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Autore: Seehl    19/08/2013    1 recensioni
"Courf non sa niente, non sa neanche se sarà capace di cambiare, di migliorarsi, per chi ama. Perché sicuramente Ferre vorrebbe una persona seria al fianco, non un donnaiolo esuberante che si diverte solo alle feste rumorose.
.. Che poi, perché Ferre. Ovviamente intendeva dire che, quando dovrà mettere la testa a posto, dovrà farlo solo nella remota ipotesi di innamorarsi, e per giunta di un tipo come Ferre. Mica di Ferre. Ahah, no no, niente amore per Courfeyrac. Che schifo. Legarsi, negarsi la libertà di vivere, così giovane? Non è neanche ai trent’anni, non se lo merita, di perdersi tutto il meglio.
"
Courfeyrac/Combeferre, Modern!AU. Qualche borbottio sull'amore e un lieto fine per due ragazzi che, a quanto pare, hanno ancora tutta una vita per scoprirsi vicendevolmente. Forse OOC, non saprei.
Pubblicata ora in onore della settimana Courferre, che vige dal 19/08 al 25/08.
Enjoy~
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, Crack Pairing
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Come what May.

***



Affronta la scalata dei troppi scalini bianchi della sua facciata, trascinati fino a davanti alla chiesa, prendi la strada di sinistra finché non cominci a sentire il chiacchiericcio e la musica, finché non scorgi colori, gruppetti di persone ad accerchiare qualcosa, turisti che ridono e posano per un ritratto, ed eccoti: sei a Montmartre, la Corte dei Miracoli degli artisti di strada, il quartiere di Parigi che le regala colore e turisti per la sua particolarità. Montmartre è la chiesa, ma è anche tutto ciò che c’è intorno: ogni bistrot ha Montmartre dentro, ogni pittore ha Montmartre dentro, i murales fatti ovunque ti gridano arte, le musiche più disparate ti gridano arte, ed è per questo che a Combeferre Montmartre piace tanto.
Courfeyrac lo sa benissimo. Beh, a dire la verità, Courfeyrac sa più o meno tutto quello che piace e non piace a Combeferre. Non che si sia documentato, eh, per carità, è semplicemente un fatto di legame molto profondo che li spinge a conoscersi tanto bene. Eh. Sì. Sicuramente.
In ogni caso, con il cellulare di Marius tra le mani, mentre aspetta che il suddetto abbia fatto il suo gesto eroico di lasciare la lettera alla povera malcapitata di cui si è innamorato, Courf ci riflette. Oramai saranno due mesi che, ogni giorno, puntualmente, fa uno squillo a Ferre per chiedergli se ha da fare nel pomeriggio, o se ha voglia di un gelato. L’ennesimo gelato. L’ennesimo pomeriggio a chiacchierare e guardare la gente vivere a Montmartre. L’ennesimo sospiro frustrato dopo il ci vediamo domani. Non è proprio il massimo, ecco. Courf vorrebbe tanto sapere cosa gli gira nella testa e sapere se il ‘ti amo’ che si sente di dirgli ogni giorno è qualcosa di serio, o soltanto il cuore che gli gioca brutti scherzi.
Andiamo! Monsieur de Courfeyrac, innamorato?, non può esistere. Innamorarsi vuol dire volere una relazione seria, e Courf non è mai stato capace di tenersi un ragazzo o una ragazza per più di una settimana. Impossibile pensare a Ferre come qualcosa di più di un amico, tanto tanto uno scopamico, ma nient’altro. E c’è anche da dire che, in questi ultimi due mesi, ha fatto in modo di avere sempre la scusa pronta per non ritrovarsi a dormire da o con Ferre, l’idiota. E’ convinto che il sesso, adesso, sarebbe solo una confusione in più. Sissignore, la priorità è capire cosa diamine deve fare.
E quindi.. le opzioni quali sono? Chiamarlo ancora e fissare per un’altra volta allo stesso bistrot, oppure non chiamarlo e interrompere due mesi interi di appuntamenti solo per un crollo psicologico. Dannazione. Stringe la presa sul cellulare e sbuffa, alzando gli occhi dalle gambe. Marius è ancora a fare il finto scemo, con le mani dietro la schiena a stringere quella busta come se ci fosse una bomba dentro. Vedi che lo arrestano, eh.. Scrolla la testa, torna a fissare il numero di Ferre bello composto e in attesa di essere chiamato. Cosa deve fare, cosa dovrebbe dirgli? Oggi si sente troppo in subbuglio. Potrebbe essere problematico vederlo, e parlarci, potrebbe-- potrebbe succedere di tutto.
Ah! Ma una terza opzione c’è! Courf si illumina e pigia il tasto verde con decisione, portandosi il telefono all’orecchio. E’ fatta! Basterà chiedergli di vedersi ad un bistrot diverso.
.. No, aspetta, aspetta, è l’idea peggiore del mondo. Cosa cambia? Comunque dovrebbero vedersi. Oh, dio, ha fatto la cazzata. Di respirare non se ne parla, si permette di spalancare gli occhi solo un momento, anche perché poi Ferre ha risposto, e Courf necessita di tornare in sé.
 
