Anime & Manga > Yokai Ningem Bem
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Autore: Fujikofran    19/08/2013    1 recensioni
[Yokai Ningem Bem /Bem, il mostro umano)][Yokai Ningem Bem /Bem, il mostro umano)]Bem, Bera e Bero sono, come sempre, attratti da luoghi impregnati di morte e di fatti violenti accaduti in passato, come accade anche in questa storia, ambientata a Rovegno (Ge), nei pressi di una ex colonia fascista ora abbandonata. Perchè i tre esseri mostruosi si trovano lì? Sono lì per una brutta faccenda, molto ma molto brutta...Brano da ascoltare durante la lettura: "24 hours" dei Joy Division
Genere: Horror, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Rovegno, Alta Val Trebbia (provincia di Genova), Italia

Bem, Bera e Bero si trovavano lì per caso, come sempre, dato che il caso era il motivo portante della loro vita non vita, del loro essere vivi ma non vivi. Camminavano cercando di trascorrere momenti di serenità, loro che non sempre riuscivano a familiarizzare con questa sensazione piacevole, loro che provenivano da un non mondo. Rovegno era un paesino bello come un presepe e mostrava tutti i crismi di un luogo magicamente perfetto e ordinato, come se fosse stato plasmato dalle mani ingenue e fantasiose di un bambino. Bem, Bero e Bera giravano per questo paese come incantati, ma, allo stesso tempo, guardinghi: c’era qualcosa che non quadrava, specie quando si erano lasciati alle spalle il centro abitato, spostandosi appena fuori. Un luogo particolare li aveva attirati, anzi, attratti, come sempre avveniva durante il loro continuo peregrinare verso mete sconosciute che nascondevano un fatto di sangue accaduto in passato. Anche fuori Rovegno, quindi, era successo qualcosa di malvagio, ne era ancora impregnata l’aria. I prati erano un morbido tappeto che si estendeva fino al fiume, che aveva lo stesso nome della valle, e i tre esseri non umani passeggiavano osservando uno spicchio di sole che si intravvedeva tra le nuvole, le quali avevano intenzione di rovinare una bella giornata primaverile. Era maggio e non si riusciva a capire se facesse caldo o se il fresco di quelle nuvole, sempre più vicine a diventare nubi, stesse coprendo l’aria mite di quella giornata. La bellezza dell’atmosfera di quell’istante si mischiava al forte senso di mistero e di morte che quel luogo emanava. Pochi minuti dopo i tre essere mostruosi si ritrovarono davanti a un grande edificio che sembrava abbandonato.

-          Che cos’è?- domandò Bero.

-          Sembra una fabbrica abbandonata. Però, no…non lo è. Una scuola? No, troppo grande – si interrogò Bera.

-          Una ex colonia fascista- rispose Bem, sicuro delle sue parole.

-          Fascista? Che vuole dire?- chiese Bero.

-          Hai presente il fascismo, il movimento politico totalitario italiano, coinvolto nella Seconda Guerra Mondiale? Questo edificio è di quel periodo- gli spiegò Bem – in Italia è pieno di luoghi abbandonati così.

-          Chissà com’era prima-

-          Di sicuro era bello, avrà ospitato migliaia di bambini, nel corso del tempo- disse Bera.

-          Perché siamo qui, allora? – domandò Bero con tono spaventato –è successo qualcosa di terribile? –

-          Ovvio, se siamo qui l’unico motivo è questo. Noi siamo attratti dai luoghi di morte, è la morte stessa che ci attira, lo sai, piccolo- rispose Bem.

-          Basta! Io voglio andare nei posti dove c’è la vita, non la morte!-

I tre rimasero in silenzio per un attimo, poi ripresero a camminare, esplorando quell’edificio dai toni spettrali. Uno scoiattolo passò e si fermò a guardarli.

-          Ehi, scoiattolino!- esclamò Bero, avvicinandosi all’animale, che scappò- No, non andartene, ti prego!-

Bero pianse, lamentandosi del fatto che tutti, animali compresi, si spaventavano, come sempre, alla sua vista. Pensava al suo aspetto orribile, alle sue lacrime copiose e, mentre se le asciugava, sentì che qualcuno lo stava osservando. Si girò e notò un bambino che gli sorrideva, vestito con un camicia bianca, dei pantaloni corti e pettinato con un ciuffo e una riga di lato.
Bem e Bera si erano spostati verso un altro lato dell’edificio e, muovendosi tra le sterpaglie, provarono a entrarci.

