomento da me stessa, sicura che mi avrebbe fatto la stessa domanda.
Lui sorrise, tristemente, guardando a terra. "Storia lunga... a te che succede?" i suoi occhi si fissarono nei miei, bellissimi.
"E' complicato." tagliai corto. Non avevo voglia di raccontargli dei miei problemi... anche perchè mia madre, se l'avesse saputo, mi avrebbe picchiata.
"Domani ti va se ci rivediamo?" sorrise e tirò fuori dalla tasca il suo cellulare bianco, che sbloccò.
Io annuii. 
"Mi dai il tuo numero? Così ci mettiamo d'accordo." 
Ci scambiammo i numeri, per sentirci l'indomani. Ero emozionata all'idea di dover uscire con un ragazzo. Speravo solo di non essere arrossita troppo, come al solito, quando parlavo con un ragazzo.
"Allora... a domani!" si alzò, per poi chinarsi e lasciarmi un bacio delicato e dolce sulla guancia, poi se ne andò.
Forse avrei potuto vantarmi di questo con mia madre, magari sarebbe stata fiera di me, in qualche strano modo.
Io rimasi lì, con uno stupido sorriso sulle labbra ed una mano sulla guancia, ripensando al bacio.
Sospirai, perchè era ora di andare a casa, ma senza fretta, senza alcuna fretta.


READ ME.


Ho iniziato una nuova ff... spero che vi possa piacere c:
lasciate una recensione? Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate c:
Per qualsiasi cosa,
Twitter: @oneds0ngs
Tumblr: la-ragazza-dalla-pelle-bianca.tumblr.com

 

  
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