- Pronto, Marius?
- Nah, sono Courf, ma non ho più soldi sul cellulare.
- Ah- In effetti me lo aspettavo. Perché invece di farti una ricarica sfrutti quel povero ragazzo?
- .. Perché non ti fai i fatti tuoi- seeenti, che devi fare oggi pomeriggio?
- Niente, come ogni giorno, Courf.
- Ehi- non ridere, oh. Al solito posto, alla solita ora? Il tempo di lasciare l’idiota e arrivo.
- D’accordo, d’accordo. A dopo.
- .. Sssì, a dopo- senti, Ferre?
- Mh?
- .. Nah, niente, cià.
 
Attacca. E’ fatta. Si rivedranno come al solito e non è cambiato niente. Impreca sottovoce e smolla il cellulare di Marius sulla panchina, frustrato. Ecco. E ora? Ora deve andare. In un paio d’ore dovrà essere già a Pigalle, perché poi lo aspetta la scalata e si dovrà rendere presentabile subito dopo. Riabbassa gli occhi, il povero Courf, e si passa una mano tra i capelli.
Non fa in tempo a ricominciare la sua scarica di pensieri depressi, perché un Marius giunge di corsa dopo aver combinato chissà cosa.
 
- Courfeyrac-!
- Ehhh.
- Ce l’ho fatta! Ho lasciato la lettera! La leggerà! Ti rendi conto? Courf!
- Sì, sì, bravo Marius.
- .. Che c’è?
- .. Niente, cosa dovrebbe esserci?
- Beh, ora sei improvvisamente sulla difensiva. E’ tutto ok? Vuoi un pirulo?
- .. Sì, Pontmercy, e ci andrai tu a prendermelo, toh.
- Va bene! Quello che vuoi! Ah, è tutto grazie a te! Ti devo la vita, Courf, la vita!
 
Come è arrivato, saltella via. E quasi canta. Dio, che imbarazzo. Però, Courf deve ammetterlo, è un toccasana vederlo così contento. Un po’ lo invidia, perché Marius sa cosa vuole dalla vita e sa di essere innamorato e di chi, Courf.. Courf no. Courf non sa niente, non sa neanche se sarà capace di cambiare, di migliorarsi, per chi ama. Perché sicuramente Ferre vorrebbe una persona seria al fianco, non un donnaiolo esuberante che si diverte solo alle feste rumorose.
.. Che poi, perché Ferre. Ovviamente intendeva dire che, quando dovrà mettere la testa a posto, dovrà farlo solo nella remota ipotesi di innamorarsi, e per giunta di un tipo come Ferre. Mica di Ferre. Ahah, no no, niente amore per Courfeyrac. Che schifo. Legarsi, negarsi la libertà di vivere, così giovane? Non è neanche ai trent’anni, non se lo merita, di perdersi tutto il meglio.
E tuttavia, due ore dopo è lì, seduto al solito bistrot, con il cameriere che ormai lo conosce e sa che deve aspettare l’altro ragazzo prima di andare a prendere l’ordinazione. L’altro ragazzo che è stranamente in ritardo. Lancia uno sguardo all’Iphone. Dieci minuti di ritardo e nessun messaggio per avvertire. Sospira, si stravacca sul tavolino, e via ai viaggi mentali.
S’è stancato. E’ certo. Si vedono ogni pomeriggio e si parlano troppo. Courf l’ha messo in soggezione di sicuro, con questa routine assurda. Eh, di che si stupisce, è normale. Courf mette tutti in soggezione quando si attacca alle persone. Oppure è morto. Oh, dio, era in ritardo e si è fatto le scale di corsa e gli è venuto un infarto. No, peggio, è inciampato e caduto per tutte le scalette fino alla giostra ed è ancora lì in un lago di sangue. No, Courf, non fare Joly, non fare Joly, non fare Joly- e se l’avessero rapito? Montmartre sarà pure piena di artisti, ma gli artisti sono anche dei mascalzoni, e chissà che non abbiano pensato di prendere un ragazzo ricco. Ah, è la fine. Ferre è perduto. Courf l’ha fatto morire. Ecco. Che razza di stronzo. Si tira su dal tavolino e fa per correre a cercare il cadavere quando, fortunatamente, Combeferre entra nel bistrot togliendosi il cappello con un sorriso interrogativo.
 
- Ehi, Courf, dove te ne vai?
- Eh--  ma se eri in ritardo- non- .. Non sei morto?
- .. Cosa?
 
