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Autore: Lila_88    25/02/2008    0 recensioni
Ff su Guiding Light(Sentieri). Marah ritorna in città con una novità che cerca di tenere nascosta a Jeffrey.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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UN RITORNO INASPETTATO

Jeffrey uscì dalla sua stanza, al Beacon, per recarsi al commissariato. In quel periodo c’era molto lavoro. Arrivato a metà scale, vide Cassie al bancone dell’hotel e Jonathan entrare. Bene, un’altra guerra che stava per cominciare...
Cassie si voltò giusto in tempo per vedere Jonathan chiudersi la porta alle spalle. Gli si avvicinò immediatamente.
- Che cosa ci fai, qui?
- Hey, insomma, zia Cassie! Che modi sono questi? E’ così che accogli le persone?
- Per quelle come te, non ci sono modi migliori... Sparisci!
Per evitare troppi guai, Jeffrey decise di intervenire a dividerli. Si avvicinò dunque ai due.
- Che succede qui, tutto a posto?
- No, per niente. Anzi, porta via questo delinquente!
- Non ho fatto niente! Non puoi buttarmi fuori così!
- Non hai fatto niente?! Che cosa mi dici di Tammy?
- Calma, calma. Jonathan, forse è il caso che vada via …
- Zietta, non ho intenzione di fare niente a Tammy. Anche perché adesso, volendo, avrei la possibilità di divertirmi con qualcuno di più vicino, sull’albero genealogico …
- Che intendi dire, scusa?
- Ma come? Non sai niente del ritorno della mia adorata sorellina in città?
- Che cosa, Marah è tornata?
Jeffrey ebbe un sussulto, sentendo nominare Marah. Lei era tornata … Era tornata in città? Da quando? Pensava di aver messo da parte la sua storia con Marah. Eppure, sapere che lei era tornata, gli faceva uno strano effetto.
Anche Cassie era stupita del ritorno della nipote. Soprattutto perché Reva non le aveva accennato niente. Prima che J.B. potesse risponderle, il suo cellulare suonò.
- Scusate... pronto? Reva!! Proprio la persona che volevo sentire!
- Ciao Cassie, devo dirti una cosa. Marah è tornata improvvisamente in città.
- Oh si, questo già lo so.
- Cosa? E come? … Hai parlato con Jonathan?
- Esatto.
- Bene. Ho bisogno di un favore. Devi fare in modo che Jeffrey O’Neill non sappia che Marah è in città.
- Beh, mi dispiace, ma credo che sia troppo tardi.
- Lo sa già? Vuoi dire che era lì, quando Jonathan te l’ha detto?
- Esatto. Ed è ancora qui, a dire la verità.
- Va beh, non importa. L’importante è che non sappia il motivo del ritorno.
- Cosa che invece vorrei sapere io, se non ti dispiace.
- Ok, te lo dico, ma se, come penso, Jeffrey è ancora lì, evita di dare a vedere lo stupore.
- Che stupore?
- Marah è incinta. E indovina chi è il padre?
- Cosa? Che cosa? Stai scherzando??? Non può essere!
- Oh, ti assicuro che invece è tutto vero. Se vuoi puoi venire a constatarlo di persona, ti aspetto.
- D’accordo. Un’altra cosa: ma è sicuro che... voglio dire...
- Che il padre è lui? Si. E questo non deve saperlo, almeno per il momento.
Cassie riattaccò. Incrociando lo sguardo del procuratore, potè notare come la stesse scrutando per carpire notizie di Marah. Jonathan, invece, aveva uno sguardo ironico stampato in faccia.
- Sa che cosa le dico, procuratore? Che ho trascurato un piccolo dettaglio...
- Bene, credo proprio che io debba andare. Ho molti impegni, per quest’oggi. E tu, odiato nipote, verrai con me. Tua madre ti vuole a casa. Ciao Jeffrey!
- Hey, un attimo! Volevo sapere...
Jeffrey comprese quanto fosse inutile continuare il discorso, visto che Cassie e Jonathan erano già scomparsi. Con l’animo un po’ scosso dalla notizia, l’uomo si diresse verso l’uscita del Beacon, per dirigersi a lavoro. Nel frattempo, stava meditando se andare a fare una capatina a casa Lewis, in serata.
In macchina, Jonathan sorrise, vedendo la velocità a cui stava andando la zia.
- Quanta fretta, zietta! Hai veramente tanta voglia di vedere Marah...
- Non sai che voglia avrei di prenderti a schiaffi! Cosa pensavi di fare, eh? Volevi per caso rivelare a Jeffrey O’Neill che Marah aspetta un bambino?
- Perché, che male c’è, dopotutto? Sai, non capisco che legame ci sia fra il procuratore e mia sorella... Ma forse tu sai qualcosa in più di me, giusto?
- Tu vedi solo di non impicciarti e rimanerne fuori.

