Potevano farcela.
L’uomo dai capelli
accecanti
indietreggiò di scatto, attirandola verso di sé come se avesse avuto
una
calamita. Videl si avvicinò allo schermo immenso della televisione
appeso al
muro lentamente, aggrottando le sopracciglia senza riuscire a
trattenere una
smorfia di sufficienza.
Che cosa gli veniva in
mente, tirarsi indietro contro quel mostro proprio quando sembrava
riuscire ad
essere al suo livello? Dalle riprese si era capito poco, Cell e
quell’uomo
comparivano soltanto ogni tanto, si davano un calcio, un pugno, poi
scomparivano
di nuovo in una nuvola di fumo, ma la telecronaca del giornalista
dimostrava
che quell’uomo, sorprendentemente, poteva farcela.
Perché si stava tirando
indietro, allora? Aveva forse paura?
Trattenendo a stento un
urlo, Videl lo sentì esclamare: “Mi arrendo!” mentre il giornalista
cominciava
ad invocare a grande voce il nome di suo padre, e per strada, dovunque
in
città, tutti gli altri cominciavano a fare lo stesso, facendo sentire
le loro
voci anche oltre la finestra. Se solo suo padre non fosse stato preda
di quel
terribile mal di pancia che l’aveva bloccato dall’inizio del torneo…
Doveva
essere davvero fortissimo se non riusciva a fingere di non sentirlo e
aveva
deciso di lasciare momentaneamente il destino del mondo nelle mani di
quell’uomo
che si era tirato indietro.
Preoccupata, Videl puntò
gli occhi sullo schermo luccicante: cosa sarebbe successo da quel
momento in
poi? Cell non li avrebbe uccisi tutti? Non poteva essere. Si portò le
mani al
volto, disperata.
“Un attimo!” strillò
all’improvviso
il cronista assordandola. Videl aveva sentito persino il pavimento
scricchiolare. Abbassò le mani all’altezza del ventre e le strinse con
tutta la
forza che aveva. “Il guerriero dorato ha detto che si tira indietro
perché c’è
qualcuno di più forte di lui che ci salverà tutti! Sta certamente
parlando di
Mr. Satan! Ma il maestro è bloccato a terra da questo fortissimo mal di
pancia…
Cosa ne sarà di noi?”
La sua voce cominciava a
tendere verso l’isterico. Con il respiro accelerato, Videl sentì che
sarebbe
presto scoppiata a piangere. Si coprì gli occhi con le mani per non
farsi
vedere, anche se in quella immensa casa con lei ormai non c’era più
nessuno:
non potevano, non potevano arrendersi in quel modo. Avrebbe voluto
morire
combattendo piuttosto che guardando tutto dalla televisione, inerme e
infuriata
per colpa del suo orgoglio ferito.
“Adesso tocca a te, Gohan!”
La voce dell’uomo biondo
portò di nuovo il silenzio nella casa. Videl si scoprì gli occhi ormai
pieni di
lacrime e guardò ancora lo schermo: con un salto perfetto, l’uomo
raggiunse di
nuovo i suoi amici immobili sin dall’inizio del combattimento su un
rilievo lì
vicino e cominciò a dire qualcosa, ma nulla della sue parole arrivava
al
microfono. L’uomo gesticolò, guardò i suoi compagni uno ad uno, poi si
rivoltò
verso il campo di battaglia. Con lo stesso salto, un bambino che gli
somigliava
tremendamente prese il suo posto di fronte a Cell. Doveva essere suo
figlio. I
suoi occhi chiari scintillavano sicuri e rabbiosi, simili alla stessa
espressione che aveva mostrato in precedenza suo padre.
Gradualmente, quasi senza
accorgersene, Videl smise di piangere, incapace di staccare gli occhi
da quel
bambino furioso, che gli sembrava come avvolto da una strana aura
elettrica:
era certa che, se avesse provato a toccarlo, ne sarebbe rimasta
bruciata. C’era
qualcosa in lui, nonostante i suoi occhi che avrebbero potuto
terrorizzare il
mondo, che lo rendeva diverso da Cell, che non riusciva a spaventarla:
Videl lo
sentiva, i suoi erano occhi incolleriti per colpa di tutto quello che
gli stava
accadendo intorno, rabbia fuoriuscita dal profondo soltanto per aiutare
suo
padre, per proteggere i suoi cari. Aveva provato lo stesso quando suo
padre le
aveva detto che avrebbe sfidato Cell tutto da solo, facendole ribollire
le
viscere, vietandole di seguirlo dopo che lei gliel’aveva chiesto con
forza e
abbandonandola in quell’immensa casa che aveva da poco acquistato
grazie ai
soldi vinti al Torneo Tenkaichi.
Avrebbe voluto morire
combattendo sul campo di battaglia piuttosto che guardando quello
scontro dalla
televisione, inerme e infuriata per colpa del suo orgoglio calpestato.
Era una
guerriera, era la figlia del campione del mondo Mr. Satan, aveva
l’obbligo di
lottare per proteggere l’unica persona che gli fosse rimasta al mondo,
suo
padre. Poteva lottare tramite lui,
quel bambino dallo sguardo di ghiaccio e dalla postura esitante che ,
nonostante tutto, bucava lo schermo e da cui il cameraman non riusciva
a
staccare l’obiettivo. Potevano avere la stessa età, ma a lui non era
stato
proibito di raggiungere il campo di battaglia, perché lui poteva farcela,
lo sentiva dentro. Poteva riuscire a sopravvivere, aveva qualcosa di
troppo
importante da proteggere per morire, suo padre, i suoi amici,
certamente anche
sua madre.
Potevano farcela.
Note:
in questo periodo, quando la saga di Cell arriva alla fine,
puntualmente nel
fandom compare una fic sul torneo dal punto di vista di Videl, e questa
volta
sono io a postarla. Erano tre anni e più che avrei voluto scriverla, ma questo fatto mi ha sempre frenata. Avevo
paura di scrivere qualcosa di cliché, di visto e rivisto, soprattutto
perché
avrei voluto scrivere di anime che si ritrovano come se si fossero già
conosciute prima, di una cosa molto filmesca
e romantica, insomma, ma ieri sera l’idea di avvicinare Gohan e
Videl per
una similitudine diversa dal solito mi ha convinto a procedere ed ecco
che
questa fic vede finalmente la luce. ^^ Videl non si innamora di lui,
non
riconosce in lui la sua anima gemella, semplicemente lo osserva e si
rivede in
lui, si confonde con lui. So che è
troppo poco romantica e sentimentale per i miei standard, ma mi rifarò
in
futuro con altre fic in cui si conoscono già e in cui, quindi, sarà più
facile
farli interagire. XD Se tutto andrà bene, a settembre si parte con una
nuova
long Gohan/Videl! XD
Spero che possa piacervi
almeno un po’, e mi farebbe davvero contenta sapere se è riuscita a
lasciarvi
qualcosa. Vi ringrazio anticipatamente se deciderete di accontentarmi!
^^
Alla prossima – e forza
Gohan! ;) -