Con una risata, gli si siede davanti, togliendosi anche il giacchetto. Courf resta in piedi ancora qualche secondo, cercando di realizzare che no, Ferre non è morto e sì, è lì a sorridere in quel modo che gli fa attorcigliare tutte le interiora. Ecco, ora il fegato è al posto di un polmone che si è piazzato dove dovrebbe essere lo stomaco, che nel mentre è partito per la sua avventura nella gamba sinistra.
 
- Cioè- pensavo fossi caduto o qualcosa, visto che non hai avvertito.
- Ma no, è che sono venuto di corsa proprio perché ero in ritardo. Non ho pensato a scriverti.
- E io che ne so, potevi essere stato rapito dalle falene o qualcosa di simile-
- Pft. Dai, siediti, così il cameriere può fare il suo lavoro.
 
Courf si risiede e ha cura di nascondersi nel menù. Ecco. E’ quello il suo posto, la sua casa, il suo rifugio segreto dagli occhi indagatori di Ferre. Anche se, stranamente, Ferre non sta facendo troppe domande. E questo è strano. Però è comodo. Oh, Courf, smettila di lamentarti di ogni cosa e goditi il fatto che c’è una bella arietta che scompiglia i capelli a tutti e due dalla finestra.
Il cameriere arriva e, con un sorriso, afferma di sapere già che vorranno la coppa cioccolato-vaniglia-cioccolato e una bottiglia d’acqua. Courf annuisce e Ferre sorride ancora, e sono di nuovo soli. Ecco. E’ di questo momento che Courf ha paura ogni giorno. Il momento in cui si rende conto che si sono detti tutto il dicibile nei giorni precedenti, e che finiranno a rimanere in un silenzio imbarazzante per tutto il giorno. Cerca febbrilmente qualcosa da dire, ma viene interrotto da Ferre. Ah, Santo Ferre,  lui sa sempre cosa dire in qualunque frangente. Santo Ferre, lui sa sempre essere perfetto in ogni frangente. Ma questo non può dirlo e, in realtà, non dovrebbe neanche pensarlo. Stupido Courf.
 
- Prima eri con Marius. Ha fatto il suo grande passo, finalmente?
- Oh- sì, ce l’ha fatta. Più o meno- sai com’è fatto, lo scemo. Ha scritto una lettera- in realtà, è un manoscritto, ci ho dato una sbirciata, ma va beh, che differenza c’è tra un ti amo e un mattone di parole per girare intorno a un ti amo, dico- e gliel’ha smollata sotto la panchina. La ragazza l’ha trovata, l’ha letta e ha sorriso, e Marius è svenuto.
- Questo mi fa molto contento. Poi, essere logorroici, in amore, è molto bello. Alle persone piace essere corteggiate anche con le parole, sai?, non vedo perché avrebbe dovuto sprecarsi in una paginetta, se il suo amore se ne meritava cinquecento.
- Mh, hai perfettamente ragione. Se hai concetti e argomenti differenti per cinquecento pagine. Non se riempi cinquecento pagine di ti amo ah sei la mia vita cuccicu’ piccipicci sposiamoci presto, poi diventa anche piuttosto terrificante.
- Ma- questo non l’avevi specificato!
 
Un’altra risata, che fa gongolare così tanto Courf da farlo anche rilassare. E’ andata, hanno cominciato a parlare, non si fermeranno. Appuntamento spettacolare, sissignore.
Le discussioni sull’amore, e a questo ha fatto molto caso, si sono fatte più persistenti, però. Ferre ha come preso l’abitudine ad indirizzare il tutto su amore, relazione, Marius anche, visto che è l’apoteosi dell’uomo innamorato. Courf non sa come interpretarlo, tutto questo. Forse sta scrivendo un libro e gli servono idee? E’ la cosa più plausibile che gli viene in mente. Di sicuro non sta sottilmente cercando di fargli capire che un ipotetico sentimento è più che ricambiato e che dovrebbe dirlo e basta. Nah, quando mai. Queste cose succedono solo nei libri.
Il cameriere molesto interrompe l’appassionato monologo pieno di citazioni di Combeferre per lasciare l’acqua, la coppa di gelato e un solo bicchiere.
La morte è giunta.
Courf fissa l’unico bicchiere come se fosse un mostro succhiacervelli. E’ la fine. E’ la fine! La coppa ok, per risparmiare l’hanno presa in due dall’inizio dei tempi, ma l’acqua l’hanno sempre portata con due bicchieri. E oggi uno solo. Ah, se l’era detto che era meglio starsene a casetta, ma no, nooo, mai dare retta alla vocina. Si appunta mentalmente di dare retta alla vocina più spesso. La vocina ringrazia commossa e gli da una botta a un neurone, che causa l’improvvisa caduta della mascella mentre gli occhi si spostano a notare che a Ferre non fa né caldo né freddo.
.. Certo. Lui sarà sicuramente abituato a farsi scambiare per fidanzato. Con Enjolras, chissà quante volte gli avranno detto ‘evviva gli sposi’. Di sicuro. Sennò sarebbe rimasto traumatizzato anche lui. Ma alla fine, Courfeyrac è il suo migliore amico, quindi di cosa dovrebbe traumatizzarsi?, sono cose che tra amici si fanno.  Anche considerato che fino a due mesi prima, erano scopamici. Courf, non farti viaggi mentali. E’ tutto spiegato nel destino e nella tua vita che continua ad avere sempre meno senso ogni secondo che passa, sta buono, chiudi la bocca e accetta il tuo destino.
Si schiarisce la voce, e riprende il discorso, stavolta col cucchiaio in bocca. Meglio fare finta di niente, giusto?, giusto, bravo Courf. E mentre fai finta di niente, evita di mangiarti il collo scoperto di Ferre con gli occhi, mister antisgamo duemilatredici.
 
