Gli alunni della West Beverly Hills erano alla loro terza ora di
lezione mattutina. Mentre Andrea, Steve, David e Donna erano impegnati
in un test di matematica a sorpresa, il resto del gruppo stava
ascoltando una spiegazione di chimica. Dei quattro, il più
interessato era sicuramente Brandon. Dylan continuava a fissarsi di
nascosto con Kelly, sperando di non essere visto da Brenda, la quale
sembrava impegnata a disegnare sul proprio quaderno degli appunti.
Sentiva qualcosa di strano nell’aria in quel periodo. Da
quando era rientrata dal suo viaggio a Parigi con Donna, aveva la netta
sensazione che la sua vita stesse per cambiare da un momento
all’altro. Perfino la sua relazione con Dylan aveva qualcosa
che non andava, anche se non era certa di che cosa. Kelly, poi, era
molto agitata, quando erano insieme e Brenda non capiva il
perché. Sperava soltanto che le sue sensazioni svanissero e
alla svelta.
Finalmente la professoressa fece una pausa per andare ad aprire a chi
aveva appena bussato alla porta. Brenda si voltò verso
Dylan, che le sorrise. Lei fece lo stesso e gli mandò un
bacio; Dylan allargò il sorriso e anche lui le
spedì un bacio. Kelly aveva osservato la scena con disagio e
gelosia. La professoressa si voltò verso la classe.
- Brandon? Brenda? Potete venire qua,
per favore? Questo signore vuole parlare con voi.
Quando videro che il “signore” era un poliziotto i
due gemelli si guardarono fra loro, un po’ preoccupati e si
avvicinarono. Anche Dylan e Kelly erano impensieriti dalla presenza del
poliziotto, ma poterono udire solo un ”che cosa?!”
quasi urlato da Brenda, poi il poliziotto chiuse la porta
dell’aula rimanendone all’esterno con i due ragazzi.
Il poliziotto disse loro che i loro genitori avevano avuto un incidente
stradale, prima di chiudere la porta.
- Quando?
- Soprattutto come stanno?
- L’incidente è
avvenuto questa mattina; circa un’ora fa, in centro. La loro
auto si è scontrata frontalmente con un autobus.
- Oh mio Dio...
- Come stanno?
- Beh, si è visto subito che
le loro condizioni erano gravi e, nonostante i soccorsi siano arrivati
quasi immediatamente, (sospirò)... mi dispiace ragazzi...
purtroppo non c’è stato niente da fare, sono morti.
- Noooooooooooooooooooooooooooooooo
Gli altri ragazzi, nell’aula, si spaventarono sentendo
l’urlo straziante e carico di dolore di Brenda. Dylan si
alzò, pronto per correre a vedere cosa era successo, ma
l’insegnante lo fermò.
- Mackay, torna a sederti, per favore.
- Ha sentito quell’urlo?
Proveniva dalla mia ragazza e non ho intenzione di far finta di non
aver sentito. Voglio sapere che cosa è successo.
- Dylan, capisco, ma non credo che sia il
caso...
Il ragazzo non la fece finire e si avvicinò
all’uscita.
- Dylan Mackay, se esci da
quest’aula adesso, mi vedrò costretta a ricorrere
a provvedimenti disciplinari.
- Faccia pure.
Detto questo Dylan uscì.
Mentre Brenda aveva espresso il suo dolore urlando, Brandon era rimasto
sconvolto ed immobile. Poi iniziò a tremare e
trovò la forza di stringere a sé la sorella. Il
poliziotto guardò comprensivo i due ragazzi confortarsi tra
loro. Subito dopo vide la porta dell’aula aprirsi.
- Brenda, cosa è successo?
La ragazza si staccò dal fratello per correre ad abbracciare
il suo ragazzo, piangendo. Dylan ricambiò
l’abbraccio, accarezzandole i capelli.
- Piccola, che cos’ hai?
- Oh, Dylan... i miei genitori... loro... sono
morti...
Dylan si sentì il cuore stringersi e abbracciò
più stretta Brenda facendo segno a Brandon di avvicinarsi.
