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Autore: Goccia_    20/08/2013    1 recensioni
E quando tua figlia ti chiederà di iscriverti su Twitter, e tu ricorderai la tua giovinezza? E quando tutto ti sembrerà vicino e così distante?
Genere: Commedia, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Epilogo
 

Non esiste separazione definitiva
fino a quando c’è il ricordo
Isabel Allende

Sono in cucina come tutte le sere. Taglio il pane, esco le mozzarelle, preparo la tavola. Mia figlia gioca al computer, come tutti i ragazzini della sua età fanno e come io stessa feci una dozzina di anni fa, mio figlio è fissato davanti a nuovi episodi di Peppa Pig che vanno a gogò in tutto il mondo per ora.
-Ragazzi!- li chiamo –è pronta la cena!-
Il primo che si precipita a tavola è, come al solito, il mio Max. La seconda è Goccia.
-Mamma- mi chiede ad un certo punto –posso chiederti una cosa?- con un sorriso smagliante, gli occhi da cerbiatta e le fossette ha l’aria di qualcuno intento a chiederti qualcosa a cui sa risponderai negativamente.
-Dimmi- le rispondo.
-Oggi ho sentito che molto un social network… si chiama Twitter- lei continua a parlare, ma io a quella parola mi blocco.
Twitter. Quante ore avevo passato su quel social network? Quante amicizie vere avevo trovato lì dietro? Tante.
Goccia continua a parlare. –allora mamma?- dice alla fine, dopo avermi esposto le sue idee e i suoi principi, che io non avevo ascoltato per niente.
-Certo, cara- dico.
Lei mi guarda sbalordita. Poi mi butta le braccia al collo e mi sussurra –sei la madre migliore del mondo!-
Con i figli è sempre così.
Quando si dice ‘sì’ si è i genitori perfetti, quando si dice ‘no’, allora non si vale niente.
 