- Secondo te quanto ci metterà a chiederle di sposarsi?
- Ah, perché, non si sposeranno già domani?
- Pft- Courf, non scherzarci troppo. E’ comunque il tuo migliore amico.
- Già. E io sarò terribilmente solo, in quell’enorme casa senza Pontmercy che mi canta canzoni d’amore alle tre di notte.
- .. Ti mancherà, eh?
- Da morire. Nah, sto scherzando- però ho tutte le intenzioni di rifargli il guardaroba in onore del suo primo appuntamento. E anche del secondo. E del terzo. E così via. Sì, sì, ci piace. Almeno eviterà di fare brutta figura. E se faccio finta di regalargli tutto questo in onore del suo fidanzamento per poi regalargli altre cose dopo è anche perfetto! Viva i regali.
- .. Sei un tesoro.
- .. Eh?
- Un tesoro! Un amico come te è davvero prezioso e Marius se ne rende perfettamente conto.
- Ah.. uhm, b-beh, io- grazie?
- .. E balbetti pure! Adorabile.
 
No, Courf, non se ne rende conto. Fidati che non se ne rende conto. Andiamo, non lo può davvero stare facendo apposta, Ferre non sa di essere innamorato di Courf esattamente come Courf non sa di essere innamorato di Ferre. Ma allora perché quel ronzantissimo ‘adorabile’ continua a risuonare nella sua testa come la cosa più dolce mai stata detta? E perché il sorriso di Ferre resta fermo lì, quando sarebbe dovuto scemare mille anni fa? No, non sarebbe mai dovuto uscire mentre gli faceva un complimento. Ecco. Doveva essere un complimento completamente disinteressato, di quelli che si fanno ai propri migliori amici e basta. Un attimo di imbarazzo, quindi, ci sta. Anche perché il gelato è finito, è tempo di condividere il bicchiere. Di fare la coppietta. Vorrebbe riuscire a farci una battuta, a scherzarci su, ma non ce la fa- però, Courf, quando mai, non sei per niente innamorato. Giuralo. Deglutisce e si versa l’acqua, poi, molto indeciso sul da farsi, porge il bicchiere a Ferre.
 
- .. Bevi, se hai sete, io bevo dopo.
- Ah- sì, ecco, pensavo- ehm. Sì. Insomma.
- .. Insomma, oggi sei più strano del solito. Ma non mi dispiace, tranquillo.
 
Non gli dispiace. Ah, a Ferre non dispiace, bene. La vita di Courf è salva. Può bere senza rischiare baci indiretti, quindi beve, tutto contento. E Ferre non gli stacca gli occhi di dosso.
La situazione sta diventando critica. Cosa dovrebbe fare, Courf, buttarsi e dirgli che in via del tutto ipotetica e ancora da provare potrebbe eccezionalmente essersi innamorato di Ferre? .. Sì, due volte, tre, quattro, anche dodici. Non lo farà mai. Faccia tosta, che fine hai fatto?
Adesso servirebbe una bella scarica di adrenalina, peccato che non ci sia modo di farlo riprendere dopo.. dopo. Dopo Ferre. Riprendere a parlare lo scuote ancora di più, visto che passa tutto il tempo a guardargli le labbra e gli occhi, a tradimento ma neanche tanto, visto che ogni sguardo è più che ricambiato.
E allora lo dicesse. Se Ferre fosse innamorato, Ferre l’avrebbe detto, no..? Courf non può rischiare. Non può perderlo. E’ il suo migliore amico e il suo unico Combeferre, di sicuro non ne trova un altro in tutto l’universo. Non può rovinare tutto ciò che hanno costruito con un ti amo che non è neanche sicuro di saper mantenere.
Arriva anche il conto, e Courf decide di toglierselo dalle scatole subito. Effettivamente, l’unica cosa che Courf vorrebbe è scappare il più velocemente possibile da quel bistrot e da Combeferre, e andarsi a rifugiare sotto le coperte, a tremarsi tutta la sua indecisione. Ma, anche se Ferre si è alzato e rivestito, non sembra propenso a cacciarlo subito. Arriva drammatica la richiesta. “Mi accompagneresti a casa, oggi?, è tanto che non facciamo qualcosa insieme che non sia Montmartre.”
Ecco. La morte è davvero giunta, con cattiveria e voracità. Non può dirgli no. Stasera non ha davvero nessun impegno da autoimporsi. Con un brivido afferra anche il suo cappello e annuisce.
 