Lui lo fece e Dylan, con un braccio, allargò il suo
abbraccio anche a lui. Brandon strinse sia Dylan che Brenda, la quale
era rimasta al sicuro tra i due ragazzi. Il poliziotto
continuò a guardare i tre ragazzi stretti in un unico
essere, poi a malincuore, dovette interrompere quella scena commovente.
- Scusatemi, mi dispiace dovervi far fretta, però dovreste
seguirmi alla centrale, perciò è meglio se
andiamo.
Dylan si rivolse all’agente.
- Posso venire anch’io?
- Dovremmo discutere di cose strettamente
familiari e non so se è il caso...
Brenda si asciugò le lacrime e si rivolse all’uomo.
- La prego...
- Siete voi che dovete decidere in fin
dei conti...
- Dylan puoi fare una cosa prima?
- Quello che vuoi, Brandon.
- Puoi raccogliere le nostre cose in
classe? Non me la sento di andarci.
- Va bene.
Brenda non voleva lasciare la mano di Dylan.
- Dylan ci raggiungerà lì tra pochissimo,
tranquilla. Andiamo.
Lei guardò Dylan.
- Fra poco sarò là.
Dylan guardò Brenda e Brandon allontanarsi insieme al
poliziotto, poi rientrò nell’aula. Kelly si
preoccupò notando la faccia triste di Dylan. Le sue ansie
aumentarono vedendolo prendere la propria roba, quella di Brandon e
quella di Brenda.
- Allora Mackay, dove vorresti andare,
adesso?
- Signora Harding, io accompagno i Walsh
alla centrale di polizia.
- Alla centrale di polizia? Che
è successo?
- Taylor, non intrometterti.
- Brandon e Brenda sono miei amici.
- I loro genitori sono morti.
Kelly rimase impietrita alla notizia, per lei i signori Walsh erano
come dei secondi genitori. L’insegnante abbassò lo
sguardo e fece segno a Dylan che poteva andare. Lui prima di uscire si
rivolse a Kelly.
- Avverti gli altri.
Kelly annuì e Dylan andò via.
Appena la campanella suonò, Kelly si alzò ed
uscì dall’aula. Per fortuna si trovava vicino alla
classe degli altri ragazzi, perciò fece in tempo ad
arrivarci prima che si allontanassero.
- Ragazzi, devo parlarvi. E’
urgente.
- E’ successo qualcosa?
- Dove sono gli altri?
- Alla centrale di polizia.
- A fare che?
- I genitori di Brandon e Brenda hanno
avuto un incidente e… sono morti.
- E’ terribile.
- Forse dovremmo raggiungerli.
- Dylan è con loro.
- Allora cosa aspettiamo, andiamo!
- Steve, credo che non sia una buona idea
affollare la centrale, forse è meglio aspettare notizie da
loro.
- Sarà, ma io non riesco a
stare qui senza fare niente.
- Potremmo aspettarli fuori casa loro.
- Va bene, andiamo.
Dopo aver dato i loro dati agli agenti di polizia, ai ragazzi non
rimaneva altro da fare là, così Dylan si
offrì di accompagnarli a casa. In macchina Brandon
continuò a fissare la strada senza dire niente, mentre Dylan
ogni tanto staccava gli occhi dalla strada per posarli su Brenda,
seduta vicino a lui. Si asciugava le lacrime che continuavano a
scenderle sulle guance. Sembrava così indifesa... Dylan si
sentì un completo idiota per quello che aveva fatto con
Kelly, quando lei non c’era e capì che adesso non
aveva più importanza, ora solo Brenda era importante. Lei
aveva bisogno di lui e lui ci sarebbe stato. Sempre. Kelly non aveva
più nessun significato: lui amava Brenda.
Fu Donna a vederli arrivare.
- Eccoli, stanno arrivando.
I ragazzi salutarono Brenda e Brandon affettuosamente e fecero capire
loro che erano dispiaciuti per quello che era successo. Brenda li fece
entrare in casa, ma quando fu il suo turno di andare dentro, non resse
all’emozione di vedere tutto come aveva lasciato la madre e
quasi svenne. Furono Dylan e Steve a sostenerla, mentre Andrea
abbracciava Brandon, anche lui scosso. Brenda andò in bagno
a sciacquarsi la faccia, intanto gli altri si sedettero in salotto.