Intanto Marah era nella vecchia stanza di suo fratello Shayne. La sua era stata occupata dal fratellastro Jonathan, quando era andato ad abitare con i suoi genitori. Quando cinque mesi prima aveva scoperto di essere incinta, sapeva già da subito che il bambino era di Jeffrey O’Neill. Da quando era a Parigi, non aveva avuto alcuno tipo di relazione con nessuno che appartenesse alla sfera maschile. Era innamorata di Jeffrey. Aveva sofferto molto per la loro forzata separazione e non era riuscita a rifarsi una vita sentimentale. Quando aveva appreso della presenza del bambino, si era rifiutata di pensare all’aborto. Aveva volutamente rinunciato a tornare a Springfield per Natale – anche se questo le era costato moltissimo- per evitare che la faccenda venisse fuori. Poi aveva convinto i suoi genitori a raggiungerla a Parigi. Ci aveva parlato e aveva manifestato loro la volontà di tenere il bambino, anche se ciò comportava la difficile condizione di ragazza madre. Ma la sua gravidanza aveva avuto, fin dai primi mesi, un destino poco fortunato. Marah aveva dei problemi e aveva bisogno di assistenza. Tuttavia per Reva era impensabile lasciare Springfield per dei mesi interi. Doveva infatti stare dietro alle scorribande di Jonathan. Così Marah aveva deciso di fare ritorno a casa, con la speranza che Jeffrey non lo venisse mai a sapere e che, soprattutto, non venisse mai a conoscenza della sua gravidanza.

Cassie e Jonathan erano fuori casa Lewis. La donna bussò finché Reva non venne ad aprire loro. I due entrarono in casa.
- Ciao Cassie. Vado a chiamare Marah.
- No, aspetta. Prima vorrei parlare con te, in privato.
- Va bene. Jonathan, perché non vai un attimo in camera tua?
- Ok, ok, vi lascio ai vostri affari...
Jonathan uscì dal salotto, ma invece di salire al piano superiore, si nascose per poter udire la conversazione. Voleva scoprire tutta la verità.
- Che cosa c’è?
- Dovresti dire a tuo figlio di essere più discreto con gli affari di famiglia.
- Che vuoi dire?
- Voglio dire che ha sbandierato ai quattro venti il ritorno di Marah, proprio davanti a Jeffrey O’Neill. Inoltre, se non l’avessi fermato, gli avrebbe anche detto che Marah è in dolce attesa.
- Che cosa? Il fatto è che lui non è a conoscenza della realtà dei fatti.
- Non è un buon motivo per difenderlo! Non può andare in giro a elargire notizie di simile portata!
- E va bene, vorrà dire che mi inventerò qualcosa. Adesso: vuoi vedere Marah?
- Ma certo. Come sta?
- Beh, insomma. Lei ha qualche problema con la gravidanza.
- Oh, Reva, mi dispiace! Da quanto tempo è che...
- Cinque mesi. L’ha scoperto non appena è arrivata a Parigi.
- Quindi nessun dubbio che il padre sia Jeffrey...
- No, infatti. Solo che non vuole saperne di dirglielo.
- Ma lui ha il diritto di sapere che sta per diventare papà!
- Si, lo so. Ma è una scelta che spetta a lei.

