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Autore: Gipsiusy    19/08/2013    6 recensioni
Stiles è spezzato, distrutto, perso.
L'uomo più importante della sua vita, suo padre, gli è stato strappato via.
John Matthew Stilinski, sceriffo di Beacon Hills, scomparso tragicamente in circostanze misteriose. L'ennesimo, uno tra tanti forse, in una città troppo piccola per tutti quegli omicidi.
E Stiles? Stiles non sa come reagire, come fare a superare tutto quello. Cosa si fa quando rimani completamente, inesorabilmente, soli?
Lui combatte, lui agisce, lui cerca giustizia.
E Derek non può fare a meno di rimanere accanto al suo umano, prima di vederlo spezzarsi del tutto.
Lo aiuta, lo allena, affinché possa credere di farcela da solo.
Ma non lo lascia mai, non davvero.
STEREK, ANGST, WHAT IF da ambientarsi tra la 07 "currents" e la 08 "the girl who knew too much"
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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I'm not red riding hood

Se qualcuno avesse chiesto Stiles come fosse accaduto non sarebbe stato in grado di spiegarlo.

Un momento prima erano intenti a piangere la morte di Boyd, a preoccuparsi per cosa gli alpha tramassero, a cercare di capire chi diavolo fosse il Druido.

Un attimo dopo tutto aveva perso importanza.

Suo padre sdraiato sul pavimento della scuola, il sangue che sgorgava e lui che aveva le gambe troppo pesanti per arrivare in fretta dal genitore. Quasi non si accorse che accanto a lui c'era Derek, e che fossero ancora nel mezzo della battaglia che infuriava.

Vide gli occhi di suo padre addolcirsi piano, mentre prendeva la sua mano, e spegnersi lentamente, puntati nei suoi.

Stiles non pianse. Non era capace di farlo, per quanto volesse, per quanto ogni fibra del suo essere premesse per tirar fuori le lacrime e, con esse, tutto il suo dolore, l'unica cosa che riuscì a fare fu urlare con tutto ciò che aveva dentro.

Qualcuno -Derek, o Scott, o chissà chi- lo aveva preso di peso e portato lontano dal campo di battaglia e dal corpo di suo padre.

Non sapeva dire con certezza quando avesse smesso di urlare, dentro di sé probabilmente aveva continuato a lungo, ma il silenzio che avvertiva nell'auto faceva intuire che fosse del tutto interiore.

Non era nella sua Jeep, e di certo non stava guidando lui. Non volle aprire gli occhi, ma avvertiva un profumo di pelle quasi inconfondibile.

Era strano come il suo cervello elaborasse le informazioni con velocità e precisione ma del tutto passivamente. Non gli interessava dove fosse, con chi, cosa sarebbe accaduto, eppure aveva realizzato di essere sulla Camaro di Derek, sdraiato sul sedile posteriore.

Pensare era decisamente troppo faticoso, perciò annegò nell'incoscienza nell'arco di pochi secondi.

 

 

Riaprì gli occhi dopo un tempo indefinito. Non riusciva a realizzare dove fosse e quando provò ad alzarsi crollò miseramente sul pavimento.

Un paio di mani forti e gentili lo aiutarono a rialzarsi, che poi riconobbe come quelle di Isaac. Questi, premuroso, lo aiutò a sedersi su quello che era un divano e dopo un ulteriore occhiata capì di essere a casa di Derek.

Buon giorno..” lo salutò la voce irriverente di Peter, tranquillamente accomodato sulle scale.

Come ti senti?” chiese una voce femminile. Stiles spaziò per la stanza fino a incrociare gli occhi di Lydia.

Già, come si sentiva? Spezzato, distrutto, vuoto..

Male.” disse semplicemente.

Voleva andarsene da lì, da quella casa, da quelle persone, da quella città. Cosa glielo impediva, ora? Non aveva nulla che lo tenesse legato lì, presto avrebbe avuto diciotto anni ed era libero di andare ovunque, lontano da tutto quel grande casino che era la sua vita.

Perché siamo qui?” domandò.

Stiamo.. facendo il punto della situazione.” rispose Isaac dopo qualche tentennamento. “Tuo padre non è stato l'unico ad essere stato colpito..”

Chi altri..?” Stiles alzò velocemente lo sguardo, ma Isaac scosse piano la testa.

No, nessun morto, ma la madre di Scott è stata ferita da Deucalion e Lydia..” lo sguardo di Stiles volò alla rossa, che si aggiustò nervosamente un foulard sul collo.

Cosa è successo?” incalzò il castano.

Abbiamo scoperto chi è il nostro caro druido! Il Darach è, signore e signori, la dolce e cara professorina che aveva circuito il nostro alpha preferito!” Peter si intromise, balzando giù dalle scale.

Si udì un ringhio sommesso provenire da Derek, che Stiles era arrivato solo in quel momento a notare. Era nell'angolo più buio della casa, e stava fissando Peter con uno sguardo che se avesse potuto lo avrebbe incenerito.

"A quanto pare il sacrificio di questa volta aveva a che fare con il sopranaturale e, per quanto non voglia ammetterlo, Lydia ne è abbastanza invischiata perciò.."

"Come fate a sapere che è lei?"

"Le ho trovate giusto in tempo. La stava strangolando esattamente come gli altri cadaveri, non c'è molto da aggiungere.."

"Forse è stata manipolata.." tentò di dire Isaac.

"Era abbastanza cosciente di ciò che diceva, credimi" sussurrò decisa Lydia. Sembrava essere stata punta più sull'orgoglio che dal lato fisico.

"Ad ogni modo, non vi vedo tanto sorpresi.. C'è da dire che in fatto di donne Derek non ha esattamente dei buoni precedenti, quindi non c'è da stupirsi che questa fosse.." Peter parlò ma nessuno lo ascoltava, e di certo non Stiles.

Il suo interesse per il Darach era scemato tanto velocemente da lasciarlo stupito ma sopratutto vuoto. Cosa diavolo poteva interessargli che la loro professoressa di inglese fosse un druido pazzo?