Quando Brenda entrò nella stanza Dylan la fece avvicinare
alla poltrona su cui era seduto e la fece accomodare sulle proprie
ginocchia. Poi fu come se fossero stati soli nel salotto. Lui la
abbracciava, le parlava nell’orecchio e le asciugava le
lacrime. Kelly si obbligò a lasciare da parte la gelosia.
Non era il momento di pensare a queste cose. Brandon si alzò.
- Scusatemi, ma credo che andrò un
po’ nella mia camera, a riposare. Potete restare quanto
volete... Grazie di essere venuti.
- Vogliamo starvi vicino, siamo vostri amici.
- Lo capisco e, infatti, ve ne sono grato.
Brandon salutò i suoi amici uno per uno, dette un bacio
sulla guancia a sua sorella e poi si ritirò nella sua
camera. Prima che qualcuno potesse dire qualcosa il telefono
squillò. Brenda lo guardò, senza avere il
coraggio di rispondere. Lo fece Andrea, al suo posto.
- Casa Walsh, chi parla?
- Sono Nat, dal Peatch Pit. Sei Brenda?
- No, sono Andrea, lei non può venire al telefono.
- Senti volevo sapere dove si trova Brandon. E’ in ritardo e
non si è ancora presentato.
- Ecco, vedi Nat, in realtà c’è un
problema... Ma è meglio se te lo spiego a voce. In ogni caso
sappi che Brandon non verrà, oggi.
- Accidenti, sono nei guai...
- Non disperare, te lo porterò io un sostituto.
- Davvero? Mi faresti un enorme piacere.
- Bene, allora sarò lì tra poco.
- Grazie, a dopo.
Andrea posò la cornetta e si voltò verso gli
amici.
· Era Nat. Aveva bisogno di
Brandon al locale. Io gli ho promesso un sostituto.
C’è qualcuno che si offre?
· Io non ho niente da fare,
quindi posso andare tranquillamente.
· Grazie Steve, sei un tesoro.
· Per me è un
piacere potervi essere utili, Brenda.
Steve si avvicinò a lei per stringerla in un veloce
abbraccio. Anche Andrea lo fece e poi i due se ne andarono.
· Brenda,
c’è qualcosa di cui hai bisogno?
· No, non preoccuparti.
L’unica cosa di cui è bisogno è
qualcuno che mi riporti i miei genitori, ma non è possibile,
quindi, lasciamo stare. Grazie comunque, Donna.
Brenda si alzò dalle ginocchia di Dylan.
· Sono la padrona di casa
più scortese che si sia mai vista in giro. Non vi ho ancora
offerto niente!
· Brenda, non preoccuparti.
· No, davvero, volete qualcosa
da bere, o da mangiare? Venite, andiamo in cucina, a vedere che cosa
c’è.
Tutti seguirono Brenda nell’altra stanza.
Brandon, nella sua camera, si era sdraiato sul letto e aveva in mano
una foto di tutta la famiglia Walsh al completo. Adesso erano rimasti
soli, lui e Brenda. Si chiese come avrebbero fatto ad andare avanti
senza l’aiuto dei loro genitori. Non avrebbero avuto
più il loro appoggio e i loro consigli. Avrebbero dovuto
cavarsela da soli, che fossero pronti o meno a questo passo. Certo,
avevano i loro amici accanto, ma non sarebbe stata la stessa cosa. Non
sarebbe bastato il loro conforto e tutta la loro amicizia a colmare il
vuoto che si era formato dentro di loro. Brandon sentiva il bisogno di
prendersi cura di sua sorella. Non era di sicuro più grande
di lei, ma era comunque un maschio e credeva di dover questo alla
sorella.
Adesso era sicuramente ancora fra le braccia di Dylan e lui era
sollevato che Brenda potesse contare anche su di lui. Ma Brandon sapeva
che Dylan voleva essere di grande appoggio anche per lui e lo
apprezzava per questo. Come d’altra parte apprezzava
l’affetto dimostrato da tutti gli altri amici.
Brandon strinse a sé la foto della sua famiglia e rimase
ancora sdraiato a riflettere sulla vita.