Intanto Jonathan era rimasto senza parole alle notizie apprese. E così la dolce sorellina se la faceva con il procuratore... E ne aveva anche ottenuto un regalino... il suo appostamento fu scoperto nel giro di pochi secondi dalla sorella.
- Che fai qui, nascosto al mondo?
- Marah... Oh, niente. Tua zia è venuta a trovarti.
- La zia Cassie è qui? E sa che io...
- Si, sa tutto direi.
A quel punto Marah fece il suo ingresso nel salotto, seguita da Jonathan. Prima che le donne si accorgessero della sua presenza, Marah potè udire un’altra frase, della zia.
- Ma che succede se Jeffrey, che ormai sa del suo ritorno in città, decidesse di vederla?
- Che vuol dire che Jeffrey sa che sono tornata?!
- Marah, tesoro, ciao!!
- Zia, sono felice di rivederti, ma sarei ancora più felice se mi spieghi com’è che Jeffrey sa già del mio ritorno...
- Perché non lo chiedi a tuo fratello?
- Jonathan, cos’hai combinato?!
- Hey, calma! Sorellina, speravo che almeno tu, visto che sei appena arrivata, non mi accusassi di tutti i guai di questa città!! Inoltre, devo dire a mia discolpa, che non credo di aver fatto niente di male. Ho semplicemente avvisato la zia Cassie del tuo ritorno. Non pensavo fosse un problema che Jeffrey O’Neill fosse presente.
- E adesso che faccio?!
- Tranquilla, tesoro. In fondo non è successo niente di male. Lui sa solo che, in questo momento, sei a Springfield.
- Si, ma se volesse vedermi? Che dovrei fare?
- Scusate se mi intrometto. Dov’è il problema?
- Ascolta, Jonathan, ma non hai niente da fare tu, durante il giorno?
- Di solito mi diverto a stare in mezzo alla mia famiglia...
- Beh, vatti a fare un giro! E stai lontano da mia figlia e dal Beacon! E da ogni altro luogo in cui potresti far danni!!
- Cassie!!!
- Scusa Reva, ma non sono riuscita a trattenermi...
- Non importa. Senti Jonathan, perché davvero non vai a farti una girata in città, eh?
- D’accordo.

Al distretto, Frank era nell’ufficio del procuratore con alcuni fogli in mano. Jeffrey O’Neill arrivò e quando lo vide si scusò per il ritardo.
- Non si preoccupi. Volevo solo tenerla aggiornata sulle indagini dell’omicidio di Philip Spaulding.
- Bene, fammi un riassunto di ciò che sappiamo.
Frank iniziò una breve descrizione dei fatti, mentre Jeffrey si sedette e fece segno all’altro uomo di fare altrettanto. Il procuratore si distrasse ben presto. Continuava a pensare che Marah Lewis aveva fatto ritorno a Springfield. La sua Marah. Quella che prima di partire le aveva detto di amarlo. Quella che lui sapeva di amare, ma che non aveva avuto il coraggio di dirglielo in faccia. Da quando era partita si era immerso nel lavoro, nel tentativo di dimenticarla. Pensava anche di esserci riuscito. Prima di quella mattina, naturalmente. Aveva una gran voglia di rivederla. Nonostante avesse avuto qualche incontro con Dinah Marler, nel frattempo, non aveva scordato Marah. Dinah era stata solo un diversivo.
Frank si accorse che il capo non lo stava ascoltando.
- Ehm... O’Neill, tutto bene?
- C- Cosa? Certo. Mi sono solo distratto un attimo.
- Ah, ok. Beh, io le lascio qui i fascicoli. Adesso mi scusi, devo andare.
- D’accordo, grazie.

