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Autore: Leena    19/08/2013    15 recensioni
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Invece, ero costretta a reprimere la voglia dolce e rabbiosa di allacciargli le braccia al collo e di passare le labbra sulle sue, di consumare parole dolci sulla sua pelle calda e morbida, perché odiarlo mi riusciva impossibile.
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Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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1. You're gonna miss me when I'm gone
When i'm gone - Lulu and the Lampshades (cover by Anna Kendrick)

Penny

Penelope. Mi sembra il nome di un pony. Cosa sono io, un pony, percaso? Ma dopotutto mia madre è una mezza alcolizzata, quindi potrete sorvolare sul nome da cavallo. Per questo mi chiamano tutti Penny; odio il mio nome. Mi fa sentire come un cavallo che fa un giro all'ippodromo. "Chi vuole scommettere su Penelope? E' un cavallo bruttino, ma veloce!". Parliamone.

La vidi da lontano, e i suoi occhi chiari e il suo sorriso triste mi diedero la forza di camminare, soltanto per raggiungerla. Erano le otto e venti del mattino, come fa uno ad avere la forza anche solo di pensare, a quell’ora? E poi c’è chi va a fare jogging, ma rendiamoci conto.
I miei pensieri e la mia lenta camminata insonnolita furono interrotte bruscamente da un paio di mani che mi strattonarono dalle spalle.
Ormai avevo imparato a riconoscere quella presa, quella presa divertita, e quel un risolino di sottofondo. Sbuffai contrariata, mentre mi spingeva contro il muro freddo, sotto gli occhi di tutti, ma forse gli faceva piacere essere al centro dell’attenzione, visto che non si era mai fatto nessun problema.
I suoi amici dietro di lui ci fissavano con un sorriso beffardo sulle labbra.
«Penny, da quanto tempo» soffiò, a pochi centimetri di distanza. A dirla tutta era abbastanza carino, ma non esattamente il mio tipo. Ruotai gli occhi al cielo quando il suo ginocchio si fece spazio tra le mie cosce, premendo sul cavallo dei jeans.
«Niall, siamo a scuola, datti una calmata, per l’amor del cielo», lo esortai spazientita, anche se in realtà avrei voluto urlargli addosso un bestemmione. 
Che coglione.
«Oh, avanti, solo un bacetto, prometto che non ci vado nemmeno di lingua». Ruotai nuovamente gli occhi al cielo con sguardo schifato.
Si fece pericolosamente vicino, pronto a posare le sue labbra sulle mie, e io, pronta, lo afferrai per il bavero della giacchetta della squadra, bianca e blu; «Capiscilo, Niall, mi piace la pa-ta-ta!», scandii lentamente le parole, urlando, così che potesse capire, con quella testolina bacata che si ritrovava, «come te lo devo dire?». Lo spinsi via con fare deciso, guardandolo con un risolino; non ci facevo più caso, ormai era di routine.
Che fosse un coglione era poco ma sicuro, ma dopotutto era simpatico, quando non si comportava da scimmia ammaestrata.
«Quanto ben di Dio andato sprecato», sospirò teatralmente, con le mani nella tasca della giacca, fissando un po’ troppo in basso del dovuto.
«Frena, frena, frena, pervertito!», gli urlai ridendo, spostandogli la faccia con una manata.
«Riproverò un’altra volta, magari sarò più fortunato». Si insomma, mi piacevano quegli occhi celesti, ma non mi attiravano per niente. Era proprio il caso di dirlo, mi faceva diventare ancora più lesbica quel ragazzo. Non era niente male…si, carino, un bel faccino rotondo, tutto da stritolare, ma niente di che, nulla di eclatante, insomma. Ma tutte quelle attenzioni non mi dispiacevano, anche se ero del tutto consapevole che mi prendesse in giro.
Non sono affatto bella e tanto meno sexy o affascinante, o…insomma, diciamo che non lo faccio duro nemmeno ad un canguro.
Ma questa da dove mi è uscita? Devo smetterla di fare certi pensieri strani. Poi perché proprio un canguro? Sarà colpa dell'ora.
Comunque, tornando a noi, è proprio questo il motivo per cui mi ero tinta i capelli di colori così sgargianti e perchè provavo in tutte le situazioni, con tutte le mie forze, di non essere al centro dell'attenzione, perché non mi trovavo né attraente né tantomeno bella.
«Troppo tardi, Niall. Bradford mi aspetta!» gli urlai allontanandomi, con un teatrale inchino. Ricambò, dandomi della troia, e io gli feci il dito medio, con una certa eleganza e un sorriso sul viso. Eravamo troppo carini.
Mi avviai verso le braccia che mi aspettavano pazienti in fondo al corridoio. I capelli le si mossero lentamente quando una folata di vento entrò dalla finestra aperta, e si sentì la bidella imprecare, chiedendo ‘chi cazzo ha aperto la finestra?!’ a voce un po’ troppo alta. Lucy aveva fissato, contrariata, a braccia conserte, tutta la scena. Non le lasciai il tempo di commentare e mi abbandonai al suo profumo fresco, premendo le labbra sulle sue, accarezzandole i capelli color del grano.
 