Brenda rimase un attimo sulla soglia della cucina senza muoversi, poi
si fece coraggio ed entrò. Gli altri la seguirono e Dylan si
fece spazio per passare avvicinandosi alla ragazza e prenderle la mano.
· Siediti. Ci penso io a
cercare la roba.
· Grazie.
Brenda si sedette con gli altri, intanto che Dylan prendeva del cibo e
delle bevande. Le mise sul tavolo, poi si andò a sedere
vicino Brenda, abbracciandola possessivamente.
Kelly li guardò per qualche istante. Non era certo facile
per lei assistere a quella scena, ma dopo quella giornata aveva capito
molte cose. Soprattutto aveva capito che nel cuore di Dylan non
c’era posto per lei. L’avventura di
quell’estate era stato un enorme sbaglio di cui lei si
pentiva. Si sentiva una stupida per aver tradito la fiducia di Brenda,
non avrebbe mai dovuto lasciarsi andare con Dylan. Era chiaro che lui
aveva deciso di metterci una pietra sopra. Adesso per Dylan esisteva
solo Brenda e l’unica altra persona capace di attirare la sua
attenzione era Brandon. Era giusto così, in fondo. Brenda
era la sua ragazza e Brandon il suo migliore amico. Dylan sentiva il
dovere di stare vicino alle persone a cui teneva di più.
Decise che era arrivato il momento di andarsene, così si
alzò.
· Beh, io devo andare. Brenda,
voglio che tu sappia che se hai bisogno di me, basta che mi fai un
fischio.
· Grazie Kelly.
· Ci vediamo.
Prima di andare via, Kelly guardo Dylan negli occhi.
Dylan aveva notato lo sguardo di Kelly, ma non gli aveva dato
importanza. Era troppo preso da Brenda per preoccuparsi di quella
faccenda in quel momento, così decise di rimandare il
discorso che doveva fare con Kelly. Dopo che lei se n’era
andata, anche Donna e David si alzarono e salutarono Brenda.
Dylan richiuse la porta d’ingresso dietro di sé e
tornò in cucina, da Brenda. Lei si alzò e
iniziò a riordinare, ma Dylan la fermò.
· Lascia stare, riordiniamo
un’altra volta. Vieni.
Dylan la prese per mano e la portò al piano di sopra, nella
sua camera.
· Forza, stenditi un
po’ e riposati.
· Non ne ho bisogno.
· Si, che ne hai.
Brenda gli diede retta, ma lo spinse a sdraiarsi a sua volta. Una volta
stesi entrambi, Brenda si accoccolò contro di lui, spingendo
la schiena contro il suo torace.
· Dovrei andare via.
· Perché?
· Brenda, devo rientrare a
casa e prima devo passare dal supermercato.
· Puoi restare qui, per
stanotte.
· Anche se lo facessi, adesso
devo davvero tornare a casa, ma solo per poco, d’accordo?
· Va bene... ma tornerai, vero?
· Certo.
Brenda si voltò nell’abbraccio del ragazzo e gli
diede un bacio. Poi si alzò e dopo averla accarezzata,
uscì dalla sua camera e di casa.
Nat rimase addolorato nel sentire che i signori Walsh erano morti. Era
tuttavia molto grato a Steve di essersi offerto per sostituire Brandon
a lavoro. Promise ad Andrea che sarebbe andato da Brandon e Brenda
appena gli fosse stato possibile. Non si poteva dire che Steve avesse
molta esperienza nel servire ai tavoli, però Nat apprezzava
lo sforzo e l’impegno che ci metteva. Smise di osservarlo,
quando vide entrare nel locale Dylan. Sia lui che Steve si avvicinarono
al ragazzo.
· Allora? Come stanno i
ragazzi?
· Pensavo rimanessi con loro
anche stanotte.
· Brandon non lo vedo da
quando si è chiuso in camera sua e ho lasciato Brenda a
riposare un po’ nella sua stanza. Sono qui solo di passaggio,
per prendere qualcosa da mangiare per tutti e tre. Tornerò
da loro, ma non sono sicuro di rimanere anche per la notte.
· Ti preparo subito qualcosa
da portare via.