Si alzò in piedi, deciso a tornarsene a casa, ma due mani forti sulle sue spalle glielo impedirono.

"Dove credi di andare?" Era Derek, ma Stiles non aveva la forza di cominciare l'ennesima discussione con lui.

"A casa. C'è tanto da fare, e io ho bisogno di una doccia e di vedere.. di vedere.." sentì distintamente l'aria prosciugarsi dalla sua gola. Il moro ritrasse le mani e si scambiò un cenno con Peter che Stiles non notò.

"Vieni, ti accompagno." Disse infine, prendendo le chiavi della macchina.

 

Quella notte non ci furono ragioni, Stiles rimase a dormire a casa sua. Aveva bisogno di pace, di pensare, di realizzare.

Suo padre. L'uomo a cui voleva più bene al mondo. Era morto.

Era morto perché lui non era riuscito a convincerlo che tutto quello che stava accadendo era dannatamente vero, che i licantropi, i druidi e gli uomini assetati di potere esistevano davvero e non si sarebbero fermati davanti a nulla.

Aveva ancora tanto da dirgli, tante cose da chiedere.

Avrebbe almeno voluto che fosse fiero di lui come quel giorno alla partita. Voleva che vedendolo da lontano, un giorno, avrebbe detto "Hey, quello è mio figlio, è un grand’uomo!"

 

Ora invece era rimasto solo lui, in una casa troppo grande e vuota per poterla sopportare.

Eppure sapeva di non poter essere in nessun altro luogo. Non aveva un altro posto dove andare.

La notte non dormì affatto, rimase seduto sul pavimento contro la porta a pensare. Aveva così tanta voglia di piangere eppure non ci riusciva. Non riusciva a fare nulla che non fosse ripetere meccanicamente le stesse parole nella sua mente:

"Lui è morto. Lui è morto. Lui è morto e non hai fatto nulla per impedirlo."

 

Durante la giornata il telefono suonò spesso a vuoto, così come il cellulare. Mamma MccCall si presentò alla sua porte, nonostante la vistosa fasciatura, dopo l'ennesima chiamata a vuoto.

La preoccupazione nel suo sguardo spezzò qualcosa in Stiles, che si lasciò abbracciare e stringere dalla donna, che era la persona più simile a una madre che avesse.

Non le chiese perché Scott non fosse con lei, ne dove fosse Isaac e gli altri. L'unica domanda che in effetti fece fu:

"Mi può dare una mano c-con il.. con la cerimonia?"

Lei gli sorrise un po'.

"Certo tesoro. Penso a tutto io, tu concentrati solo sulle ultime parole che vorresti dirgli"

Stiles annuì e si diresse in camera sua, deciso per lo meno ad organizzare i pensieri.

Non appena si sedette alla scrivania gli venne in mente la lista di persone da chiamare, vecchi amici di famiglia, sicuramente avrebbero voluto dargli un ultimo saluto.

Si alzò deciso a riferire tutto a Melissa, ma tutto prese a girare e divenne improvvisamente buio.

 

"Credo che non mangi da due giorni o giu di lì.." stava dicendo qualcuno nell'oscurità più totale.

"Immagino non se la sia sentita.. povero ragazzo.." ora c'era una voce più dolce, femminile.

Dopo alcuni momento di silenzio, di nuovo la prima voce.

"Vada, ci penso io qui"

Stiles avrebbe voluto aprire gli occhi per dire a chiunque fosse che non c'era bisogno di controllarlo, ma crollò di nuovo nell'incoscienza.

 

 

'È tutta colpa tua'

'Dovevi fare qualcosa'

'Tu ci hai uccisi'

'Tu ci hai uccisi'

'TU CI HAI UCCISI'

"NOOO" urlò disperato, mentre gli echi di quel dannato incubo risuonarono nella sua mente "non sono stato io.. mi dispiace tanto papà.. non è stata colpa mia.. non volevo che moriste.." disse concitato, come se dovesse convincere qualcuno.

Poi aprì gli occhi, di scatto, e si rese conto di essere da solo nella sua stanza, nessuna traccia dei genitori morti.

Qualcosa si mosse in lui, un terremoto, un vulcano, qualcosa aveva deciso di smuoverlo, perché cominciò a piangere, singhiozzare e non poteva davvero farne a meno, come se tutto il dolore stesse cercando di fuori uscire da lui.

Ad un certo punto sentì delle mani forti e gentili scostare le sue dal proprio volto. Tra le lacrime capì che era Derek, ma non si domandò cosa ci facesse lì o cosa volesse da lui.

L'uomo infatti gli aveva abbassato le mani ma le aveva tenute tra le sue, cercando di instaurare un contatto visivo.

"Stiles" disse con voce ferma. "Respira profondamente"

Non gli disse di calmarsi, o di smettere di piangere, e gliene fu grato perché in quel momento era semplicemente impossibile.

Si sforzò di fare come richiesto, ma non durò a lungo, perché una seconda crisi era in agguato.

Avrebbe voluto prendere tutto, tutta la sua vita misera e inutile, ridurla in brandelli finché non ci sarebbe stato più nulla.

Strinse forte la presa sul lenzuolo, non si era accorto infatti che Derek lo avesse lasciato libero, e urlò. Urlò come mai Stiles Stilinski aveva mai urlato prima d'ora. Un dolore straziante, tanto da inchiodare Derek sul posto a domandarsi cosa mai potesse fare. Cosa avrebbe potuto mettere fine a quel dolore?

Agì d'istinto e strinse le braccia attorno al corpo magro dell'adolescente, che ancora tremava e piangeva e soffocava le sue urla nella sua spalla, fino a che non lo udì calmarsi poco a poco, tremare ancora ma molto di meno e infine addormentarsi, esausto in ogni maniera.

Derek lo sistemò con cura nel suo letto, riflettendo, cercando di dar forma ai suoi pensieri.

La stessa cosa che si era detto la sera prima in auto ancora adesso lo colpì: Stiles non meritava tutto ciò.