Jonathan si era diretto al Company. Quando era arrivato aveva notato che Dinah stava facendo colazione con suo padre. Si era accomodato ad un tavolo e Marina gli aveva già preso le ordinazioni, quando Ross Marler si alzò per lasciare il locale e Dinah lo raggiunse.
- Salve, Jonathan...
- Ciao Dinah, che cosa vuoi?
- Ho già abbastanza persone ostili nei miei confronti in questa città, non ho bisogno che anche tu sia scortese con me, grazie.
- Ci mancherebbe... Ma ciò non toglie la mia curiosità per il motivo che ti ha spinto fino al mio tavolo.
- Beh, se ti do tanta noia posso sempre andarmene.
- No, figurati. Solo pensavo che fossi occupata a sedurre il procuratore Jeffrey O’Neill. Vi ho visti, l’altra sera alle Torri. O meglio, ho visto come sei stata scaricata. Forse dovresti puntare a qualcuno di più accessibile. Se ti interessa, io sono disponibile al dialogo.
- Credevo che su questo punto fosse tutto chiaro, tra noi. Sei stato una piacevole distrazione, ma il mio obiettivo è ancora lo stesso: la conquista di Jeffrey. Mi dispiace se non riesci a fartene una ragione.
- Oh, ti sbagli mia cara, se credi che il disperato sia io. Io credo che sarai tu, fra poco, a venire a bussare alla mia porta. Rassegnati: d’ora in poi, Jeffrey O’Neill è inaccessibile, più che mai.
- Che cosa vuoi dire, con questo? Sai per caso qualcosa che io ignoro?
- Può darsi... Oppure sono solo pessimista...
- Non potresti essere più chiaro, per favore?
- No, mi dispiace. Per il momento ho la bocca cucita. Adesso ti saluto, ho delle commissioni da sbrigare. Un consiglio: stai in guardia!

Jonathan la lasciò così, con mille dubbi radicati in testa. Non sapeva se doveva preoccuparsi per ciò che le aveva detto quel dannato ragazzo. Forse voleva dire che Jeffrey era innamorato di qualcun’altra? Avrebbe potuto anche crederci, se non avesse conosciuto abbastanza bene quell’uomo, da sapere che lui non impegnava mai il cuore nelle proprie relazioni. Quando era arrivata a Springfield aveva creduto che lui fosse perso per Cassie Winslow, la sua acerrima nemica. Ma poi aveva capito di essersi sbagliata. Eppure aveva comunque la sensazione che qualcosa, in sua assenza, fosse accaduto. Ma non aveva trovato nessuna pista che portava Jeffrey ad un’altra donna. Qualunque cosa stesse accadendo, era comunque utile dare retta a Jonathan. Fare attenzione alle mosse di Jeffrey non sarebbe stato male.

Gus stava osservando il tabellone con le foto dei possibili colpevoli dell’omicidio Spaulding da un po’ di tempo.
- Cos’è, Gus, speri che continuando ad osservarlo, qualcuno esca dalle foto e si dichiari colpevole?
- Cosa? Ah, salve O’Neill... Magari fosse così semplice... Che fa, va già via?
- Ho da risolvere una questione. Se c’è qualche novità, avvertimi. Tornerò più tardi.

A casa Lewis, Marah si era distesa sul divano. Sapere che Jeffrey era al corrente della sua presenza in città, la rendeva nervosa. Sua zia e sua madre erano lì con lei, che cercavano di tranquillizzarla.
- Stai calma. In fondo non sa e non sospetta nulla.
- Già. L’unica cosa che devi fare è cercare di evitarlo.
- Ossia, devo restare chiusa in casa per quattro mesi.
- Va beh, non vorrei essere puntigliosa, ma credevi forse di uscire, in caso lui non avesse saputo niente? Avresti sempre potuto incontrarlo.
- Si, lo so, ma... che succede se vuole vedermi?
- Potresti dirgli che a Parigi hai incontrato un ragazzo, ti sei innamorata di lui e sei rimasta incinta.
- Ah si? E dov’è il mio promesso sposo, allora, mamma?
- E’ rimasto là. Aveva degli impegni di lavoro.
- No, no! State scherzando? Marah! Non puoi mentirgli così... Anzi, che ne dici di parlarci e spiegargli tutto?
- Zia, vorrei farlo, ma non ci riesco. E comunque non ho intenzione di raccontargli delle bugie.
- E che intendi fare?
- Starò a casa e mi nasconderò finché posso. Ossia finché lui non mi verrà a cercare. Magari in questi mesi ha incontrato qualcuna e si è innamorato, e non verrà mai a cercarmi. Voi ne sapete niente?
- No, lui non ti ha dimenticato.
- Come fai a dirlo, zia Cassie?
- L’ho capito dalla sua faccia quando ha saputo del tuo ritorno.

Dopo essere stato in ufficio a riflettere a lungo, Jeffrey era arrivato alla conclusione che l’unica cosa da fare era rivedere Marah. Sperò non le dispiacesse se le faceva una visita, per salutarla. Si chiese se in quei pochi mesi che erano stati separati, lei lo avesse pensato. Ma era più probabile che lei fosse in collera con lui, per come si era comportato. Era arrivato fuori casa Lewis, aveva parcheggiato e ora era davanti alla porta d’ingresso. L’unica cosa che gli rimaneva da fare era bussare. Magari sarebbe andata proprio lei ad aprirgli.