- Sicuro che non darò fastidio?
- Ma certo, quando mai ne hai dato?
- Beh, intanto c’è Enjolras..
- Enjolras non c’è. E’ ad Antibes con la famiglia.
- Ah. Quand’è partito?
- Stamani.
- Ah.
- ..? Cos’è, stare soli a casa ti turba? Ci guarderemo un film, se è!
- .. Sì, un film- no, ero traumatizzato perché Enji non me l’ha detto.
- Gli sarà passato di mente. Su, andiamo?
- .. Aspetta, e se Marius avesse bisogno di me? He, magari è meglio fare un’altra volta..
- Courf.
- .. Sì, mamma.
 
Senza sapere né come né quando né, soprattutto, perché abbia deciso di farlo, è seduto nella metro accanto a Ferre, che guarda fuori dal finestrino nel buio delle gallerie, perso in chissà quali pensieri. A Courf fa male il cuore, che sta decisamente battendo troppo velocemente. Al diavolo Joly e la sua ipocondria, guarda tu se deve farsi venire il panico da infarto proprio adesso.
Però deve riuscire a calmarsi. Guardando da tutt’altra parte rispetto al finestrino, canticchia sottovoce note a caso per rilassarsi e, miracolo!, funziona. Quella che non funziona è evidentemente la nonchalance, visto che Ferre tende le orecchie e improvvisamente è più interessato alle vibrazioni della cassa toracica di Courf che al buio della galleria. Trovandoselo spiaccicato addosso, Courf si zittisce, solo per farsi ammonire ed essere costretto a ricominciare. Respira, Courf. Siete migliori amici. E’ normale che vi spaparanziate l’uno sull’altro, tutto normale. Lo fai con Enjolras, perché lui non dovrebbe farlo con te, solo perché tu sei confuso e disperato? Ah, ma andiamo, Courf, calmino coi tuoi sentimenti.
Canticchiare, poi, non è male. Neanche con Ferre accoccolato. Da’ molto spazio all’immaginazione, e immaginare Ferre come ipotetico fidanzato non fa troppo bene a Courfeyrac. Oh, no. Perché adesso si rende conto di quanto Combeferre sarebbe un fidanzato meraviglioso e di quanto Courf sarebbe un fallimento completo in ogni frangente. E questo fa piuttosto schifo.
Però si può imparare, no?, è una questione di volontà. Se vuole davvero, può provarci, ad ottenere Ferre. D’altra parte, Ferre non sembra così irritato all’idea di una coppietta con Courf. Migliori amici, sì, ma l’Amore è solo un gradino più sopra. E praticamente, è dalla prima volta che l’ha toccato che Courf sa di provare qualcosa per quel meraviglioso ragazzo perfetto.
Già, la prima volta. Non si parla della stretta di mano, e neanche degli abbracci che sono seguiti; si parla di un lontano giorno di aprile nel quale tutti avevano deciso di imparare a ballare per la festa della scuola, e l’unico capace di insegnare qualche passo a quei tronchi coi piedi era Courf. Allora, aveva ballato con tutti quanti, riso per le gaffe di Enjolras, imprecato per le pedate di Bossuet, e poi aveva posato la mano sul fianco di Combeferre.
A quel tempo, era ancora con Jehan. Bei tempi, il liceo, quando le scappatelle erano all’ordine del giorno, gli incontri in bagno per pomiciare programmati via messaggio da giorni. Jehan era stato un’esperienza fantastica per Courf, ma neanche in quel caso era stato amore. Stava ancora con Jehan, ma mettere la mano sul fianco di Ferre e guidarlo in quel valzer barcollato l’aveva stordito. Tanto. Troppo. Però si era rifiutato di credere che fosse qualcosa più di una grande amicizia e aveva glissato.
Courf non ha mai pensato all’amore, come cosa seria, s’intenda. Courf ha sempre preso il tutto sottogamba, credendo di essere immune al potere mefitico dei sentimenti- e, evidentemente, si sbagliava. Adesso che si ritrova a guardare Ferre appoggiato al suo petto, mente ancora canticchia, il cuore batte ancora più veloce, se possibile, e sì che ci spera. Sì che vorrebbe poterlo amare. Sì che vorrebbe poterlo avere come una certezza più grande dell’amicizia eterna.
.. Ma cosa sta vaneggiando. Di che sicurezza ha bisogno. Ferre è il suo migliore amico e questo deve rimanere. Per il bene di entrambi, no?, certo che sì.
In un battito di palpebre, sono alla fermata. Si avviano, ora silenziosi, ma entrambi sorridenti. Ferre gli lancia occhiate che Courf, per la prima volta nella sua vita, è incapace di interpretare. Cosa vuole..? Non c’è troppo da indagare, però. Sarà semplicemente contento. Magari si è divertito molto, anche se alla fine sono stati solo a chiacchierare. Non hanno neanche salutato Grantaire, per quanto di fretta se ne sono andati. Dio, può significare qualunque cosa. E Courf non ha la più pallida idea di come cominciare a sviscerare la situazione. Però, alla fine.. c’è davvero bisogno di commentare la situazione? La sera è fresca, camminare così vicini e scambiarsi tanti sguardi divertiti è bello. Courf vorrebbe che la casa di Ferre non arrivasse mai- ma com’è ovvio arriva,  e allora si entra e ci si guarda. Cosa si fa, cosa non si fa, ceniamo fuori, dentro, pizza?, pizza sia, film?, che hai di bello?, armeggia pure, ok uh Ferre guardiamo Moulin Rouge, va bene, e insomma, serata decisa, pizza chiamata, film infilato, c’è solo da aspettare.
 