Non lui, non il ragazzo che si preoccupava di quello che gli altri dimenticavano, che considerava importante tutti, dal primo ultimo. Non il ragazzo che si era sforzato di comprenderlo senza mai davvero giudicarlo.

 

 

Il mattino dopo Stiles si svegliò solo. Non che avesse immaginato qualcosa di diverso, la notte precedente era nient'altro che un ombra confusa di dolore come stavano diventando tutti i momenti della sua vita.

Ricordò di essere svenuto, e si domandò chi lo avesse messo a letto.

La consapevolezza lo colpì come un lampo, un fulmino a ciel sereno.

Derek. Derek Hale lo aveva messo a letto ed aveva rassicurato la signora McCall sulle sue condizioni.

E durante la notte.. No, quella era stata solo un'allucinazione. Non poteva essere accaduto realmente.

Entrare nella cucina familiare riscosse i suoi pensieri, riportandolo alla cruda e dura realtà.

Non c'è un manuale che spiega cosa fare quando muore tuo padre. Non esiste un corso a scuola che ti aiuta a superarlo.

Ci sei solo tu, con il tuo dolore, e sai che devi andare avanti perché sei solo e se non ti occupi tu di te stesso non lo farà nessuno.

Un post-it sul frigorifero lo informava che la madre del suo migliore amico era andata a fare alcune commissioni, e gli chiedeva di mangiare qualcosa per il suo stesso bene.

Stiles ci provò, ma ogni cosa che mandava giù aveva il sapore acre e disgustoso del vomito.

Mentre cercava di capire cosa fare della mattinata, il campanello di casa suonò.

Alla porta c'erano Lydia e Allison, le facce gravi e serie che lo scrutavano fin dentro.

"Entrate.." mormorò buttandosi stancamente sul divano.

Le due giovani si sistemarono ai suoi lati. Dopo un minuto di silenzio Lydia cominciò a parlare. Lo ragguagliò su tutto quello che accadeva, sul branco degli alpha, sul Darach e su cosa stessero facendo per sopravvivere, se non proprio combattere.

Stiles annuiva ma era evidentemente assente dalla conversazione.

Alla fine le due ragazze se ne andarono con la consapevolezza di essere state inutili. Non erano neanche riuscite a farlo mangiare qualcosa.

Derek sarebbe stato furioso, ma davvero loro non ne avevano colpa, Stiles era la persona più testarda che conoscessero.

A rigor di logica il suo migliore amico si sarebbe già dovuto precipitare da lui, ma come Scott aveva spiegato a un semplicemente disgustato Derek, non riusciva ad andare da lui.

Si sentiva in colpa per la morte dello sceriffo, senza alcun motivo a ben vedere.

Non ci sarebbe stata nessuna possibilità per lui di salvarlo, e tutti sapevano che il morso era fuori discussione.

L'uomo aveva preferito andarsene sorridendo al figlio, che grazie al cielo aveva avuto accanto fino all'ultimo istante della sua vita.

Ciò che sarebbe stato di Stiles, rifletté Derek irato, di certo non sarebbe più stato affar suo.

Una voce interire lo rimproverò per questo pensiero, riportando a galla qualcosa che dimostrava quanto si sbagliasse, ma lui la ignorò. Aveva bisogno di canalizzare la rabbia su qualcuno, e un morto era il capro espiatorio ideale.

Ringhiando sommessamente corse attraverso il bosco, fino a raggiungere casa Stilinski. Non avrebbe osato entrare, mai e poi mai se lo sarebbe permesso, ma sapere che quell'umano, il suo umano, era lì a pochi metri ed era per lo meno vivo -il che, data la situazione, era un grande guadagno- sembrò tranquillizzarlo.

Se lo fece bastare e, con un cenno, salutò Isaac che si era messo di guardia non troppo discretamente. Quasi certamente tra pochi minuti avrebbe bussato alla porta di Stiles spiegandogli che lo volevano tenere al sicuro e tutto il resto.

Derek ricominciò a correre, soffocando a fatica l'ululato di frustrazione che sentiva nascere da dentro.

 

Stiles ascoltò atono tutto quello che avevano scoperto e come, a rigor di logica, lui sarebbe stato il prossimo obbiettivo.

"..il fatto è che tu sei un guardiano, se proprio andiamo a vedere, ma nel senso più largo. Sei invischiato fino al collo nelle faccende dei lupi, ma rimani umano, quindi sei un guardiano della razza umana" finì di dire il lupo biondo.

"Non siamo in un episodio del Doctor Who, Isaac, non sono il guardiano di un bel niente. Ma se davvero ci tieni a rimanere, fa come ti pare" replicò Stiles e stancamente si diresse nella sua stanza.

Di dormire non se ne parlava, ma allora cosa avrebbe potuto fare?

Con un gemito, gli tornarono in mentre le parole di mamma McCall.

'Pensa alle ultime parole che vorresti dirgli'

Con il cuore di piombo e il respiro quasi inesistente, impugnò una penna, lasciando che una parte del suo dolore fluisse assieme all'inchiostro. Si accorse di star piangendo solo quando il foglio si ritrovò bagnato da grosse chiazze d'acqua che rendevano sfocate alcune parole, scritte in una calligrafia imprecisa e dura, quasi controvoglia.

Erano le ultime parole di un figlio a un padre. Erano il suo addio.

 

Il giorno del funerale arrivò gente da ogni dove. Persone che Stiles non aveva mai visto prima che parlavano di suo padre, di quanto fosse intelligente, coraggioso e buono.

Al ragazzo non interessavano quelle frasi al vento, lui lo sapeva, sapeva quanto speciale fosse l'uomo che lo aveva cresciuto da solo dopo la morte di sua madre, che lo aveva amato più di quanto chiunque altro lo avrebbe mai amato, nonostante tutto.

Ad un certo punto della cerimonia c'era il suo discorso. Scott, vedendolo del tutto devastato si era anche proposto per leggerlo, ma con un cenno di diniego Stiles si diresse verso il leggio della chiesa.