Per tutta la sera il pensiero di Twitter mi tormenta. Chissà se è ancora tutto come prima.
Viviamo nella vecchia casa dei miei genitori che, ormai in pensione, si sono trasferiti in campagna, all’aria fresca e con il cane, il nostro amato Nerino, che fa capolino tutte le mattine davanti alla porta per svegliarli.
Così mi viene in mente che nella camera degli ospiti, il vecchio studio di mio padre, c’era ancora la mia scrivania.
Salgo di corsa le scale e mi fiondo nella stanza.
La scrivania non è più sulla parete a destra, ma al centro.
Comunque è sempre integra, e non mi sembra che qualcuno l’abbia mai restaurata.
Apro il cassetto incrociando le dita, e sì! C’è!
Nascosta con cura nel fondo e attaccata un po’ con lo scotch c’è la mia vecchia password di Twitter.
Ricordo la mia vecchia me, ragazzina tredicenne, che prendeva un foglio dai block notes di mio padre, scriveva la password con la grafia tondeggiante ed elaborata di studentessa delle medie, e attaccava il foglietto in caso di emergenza. Ricordo tutto perfettamente.
-Evvai!- esclamo. Quella è un po’ una vittoria per una trentenne come me. Mi risento una ragazzina, e questa sensazione mi piace.
Il foglietto è un po’ logorato dal tempo, ma lo scotch si è staccato facilmente, e questo è un buon segno.
Ricordo quanti fogli avevo sprecato per la mia chiocciolina fatta male.
@alluneedxislove. Eccomi, rispondo.
Su Twitter non ero la ragazzina poco considerata dal mondo, una di quelle che non ha una cerchia di amici e piange per amore. Su Twitter ero una come tante altre. Una ragazza con un amore sconsiderato e folle per quattro ragazzi inglesi e un irlandese, con un bel po’ di followers e altrettanti following e una buona reputazione.
Prendo il foglietto e vado al mio pc. Un tempo mi serviva come valvola di sfogo, adesso lo uso per lavoro.
Digito su Google la parola Twitter.
“Ecco” penso “ci siamo”.
Entro sul social network e trovo tutto come prima. La schermata blu, anzi azzurra per la precisione, lo stesso uccellino che accompagnava i miei pomeriggi.
Digito il nickname e la password. E via.
Ma Twitter è così uguale ed anche così infinitamente diverso. Tanti nomi di pop star del momento che io però non conosco, o conosco solo per nome. Tante ragazzine sfegatate come la vecchia me che fanno ashtag e menzionano i loro idoli.
Vado sulla mia home. Le lacrime mi assalgono. È vuota.
O meglio, ci sono tweet di chi parla dei loro figli.
Mi ricordo di Sosy_2, lei era una fan sfegatata come me. Ha scritto un tweet pochi giorni fa “bagnetto fatto! #passionefigli” leggo. Scorro sotto.
Un altro grande amico virtuale, _Ziamistrue_, un ragazzo di Modena con il quale da sempre eravamo in buoni rapporti, ha scritto un tweet sul suo datore di lavoro. Era un ragazzo ironico e solare, e a quanto vedo lo è rimasto anche da trentacinquenne “Mister Pelato oggi mi ha lasciato tornare a casa alle dieci e mezza. Forse aveva qualche tresca con la signora delle pulizie… #sputtaniamoicapi”. Rido.
Quanti tweet del genere avevamo creato insieme!
Vado sul mio account. I miei followers sono ancora quelli, sempre 769. La mia BIO è sempre quella. La rileggo e una lacrima mi riga il volto.
“L’amor che move il Sole e l’altre stelle…. Bree. 13 anni. @Awkward | @1D | @BFMV | @Kesha | @MattTuck | @BeauMirchoff… non potrei avere una BIO migliore!”.
Anche il nome è sempre lo stesso. Il banner è uguale. Anche il bg.
La icon è quella che di più mi mette malinconia. Quanto tempo passato per cercare quelle maledette icon!
Interi pomeriggi passati per sceglierne una adeguata.
Mi convinco che il mio profilo è sempre lo stesso. Vado sulle interazioni.
Rimango stupita. Dopo tanto tempo ho ancora qualche menzione, e qualche reetwit.
I reetwit risalgono al 2014, l’ultimo anno che ho passato su Twitter, diciamo, attivamente.
Le mie menzioni sono invece da parte di qualche amico che non mi vedeva più, chissà come si devono essersi sentiti.
Altre da parte di compagni di scuola. Un tempo li ho odiati.
Loro, popolari e carine, andavano su Twitter scrivendo “Prerisco Facebook”. Non riuscivano a capirne il vero spirito, non potevano concepirlo. Per loro la vita era troppo facile e troppo bella così com’era.
Nei miei vecchi tweet trovo la parola ‘ONE DIRECTION’. Allora tutto mi riappare alla mente.
ONE DIRECTION photo:  one-direction-2013-one-direction-33725848-1785-1600_zps491cbcd7.jpg
Non me ne sono mai scordata, solo che le solite cose, il lavoro, la famiglia, i figli, non me li avevano fatti tornare in mente. Adesso piango, nel vero senso della parola.
Continuo a piangere ripensando a quei bei ricordi, alle nottate passate a twittare per il compleanno di uno di loro. Della serata indimenticabile passata con la mia migliore amica per il compleanno di Liam, il nostro primo compleanno di uno dei nostri idoli. A quei tempi, lui aveva 18 anni, noi 13.
Lui era famoso, noi no. Lui era amato da tutti, noi neanche da noi stesse. Lui aveva tanti sogni da realizzare, non avevamo un sogno: lui.
Ma tutto mi riappare in mente: i pianti di notte perché consapevole di non poterli mai incontrare, i sorrisi nel vedere le loro foto, la collera che mi veniva quando qualcuno li disprezzava, la corsa contro il tempo per comprare i loro album.