· Grazie Nat.
Nat si allontanò.
· Perché non sai se
resti da loro?
· Non sono sicuro che sia la
scelta migliore. Forse dovrei lasciarli soli per un po’.
Nat tornò con una borsa piena di cibo.
· Ecco a te, Dylan.
· Grazie. Quanto ti devo?
· Niente. Offre la casa,
è il minimo.
· Beh, grazie ancora, allora.
· Ah, Dylan?
· Si?
· Salutami i ragazzi e digli
che sono molto dispiaciuto per quello che è successo.
Verrò appena potrò a salutarli io stesso.
A casa Walsh, Brandon si decise ad uscire dalla sua stanza e si diresse
in quella della sorella. Lei era sveglia e lo guardò.
- Entra, fratellino.
Brandon si andò a sedere su un lato del letto.
- Dylan?
- E’ andato via, ma ha detto
che ritornerà... Come faremo, senza di loro, Brandon? Come
potremo andare avanti da soli?!?
- Sarà difficile, ma ci
riusciremo.
- E come?
- Insieme.
Brenda si tirò seduta, abbracciò stretto il
fratello e pianse. Era strano come Brandon non si fosse lasciato
scappare neanche una lacrima, in tutto il giorno, mentre la sorella non
riusciva a trattenersi. Brandon cercò di calmarla e stette
con lei fino a quando non si addormentò.
Dopodiché tornò nella sua camera.
Appena uscito dal locale, Dylan quasi si scontrò con Kelly.
· ...Ciao...
· Ciao. Kelly, noi dobbiamo
parlare.
· Non importa. Credo di aver
già capito tutto. Facciamo finta che non sia mai avvenuto.
· Vedi, io amo Brenda, solo
lei. Mi dispiace.
· Lo capisco e sono
pienamente d’accordo. Anzi mi dispiace che sia successo,
perché mi sono accorta di aver fatto del male a Brenda, che
è la mia migliore amica.
· Allora, amici?
· Amici.
Dylan sorrise, poi guardò la macchina parcheggiata.
· Scusami, ma devo andare.
· Certo, ciao.
Dylan entrò nella camera da letto di Brenda e, avvicinandosi
a lei, si accorse che si era addormentata. Era bellissima, nonostante
avesse ancora le guance bagnate dalle lacrime. In quel momento
capì di amarla molto più di quello che
immaginava. Si chinò per baciarla sulla fronte e poi
uscì dalla stanza.
Brandon, nel frattempo, non si era accorto che Dylan era tornato,
così uscì di camera e scese in cucina. Dopo
qualche minuto Dylan fece il suo ingresso.
· Hey, come va?
· Non bene, ma mi
passerà. Sei appena arrivato?
· Da poco, si. Sono passato al
Peatch Pit. Nat ti saluta e ha promesso di passare da te appena
può.
· Oh mio Dio, il lavoro! Non
sono andato!
· Il tuo turno l’ ha
coperto Steve.
· Steve?
· Si. Nat ha telefonato qui
oggi pomeriggio e lui si è offerto di prendere il tuo posto.
· E’ stato un bel
gesto da parte sua.
· Già. Ho portato
qualcosa per cenare.
· Cibo? Non è
un’idea malvagia.
Il telefono suonò e Brandon si alzò per
rispondere.
· Pronto?... Salve... Capisco,
grazie mille.
Riattaccò la cornetta.
· Il funerale
avverrà dopo domani.
· Ho capito.
Brenda era stata svegliata dal suono del telefono, così si
alzò. Vide che Brandon non era in camera sua, poi
sentì delle voci provenire dal piano sottostante e riconobbe
subito le voci di Brandon e Dylan. Si affrettò a scendere e
raggiungerli. Entrambi smisero di parlare, quando apparve sulla soglia.
· Chi era al telefono?
· Il reverendo Jackson. Ha
detto che la cerimonia non potrà essere fatta prima di
dopodomani.
· E’ assurdo che si
debba attendere tanto.
· Lo so, Brenda.
Nella stanza calò un silenzio che durò fino a
quando Dylan non tirò fuori il cibo dalla borsa.
· Che
cos’è?