"Mio padre.. Lui, era un grande uomo. Non era affatto uno qualsiasi, non lo è mai stato. Sapeva che non ero come gli altri ma non ha mai tentato di cambiarmi, ne ha mai voluto che fossi diverso. Mi voleva bene, e io ne volevo a lui, tanto da capire che non sono solo io ad averlo perso oggi, perché se io ho perso un padre, voi avete perso un amico, un collega, qualcuno che stimavate senza neanche sapere il perché.

Ed è questo che fa più male. Non avere la più pallida idea di cosa accade, combattere nella vita come se si giocasse una partita a scacchi senza vedere tutte le mosse dell'avversario.*" Fino a quel momento aveva parlato con un tono freddo e controllato, tanto diverso da quello che era il solito Stiles. Avvertiva diversi sguardi su di se, ma c'era uno che lo colpiva maggiormente: un paio di occhi chiari che lo scrutavano a fondo.

I capelli scuri che sembravano tanto anonimi in quella folla, non lo erano per lui.

Jennifer Blake incrociò il suo sguardo, ci lesse tutto il suo scherno, e in quel momento Stiles capì cosa andava fatto.

"Ma non possiamo arrenderci. Non possiamo fermarci, e non lo faremo. Mio padre ha sempre lottato perché trionfasse la giustizia in questa città ed io intendo seguire il suo esempio."

In quello che molti avevano letto come un desiderio di seguire le orme paterne,entrare nelle forze di polizia e roba simile, un lupo mannaro nell'angolo più buio della chiesa capì cosa il giovane Stilinski voleva fare.

Con un sorriso, che nulla aveva di allegro, schiuse i denti pregustando quella che sarebbe stata un interessante svolta dei fatti.

 

Stiles si permise di crollare sul proprio letto solo dopo che tutti i parenti e gli amici se n’erano andati. Di sotto erano rimaste mamma McCall e le ragazze a mettere in ordine, quindi gli venne ordinato di andare a letto.

Non fece minimamente caso alla presenza in camera finché questi non tossì piano. Era Derek, naturalmente, ma ciò non impedì a Stiles di spaventarsi.

"Esistono i campanelli.." Commentò con sarcasmo. Il lupo lo ignorò.

"Cos'era il discorso di oggi?" Chiese invece, dritto al punto.

"Ti riferisci a quello in chiesa? Nel caso non ti era chiaro, sono il figlio dell'uomo nella bara.." Era sarcasmo pesante, di quello che riservava a poche persone nella sua vita.

"E il pezzo in cui dicevi di volere giustizia era pura ispirazione del momento?" ribeccò Derek, alzando un sopracciglio.

Stiles tacque.

"Come pensavo. Vuoi lanciarti in una missione suicida per caso? Pensi davvero di farcela da solo?" Non voleva davvero sembrare arrabbiato, ma davvero non ne poteva fare a meno in tutto quel caos, quella confusione, che vedeva ricadere tutta su di un ragazzino di malapena diciotto anni.

"No!" Stiles incrociò gli occhi chiari di Derek "Non da solo. Ma si, voglio che chi ha ucciso mio padre la paghi. È tanto sbagliato? Non è quello che volevi anche tu dopo l'incendio?"

Aveva una scintilla strana, ma senza dubbio era la prima cosa viva che riscontrava nei suoi occhi da giorni.

Derek, punto sul vivo, non disse nulla.

"Sono stufo di rimanere inerme mentre le persone a me care si fanno male. Non lo permetterò più. Non voglio più essere cappuccetto rosso. Ora, se non ti dispiace, vorrei andare a dormire.” E senza curarsi del lupo spense ogni luce e si mise a letto, avvertendo improvvisamente tutta la stanchezza di quella giornata.

 

Derek rimase tutta la notte a vegliare e pensare sul da farsi.

Onestamente non se la sentiva di ostacolare il ragazzo nella sua ricerca di giustizia, proprio perché non voleva vendicarsi, non lo faceva per rabbia.

Il giovane era mosso dall’ amore per suo padre, dei suoi compagni, di tutti gli innocenti che ancora sarebbero andati di mezzo in queste faccende

Come ormai accadeva sempre più spesso, il ricordo degli ultimi attimi di vita dello sceriffo tornarono prepotentemente a farsi strada nella sua mente.

Quasi nessuno ricordava che lui era accanto all’uomo quando venne colpito, e non poteva fare nulla per lui.

 

Lo sceriffo lo guardava fisso, quasi volesse passare con il sol pensiero ciò che cercava di dire. Alla fine riuscì a sussurrare qualcosa che l'udito fine del licantropo recepì perfettamente.

"Prenditi cura di lui"

Il ragazzo annuì mentre alle sue spalle sentiva Stiles arrivare.

 

Si riscosse dai suoi pensieri solo all'alba, quando l'umano si svegliò.

"Perché sei qui?" Chiese il ragazzo stiracchiandosi piano.

"Turni di guardia.." fu la risposta dell'alpha, con un tono enigmatico.

"Oh già, la tua psyco-ex vuole uccidermi.." e senza degnarlo di uno sguardo scese giù, cercando di fare una specie di colazione. La sera prima le ragazze avevano davvero ripulito tutto, tanto che non c'era la minima traccia che facesse pensare al fatto che si era tenuto un funerale solo il giorno prima.

Tranne il fatto che Stiles si sentiva esattamente come quella casa: vuoto e solo.

Un rumore lo fece tornare in se. Derek si era accomodato a una delle sedie e lo stava osservando.

"Ma di solito i turni non finiscono all'alba?" Domandò Stiles quasi a se stesso, non spiegandosi la presenza del lupo nella sua cucina. Non in quella situazione almeno.

"Occasione speciale. Ho riflettuto su quello che hai detto ieri sera" secco e dritto al punto come sempre, Derek si drizzò leggermente.

"Prego?" Stiles non capiva cosa centrasse il lupo in tutto quello.

"Hai detto di volere giustizia. Forse è il caso che tu non sia un umano pelle e ossa mandato allo sbaraglio, giusto?" Osservò l'alpha.

Stiles rimase con il cucchiaio a mezz'aria, sbigottito.