-          Bem, no, non entriamo, potrebbe essere pericoloso!-

-          Pericoloso? Chiunque ci veda penserà che siamo noi pericolosi. Quanto alla struttura dell’edificio, mi pare solida, non ci crollerà niente addosso. Certo che camminare qui in mezzo mette i brividi-

Il luogo, tra muri scrostati, calcinacci, murales e scritte sataniste, presentava sedie rotte ovunque, reti di brande arrugginite, tavoli rovesciati e insetti di ogni tipo che si divertivano a gironzolare sul pavimento.

-          Lo senti, Bera? L’odore della morte…non è l’abbandono che rende spaventoso questo posto, è l’aria impregnata di morte- affermò Bem.
 
I due udirono improvvisamente delle voci sussurrate e risate di bambini, che li accompagnavano durante tutto il percorso all’interno dell’edificio. La gioia infantile si mescolava al senso di morte e Bem pensò subito che quel posto fosse infestato da spettri di piccoli villeggianti dell’ex colonia. Alle voci infantili si unirono degli schiamazzi e Bera, guardando da una delle finestre dai vetri rotti e dagli infissi arrugginiti, notò Bero correre e fare chiasso con un bambino.

-          Meno male che si sta divertendo, era così triste, prima- osservò Bera.

-          Temo che il bambino che sta giocando con lui abbia a che vedere con le voci che stiamo sentendo–

-          Cioè? Il bambino che è con lui è un fantasma?-

-          Certo! Non c’è nessun altro oltre noi…se non siamo soli è solo perché siamo circondati da spettri-

-          Se ci sono dei bambini, vuol dire che non riescono ancora a trovare pace-

Poco dopo le nuvole minacciose furono spazzate via da un vento deciso, ma non fastidioso e il sole tornò a splendere, facendosi strada tra l’ombra degli alberi. Si creò della corrente, all’interno dell’edificio e il cappello di Bem volò. Lui lo raccolse e, sollevandosi, notò una bambina -vestita di bianco e con un ferretto colorato tra i capelli- che, fissandolo, gli sorrise. Si girò per chiamare Bera e, quando si voltò per parlare con la piccola, questa non c’era più. “Pian piano si stanno facendo vedere. Dobbiamo insistere: stanno cercando il nostro aiuto” pensò e di nuovo avvertì la sensazione di freschezza e di gioia di vivere mista all’aura di morte che permeava quel simbolo di abbandono in cui si trovava. Poco dopo, Bero raggiunse Bem e Bera, per far conoscere loro il suo nuovo amico, ma il bambino era sparito.

-          Ma…Italo, dove sei? Bero, Bera, c’era un bambino con me, lo avete visto?-

-          Sì, stavate giocando fuori insieme – rispose Bem – anche io ho visto una bambina, ma è scomparsa. Bero, avrai capito che questo luogo è infestato. Tu hai giocato con un fantasma!-

-          Ma se mi ha detto che è qui in villeggiatura…-

-          Appunto, è uno dei bambini della ex colonia. Lo hai guardato bene? Sembra uscito dagli anni ’30-

-          Dove siete, bambini, vogliamo parlare con voi! – urlò Bera –sappiamo che state cercando aiuto!-

Ma l’unica risposta che i tre ricevettero furono la corrente che era aumentata in maniera tale da spaccare i vetri rimanenti di una finestra già ridotta, ovviamente, male. Bero aveva paura, Bera si sentiva nervosa, ma Bem li rassicurò, ritenendo che fosse naturale una iniziale diffidenza da parte dei giovanissimi spettri.

-Aiuto…aiuto…aiuto… - si udì nell’aria, insieme a un vociare misto a sussurri e a risate. Bero si era abbracciato a Bem e aveva iniziato a piangere, in preda al terrore. Sembrava di stare in mezzo a una moltitudine di bambini, come se ci fosse davvero una colonia. Poco dopo si resero visibili i fantasmi di cinque bambini, due maschi e tre femmine, che rimasero immobili a fissare i tre e poi scoppiarono a ridere all’unisono.

- Come siete brutti! – esclamò uno dei due bambini continuando a ridere, l’altro era Italo.