· Da mangiare, l’ ho
preso al Peatch Pit.
· Non credo di aver fame.
· Brenda, non hai toccato cibo
per tutto il giorno. E’ ora che tu metta qualcosa sotto i
denti.
· Dylan ha ragione. Dobbiamo
pur mangiare qualche cosa.
· Sarà
così, ma a me non va di farlo.
Brenda uscì dalla cucina e Dylan si alzò per
seguirla, ma Brandon lo fermò.
· Vado io.
Brenda era uscita a prendere una boccata d’aria. Fu raggiunta
dal fratello.
· Hey...
· Che cosa
c’è?
· Vieni di là e
mangia.
· Ti ho detto che non ne ho
voglia.
· Con il digiuno non
risolverai niente, lo sai questo? Non ti aiuterà certo a
farti stare meglio.
· Ho perso i miei genitori
oggi, scusa tanto se mi è passata anche la fame!
· Sai, erano anche i miei
genitori. Anch’io ci sto male, non è che se non
piango o continuo a mangiare vuol dire che la cosa non
m’interessi.
· Forse tu sei più
forte di me e non hai bisogno di nessuno.
· Chi ti dice che non abbia
bisogno di nessuno?
· Perché
è così. Oggi pomeriggio ti sei chiuso in camera
tua, abbandonando me e gli altri.
· Senti, avevo bisogno di
stare un po’ da solo prima, lo ammetto. Ma ho capito che gli
altri erano lì anche per me e mi ha fatto piacere. Ho
bisogno del loro supporto, ma ho soprattutto bisogno di te.
· Anch’io Brandon,
ho bisogno di te.
I fratelli Walsh si abbracciarono.
Dylan pensò che forse era veramente il caso di tornare a
casa per la notte e lasciare Brandon e Brenda da soli. Intanto aveva
apparecchiato per tre, magari Brandon era riuscito a convincere la
sorella a mangiare. Brenda a volte era così testarda... Ma
forse era proprio questo che l’attirava di più di
lei.
· Penso che sia meglio tornare
dentro, altrimenti Dylan si chiederà che fine abbiamo fatto.
· Già. Apprezzo il
fatto che si prenda cura di noi, dovrebbe pensare anche a se stesso, si
è assentato per poco e magari aveva da fare oggi. E noi
glielo abbiamo impedito.
· Brenda, noi non gli abbiamo
impedito niente. Lui è libero di andare via quando vuole. Se
rimane qui lo fa perché ti ama.
· E’ qui anche per
te.
· Lo so. Andiamo.
Brenda precedette il fratello e rientrò nella cucina. Dylan
li guardò entrare e cercò di catturare gli occhi
di Brenda. Lei si sedette al tavolo, facendo segno ai ragazzi di
seguire il suo esempio.
Dopo cena Dylan prese la giacca, pronto ad andarsene. Brenda se ne
accorse e si avvicinò a lui.
· Vai via?
· Beh, vado a casa.
· Non puoi rimanere a dormire
qui?
· Piccola, pensavo che tu e
Brandon voleste restare soli un po’.
· A me farebbe piacere se tu
rimanessi e penso di parlare anche a nome di Brandon.
· Naturalmente. Dylan resta, a
meno che tu non abbia altri impegni.
· Beh, se a voi fa piacere che
io rimanga, non andrò via.
· Grazie...
Brenda gli si avvicinò per dargli un bacio sulla guancia e
Dylan le passò un braccio intorno alla vita. Brandon decise
che era meglio andare a dormire, così salutò i
due e si ritirò nella propria stanza.
Brenda uscì dal bagno in un confortevole pigiama corto, con
i capelli un po’ umidi per la doccia che aveva appena fatto.
Dylan era nel suo letto. Nonostante avesse insistito per dormire sul
divano, infatti, Brenda l’aveva supplicato
affinché dormissero insieme e, alla fine, Dylan aveva
ceduto.
Brenda si sdraiò e trovò conforto nelle braccia
di Dylan, che fu subito pronto a stringerla a sé. Passarono
solo pochi secondi, prima che Dylan sentisse le lacrime della ragazza
bagnargli la maglietta, avuta in prestito da Brandon. Dolcemente le
accarezzò la schiena, tentando di calmarla.