"Sul serio? Sul serio vorresti allenarmi? Un momento, perché dovresti perdere tempo con me?" Il tono, che per un attimo si era abbandonato alla sorpresa, era tornato serio e deciso.

"Che domande inutili.. Vuoi che ti alleni o no?" Il modo in cui Derek aveva evitato di incrociare il sui sguardo fece capire a Stiles che c'era qualcosa che non andava, ma non gliene importava granché: aveva ottenuto quello che voleva.

"Ok. Dimmi quando e dove."

Il lupo ghignò. Stiles non aveva idea in che cosa consistessero i suoi allenamenti, ma lo avrebbe scoperto presto.

 

Già da quel giorno stesso Derek iniziò ad imporre il suo regime, ordinando di mangiare in modo salutare per lo meno a colazione e cena.

Dopo una settimana una persona qualsiasi avrebbe già mandato al diavolo il sourwolf e sarebbe tornata alla vita di sempre, ma non Stiles.

Aveva un obbiettivo, era evidente. Non si lamentava mai durante gli allenamenti, neanche quando Derek gli faceva fare una sessione di flessioni in più o qualche chilometro di corsa imprevisto, e per fortuna i risultati erano evidenti. La massa muscolare del ragazzino pelle ed ossa era un ricordo rispetto a quella di adesso. Il fatto che Stiles fosse ancora in fase di crescita aiutò nel creare quel fisico che magari non era dei più statuari, ma senza dubbio era agile e forte.

Il ragazzo tornò a scuola, sotto consiglio di Scott, e dovette mettere a frutto tutte le ore di allenamento psicologico fatto con Peter -chi meglio di lui poteva far saltare i nervi a qualcuno?- per non scagliarsi contro la Blake o i due alpha gemelli.

Qualsiasi cosa di cui fosse convinto Scott, che almeno Ethan era buono, che non voleva davvero ecc.., A lui non importava. Presto tutti sarebbero spariti dalle loro vite, come aveva giurato sulla tomba di suo padre.

Un'altro problema relativo alla morte del padre era casa sua: era sempre più dura viverci da solo, ma venderla sembrava un affronto ala memoria dei genitori.

Scott e Isaac gli proposero di stare da loro per un po'. A Melissa non dispiaceva affatto, c'era sempre posto per Stiles.

Ma era lui stesso che non se la sentiva di andare. Era qualcosa che lo metteva.. a disagio, vedere quella famiglia ancora tutta intera, per quanto possibile. E sapeva di farne parte anche lui, ma non gli sembrava che fosse il suo posto.

Ne aveva parlato durante una seduta di allenamento con Derek e Peter, e inaspettatamente fu proprio lo zio a suggerire qualcosa di geniale.

"Perché non vieni qui? Di sopra c'è una stanza inutilizzata, e i turni di guardia saranno più facili"

Ah giusto era ancora sotto sorveglianza.

Stiles smise di dare pugni a un sacco da boxe mal ridotto e si voltò verso di lui.

"Ma non ci vivete tu e Cora qui?" Domandò mentre Derek dava un occhiata d'avvertimento allo zio.

"Oh no io ho il mio posto e Cora... onestamente non lo so, ma immagino sappia badare a se stessa."

Stiles annuì tra se e ricominciò a dare pugni mirati e forti. Dopotutto non era un idea così cattiva, forse. Lanciò un occhiata a Derek che a sua volta lo stava guardando, ma non disse nulla. In realtà non parlavano molto agli allenamenti, a meno che non ci fosse Peter o Cora o chiunque altro a far da intermediario, ma andava bene così per entrambi. Sembravano capirsi lo stesso.

Quasi un'ora dopo Peter decise di togliere il disturbo, non senza il sollievo di Derek. Quell'uomo sapeva essere davvero molesto.

"Tu che ne pensi?" Chiese ad un certo punto l'umano.

"Riguardo a cosa?" Ora stava prendendo a calci il povero sacco che non avrebbe retto a lungo.

"Di me che mi trasferisco qui."

I loro sguardi si incrociarono per pochi attimi.

"Non mi dispiace. Ora a terra. Flessioni." Telegrafico come sempre, ma Stiles aveva capito come sempre ciò che il lupo intendeva.

Non riuscì perciò ad impedire che un lieve sorriso fiorisse sul suo volto, tanto raro in quel l'ultimo periodo da non sembrare vero.

 

Vivere insieme era meno catastrofico di quel che avevano predetto Scott e Isaac, una volta appresa la notizia.

Al mattino Stiles si occupava della colazione per entrambi, o meglio si preparava la sua e metteva su il caffè per il lupo. L’uomo infatti era abituato ad alzarsi molto presto la mattina e non ci misero molto a istaurare una nuova rutine che comprendeva accompagnare Stiles a scuola, dove sarebbe stato sotto la sorveglianza di Scott, Isaac e Allison.

Soprattutto quest’ultima si era rivelata molto utile per Stiles, non solo perché gli era stata vicino, ma anche perché aveva esperienza come cacciatrice con le armi, e ogni aiuto era ben accetto.

Non era raro infatti che, dopo scuola, la mora andasse nel loft Hale-Stilinski per allenarsi con Stiles. Presto il ragazzo era diventato bravo a maneggiare pugnali e balestre, aveva qualche difficoltà con l’arco ma in compenso aveva un talento per le pistole.

Derek osservava ogni cosa, commentando raramente, ma in realtà era diviso tra l’ammirazione e.. qualcos’altro.

Vedere Stiles con in mano un arma lo preoccupava, questo si, ma muoveva anche qualcos’altro in lui.

Decise che non voleva realmente pensare a ciò.

Perché se da un lato era meglio avere Stiles così a stretto contatto, al sicuro e perennemente sotto controllo,dall' altro era impossibile. Teneva al ragazzo più del dovuto,e questo era senz' altro un male. Di tutto Stiles aveva bisogno tranne di un Alpha complessato.

Il ragazzo si era accorto del cambiamento nell' umore di Derek,ma lo aveva senza difficoltà attribuito agli ultimi avvenimenti.

Il problema era che, in realtà, non era accaduto nulla. Ne con il branco degli Alpha, ne con la professoressa Darach.