- Ma…come vi permettete, birichini? Si dice così davanti a chi non conoscete?- intervenne Bem, mentre Bero si era rasserenato e aveva sorriso a quei bambini –volete giocare con Bero?-

-No, con tutti voi- rispose una delle bambine.

-Sì, facciamo un gioco, – disse Italo – facciamo al caccia al tesoro, ce la facevano fare sempre! Il tesoro da cercare sono i nostri corpi. Sappiamo dove sono, ma non possiamo farli portare via. Abbiamo cercato di dirlo a tanta gente passata di qui, ma hanno avuto tutti paura di noi. Trovateli!-

- Se non verranno sepolti i nostri corpi saremo costretti a rimanere per sempre qui e non ci piace- intervenne un’altra bambina.

- La gente ha paura – intervenne nuovamente Italo –ma noi ne abbiamo più di loro, perché questo posto è orribile. Ci ricorda Duilio Repetto, il direttore-

- Chi? Quando siete morti e come è successo?- domandò Bera.

- Era l’estate del 1939. Duilio Repetto era il direttore della nostra colonia, giocava sempre con noi e…-

- …giocava troppo, con noi- lo interruppe quella che sembrava la bambina più grande di età, sugli undici anni –e un giorno prese me e Italo e ci portò nel bosco, con la scusa di giocare alla caccia al tesoro. Poco dopo violentò me e Italo e ci uccise spaccandoci la testa con una pietra; prima a lui e poi a me-

- Io sono morto nel 1938, mi ha strozzato mentre mi violentava!- esclamò l’altro bambino.

-Noi invece nel 1937. Ci ha sgozzate dopo la violenza- aggiunsero le altre due bambine.

- Come potete vedere, il nostro direttore ci ha fatto del male in periodi diversi. Nessuno ci ha mai cercati-

- Quanti anni aveva il vostro direttore?-

- Aveva cinquant’anni, era un amico del podestà di Rovegno-

-Uhm, sono passati tanti anni, ormai sarà morto. Ovviamente, per non infangare il nome del podestà e anche la fama della colonia, qualcuno avrà messo a tacere tutto, pur sapendo come erano andati i fatti- affermò Bem –Allora ci conviene cercare i corpi. Il problema sarà trovare credibilità presso la gente, far in modo che non si spaventino alla nostra vista e ci ascoltino, per dare a voi la giusta sepoltura e per far luce sulla vicenda-

- Cercate mia mamma, forse è ancora viva, mi ha avuto che era molto giovane- disse Italo –Io vorrei parlarle, ma non posso muovermi da qui. Sono sicuro che vi crederà-

-Va bene, piccoli, venite con noi: riporteremo alla luce i vostri corpi e poi noi tre andremo a cercare la mamma di Italo-

Bem, Bero e Bera, aiutati dai bambini, trovarono le ossa appartenenti a questi ultimi: erano in un punto impervio del bosco che si trovava non lontano dall’edificio dell’ex colonia. Bero, impressionato, domandò poi che cosa si intendesse per “violentare” e Bera gli rispose che si trattava di qualcosa di brutto di cui lui non doveva sapere. La sera andarono a Rovegno, dove riuscirono a trovare la mamma di Italo, ormai molto anziana e, fortunatamente, questa aveva creduto al loro racconto. La donna si prese carico della faccenda, sperando che venisse aperta un’indagine atta a coinvolgere coloro che avevano taciuto sulla vicenda e che potevano essere ancora vivi. Nel frattempo le ossa dei bambini furono sepolte e una lapide in loro ricordo fu piantata nei pressi della ex colonia*. Giustizia sarebbe stata fatta?

Al cimitero di Rovegno Bem, Bera e Bero tornarono qualche tempo dopo. Erano davanti alle tombe dei bambini, per omaggiarli e, d’un tratto, i loro spiriti comparvero tutti insieme, per salutarli e ringraziarli. Ora quelle anime innocenti potevamo finalmente riposare in pace.
 
*ovviamente è un fatto inventato, non esiste alcuna lapide nei pressi della ex Colonia di Rovegno.
 
 
 photo 113733721-0d5445a1-da69-4714-b767-e6048ce5e433.jpg Fujikofran (c) 2013 Licenza Creative Commons
La ex colonia di Fujikofran è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Unported.
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