Tutto mi viene in mente. TUTTO. I testi delle loro canzoni!
Le parole sono un po’ sbiadite nella mia mente, la mia voce non è più quella di una tredicenne, ma riesco ancora a prendere qualche nota.
Vado su Youtube e digito “What makes you beautiful”. Oh, quella era stata la mia canzone l’ultimo anno delle medie.
Che bei ricordi. Il primo ragazzo, la stronzetta della classe, quella che andava con tutti, la migliore amica da vedere ogni giorno.
Ricordo ancora la mia classe, con tutti i cartelloni appesi e i banchi scarabocchiati.
Oh, i banchi. Ricordo quando, alla festa di Natale,  abbiamo buttato una mentos nella cococola e, delusi perché non aveva reagito come ci aspettavamo, abbiamo gettato dentro tutto il pacchetto.
Pochi secondi erano bastati per far esplodere letteralmente la bottiglia di plastica. Quanti rimproveri, ma anche tante risate! E poi la corsa sfegatata per l’ultimo banco.
Mi viene in mente la sedia che mi ha accompagnato per tutto l’anno dei fatidici esami. Alla fine, sono andati proprio bene e sono consapevole che erano davvero una stupidata.
Il terzo banco… quello me lo ricorderò per sempre.
Era il banco del mio primo amore, il banco del mio primo bacio. Il banco del mio primo cinque in matematica e del mio primo cuore spezzato. Il terzo banco della terza A. Oh, si, ricordo ancora la sezione.
Lo spot pubblicitario su una nota marca di shampoo è finita, adesso sta partendo Liam, il mio amato Liam, sulle note della loro canzone d’esordio, e secondo me anche la più bella.
Mi scappano sorrisi a non finire mentre canto come una ragazzina What Makes You Beautiful. E poi TANTE lacrime.
Perché? Mi chiedo. Perché non posso tornare indietro?
Il Twitter che conoscevo io, il mio Twitter, oramai non c’è più. Mi sento impotente: perché non possiamo tornare indietro? Tutto è davvero finito? No, non tutto. Io quei cinque ragazzi li amerò TANTO, e per SEMPRE.
Scrivo i loro nickname su cerca.
@Harry_Styles. Il mio Hazza. Scopro che si è sposato con una donna più piccola di lui di tre anni. Oh, Harry! È riuscito a convincerla e a chiamare sua figlia Darcy, come da sempre aveva sognato. È stato così fortuna da realizzare il suo secondo sogno!
@Louis_Tomlinson. Il mio Boo Bear, il Peter Pan del gruppo. Lui che non voleva crescere, è sposato, ma non ha figli. Sotto, c’è un tweet di sua moglie Eleonore che risponde alla domanda di una ragazza dicendo “come posso avere figli se mio marito è già un bambino?”.
@NiallOfficial. Nialler… il mangiatore più accanito della storia! Oh, ne rimango sorpresa. È sposato, e ha due figli maschi davvero belli.
@zaynmalik, il mio ‘bad boy’. Adesso rido a più non posso, pensando a tutti gli appellativi che davamo alla sua ragazza Perrie, detta Perrie l’ornitorinco, che adesso, dopo la separazione delle Little Mix, si è sposata proprio con il mio bad boy. Anche loro hanno una figlia e hanno dato un amico anche al piccolo
Mi sono conservata per il finale il mio amore segreto, il mio @Real_Liam_Payne. Da sempre è stato quello per cui mi scioglievo, il mio, diciamo così, preferito fra i tanti. Spero che anche lui abbia un vita felice. Il mio Daddy Directioner, il mio malato di Toy Story, ha come icon una foto sua e di un bambino piccolo, che deduco sia suo figlio, con dei pupazzetto di Woody e Buzz. Sempre il solito! Leggendo scopro che è divorziato dalla Peezer. Quanto ho odiato Miss X!
Sapevo che l’avrebbe fatto soffrire.
Rimango dieci minuti a pensare. Loro ci sono ancora.
Il loro “massive thank you” è solo un ricordo, ma io ce l’ho impresso bene in mente.
Ora è proprio ora di scendere.
Vado nella stanza di Goccia, che sta già dormendo, con il cellulare sotto il cuscino e il libro con il segno in mezzo sul comodino.
Accendo la luce.
-Mamma!- mi urla.
-Scusa, tesoro. Dovevo dirti una cosa e non potevo aspettare fino a domani- rido.
Una madre come me, che sveglia i figli. Quanto l’avrei voluta anche io!
-Mmmh- mugugna ancora mezza addormentata. Sono le tre e mezza del mattino.
-Volevo dirti che io ti sosterrò sempre, che non ti taglierò le ali. Domani compriamo il biglietto per il concerto dei tuoi idoli…-
-Mamma, dici davvero?!- salta a sedere sul letto.
-Tesoro, si parte!- mi butto anche io sul letto con lei.
Goccia mi abbraccia, poi mi sussurra all’orecchio –Manchester, arriviamo!-
Io mi giro, la guardo e rido –tutti i cantanti in genere fanno la prima del concerto a Londra…-
-Si, ma quella è la prossima settimana… non ce la faremo mai, mamma- diventa triste.
-Mai smettere di sognare, piccola mia, mai smettere di sognare-.

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E dopo tanta assenza sono tornata!
Come va? Tutto bene, ragazze?
Ho voluto scrivere questa OS pensando al futuro, ma ho tante idee in mente per i capitoli successivi, e su come potrei svolgere la situzione.
Che ne dite? Vorrei farla diventare un bollino rosso (sono la mia fissazione, ormai lo sapete ahahha)...
Recensite e mi fate sapere? Grazie mille a tutti!:*
  
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