Quest' ultima poi si atteggiava come se fossero tutto complici di una grande festa a sorpresa per tutti gli altri innocenti. A Stiles ribolliva il sangue ogni volta che la vedeva nei corridoi e a lezione, ma non odiava lei come odiava il branco di lupi avversario.

Era tutta colpa loro, e appena avesse potuto avrebbe avuto giustizia, e avrebbe tagliato la testa di Deucalion con le sue mani.

Questi pensieri lo spaventavano, soprattutto perché non credeva di poterne fare di simili.

Peter più di una volta gli aveva ripetuto di non lasciare che la rabbia offuscasse la sua mente. Facile dirlo quando l’assassina della tua famiglia era morta e ad ucciderlo sei stato proprio tu.

Stiles non voleva essere come lui, ma davvero non poteva sopportare di rimanere inerme mentre tutti quelli che amava morivano o si facevano male senza averne colpa. Ora voleva agire.

Spesso la notte non dormiva, rimaneva a riflettere su queste cose attentamente, cercando ogni piccola cosa che lo avrebbe fatto vacillare e cadere nel vortice della vendetta. Non la voleva. Avrebbe generato solo altri conflitti. Quindi altro dolore. Quindi altre perdite.

Quando aveva questi pensieri, andava sul tetto del condominio, uscendo per le scale anti-incendio.

La prima volta che lo aveva fatto Derek era andato su tutte le furie, intimandogli che se lo avesse fatto spaventare un'altra volta così ci avrebbe pensato lui stesso a toglierlo di mezzo.

Ridacchiò al ricordo, perché era davvero curioso: Derek Hale che si preoccupa per lui.

Curioso, già, ma non così tanto. Si era istaurato uno strano legame tra di loro.

Forse era perché entrambi avevano perso tutti, forse perché erano più simili di quel che sembrasse.

O forse proprio perché erano così diversi.

Ad ogni modo, non era raro che Derek gli si affiancasse nelle sue notti in bianco. Solitamente portava con sé anche una coperta che gli lanciava addosso, perché il ragazzo non prendesse freddo.

Si prendevano cura l’uno dell’altro nei modi più strani, ma non significava che fossero sbagliati.

 

 

Era passato ormai un mese dalla morte di Boyd. Kali era stata chiara, dopotutto.

E nonostante le avances di Deucalion sia a Scott sia a Derek, i due non avevano ceduto, come era ovvio che accadesse.

Sembrava che tutto fosse già stato scritto, il prossimo ad essere colpito sarebbe stato Isaac.

Ethan lo aveva persino avvertito quella mattina a scuola.

Ma nessuno aveva considerato Stiles. Era solo un umano, dopotutto, cosa poteva contro di loro?

Come i gemelli e Kali scoprirono quella sera, a quanto pare poteva abbastanza da mettere la donna fuori combattimento e atterrare i gemelli.

Con l’aiuto di Allison e Scott riuscì inoltre a non farsi uccidere dalla lupa, una volta rimessa in piedi, e furiosa più che mai per essersi fatta battere da un ragazzino.

Le cose tra i due si erano fatte molto più pericolose, Kali infatti attaccava per uccidere, e questo Derek lo sapeva, per questo non aveva esitato a intromettersi.

Non poteva permettere che Stiles fosse massacrato mentre lui rimaneva da un lato.

I due combatterono fianco a fianco sotto lo sguardo di Deucalion che, proprio nel momento in cui Stiles era stato lanciato di lato dall’uomo, mentre Kali stava per affondare gli artigli nella sua gola, decise di intervenire.

Con la solita aria superiore entrò nella piccola radura dove si stava tenendo il combattimento e si esibì in un piccolo applauso.

Guarda un po’ chi ha fatto i compiti..” disse calmo.

Stiles non poteva crederci. Non poteva credere che quell’essere stesse di fronte a loro, di fronte a lui come se nulla fosse.

Senza quasi accorgersene si alzò in piedi e si preparò per attaccare. Il combattimento corpo a corpo forse non era la decisione più saggia, ma era ovvio che non stava pensando razionalmente.

Derek lo vide muoversi a rallentatore, caricare e lanciarsi contro il cieco che, senza difficoltà, lo fermò e lo bloccò in modo che non potesse muoversi e che, allo stesso tempo, fosse umiliato, ritrovandosi in ginocchio.

Derek ringhiò, e così Scott e Isaac, ed erano pronti ad intervenire ma Deucalion liberò il ragazzo praticamente subito, ridendo piano.

Kali, andiamo. Hai già avuto la tua vendetta.”

Immediatamente tutti i lupi del branco avversario sparirono ma, quando tutti avevano tirato un sospiro di sollievo, un suono nella foresta fece tendere loro i nervi.

Nell’ombra la figura della professoressa Morrel, consigliere scolastico nonché emissario del branco di alpha, si avvicinò con calma.

Ho un messaggio da parte di Deucalion. Non siamo stati noi a uccidere lo sceriffo Stilinski, non è nel nostro interesse. Ma è nell’interesse di qualcun altro, perciò vi conviene cominciare a preoccuparvi, se non volete che qualcun altro si faccia male.” E senza dire altro se ne andò, lasciando il gruppo senza fiato.

Si fissarono per alcuni momenti, indecisi su cosa fare o dire. Stiles fissava il terreno.

Se non è stato Deucalion..” cominciò a dire Isaac.

..Mrs. Blake.” Terminò Stiles, con tono piatto e funereo. “Mio padre era un altro dei suoi sacrifici.”

Dobbiamo fermarla. Anticiparla. Capirla.” Affermò Allison decisa.

Andiamo da Deaton, lui saprà aiutarci..” concluse Scott e, con un braccio attorno alle spalle di Stiles, lo portò all’auto di Derek. Quest’ultimo li seguì in silenzio, e tale rimase durante tutto il tragitto verso lo studio del veterinario. Così come Stiles, perso in chissà quali pensieri.