Quando sentirono bussare, le tre donne si guardarono l’un l’altra. Non sapevano chi poteva essere, ma ben presto lo capirono.
- C’è nessuno in casa?
Nessun dubbio. La persona che aveva bussato era proprio Jeffrey O’Neill.
- Oh mio Dio! E adesso che faccio?!
- Vai nella casa in piscina, ci pensiamo io e tua madre!
Marah fuggì, letteralmente. Subito dopo, Cassie tornò in sala, cercandosi di comportare normalmente. Reva aprì la porta.
- Salve Jeffrey.
- Salve, Reva. Disturbo?
- No! Anzi, perché non si accomoda?
- Grazie.
Reva lo indirizzò verso la sala. Cassie, vedendolo entrare, si alzò.
- Salve, O’Neill.
- Allora, Jeffrey, a cosa dobbiamo la sua visita?
- Beh, ho saputo da suo figlio Jonathan che Marah è tornata in città, così mi piacerebbe salutarla.
- Ma pensi! Anch’io sono qua per lo stesso motivo, ma lei ci ha fregato! Non è in casa!
- Eh già. Marah è uscita molto presto questa mattina. Ha detto che voleva andare a... trovare Michelle Bauer. Ha saputo della sua amnesia, così, dato che sono amiche, voleva farle un saluto. Ma se vuole, le dirò che è passato.
- Certo. Grazie. Sa, volevo solo sapere come si è trovata a Parigi. Se tutto andava bene. Mi ha stupito questo suo improvviso ritorno a Springfield.
- Diciamo che ha voluto farci una sorpresa! Tutto qua.
- Bene. A questo punto tolgo il disturbo e vado via. Arrivederci.
- Salve Jeffrey.

Mentre tornava alla macchina, O’Neill aveva come il presentimento di essere spiato. Si voltò, ma potè solamente notare un fruscio delle tende della casetta in piscina. Questo particolare insospettì Jeffrey. Fu lo squillo del cellulare ad impedirgli di indagare.
- Parla O’Neill. Chi è?
- Salve, procuratore.
- Dinah... Che cosa vuoi?
- Niente. Volevo solo sapere come te la passi.
- Non c’è male.
- Bene! Ti va se stasera vengo a prendere un drink da te?
- No. Ho da fare.
- Sei impegnato con qualcun’altra?
- No, solo non mi va. Senti, Dinah, io non sono il tuo passatempo. Toglitelo dalla testa. E lasciami in pace.
- Come siamo scortesi! Problemi al lavoro?
- No, ho problemi solo quando sento te.
Jeffrey riattaccò. Dinah Marler era l’ultima persona che voleva sentire in quel momento. L’uomo decise di tornare al lavoro. Meglio se si teneva il più occupato possibile.

Il frusciare della tenda era stato provocato da Marah. La ragazza era rimasta attaccata alla finestra per rivedere, almeno per un attimo, il suo Jeffrey. Avrebbe voluto uscire, abbracciarlo e baciarlo. Ma non poteva. Però sua zia aveva ragione. Jeffrey aveva il diritto di sapere come stavano realmente le cose. Ma come poteva fare? Non le sembrava molto delicato presentarsi così su due piedi, con un figlio in grembo. Ma neanche dirglielo per telefono sarebbe stata una grande idea. Sicuramente glielo avrebbe detto, in un modo o in un altro. Il problema era quando... e come.

Qualche giorno dopo, Jeffrey uscì dal distretto più tardi del solito. Anche quel giorno lui e i suoi uomini non erano riusciti a sbrogliare la matassa che avvolgeva l’omicidio di Phillip Spaulding. Si diresse all’auto, ma prima di salirvi, prese il cellulare e compose un numero. Tuttavia, nessuno rispose. Rassegnato, spense il telefono.
- Perché non rispondi, Marah?
Aprì l’auto, e se n’andò. Non si era reso conto della persona che lo aveva seguito. Dinah uscì dal suo nascondiglio.
- Marah, eh? Scommetto che si tratta di Marah Lewis.
Dinah si affrettò a cercare il suo telefono cellulare nella borsa. Aveva bisogno di qualche informazione in più.
- Sono Dinah. Ho bisogno di parlarti. Ci vediamo fra mezz’ora al parcheggio del bowling.
Senza aggiungere altro, attaccò.