- Poi se vuoi me ne vado, per dormire, eh..
- Perché dovresti? Ho casa vuota, te l’ho detto, e anche tu, visto che Marius stanotte non tornerà.
- Mh, ma magari ti rompo.
- Rompermi? Ma no, ti ho invitato io. E poi mi paghi la pizza, è il minimo, darti ospitalità.
 
Come due amici. Normalmente, i pigiama party, le pizzate-film, mica ci sono mai stati problemi. Tra due amici. Però  Courf, ogni momento di più, continua a chiedersi se siano davvero solo due amici. Guardare Moulin Rouge gli darà il tempo di pensarci bene, almeno, guardiamo il lato positivo.
.. Oppure no, visto che Christian è l’uomo perfetto e gli ricorda anche troppo Combeferre. E, già coi lacrimoni dopo lo svenimento di Satine, si scopre a canticchiare le canzoni con Ewan, attirandosi lo sguardo di Ferre simultaneamente. Errore numero uno. Errore numero due, cercare un contatto visivo durante Your Song. Ahia. Errore numero tre, riprendere quel contatto visivo durante Come What May . Evvabbe’, allora dillo che sei scemo, Courf.
Entrambi si piangono tutto l’epilogo, per poi guardarsi con gli occhi lucidi e scoppiare a ridere. Le pizze vengono lasciate lì a metà, l’appetito è andato via con la promessa di Christian, quindi si va direttamente sotto le coperte. Prima finisce, la notte, prima Courf potrà tornarsene a casa, giusto?, giusto.
Peccato che avere il corpo di Ferre a pochi centimetri non aiuti per niente il suo autocontrollo. E no, stupidi, non parlo dell’autocontrollo sessuale, parlo dell’autocontrollo della sua stupida lingua.
Si ritrovano abbracciati, senza un come o un perché. Courf ormai ha smesso di chiedersi perché dall’inizio della giornata. Tutto sta accadendo in fretta e furia e il corpo di Ferre è caldo e morbido ed è perfetto per riposarci sopra. Molto meno perfetto, visto il dramma interiore che sta imperversando nel cuore di Courf, ma ehi, ci si deve pur fare l’abitudine. Non poteva sperare di stargli lontano per il resto della sua vita, alla fine. In realtà non può neanche immaginarselo, di stare anche solo due giorni senza vederlo e abbracciarlo.
Amici, eh?, certo. Amici. L’amicizia è volersi stare accanto sempre, no?, sìì, dai.
.. Vero? Ah, ma che ne può sapere. Non è mai stato innamorato. Si agita, boccheggia, alza gli occhi e li riabbassa. Niente contatto visivo, adesso, è troppo. Non può sopportarlo.
Ferre invece sembra cercarlo, con la sua solita pazienza e una smorfietta che sembra.. impaziente? Ma no, sarà impazzito Courf. Non può essere impaziente di sentire qualcosa che Courf non sa neanche ipotizzare. Non può aspettarsi davvero un ‘ti amo’- come? Non ce la farebbe mai.
Ciò non toglie che le labbra di Ferre sono lì, vicine e tentatrici, arricciate in un sorriso che è tutto, per Courf. Un sorriso dice tante cose di una persona. Quel sorriso dice tante cose di Ferre. Courf sa che Ferre è felice, che Ferre gli vuole bene. Che quel momento è magico, a prescindere dal “ti amo” che preme in gola. Sono insieme, migliori amici, e si vogliono bene. Quindi il sorriso è lecito e Courf non ha alcun diritto a farsi viaggi mentali sul fatto che il motivo di tale sorriso potrebbe anche essere qualcosa di più.
.. Però che labbra. Ecco- se l’è umettate, passandoci lentamente la lingua sopra. Dio. Dio, quant’è bello. Continuano ad osservarsi, Ferre si morde la guancia, piano, e Courf si sente sciogliere. La meraviglia. Passano altri attimi di silenzio, e i denti arrivano a chiudersi sul labbro inferiore. Ecco, questo Courf non se l’aspettava. Troppo repentino, troppo strano da vedere. I viaggi mentali ora se li fa eccome, al diavolo al sorriso lecito o non lecito.
E, in un momento, decide che o la va o la spacca. Che non riuscirà a dirlo ad alta voce, ma che deve almeno cercare di farglielo capire. Dopo due mesi di astinenza dal corpo di Ferre, ha bisogno almeno di risentire il suo sapore. Quindi si sporge e cerca la sua bocca, senza esitare troppo, con gli occhi chiusi. Questo, per lui, è già un segno evidente del fatto che è serio. Courf bacia sempre con gli occhi socchiusi, e tenerli così serrati vuol dire che ha paura, che non vuole vedere un rifiuto, che vuole essere ricambiato, stretto e amato.  Perché sì, adesso ne è certo. Continua a non saperlo dire, ma ne è più che certo.
Ferre è confuso quanto basta, visto che dopo un attimo di perplessità ricambia il bacio con la stessa foga di Courf. Ecco. Ecco! E’ vero, quindi, il vero amore esiste e si può comunicare anche senza parole.
.. Oppure no. Aspetta. Ferre si è staccato, e ora lo guarda, con uno sguardo dolce ma deciso.
 
