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Autore: brendy    20/08/2013    4 recensioni
“Quando parti?”
“Troppo presto”
“Tornerai?”
“Lo spero”
Non dovevano esserci i fusi orari, il jet lag e gli addii; non siamo così forti da riuscire a superarli, o forse sono io a sbagliarmi, forse ce la possiamo fare.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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All the small things

A questa situazione che non ha ne capo ne coda.
 

C’è la tenda calda e i raggi del sole delle dieci del mattino,
che entrano dalla cerniera chiusa male.
Il rumore delle onde e accanto a noi, i rimasugli dei legni
bruciati qualche ora fa.
Ho il tuo braccio appoggiato mollemente sul petto, i capelli sanno di sale e la tua maglietta, che improvvisamente, inizia a starmi troppo stretta.
Mi guardo attorno, tu stai dormendo; gli occhi chiusi, le ciglia lunghe che toccano gli zigomi e le labbra ancora un po’ gonfie e rosse.
Sbuffo, cercando di non svegliarti mentre mi allontano da te.
Apro la tenda e il continuo schiamazzare della gente che prende il sole mi infastidisce; è sempre così dopo ogni falò e dubito che riuscirò mai a farci l’abitudine.
Zayn mi passa accanto, assonnato e con un semplice saluto, sparisce nella tenda blu che ha comprato tre giorni fa, apposta per la grande nottata di ieri.
Frugo tra le tasche ed estraggo quel pacchetto rovinato di Camel Blue che tanto odi: “Sono troppo leggere, dovresti cambiarle” è la scusa che mi rifili ogni sera sui muretti, quelli dove ti aspetto mentre Ellioth non fa altro che lamentarsi del caldo insopportabile di Agosto.
Ho la testa che vorrebbe esplodere mentre mi avvicino a Liam, che allegro, sta controllando la cottura della pancetta sulla griglia, perché sa già che tra
poco saranno tutti affamati.
Gli faccio un cenno veloce con il capo mentre Niall suona la chitarra, cercando di essere il più rumoroso possibile ma non voglio che ti svegli, è ancora troppo presto per affrontarti.
Mi allontano dagli altri; ho bisogno di pensare, di capire dove siamo sbagliati e il perché non riusciamo mai ad evitare questa situazione.
Noto divertita Louis che dorme e parlotta nel sonno frasi sconnesse e prive di senso, scuoto la testa, rassegnata al fatto che adoro questa scena abituale che ormai vedo da quattro anni.
Lo scoglio è vuoto, silenzioso, tralasciando per il rumore che creano le onde che ci vanno a finire contro, impetuose.
Da qui posso vedere se ti sveglie e se è il caso che io scappi, come tendo a fare da troppo tempo; per poi rivederti questa sera, con quella felpa arancione che ti copre i tatuaggi e quel sorriso che più volte, mi hai mostrato sotto le stelle.
Sono stanca Harry; di te, di me e di questa situazione che gli altri definiscono complicata, mentre io, ribadisco che è una situazione del cazzo.
Ho gli occhi arrossati, stranamente non per le lacrime trattenute. Nella mia testa ci sono i tuoi “ciao” sussurrati all’orecchio la mattina presto, prima di stenderci sull’asciugamano e con la musica nelle orecchie, addormentarci nuovamente.
La sensazione delle tue dita incrociate alle mie e delle tue mani tra i miei capelli.
Butto fuori il fumo dalle labbra e guardo il cielo limpido, senza nuvole.
Quando abbiamo iniziato a perderci?
Forse è stata già dalla prima volta che ti ho incontrato, al mio primo falò —devo ancora capire se ringraziare o maledire Niall, che mi ha obbligato a parteciparci.
Eravamo ancora così spensierati; io meno incasinata e tu senza premure.
Forse ci siamo persi in quei baci a mezzanotte passata, in riva al mare, tra le strade e in piazza con gli amici. Negli sguardi silenziosi e provocatori, così come i gesti, gli abbracci e le battute.
Quel continuo stuzzicarci ad ogni minima cosa, nel negare davanti all’evidenza che ci piacevamo da matti, che ci piacciamo, tutt’ora, da impazzire.
Hai diciannove anni; l’affitto di un appartamento nuovo nel centro di Londra da pagare, il frigo completamente vuoto e tutti gli scatoloni che riempiono le stanze spoglie. Un lavoro che ti piace, una gatta che ami e me, anche se questo non so se definirlo un bene.
Quando ammetterai che abbiamo più momenti bassi che alti, che le nostre litigate sono più strazianti delle prime e che le porte sbattute, tanto da far tremare i quadri alle pareti, fanno venire le vertigini anche a te?
Siamo entrati in questo circolo vizioso di cui abbiamo imparato ad essere dipendenti.
“Fanculo”
“Resta con me”
“Sono a pezzi. Me ne vado!”
“Non servirebbe a niente”

