Mi alzo
piano dal piccolo lettino, mi stiracchio e mi dirigo pigramente in
cucina:
tazza di thè e biscotti, sempre la stessa colazione, sempre
lo stesso sapore.
Mi avvicino alla finestra e scosto le tende lilla: guardo la mia mano
piena di
crepe, è solo questione di tempo, lo so. Dopo poco sono
già davanti al piccolo
specchio intenta a pettinarmi i setosi capelli, il piccolo orologio a
cucù
segna le dieci di mattina, finalmente. Mi precipito alla finestra e
guardo nel
buio della cantina….. Il carillon si apre e i due
pattinatori volteggiano sulla
neve vetrata. Sono vestiti con cappotti e si tengono amorevolmente la
mano,
sorridono. Il pattinatore mi guarda, chiudo immediatamente le tendine,
qualcosa
nel mio petto di porcellana sussulta. Non era mai successo….
Provo di nuovo a
sbirciare dalla finestra e loro due sono ancora lì, con i
loro sorrisi di
plastica addolciscono le note di un meccanismo ormai rotto, di una
melodia
disarmonica. Di nuovo lo sguardo del pattinatore si posa sul mio,
tuttavia ora
lo sostengo e provo a sorridere, anche se la mia bocca
d’inchiostro rosso non
risponde ai comandi. Ma apro maggiormente gli occhi cercando di
comunicare
qualcosa, un saluto, un complimento. Lui non può, anche i
suoi occhi sono
d’inchiostro.
Ogni giorno
guardo dalla mia piccola finestra, ora ho solo una mano per scostare le
tende,
ho crepe lungo tutto il corpo, ma voglio godermi quei dieci minuti di
sguardi,
di note, di amore… anche se di plastica.