- .. Ebbene?
- Cos- Ebbene cosa-?
- Come mai-? Di solito me lo chiedi, quando vuoi fare l’amore.
- Ah.. io- ecco.. ne.. sì- ne avevo voglia.
 
Come sarebbe a dire? Il mondo gli è appena crollato addosso, tutto insieme. Ferre non l’ha capito? Ma Ferre è intelligente. Sì che ha capito. Lo guarda, speranzoso, ma tutto ciò che ottiene è un altro sguardo di quelli suoi, quelli tanto belli quanto imperativi. Forse Ferre lo sa, ma vuole sentirselo dire. Problema, Courf non sa dirlo. Il bacio era un modo facile e indolore per togliersi la spina, ma a quanto pare l’ha solo fatta affondare di più.
Apre la bocca e la richiude. Ti amo? Courf? S’è già detto, Courf non ama proprio nessuno. Courf non ci riesce. Lo tradirebbe, gli spezzerebbe il cuore, se ne fregherebbe, l’amore non è cosa per lui, l’amore è per le persone che lo sanno gestire e lui, palesemente, non ne è capace.
Ah, che razza di schifo. Si schiarisce la voce, ma a che pro?, scuote la testa e tossisce, per fare cosa?, riguarda Combeferre, e lo chiama sottovoce.
Ferre arriccia le labbra, mentre sussurra un ‘sì?’ in risposta. Ma subito dopo non c’è nient’altro che silenzio. Cosa dovrebbe dire? Dovrebbe dire qualcosa di particolare, vero?, e invece se ne sta zitto e continua a biascicare il nome di Ferre ogni manciata di secondi.
 
- .. Courf.
- E-Eh?
- Se non me lo dici non posso risponderti.
 
.. Cosa? Cosa deve dire? A cosa deve rispondere? Woh, Ferre, stai facendo passi da gigante, Courf non sa neanche più come si chiama, a momenti. Si agita, si morde il labbro e lo fissa interrogativo. Ferre sospira, e distoglie gli occhi. Oddio. E’ deluso. E’ deluso!- no, no, aspetta, li ha rialzati. Lo sta guardando di nuovo. E’ uno sguardo deciso, quello, quasi incoraggiante. Sembra urlarglielo, ce la puoi fare, ma ce la può fare a fare cosa, Ferre, cosa?, e nessuna risposta, perché la risposta è nelle rispettive mani sudate e negli occhi lucidi di emozione, sicuramente non più per colpa di Moulin Rouge.
Ma.. può davvero? Con chiunque altro Courf si direbbe, buttati, provaci, al massimo non va. Però con Ferre, con Ferre è diverso. Con Ferre, se finisse, finirebbe tutto. Courf non potrebbe sopportare di perderlo come amico, né di deluderlo come f-f-fidanzato.
Dio. Non riesce neanche a pensarla, la parola, senza balbettare.
Ti amo..? Sul serio? Ci può provare, sì, ma.. ma se poi.. e quindi.. però dovrebbe.. ma Ferre.. sì, però Courf.. oh, andiamo! Courf gliel’ha dimostrato. E Ferre gliel’ha praticamente detto. Vuole che Courf faccia uno sforzo. Vuole che Courf lo dica per primo. Ferre ricambia! Ma Courf deve dirlo. Sennò non ha senso.
Ha ragione. Se non è Courfeyrac a sentirsi responsabile, di se stesso e dell’ipotetica relazione, la relazione non può esistere.
Courf prende un bel respiro che scema in un mugugno arreso. Non può farcela. E’ troppo. Una responsabilità così, lui?
… Sì. Una cazzo di responsabilità per il Courfeyrac che vive nella bambagia da sempre. Una responsabilità da portare in due, neanche troppo pesante, e tuttavia perfetta per entrambi. Sì, sì, una meravigliosa responsabilità.
Respira, espira, respira, espira. Coraggio, Courf.
 
