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Autore: s_smile    19/08/2013    7 recensioni
Dopo gli Hunger Games, dopo la guerra, dopo le morti e dopo il dolore ci sono solo Peeta e Katniss.. ed il loro matrimonio. I preparativi sono quasi ultimati, manca solo una cosa da decidersi.
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Torta di matrimonio cercasi.
 

 

Era la quarta, forse quinta volta che Peeta le proponeva di scegliere la torta. Ogni giorno, verso le cinque del pomeriggio, entrava con aria fintamente spensierata in soggiorno – dove Katniss, da quasi un mese o più, sedeva in poltrona fingendo di ascoltare Effie che cianciava del vestito e delle decorazioni per le nozze con acceso entusiasmo – e, sedendole accanto, le proponeva casualmente di fare un salto in panetteria più tardi. Là – lo sapeva - avrebbe trovato ad attenderla sul bancone di legno laccato una moltitudine di piccoli, deliziosi assaggini di tutti i tipi di torte che Peeta fosse riuscito a scovare in alcuni vecchi ricettari. Al Pan di Spagna con fragole e panna montata, alla vaniglia con pezzi di cioccolato, al formaggio con una soffice spuma al gusto di limone. Il bello era che glieli aveva regalati proprio lei quei manuali, per il suo compleanno di qualche anno prima. E lui si divertiva molto a preparare quei dolcetti per la sua fidanzata, ma, nonostante fossero tutte ottime, non poteva semplicemente dirgli che per lei era assolutamente indifferente quale torta scegliessero. Ogni volta che sollevava dal piatto la forchettina con su un pezzo di dolce e se la metteva in bocca gli occhi di Peeta si illuminavano come quelli di un bambino che mostra il suo disegno alla mamma, aspettando un parere. Positivo, si spera. Ed ogni volta la sua risposta era un tedioso ed inconsistente “è buonissima”.
Probabilmente si sarebbe dovuta impegnare un po’ di più, avrebbe dovuto metterci più interesse, ma non riusciva proprio. Le torte erano il campo di Peeta, non il suo. Lei cacciava, lui cucinava. Era sempre stato così.  Ma quella era tra le poche cose che ancora mancassero da decidersi – e su cui Effie avesse permesso loro di dare un parere – proprio perché Peeta ci teneva tanto. E lei non se la sentiva proprio di vedere quel sorriso allegro dissolversi dal suo viso e gli occhi spegnersi, tutto per la sua noncuranza. Per questo quel pomeriggio aveva deciso di abbandonare Effie a se stessa ed ai suoi cataloghi e sgattaiolare nel bosco.
Era sgusciata silenziosamente fuori di casa - gli stivali in una mano per non fare troppo rumore - ed aveva attraversato il Villaggio dei Vincitori saltando da un edificio ad un altro, evitando accuratamente il viale principale. Una volta arrivata alla strada aveva preso la via più larga, aggirando la piazza ed il nuovo centro abitato, tenendosi sulla linea della vecchia recinzione di metallo ormai in disuso. Questo percorso le avrebbe fatto perdere una quindicina di minuti in più rispetto a quello solito, ma non poteva rischiare di incontrare Peeta di ritorno dalla panetteria.
Arrivata alle ultime abitazioni del Giacimento, dove si apriva lo spazio del Prato, decise di fare una piccola corsa fino al nuovo cancello che immetteva nel bosco, per poi dileguarsi definitivamente tra gli alberi. Stava già pregustando la sensazione di terra umida sotto gli stivali e l’odore pungente di timo nelle narici quando la vista di una figura in piedi davanti alla recinzione la fece fermare di scatto. Il ragazzo le si avvicinò cauto, quasi come lei fosse un’animale spaventato, e le rivolse un ampio sorriso. Katniss trattenne a stento uno sbuffo scocciato e sorrise piano a sua volta, per poi lasciarsi afferrare gentilmente la mano ed incamminarsi alla panetteria al fianco del suo
fidanzato