«Prometti che mi scriverai?», mi chiese, gli occhi colmi di lacrime, che imperterrite continuavano a rotolarle sulle guance.
«Oh, ma certo», le risposi accarezzandole una guancia con le nocche «e ti chiamerò ogni sera». Mi pizzicavano gli occhi, e, probabilmente, lei li vedeva lucidissimi, ma sono sempre stata una ragazza dalla lacrimuccia difficile.
Appoggiò la sua fronte alla mia, con gli occhi chiusi, tanto che potevo sentire il suo respiro fresco sulle guance.
Dio, non ce la facevo più.
Annullai la distanza tra le nostre labbra, con forse troppa veemenza, stringendole il viso tra le dita della mano destra, e infilandomi con le dita dell’altra mano tra le ciocche dei suoi capelli lisci. «Oh, vi prego, non in pubblico, ragazze!». La voce schifata di mio fratello proveniva dalle mie spalle, così, senza scomodarmi a staccarmi da Lucy, gli rivolsi un bel dito medio.
Spinsi dolcemente il mio bacino verso il suo, con un braccio attorno alla sua vita, accarezzato dai suoi capelli lunghi.
Quando, con un sorriso, mi allontanò per guardarmi negli occhi, mi girai verso quel plateale coglione di mio fratello; «Vaffanculo Harry, lo sappiamo tutti che te le fai con quella checca di Simon!». Inaspettatamente, lasciò cadere un paio di valigie che stringeva tra le mani, lasciandosi trasportare da una risata fragorosa che gli illuminò il viso; «Sei incredibile, Penny! Uno di questi giorni mi farai morire d’infarto!», riafferrò le valigie da terra e si avvicinò al baule, ridendo ancora. Mi lasciai scappare un sorriso.
Dopotutto aveva anche un bel culo, e anche un bel faccino. Peccato chefosse un ragazzo e che fosse mio fratello, gemello, tra l'altro.
Salutai Lucy un’ultima volta, baciandola ancora, questa volta più cautamente, dolcemente. «Avete intenzione di farmi vomitare, o cosa?», chiese Harry, appoggiato al range rover, sospirando con un sorrisetto beffardo sulle labbra.
«O cosa», gli risposi con le mani sui fianchi. Beh, non i miei, ma pur sempre sui fianchi.
La camicia candida semiaperta sul petto, che lasciava intravedere i tatuaggi, i jeans neri un po’ troppo attillati, i boccoli che ricadevano sulle tempie. Quel ragazzo era troppo gay persino per i miei gusti.
Mi lasciai scappare una lacrima innocente, quando salii sul range rover nero. Lucy aveva i capelli un po’ spettinati, la maglietta leggermente alzata sui fianchi, e ancora tante lacrime sul viso. Mi rivole un sorriso amaro e triste, poco di prima di mimare un ‘mi mancherai’ con le labbra. Le risposi con un ‘mi mancherai anche tu’, da dietro il finestrino, con il naso schiacciato sul vetro. Venne scossa da altri singulti, da capo a piedi. Come biasimarla?
Presto ci sarebbero stati chilometri e chilometri, a separarci. Oh, ma che dico? Ci sarebbe stato un intero oceano, a separarci.
Mi sarebbero mancato la sua mania per l’ordine, il suo modo calmo di trovare un compromesso, il modo in cui mi diceva preoccupata di stare attenta al fumo. Mi sarebbe mancata persino la sua mania per i compiti. Sarebbe stata dura abituarmi a non averla tra i piedi, ma ce l'avrei fatta. No, non ce l'avrei fatta, in realtà, ma sarei sopravvissuta, insomma. Contavo soprattutto sulla sorella di Lucy, che viveva a Bradford. Forse le avrebbe permesso di stare da lei per venire a trovarmi, era una possibilità remota e alquanto improbabile, ma ci speravo ugualmente.
Per la prima volta dopo tanto tempo, ero single. Come mi sentivo? Mi sentivo uno schifo, ecco. Mi accorsi di essere in lacrime quando il filo dei miei pensieri venne interrotto da un’imprecazione. «Dio, ma questo qui al posto delle ali ai piedi si è messo i macigni al culo!», urlò Harry, al mio fianco, rivolto alla macchina davanti a noi, che andava talmente piano che sembra andare in retromarcia.
«Cazzo, ma è veloce come un semaforo rosso!», urlò ancora, sbattendo la testa sul volante, strombazzando allegramente. Mi lasciai sfuggire una risata, sbuffando divertita. Aveva appena preso la patente e già si credeva il re della strada. Bah, valli a capire, certi maschi. O meglio, mi correggo; valle a capire, certe femmine.
 
 
«Sei pronta?», mi chiese, davanti al portone di vetro spesso.
«No. E tu?».
«Per un cazzo», sibilò tra i denti.
Ci guardammo per un attimo, e poi tornammo guardare il portone, prendendo un respiro profondo. «Andiamo», dicemmo, all’unisono.
Ed eccola lì, la Bradford Public Highschool, in tutto il suo schifosissimo splendore.




LOOK AT ME, LALALA.
Dolcezzeeeeeee. Allora, probabilmente sto parlando da sola, visto che nessuno leggerà mai questa ff.
Beh, diciamo che in questo capitolo non succede granche..si capisce un po' che tipo è Penelope, si capisce che si è appena trasferita...poi capirete perchè.
Capirete? Ma perchè parlo al plurale? 
Beh, vado ad autocommiserarmi spaparanzata sul divano.
Ciao dolcezze!
(Ah, non siate troppo malvagie..è la mia prima fan fiction su efp, grazie AHAHAH ho paura. piu che altro che non ci sia nessuna che possa fare la cattiva...okay, mi dileguo!)

Ragazze, se vi piace il primo capitolo (cosa poco probabile), magari scrivetemi una recensione, così posso vedere se andare avanti con questo schifo!
dai, per favore, recensite. ve lo chiedo con il cuore, io sono buoooona cc:
Mary ♥ 
 
 
 
 
 
 
 
  
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