Da un’altra parte della città, anche Jonathan attaccò. Evidentemente Dinah aveva capito che lui sapeva cosa passava per la testa al suo procuratore preferito. In quei giorni, aveva notato che Jeffrey cercava di avere notizie di Marah.

Mezz’ora dopo, Dinah entrò nella macchina di Jonathan.
- Che cosa ha a che fare Jeffrey con tua sorella?
- Come sei arrivata a Marah?
- Non sono affari che ti riguardano. Sappi solo che so che Jeffrey ha un qualche interesse per lei.
- Magari si trattasse solo di “qualche interesse”!
- Che vuoi dire?
- Hey, calma. Iniziamo a trattare. Io ti dico quello che so. E tu? Che farai per me?
- Cosa vuoi che faccia?
- Che dire... Non so, forse potresti essere carina con me, che so... un paio di volte, magari...
- Ma tu non pensi ad altro?!?
- Allora, ci stai?
- ... E sia! Su, adesso sputa il rospo.
- Prima di partire per Parigi mia sorella Marah ha avuto una relazione con Jeffrey O’Neill. Adesso lei è tornata improvvisamente in città e non vuole vederlo, almeno per il momento.
- E come mai? Si è comportato male con lei, prima della sua partenza?
- No, non credo.
- E allora perché non vuole più vederlo? E’ ancora innamorata di lui? Nessuno le ha detto che O’Neill non ha abbastanza cuore per innamorarsi?
- Forse ti sbagli. Se lui non la ama, perché sta facendo di tutto per incontrarla?
- Parli sul serio? Vedi, Jeffrey ha sempre avuto molte storie. Ma non si è mai innamorato. Al massimo dopo un mese, ha scaricato tutte le sue donne.
- Parli per esperienza personale?
- Non sono affari che ti riguardano. C’è altro?
- In verità si, ma prima ho bisogno che tu mi dica le tue intenzioni.
- In che senso?
- Hai qualche piano per mettere fuori gioco Marah?
- Di certo non voglio ucciderla! Jeffrey O’Neill non vale così tanto! Perché?
- Perché io so il vero motivo per cui mia sorella non vuole vedere Jeffrey. Solo che ho bisogno che tu giuri su ben due cose.
- Ossia?
- Primo: non devi assolutamente parlare a Jeffrey di questa cosa. Secondo: non devi avvicinarti a mia sorella per farle del male, o per qualsiasi altra cosa.
- Wow! Deve essere qualcosa di importante! Giuro. Vedi, devi capire una cosa: a me interessa Jeffrey, è vero. Ma non mi è indispensabile. Mi è indispensabile dividere Cassie ed Edmund. E credevo che lui potesse aiutarmi. Quindi, parla.
- Bene. Marah è incinta. E indovina chi sta per rendere il papà più autorevole di Springfield?
- No, non ci credo!! Bene, allora caro mio, falle tante auguri. Jeffrey ha sempre detto di non volere una famiglia. I figli non sono fatti per lui.
- Forse non si è mai innamorato, prima di ora.

Passarono altri giorni, prima che Marah decidesse sul dar farsi. Un pomeriggio, Marah uscì dalla sua stanza. In cucina, incontrò sua madre. Reva notò subito che Marah era in procinto di uscire.
- Hey, dove vai? Pensavo non volessi farti vedere in giro...
- Vado da Jeffrey. Ho deciso di parlarci.
- Ah. Gli dirai tutto?
- Certo. In fondo è giusto che lui sappia. Tu e zia Cassie me lo ripetete da giorni. Avete ragione.
- Si, voglio solo assicurarmi che tu sia decisa al cento per cento, in questa cosa. Un’altra cosa. Preparati ad ogni sua reazione. Non sai come la prenderà.
- Mamma, sono pronta ad affrontare ogni cosa. Lui sta ancora al Beacon?
- Si, stesso posto, stessa stanza.
- Bene, allora vado.
- Ciao tesoro.