In quel momento si rise conto che gli mancavano le chiacchere infondate di prima, quelle di cui non ascoltava una parola e che trovava irritanti, mentre continuava a domandarsi perché perdesse tempo con gente come quella.

Ma certo, quello era prima. Adesso le cose erano senza dubbio cambiate.

Senza accorgersene erano arrivati allo studio veterinario. Di norma, considerando l'ora tarda,sarebbe dovuto essere chiuso, ma ormai non si stupivano più di nulla, o quasi.

Infatti, una volta entrati, tutto aspettavano di trovare tranne Lydia e Peter che confabulavano con Deaton.

Se per l’uomo fu una sorpresa incontrarli tutti in quelle condizioni, gli altri due salutarono come se fosse normale trovarsi lì.

"A cosa dobbiamo l'onore, nipote?" Chiese Peter, ma Derek non rispose, anzi si andò a sistemare contro un muro, lasciando agli altri il compito di raccontare.

Mentre Scott riferiva dello scontro e ripeteva le esatte parole della Morrel al fratello, Peter si avvicinò con circospezione a Stiles.

"Che ha?" Chiese riferendosi ovviamente a Derek.

"Nulla, è il solito sourwolf" fu la risposta tranquilla dell'umano.

Derek non sapeva se era stato per il nomignolo, o per la leggerezza con cui parlava, ma sentiva distintamente montare dentro di lui una rabbia incredibile.

La trattenne, in silenzio, come aveva sempre fatto, e guardò in cagnesco il pavimento, prestando tuttavia ascolto alle parole del veterinario su come sconfiggere il Darach.

"È pericoloso, certo, ma è l'unico modo credo. Avrete bisogno di un momento in cui sarà totalmente inerme, assolutamente senza poteri, e ucciderla da umana. Il problema dei poteri dei druidi è infatti che hanno bisogno di una forza viva a cui aggrapparsi e una volta che questa viene a mancare, il resto è inutile"

"Fantastico" commentò Peter, "come facciamo a rendere disarmata una psicopatica che ha il potere delle vergini, dei guerrieri, dei filosofi, dei guaritori e dei guardiani?”

Non poterono fare altro che guardarsi, senza risposte.

Derek stava perdendo sempre più la pazienza, osservando Stiles massaggiarsi casualmente l'addome in un punto in cui era certo esserci un livido, se non peggio.

"Beh ci sarebbe un modo ma.. Allison, vorrei parlarne con tuo padre prima, se non ti dispiace. Vorrei sapere la sua opinione.." Deaton le disse di farlo venire allo studio il mattino dopo e la mora annuì.

Il gruppo si salutò e ognuno andò per la sua strada. Isaac e Scott decisero di camminare un po' verso casa, Lydia diede a Allison un passaggio e ovviamente nell'auto di Derek c'erano solo lui e Stiles.

Ancora silenzio, ma era fastidioso. Il ragazzo poteva distintamente sentire la rabbia del lupo accanto a sé, ma per il bene di entrambi pensò che fosse meglio arrivare a casa.

L'adrenalina della giornata stava rapidamente cedendo il passo alla stanchezza, e con essa cominciava a sentire i primi dolori dovuti ai colpi dell'Alpha. Sentiva l'intero torace e le gambe dolere, ma per il resto stava bene anzi era un filino eccitato.

Aveva finalmente affrontato degli Alpha in battaglia e ne era uscito vivo, c'era da vantarsene.

Stava per farlo ma lo sguardo truce del lupo lo fermò.

Quella situazione lo irritava, sopratutto perché sentiva di esserne la causa, sebbene non avesse idea del perché.

Arrivati nell'appartamento Stiles, senza pensarci, si tolse la maglia ormai lacera e la lanciò sul pavimento del loft, esaminandosi il torace con interesse allo specchio della 'camera' di Derek. Alcune parti erano solo rosse, altre avevano un colorito viola ben poco rassicurante. Con un dito schiacciò un punto imprecisato dello stomaco ed emise un piccolo gemito di dolore, strizzando piano gli occhi.

In quel momento udì distintamente il ringhio di Derek, che sembrava davvero furioso. Stiles si voltò e incrociò il suo sguardo stupido, domandandosi quale fosse il suo problema.

"Cosa ti prende ora?" Domandò diretto come sempre.

Derek non rispose e gli si avvicinò velocemente. Cosa diavolo..

"Hey, si può sapere che cavolo..."

"Ti sei completamente bevuto il cervello? Dio sei davvero così idiota come sembri? O hai fatto un corso accelerato assieme alle lezioni di armi?“

Gli stava praticamente urlando addosso.

Stiles era senza parole.

"Prego?" Disse infine incerto.

"Come ti è saltato in mente di affrontare Kali senza consultare nessuno, ne me ne Scott o chiunque altro? È pura fortuna che tu sia ancora vivo, ti avrebbe fatto a pezzi in pochi secondi se fosse dipeso da lei.."

Stiles cominciava a irritarsi, ma il lupo non aveva finito.

"Cosa credi, che imparare a lanciare quattro coltelli e a colpire un bersaglio basti a non essere ammazzato? Oppure è proprio questo che vuoi, lanciarti in una folle corsa suicida cercando stupidamente di portare qualche alpha con te? Spiegati Stiles!" lo colpì piano sul petto, ma abbastanza per fargli perdere leggermente l’equilibrio.

"Ma si può sapere a te che te ne frega? Avevo il perfetto controllo della situazione, non avevo il minimo bisogno che intervenissi tu e invece no, devi fare l'eroe e metterti in mostra inutilmente.." non sapeva da cosa nascesse quella rabbia, poteva solo presumere, in un secondo momento, che tutti gli avvenimenti gli avevano lasciato addosso una scarica di euforia e stress e che avesse bisogno di sfogare così.

"Mettermi in mostra? I suoi artigli erano praticamente nella tua gola!"

"Non ho bisogno che tu mi protegga"

"Oh certi si vede, i momenti in cui non ti metti in pericolo da solo si contano sulle dita di una mano.."

Ed andarono avanti così finché ad un certo punto Stiles sbottò:

"È per via di quella promessa fatta a mio padre vero? È per quello che te la prendi tanto a cuore giusto?"