 - Ferre, io..
- .. .. .. Sì?
- .. Io.. Io.. dio mio.
- .. Courf. Su.
- .. Ah, io ti- ti- cristo-!
- Dillo, ti prego, ti ricambio!
- .. Combeferre.
- .. .. Courfeyrac.
- Combeferre, io-.. Combeferre, ti-.. Ferreiotiamo -!
 
Gli occhi di Ferre che si spalancano, le labbra che si tirano su in un sorriso felice. L’abbraccio si fa più forte, Courf finisce soffocato sul petto di Ferre e non ha nessun tipo di rimpianto.
Non appena l’abbraccio perde un po’ di forza, Courf si fa strada sul volto di Ferre e gli si attacca alle labbra, con un sorriso altrettanto felice. Il bacio di prima non è niente, in confronto a questo. Adesso c’è elettricità, complicità, una scarica di endorfina che si trasmette dal rispettivo cercare di avvicinarsi di più, di stringersi di più. E sì che si sono baciati in precedenza, sì che sono stati abbracciati chissà quante altre volte, ma in quell’abbraccio, in quel sorriso, in quel bacio, c’è un qualcosa di nuovo, un qualcosa di mai provato, per l’uno e per l’altro, un qualcosa che Courf, finalmente sicuro, è contento di poter chiamare ‘amore’.
Amore-! Courfeyrac! Che fino a una manciata di secondi fa si immaginava già settantenne circondato da gatti, zitello nel suo ospizio di fortuna. E invece ha trovato Ferre. E Ferre lo ama. Ferre lo ama! Lo ricambia! Cosa c’è di meglio, cosa?, niente c’è di meglio. Solo Ferre è il meglio.
Fronte a fronte, naso a naso, gli occhi che si contemplano e si scrutano, cercando ogni scintilla di felicità reciproca, restano a respirarsi addosso tutta la contentezza del momento.
 
- .. Ti amo anche io, Courf. Finalmente.
- Come, finalmente- dio, Ferre, ti amo, ti amo, ti amo! Ti amo!
- Sì, sì! Ti amo anche io. Ti amo anche io, e sei uno stupido!
 
Testate amorevoli, altre risate, altri baci rubati. Mani che si intrecciano, capelli tirati nella foga, carezze lente e silenziose, e i respiri che continuano imperterriti a scontrarsi tra un ti amo e un altro. Si addormentano così, stretti l’uno all’altro e, finalmente, innamorati, entrambi sorridenti, entrambi più che soddisfatti. Una giornatina niente male, per nessuno dei due.
E pensare che è solo l’inizio di qualcosa di mille volte più grande.
 
 

The greatest thing you'll ever learn
is just to love and be loved in return~.

 

***
 

Sil's Space~

Buondì, gente. Sono tornata a pubblicare dopo, beh, un sacco di tempo, e sono tornata con una fic sui Miserabili, mia attuale unica passione e ossessione nella vita.
Combeferre e Courfeyrac sono personaggi secondari, i migliori amici di Enjolras, morti anche loro nelle barricate- per chi conoscesse solo il film, Fra Fee e Killian Donnelly. Aka due tra i tre che muoiono al piano di sopra con Enjolras, prima che Enjolras muoia con Grantaire.
Detto ciò. Oggi(?) per tutta la settimana è il Courferre week. L'ha deciso Martina. Io non c'entro, ma mi adeguo, e questa cosetta l'avevo scribacchiata un po' di tempo fa e dopo averle aggiunto un paio di cosette mi convince molto più di prima, quindi ne sono molto soddisfatta. Mi pare di essere rimasta abbastanza IC con i personaggi, ma se per caso Courfeyrac fosse troppo complessato, o Ferre non abbastanza letterato sfigghy, vi prego di riferirmelo, visto che ogni critica è buona per migliorarsi.
Che altro? Niente. Ah, invece sì, il Pirulo che Marius cita a inizio fic è un gelato buonissimo che ho mangiato per tutto il mio soggiorno a Parigi(?) e che quindi è stato eletto a gelato preferito di Courfeyrac. Fine delle precisazioni e della storia, grazie per aver letto. ~

Sil

   
 
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