Cassie stava facendo un po’ di conti, quando vide entrare Marah al Beacon. Quasi le prese un colpo.
- Marah. Che cosa ci fai qui?
- Zia, ho deciso di parlare con Jeffrey. Devo chiederti un favore, però.
- Dimmi.
- Devi farmi entrare nella camera di Jeffrey, prima che lui torni.
- Ma, non posso farlo! Non posso fare entrare le persona nelle stanze altrui!
- Ti prego, zia. Lui capirà.
- ... E va bene. Però, se poi lui si arrabbia...
- Dirò che ho preso la chiave da sola, mentre tu eri distratta. Non preoccuparti, non voglio mettere nessuno nei guai.
Cassie, ancora con qualche titubanza, porse le chiavi della stanza di O’Neill alla ragazza.
- Grazie zia.

Al distretto era arrivato Alan Spaulding, il quale stava facendo una scenata a Gus e a Frank. Attirato dal trambusto, Jeffrey uscì dal suo ufficio.
- Papà, cerca di stare calmo, intanto!
- Aitoro, Cooper! Che sta succedendo?
- Procuratore O’Neill! Vorrei scambiare due parole con lei, se non le dispiace.
- Salve, signor Spaulding, si accomodi pure nel mio ufficio. Arrivo subito.
Dopo che Alan fu entrato, Jeffrey si avvicinò ai due poliziotti.
- Si può sapere il perché di quella discussione?
- Diciamo solo che con mio padre non è facile discutere.
- Beh, non voglio più vedere una cosa del genere! Se dovete discutere, fatelo a casa vostra, non nel distretto di Polizia.
Alan si era già messo a sedere, quando fu raggiunto dal procuratore.
- Allora, mi dica. Che succede?
- Che succede? E ha anche il coraggio di chiedermelo?! Voglio sapere chi è la persona che ha ucciso mio figlio! E i suoi poliziotti non sono ancora riusciti a venire a capo di niente!
- Si calmi, Alan. Le indagini sull’omicidio di suo figlio stanno proseguendo. Le posso assicurare che i miei poliziotti, come me, del resto, stanno facendo il possibile per risolvere il caso. Tuttavia le devo ricordare che si tratta di una situazione tutt’altro che facile. Ci vorrà ancora del tempo, e non so dirle quanto.
- Beh, sarà il caso che vi sbrighiate. Non posso aspettare in eterno! Voglio vedere l’assassino di mio figlio dietro le sbarre! Al più presto!
Senza aggiungere altro, Alan Spaulding si alzò, andandosene.