· Tu non mi lascerai mai, vero?
· Certo che no, amore.
· Me lo prometti?
· Si, te lo prometto. Devi
stare tranquilla, io ti starò vicino, per sempre.
· Io ti amo, Dylan. Non
potrei sopportare di perderti.
· Brenda, che succede?
Perché hai così paura di perdermi? Io non vado da
nessuna parte.
· E’ che adesso ho
bisogno di te più che mai, ma so che
c’è qualcosa che non va. Lo sento da quando sono
tornata dalla Francia.
· Va tutto bene, piccola mia.
Io ti amo. L’unica cosa che voglio è starti
vicino, specialmente ora. Non mi perderai, mai.
Dylan la baciò, per farle capire che il discorso era chiuso.
Brenda era intelligente. Aveva intuito che era successo qualcosa
durante l’estate, ma era una storia passata. Da dimenticare.
Lui amava lei. Nessun’ altra. Brenda interruppe il bacio e
gli si accoccolò più vicina.
La mattina seguente, Dylan si svegliò da solo nel letto. Si
alzò e vide che il bagno era libero. Mentre sentiva delle
voci provenire dalla stanza di Brandon. Si affacciò, senza
farsi vedere. Brenda e Brandon erano sdraiati sul letto di lui e
parlavano sommessamente. Una volta Brenda gli aveva spiegato che quando
erano piccoli dormivano spesso nello stesso lettino. Li faceva sentire
al sicuro. Sapendo che avevano bisogno l’uno
dell’altra, tornò in bagno. Dopo essersi fatto una
doccia, ed essersi vestito, Dylan scese in cucina per preparare la
colazione.
Il rumore della doccia riscosse i due gemelli.
· Dylan si è
alzato.
· Già.
· Questa casa sarà
vuota senza di loro.
· Lo so, Brenda. Dobbiamo solo
farci l’abitudine.
· No, non ci
riuscirò mai.
· Beh, tanto non
sarà per molto.
Brenda si voltò sconvolta verso il fratello.
· Cosa vorresti dire, scusa?
· Non possiamo mantenere
questa casa da soli. Come faremo a pagare l’affitto? Le spese?
· E dove dovremmo andare, me
lo spieghi?
· Non lo so.
· Brandon, ho paura che non
riusciremo a cavarcela da soli…
· Si, che ci riusciremo.
Sarà difficile; ci vorrà del tempo, ma ce la
faremo.
Quando, poco più tardi, i fratelli Walsh scesero al pian
terreno, furono attirati in cucina da un buon aroma di
caffè. Dylan aveva apparecchiato la tavola con cura ed aveva
preparato un’ottima colazione.
· Dylan, non dovevi..
· Oh, non preoccupatevi. Mi
piace preparare la colazione. Sedetevi, su.
Il resto del gruppo era radunato al Peatch Pit. David si stava
accordando con Nat per coprire il turno di Brandon quel pomeriggio.
Steve era al tavolo con Andrea, Kelly e Donna.
· Qualcuno di voi li ha
più sentiti?
· No. A quanto ne so, Dylan
dovrebbe aver passato la notte da loro.
· Beh, dobbiamo restargli
tutti vicino. Forse dovremo fare dei turni.
· In che senso, Andrea?
· Beh, stavo pensando che
forse è il caso che uno di noi, a turno, dorma in casa
Walsh, con loro. Così non saranno mai soli.
· E se invece è
proprio di quello che avessero bisogno? Magari a loro piacerebbe
restare per qualche tempo da soli. Per riflettere e confortarsi a
vicenda.
· Forse Donna ha ragione.
· No. Io credo di no, Kelly.
Loro hanno bisogno di noi. Siamo i loro amici. E’ giusto che
passiamo questo periodo vicino a loro.
David si avvicinò al tavolo dei ragazzi.
· E se il trasferimento non
fosse temporaneo?
Tutti si voltarono verso di lui.
Il giorno seguente una folla gremita di gente stava assistendo al
funerale dei signori Walsh. Fra essa si distinguevano Steve, Donna,
David, con suo padre, Erin, la madre di Kelly, Kelly, Andrea. E,
naturalmente, Dylan, a fianco di Brenda, in piedi accanto al fratello.
