Ripubblico questa fic, precedentemente immessa in EFP su un profilo creato nuovo
quando non riuscivo più ad entrare nel sito attraverso il mio.
Ho segnalato OOC perché a volte
i personaggi sono più “drammatici” di come presentati nella serie anche se ho cercato di attenermi comunque ai loro
caratteri originali.
Buona lettura!
“Per caso stai andando
da qualche parte?”
Mi appoggiai allo stipite
della sua porta, fissandola con gli occhi stretti. Sapevo che sarebbe successo,
prima o poi.
Anche se speravo sarebbe stato poi.
Stava scappando. Scappava da me.
Ricambiò il mio
sguardo, accigliata, forse anche vagamente arrabbiata.
“Ma che dici…” mi rispose come se
avessi preso un granchio, come se fosse uno dei momenti di stupidità che
a volte mettevo in atto a suo uso e consumo. Solo le guance che iniziavano a
imporporarsi tradivano le sue reali emozioni. Beccata, diceva il rossore sul
suo volto. Beccata, dicevano le
spalle, rigide.
“Lina…”
sussurrai. Avevo voglia di baciarla con violenza, di fare l’amore con lei
fino a farle gridare il mio nome eppure non potevo. Non osavo neanche toccarla
in quel momento. Non dopo che aveva deciso di dormire in una stanza separata
dalla mia, come non succedeva dai primi anni dei nostri viaggi.
Non che mi avesse degnato di
una spiegazione, era semplicemente entrata nella locanda e aveva chiesto due
camere separate. Poi ci si era chiusa dentro senza cenare, dicendomi di
lasciarla in pace, che aveva delle cose da fare. Era da quella stessa mattina
che mi rivolgeva a malapena la parola. Mi sembrava avessimo fatto mille passi
indietro… ma avevo deciso di non assillarla, nonostante l’ansia
crescente che mi attanagliava il petto.
Da quando avevamo aiutato Pokota, il nostro rapporto si era evoluto, soprattutto
fisicamente. Dopo la battaglia contro Fibrizo, Lina
mi teneva lontano in tutti i sensi. Avevo avuto paura che mi
avrebbe abbandonato in una qualche locanda, di notte. Sembrava sempre
pensosa e impaurita. Poi pian piano si era sciolta di nuovo, aveva di nuovo
cercato il mio appoggio, la nostra “relazione” si era rinsaldata,
assestandosi su un nuovo livello. Erano iniziati i baci, rubati nelle ore
notturne quando Amelia e Zel dormivano, durante il
crepuscolo, quando eravamo in viaggio, nei granai, sulle zattere di fortuna,
nei boschi. Avevo lasciato a lei la decisione sui tempi, l’avevo lasciata
capire ed esplorare, senza mai forzarla. E solo Ceiphied
sa quanto a volte sia stata dura. Ma per lei avrei
fatto di tutto.
Ero il suo partner, la sua
guardia del corpo. Ero i suoi occhi quando ne aveva bisogno, il suo braccio
quando serviva, il suo punching ball quando era arrabbiata, il suo clown quando
aveva bisogno di ridere. Lei per me era tutto. Non
riuscivo neanche a ricordare quando mi ero innamorato di lei. Per lei avevo
affrontato le avventure più pericolose, per lei avevo rischiato la vita,
per lei…
Eppure a distanza di pochi
mesi eccoci qui, nel cuore della notte, con Lina che impacchetta le sue cose e
cerca di fuggire.
Ma cara Lina, io non ti lascio andare via da me. Non
così, non senza una parola.
Perché me lo devi.
Perché Lina non scappa. Lo dici sempre.
“Di cosa hai paura, Lina?” sussurro e lei abbassa gli occhi, per
una frazione di secondo. Poi torna a guardarmi, lo sguardo selvaggio e
infuriato mentre con voce bassa e tagliente mi risponde: “Io non ho
paura.”
“E allora perché
scappi?” Le chiedo mentre lei di riflesso stringe i pugni, pronta alla battaglia.
“Mi stai dando della
codarda?” Adesso sta urlando. E lo fa per
innescare una lite, perché Lina adora il caos e le piace la battaglia. E
mi risponde con una domanda, perché vuole sviare il discorso. Ma io non ci sto.
“Lina, io non ti lascio
andare via.”