Se avessi saputo che sono emozioni così ingestibili, non avrei accettato quel caffè in pieno inverno, non avrei sprecato attimi ad osservarti e notti insonne a pensarti.
Ho diciotto anni e non so cosa voglio fare del mio futuro; sto finendo gli studi, mi sono spezzata e ricostruita più volte. Il sorriso dipinto sul viso a farmi da scudo e sono incapace di credere a ciò che dici.
Ti ho fatto cucire le ferite, colmare gli spazi vuote perché eri tu, dovevi essere tu, devi essere tu Harry.
Louis si è svegliato, Zayn ha un diavolo per capello e non fa altro che camminare avanti e indietro mentre io, da qui, cerco di fermare il tempo.
Non abbiamo mai fatto niente di grande; piccoli gesti, tu che ti ingelosivi con poco e io che ti ignoravo.
L’incoerenza nei tuoi “non mi piace il fumo” per poi trovarti seduto sulla spiaggia, in attesa che io accendessi la mia sigaretta, per rubarmela dalle labbra.
“Così ti ho accanto” è quello che mi hai detto quando ti sei messo al polso il mio elastico, io ho riso, ti ho dato dello stupido e ho puntato lo sguardo altrove, trattenendo un sorriso.
I complimenti detti nei momenti meno opportuni, il mio fingermi distaccata, quasi fredda; mi hai sempre accusato di esserlo.
“Sono  fatta così, non posso farci niente”
“Lo so”
“Proverò a migliorare”
“Non serve, mi piaci anche per questo”

Ci siamo persi per i momenti mancati, bruciati e che sappiamo non riusciremo più a far tornare.
Sono uno tsunami di pensieri, paure e tu ti sei tuffato in tutto ciò, senza sapere se ne saresti uscito vivo.
Stai ancora cercando una via d’uscita o sei stato sopraffatto?
Sono le undici e questa è la terza sigaretta e tu non ti sei ancora alzato.
“Ti amo”
“Questa è l’ultima volta”
“Non è la risposta che volevo”
“Non erano così che dovevano andare le cose”

Dovevamo essere spensierati, complici, amici, innamorati.
Invece, testardi come sempre, abbiamo affrettato le cose; credevamo di essere in grado di stare a passo con i tempi, di farcela. Non servivano i regali, le cene costose e le litigate per un nonnulla. Le bugie dette a fin di bene —davvero?- la paura di disturbare e le chiamate piene di ansia.
“Quando parti?”
“Troppo presto”
“Tornerai?”
“Lo spero”

Non dovevano esserci i fusi orari, il jet lag e gli addii; non siamo così forti da riuscire a superarli, o forse sono io a sbagliarmi, forse ce la possiamo fare. Mi sto sbagliando Harry?
Non ce lo siamo mai chiesti, troppo impegnati a viverci ogni giorno, ad accettare ogni cosa ci capitasse.
Sento la voce di Liam e qualche imprecazione di Niall. Rido, non cambieranno mai.
Nonostante il casino, il mondo che corre frettoloso, tu stai ancora dormendo e sospiro, butto la sigaretta tra le onde e ne accendo un’altra; ho paura.
Paura di cosa?
Di tutto e di niente.
Sarà che con te ho sbagliato dall’inizio, mi sono lasciata prendere: tu che mi aspettavi sotto casa con il motorino, il panino della mezzanotte, il prenderci per mano in mezzo alla gente, senza ben distinguere tutto quello che ci stava capitando.
Non abbiamo mai messo etichette, non ne avevamo bisogno. Non ci importava che gli altri sapessero se stavamo insieme o se eravamo semplici amici.
Guardo il mare mentre Zayn richiama la mia attenzione —la colazione è pronta e come al solito, non ho fame.
“Mangia”
Eri diventato monotono, sempre le solite cose; non sapevo più se tirarti uno schiaffo o sorridere sulle tue labbra.
A volte vorrei davvero che trovassi qualcuno; che camminando per strada, notassi questa ragazza e inizieresti a conoscerla, la porteresti a cena fuori e perché no, magari anche al cinema. Poi ci sarebbe il primo bacio, una seconda uscita e così via; un po’ come noi, meglio di come siamo iniziati io e te.
Ma poi allontano questi pensieri ed inizio a farneticare, perché è quello che sto facendo adesso, non credi anche tu?
Ridacchio nervosamente, il filtro è caldo e mi scotta il labbro che ha ancora il tuo sapore.
“Un giorno ti stancherai”
“Di te? Dubito”
“Lo dici tanto per dire”
“Lo dico, perché lo penso davvero”
“Bugiardo”