La cerimonia fu commovente e sobria. Fu solo a sera che i ragazzi
poterono riposarsi. Infatti, dopo il termine del rito, i ragazzi
avevano accolto parenti e amici in casa loro. Fu David ad accompagnare
suo padre, Erin e la madre di Kelly alla porta.
Tutto il gruppo era riunito attorno a Brandon e Brenda, nel salotto.
· Ragazzi, siete stati
fantastici oggi. Grazie mille, per il vostro aiuto e il vostro conforto.
· Figurati, Brandon,
è il minimo che possiamo fare per voi.
· No, ragazzi sul serio. Ci fa
molto piacere che voi ci siate così vicino. E vorremmo
chiedervi un favore.
· Tutto quello che volete.
Brandon guardò sua sorella negli occhi. Lei, seduta sulle
gambe di Dylan, si alzò e si pose di fianco al fratello.
· Abbiamo preso una decisione,
riguardo a questa casa.
Incapace di continuare, Brenda lasciò parlare il fratello.
· Questa casa non
è, e non sarà, mai la stessa. Inoltre non
possiamo più permettercela. Non riusciremmo a sostenere le
spese dell’affitto. E’ per questo che abbiamo
deciso di lasciarla.
· Che cosa??
· State scherzando?!
· No, Steve, per quanto ci
piacerebbe, non stiamo scherzando. Anche se avessimo le
possibilità economiche, questa casa sarebbe troppo vuota.
Gli altri si guardavano a vicenda. Tutti pensavano la stessa cosa:
l’idea di David non era malvagia. Forse andava solo rivista.
· Non avete pensato di
affittare qualche camera?
· A chi? A degli sconosciuti?
· No, Brenda. A qualcuno di
più vicino.
Dylan, che non aveva partecipato allo scambio di sguardi,
iniziò a comprendere le intenzioni degli amici.
· Che cosa volete dire,
scusate?
· Beh, intanto a me piacerebbe
abitare in questa zona, e, soprattutto, abitare con voi.
· Ma, Andrea…
· Anche a me piacerebbe
trasferirmi in questa casa.
· Steve… Aspetta,
cosa avete in mente di preciso?
· Vedi, Brandon, a quanto pare
voi non volete lasciare questa casa, no? Ecco. Noi abbiamo pensato
già ad una soluzione. Da questa casa si possono ricavare
cinque posti. Basta comprare un letto di quelli che stanno sotto agli
altri.
· Fatemi capire. Volete venire
a stare tutti qui?
· Se aiuterà a non
abbandonare questa casa e se aiuterà voi, siamo disposti a
farlo.
· Ma non ci stiamo tutti.
· Non ti preoccupare, Brandon,
abbiamo pensato a tutto. Sempre che Dylan sia d’accordo.
· Parlate.
· David, Donna ed io abitiamo
già alla casa sulla spiaggia. Noi resteremo lì.
Ma Steve, Dylan e Andrea verranno a stare qui.
· E magari avete
già deciso le sistemazioni, eh?
· Certo. Caro Brandon, tu ed
io divideremmo la tua stanza. Andrea in camera di Brenda.
· Ed io?
· Tu, con Dylan, in camera
dei, si, dei tuoi..
· Dylan?
L’interpellato guardò la fidanzata, e poi il
fratello di lei.
· Sono loro che devono
decidere.
I due fratelli si guardarono in faccia. Non ci misero molto a decidere.
· Sarebbe fantastico.
Brenda tornò fra le braccia di Dylan, non prima di aver
abbracciato Kelly. Quest’ultima guardò con una
punta d’invidia l’amica stringersi a Dylan. Ma si
pentì subito di averlo fatto. Forse ci avrebbe messo un
po’ , ma avrebbe dimenticato la fugace storia con Dylan.
Brenda, tra le braccia di Dylan, e Brandon, fra Steve e Andrea, si
guardarono. Forse sarebbe passato molto tempo prima che tutto tornasse
alla normalità, ma questo era già un passo avanti
per sopravvivere. E tutto, grazie agli amici.