Derek rimase per un attimo di sasso.

"Me lo ha detto Peter. Tu.. Hai promesso a mio padre che ti saresti preso cura di me, ma non ce n'è bisogno, sono perfettamente in grado di fare da solo.."

Per un po' regnò il silenzio tra loro. Stiles evitava il suo sguardo e Derek cercava di capire cosa passasse per la mente del più giovane.

"Non è vero" disse infine il moro.

"Cosa?"

"Non è vero che sei capace di fare da solo, non è vero che non hai bisogno di me non è vero" mise particolare attenzione su queste parole "che lo faccio solo per la promessa a tuo padre."

Stiles appariva confuso. Come biasimarlo, del resto?

Derek fece alcuni passi verso il centro del loft, passandosi una mano tra i capelli.

"Tu hai.. Dopo la morte di tuo padre, hai preso particolarmente a cuore la storia di non ‘essere cappuccetto rosso’ ma vedi, Stiles, per quanto tu possa provarci" si voltò verso di lui, avvertendo la sua presenza alle sue spalle "non sarai mai più di questo. E non devi esserlo santo cielo! Vuoi sapere perché lo faccio? Perché non voglio che tu diventi come me! Solo, costretto a elemosinare un po' d'affetto da dei ragazzini che fanno parte del mio branco mentre tu..." non finì la frase, come se fosse scontato, ma per Stiles non lo era.

"Io cosa, sentiamo. Credi che non sia in grado di portarne il peso? Credi che questi lividi mi spaventino? Guardali bene, Derek, perché sono fiero di loro, sono fiero di essermi buttato nella mischia per difendere qualcuno che amo e non essere rimasto di lato a guardare, sono fiero e non ho paura di---" ogni altra parola venne soffocata. Lì per lì fu difficile rendesi conto di cosa stesse accadendo, ma quando dei denti gli costrinsero un labbro tra essi tutto divenne reale, dannatamente reale. Derek lo stava baciando e lui stava rispondendo, questo era quanto.

Non era un bacio dolce, delicato, romantico. Al contrario fu passione, furia,desiderio,puro fuoco. E Stiles desiderò che non finisse mai.

Non si sentiva così vivo da mesi, probabilmente non era mai stato vivo come in quel momento.

Sentiva Derek ovunque e, invece che fargli male, sembrava quasi sanare le ferite che aveva, non solo quelle visibili.

Derek trattò il corpo di Stiles con delicatezza, così inaspettata da lui,come le parole che aveva detto prima, ma così reale che era impossibile dubitarne.

Fecero l'amore con passione e desiderio, si unirono in ogni possibile modo e il piccolo marchio en in vista sul collo del ragazzo era un segno chiaro di ciò.

L'alpha aveva scelto il suo compagno.

Dopo, nessuno dei due parlò molto. Si misero su un lato, fissandosi dritto negli occhi, come se questo bastasse a esprimere tutto.

Nei giorni seguenti Stiles non gli disse di come si sentisse finalmente vivo dopo tanto tempo.

Derek non parlò di come le sue notti erano solitarie e tristi e prima, né di come adesso avesse un motivo per combattere davvero.

Il branco non disse una parola sugli sguardi che si scambiavano, ne sull'odore di Stiles.

Ironia della sorte, fu proprio Jennifer Blake a mettere le carte in tavola, prendendosi gioco di Derek per quella che definiva una 'cotta adolescenziale'.

Il modo in cui Stiles le tagliò la gola dopo fu un chiaro segno che nessuno poteva prendersi gioco di lui e Derek, ne toccare i loro affetti.

Poi, con un mezzo sorriso, incrociò lo sguardo del sourwolf, che ricambiò.

Ci lesse quella sicurezza che credeva di aver perduto con la morte del padre, così come Derek ci lesse la promessa di ciò che gli era stato strappato anni prima.

Erano due metà dello stesso intero, si sarebbero appartenuti per sempre.
 



OOOOK, here we are.
La mia prima Sterek, più triste di così non potevo!
Gran bell'inizio, non credete? Jeff non aveva infierito abbastanza su Stiles in questa stagione, no?
Sarcasmo a parte, parliamo di quello che avete appena letto.
L'ho iniziata all'incirca prima della messa in onda di "Currents", poco prima che uscisce il super mega extra promo per la 9-10-11-12.
Avevo solo ipotizzato,sperato, che fosse la Blake il Darach (nooo il mio essere ship sterek non ha affatto influito.. certo..) e quindi..

In realtà il fulcro principale di tutto è Stiles che è davvero, davvero stanco di vedere le persone che cheama ferirsi, farsi del male, e che lui non può fare nulla.
La gag della mazza da baseball, oltre che a far ridere e a regalarci momenti sterek random, credo sia servita anche a questo.
E Derek non può fare a meno di prendersi cura di lui, lo avrebbe fatto anche se Papa Stilinski non glielo avrebbe chiesto, perché tiene davvero a Stiles, e vederlo così..spezzato, spezza anche lui.
Tra l'altro, la scena di Stiles che taglia la gola a Jenny, l'ho sognata.
Non poteva essere altrimenti, ecco.


Avevo il terrore di pubblicare, paura di aver scritto OOC, paura anche del font a momenti.
Quindi, se avete letto, e state leggendo tutto ciò, lo dovete a due persone: la mia beta, Sara, che ho letteralmente trascinato nel fandom mentre scrivevo, e Doriana, che mi ha dato l'OK che mi serviva per l'IC dei persoanggi.
Quindi questa è dedicata a loro, che sono belle persone.

Ok, la pianto di dire cose inutili e me ne vado.
Per qualsiasi cosa, il box bianco in basso è lì per voi.
Consigli, Critiche, commenti, quello che vi pare.
Se invece volete contattarmi, ecco la mia pagina:http://www.facebook.com/gipsiusyefp 

alla prossima e che lo Sterek sia con tutti noi, sopratutto nella 3B!

un bacio e...


I AM THE ALPHAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!

ok, vado via.

ciao ciao!

Gip :)
   
 
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