Non c’era bisogno di molte spiegazioni. Peeta la conosceva troppo bene per sapere cosa volesse fare, ecco perché era andato subito lì quando non l’aveva trovata a casa.
“Troppo, troppo bene.” meditava lei mentre il ragazzo del pane girava una piccola chiave d’ottone nella toppa della porta a vetro. Stavolta, però, sull’enorme bancone all’altro capo della stanza non c’era la solita dozzina di piattini colorati ad attenderla. L’espressione confusa che assunse fece nascere sul volto del ragazzo accanto a lei un sorriso divertito. Peeta si tolse con calma la giacca e si accostò al banco, facendole segno di accomodarsi su uno degli sgabelli lì di fronte, poi sparì nel retrobottega senza una parola. Dopo alcuni istanti di confusione, Katniss si mosse incerta in avanti, abbandonando l’ingresso, e si lasciò cadere con uno sbuffo sullo sgabello all’angolo, facendosi scivolare via dalle spalle la giacca da caccia del padre. Non le sarebbe servita quel giorno.
Dopo non più di un minuto la testa bionda del ragazzo del pane risbucò dall’uscio. Solo la testa, però, poiché metà del viso, il collo ed i busto erano coperti alla vista da una – non molto modesta – torta a quattro piani che Peeta posò con attenzione sul tavolo. Katniss rimase ad osservarla rapita.
Era ricoperta di glassa bianca, alla vaniglia probabilmente, ma non era quello che le interessava. Infatti tutto attorno il
suo pasticciere aveva sparso in grandi quantità ogni genere di frutti di bosco. Cascate di morbide e succose more si intrecciavano a ghirigori di piccoli lamponi bluastri. La cima era interamente ricoperta di mirtilli rossi e manciate di ribes formavano qua e là piccoli fiori rotondi.
Ribes, i suoi preferiti. Ricordava che una volta li mangiava spesso quando andava a nuotare al lago con il padre, verso fine estate.
Si mettevano a cercare i cespugli in cui ne crescessero in grandi quantità e poi facevano a gara  a chi ne mangiava di più e quelli che avanzavano se li metteva nella sacca di pelle per darli a Prim. Una volta, a sei anni, le venne persino un’indigestione e sua madre rimproverò suo padre per almeno una settimana. Quel ricordo le fece affiorare sulle labbra un sorriso sincero ed insieme malinconico, ma quando Peeta le strinse la mano si scrollò di dosso tutti i pensieri e gli rivolse la sua attenzione. Come era prevedibile, la stava guardando con il solito sguardo carico di aspettative. Sembrava quasi che i suoi occhi luccicassero, o forse era solo il riflesso della lampadina che penzolava dal soffitto appena sopra di loro. Ed in quel momento le venne in mente una cosa sola: era vero, Peeta la conosceva troppo bene e sapeva come prenderla. Per questo la sua muta richiesta di una risposta non venne accolta con parole di circostanza, banali e tediose. No. Quello che Katniss fece fu scendere dallo sgabello, aggirare il bancone ed intrecciare le braccia attorno al suo collo, trovando subito anche le sue labbra. Perché sicuramente – si disse – Peeta sapeva anche questo di lei. Che non era per niente brava con le parole.



Angolo autrice:


Signore e signori, benvenuti al festival del fluff!
E con una dolce torta ai frutti di bosco e vaniglia faccio il mio ingresso nel fandom di Hunger Games! Spero che questo mio primo tentativo sia andato bene e che vi sia piaciuto e che non vi abbia fatto cariare i denti. Vi dico subito che la mia OTP è la Everlark, quindi semmai dovessi uscirmene con qualcos' altro sappiate che molto probabilmente sarà su Peeta/Katniss! Sappiate anche che accetto molto volentirei qualsiasi tipo di recensione, quindi se qualcosa non vi piace o non vi convince potete dirlo. Non vi sguinzaglierò contro gli ibridi (o peggio Effie! lol) 
Grazie di aver letto!

S. ;)

   
 
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