Ricordo che quattro anni fa tu non eri nemmeno così interessante, eri timido e un po’ infantile.
Io ero aperta, una parlantina unica e ridevamo alle tue battute squallide mentre l’alba, era alle nostre spalle.
Adesso c’è la costante paura di svegliarmi da sola, di non trovarti.
E se a non trovarmi al mattino fossi tu, che succederebbe?
Mi stringo nella maglietta e chiudo, per un solo istante, gli occhi.
Niall ha smesso di cantare e cerca disperatamente la salsa piccante finita ieri notte, Louis e Zayn smanettano con il telefono, e Liam sistema le ultime cose in macchina.
Entro nella tenda e tu stai ancora dormendo.
Sorrido, quello bello sei tu.
Cerco di non far rumore e torno accanto a te; ti sento sospirare, voltarti e stringermi, come tutte le notti che passiamo insieme.
“Sei qui”
“Dove dovrei essere?”

Mi baci la fronte e so che sei sveglio.
Aspetto cinque minuti, prima che la tua mano inizia ad accarezzarmi i capelli mossi.
“Sei un bel risveglio”
“Bugiarda”
“E’ finita anche quest’estate”
“E noi ce la faremo come sempre”
Annuisco e so che stai sorridendo.
Alzo gli occhi al cielo; odio conoscerti così bene ma allo stesso tempo non essere in grado di capirti.
Mi baci castamente le labbra e mi osservi —stai trattenendo un complimento che sai già, mi farà imbestialire.
“Non sfuggirmi dalle mani”
“Sono ancora qui, no?”
“Non so per quanto resterai”
Mi stringo nelle spalle e mi si chiude lo stomaco, perché ti voglio solo per me, perché con te so essere meno fredda e distaccata, perché mi fai totalmente uscire di testa.
Stai sorridendo dentro Harry? Mi uccidi così.
Mi siedo e guardo le nostre mani intrecciate.
“Dovremmo raggiungere gli altri”
Tu annuisci e senza aggiungere altro, esci dalla tenda cingendomi le spalle con il braccio, dove hai ancora il mio elastico consumato dagli anni.
 
 
 
“Ti mancherò?”
“Sempre”
“Questo vuol dire che mi aspetterai?”
Guardo il cartellone degli imbarchi davanti ai miei occhi e le tue valigie, che improvvisamente, mi sommergono la mente di emozioni che inizieranno a farmi fuori, lentamente.
“Potrei non farlo?”
Tu ridacchi, mi cingi i fianchi e mi baci forte, togliendomi il fiato.
Un altro sguardo veloce prima che tu te ne vada.
Vedo la tua figura in lontananza e ti prego, non metterci troppo a tornare.







 


uuuuumh, hiiiiiiiii :)
bene, allora inizio col dire che questa vacanza oltre ad avermi portato
ispirazione mi ha riempita di problemi hahahahhah
si era notato, no?
Comunque questa os non ha un vero senso logico, è un miscuglio
di flashback, passato e presente messi insieme.
Non chiedetemi perchè la sto pubblicando, probabilmente 
starò tutto il giorno pensando se sia il caso di eliminarla oppure no.
Non voglio trattenervi di più, dato che siete state così gentili da arrivare
fin qui a leggere lol
bene, spero di non avervi annoiato troppo o che '''questa cosa''' non vi
abbia fatto così schifo.
un bacio enorme,
con affetto <3 <3
brandys 


 

  
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