Jeffrey ringraziò il cielo, quando, mezz’ora dopo, riuscì ad andarsene. Arrivò al Beacon, dove notò l’assenza di Cassie. Non ci fece poi tanto caso, a dire la verità. Quella sera non era passato neanche da casa Lewis. Si stava arrendendo al fatto che Marah non intendesse vederlo. Salì in fretta le scale, ansioso di arrivare in camera per farsi una doccia. Quando aprì la porta, cercò subito l’interruttore della luce, percependo una presenza nella stanza. Prima che potesse premerlo, una voce familiare lo fermò.
- Forse non dovresti accendere la luce, Jeffrey.
Il suo cuore mancò di un battito, per poi riprendere a battere più velocemente di prima.
- Marah...
- Per favore, non accendere la luce. Chiudi la porta. Devo parlarti.
- Ma... al buio?
- Si, per favore. Solo finché non ti avrò detto tutto.
Jeffrey, un po’ confuso, fece come la ragazza gli aveva chiesto.
- Pensavo non volessi più avere niente a che fare con me.
- Perché non mi sono fatta viva fino ad adesso?
- Esatto. Ho provato a chiamarti, sono venuto a casa tua... Ho fatto qualcosa di male?
- L’unica cosa che hai fatto di male è stato spedirmi via con un aereo per Parigi. Ma so che l’hai fatto per proteggermi, quindi non posso avercela con te.
- E allora che è successo?
- Ho avuto paura di rivederti.
- Paura? E di che cosa?
- Pensavo che se noi due ci fossimo incontrati, al mio ritorno, tu poi mi avresti cacciato dalla tua vita. E forse è quello che accadrà fra poco.
- Marah, di che cosa stai parlando?
- Jeffrey, io mi sono innamorata di te. Te l’ho anche detto, se ricordi, prima di partire. in questi mesi il mio sentimento non è mai cambiato. Solo che è successa una cosa … Vedi, quando sono arrivata a Parigi, mi sono resa conto che stava succedendo qualcosa, all’interno del mio corpo. Ho fatto delle analisi e ho scoperto … di essere incinta. E tu sei il padre. Sei stato l’unico uomo con cui sia stata in quel periodo ...
- …
- Jeffrey... Senti, non sono qui per incatenarti a me per tutta la vita. Non ti obbligherò a fare nulla. Volevo solo dirtelo. Perché è giusto che tu lo sappia. Sono pronta a crescerlo anche da sola. E’ una scelta che ho fatto da sola. Ho scelto di tenere il mio bambino. … Ti prego dì qualcosa...
Jeffrey, ancora senza parole, si limitò ad accendere la luce. Si ritrovò davanti Marah, con il ventre arrotondato dalla gravidanza. La maternità aveva addolcito i suoi lineamenti, rendendola ancora più bella di come se la ricordasse. Rendendosi conto che lei stava ancora aspettando una sua reazione, si riscosse, tornando alla realtà. Si avvicinò a lei, con il cuore pieno di emozioni contrastanti: paura, amore...
- Marah, io...
- Se non vuoi partecipare, ti capisco, non devi preoccuparti.
- No, fammi parlare. Io non so che cosa voglia dire crescere un bambino, essere padre. Non sono neanche sicuro che potrei farcela. Tuttavia, tu mi sei mancata molto, in questi mesi. Quando ho saputo del tuo ritorno in città, la prima cosa che avrei voluto fare era di vederti. Sai, non mi mai successo di tenere ad una donna in questo modo. Non sono mai stato innamorato. Fino a che non ho incontrato te. Marah, io ti amo. E quel giorno, quando ti ho accompagnato all’aereo per Parigi, l’ho detto per la prima volta ad alta voce. Solo che tu eri già andata via. E ora, che so che porti in grembo mio figlio, beh... io non posso abbandonarti. Devi solo avere un po’ di pazienza. Non ho mai neanche pensato a avere una famiglia, così credo che avrò bisogno di un po’ di tempo, per abituarmi...
Le lacrime avevano iniziato a rigare il volto di Marah. Non solo Jeffrey la amava, ma si sarebbe preso cura di lei e del suo bambino. L’uomo si avvicinò ancora di più a lei e la baciò appassionatamente, come avrebbe voluto fare non appena l’aveva vista.

Sei mesi più tardi...

Era un giorno di festa, quello che Springfield si stava apprestando a festeggiare. All’esterno di casa Lewis, era stato allestito tutto il necessario per celebrare le nozze di cui si era discusso negli ultimi mesi. Jeffrey O’Neill, per una volta, avrebbe ricoperto un ruolo del tutto inedito per lui: quello dello sposo. L’uomo era già lì, con alle spalle i testimoni da lui scelti: Gus Aitoro e Frank Cooper. Padre Ray Santos, il fratello di Tony, era là per celebrare il rito nuziale. Marina Cooper e Bill Lewis erano i testimoni della sposa, che, come da tradizione, si faceva attendere. Fra le prima file si potevano scorgere Cassie, Edmund, Tammy con i fratellini. Per l’occasione aveva fatto ritorno in città anche Shayne, seduto vicino al fratello Jonathan. Reva teneva in braccio la piccola Penny, la bambina che Marah aveva partorito due mesi prima.
Finalmente partì il canto nuziale, che annunciava l’arrivo della sposa. Marah, a braccetto del padre, apparì in tutto il suo splendore. Tutti la osservarono, ognuno con i propri sentimenti. Dinah con astio, Tony con un pizzico di invidia (sapendo che sarebbe potuto essere al posto di O’Neill), Reva con commozione.
Quando i due si furono scambiati i voti e furono diventati marito e moglie a tutti gli effetti, presero la loro bambina e festeggiarono la loro unione con famiglia e amici, per poi avviarsi verso la loro nuova vita insieme.
  
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