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Autore: AxXx    20/08/2013    1 recensioni
Molto è stato raccontato, molto è stato detto sulle avventure che portarono Frodo, Portatore dell'Unico Anello, a viaggiare fino a Mordor, alle pendici del Monte fato. E molto altro fu detto su Gandalf, Grigio Pellegrino, e Aragorn, detto Granpasso, Re di Gondor e di tutti coloro che fecero parte della compagnia dell'anello. Ma sono pochi coloro che conoscono la verità. L'impresa poté essere compiuta solo grazie all'aiuto di due compagni che vennero in nostro soccorso nell'ora più buia. Questa è la storia di Cady e Kail, del Mondo noto come 'Terra'.
Genere: Avventura, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Gandalf, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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                                 LA VERITA’ DI TOLKIEN

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Cady seguì il corridoio buio della scuola un po’ impaurita dal buio. Odiava quella sensazione di claustrofobia che le davano i corridoi di notte, soprattutto se le notti in questione erano buie, scure e piene di lampi e tuoni che la facevano sobbalzare. Di solito lei non era una tipa ‘trasgressiva’: era una normale ragazza che studiava e usciva con le amiche. Aveva gli occhi neri, il viso dolce e simmetrico, incorniciato dalla sua liscia chioma rosso-scuro, il corpo magro e abbastanza formoso, tutto la faceva sembrare una fanciulla di qualce saga epica, se non fosse stato per i jeans e la maglietta. Lei, però, aveva una passione morbosa: Tolkien, ecco perché era così decisa, ormai voleva andare fino in fondo. Si mise a girare guardina tra gli scaffali del vecchio archivio della Edwards King school, la prima scuola di Tolkien. Durante la loro gita scolastica, la guida aveva più volte citato il famoso autore e sembra che lui fosse molto affezionato a quel posto, tanto da tentare di rientrarvi più volte e di esserci tornato spesso, anche dopo il suo affermato successo. Era questo a incuriosirla, lei, grande amante del fantasy e delle opere del famoso autore inglese, non aveva resistito e quella notte si era introdotta nella zona ad accesso vietato della scuola che li ospitava ed era entrata nell’archivio. La cosa, però, si era complicata e il cielo scuro aveva iniziato a tuonare, rendendo quella sua piccola incursione quanto mai spaventosa. Aggiungendo anche che le luci erano saltate e che l’unica cosa che vedeva era quel minuscolo spazio che illuminava la torcia, era praticamente impossibile non aver paura. Il corridoio che aveva imboccato era molto stretto e intuì, dalle pietre, dal sottile strato di polvere e dalla differenza costruttiva, che doveva essere una parte particolarmente vecchia. L’archivio era un immenso stanzone pieno di scaffali in ferro, alcuni arrugginiti, fissati ai muri in pietra cadente con delle viti. Su di essi vi era una quantità abnorme di fascicoli, alcuni dei quali dovevano essere vecchissimi, forse anche più di un secolo.

‘Come cavolo faccio a trovare quello che voglio in questo macello!?’ Pensò sconsolata, mentre si guardava intorno con la poca luce della torcia.

In realtà la cosa non era difficile dato che la cura con cui avevano riposto i fascicoli era maggiore a quella usata nella manutenzione. Erano tutti in ordine alfabetico e usavano il cognome, quindi le bastò raggiungere la sezione denominata ‘T’ e cercare. Nonostante la grandezza del posto gli ci volle meno di un ora per trovare ciò che cercava: un enorme fascicolo in pelle nera e polverosa, un po’ sfatta dal tempo, ma ancora in buono stato. Mentre molte cartelle erano piccole e i nomi si leggevano a fatica, quella era particolarmente spessa e leggibile. Poche scuole potevano dire di aver ospitato un autore di fama mondiale e la Edwards King teneva certe cose come cimeli, trofei da mostrare. Per Cady, invece, era come leggere il diario del suo idolo. Lei aveva sempre amato gli scritti di Tolkien e aveva visto in essi un mondo nuovo e meraviglioso e lei desiderava ardentemente scoprire tutto quello che l’autore aveva fatto nella sua vita, come per capire cosa l’avesse portato a scrivere un opera grandiosa come il Signore degli Anelli. Con rispetto ai limiti del reverenziale, afferrò la pesante rilegatura, facendo attenzione a non rovinarla, ma dopo pochi passi un “BU!” urlato fortissimo alle sue spalle la fece sobbalzare e il fascicolo volò in aria disperdendo il suo prezioso contenuto nella corsia tra gli scaffali ‘S’ e ‘T’.

“Ti ho spaventato ,eh?” Chiese una voce divertita, mentre l’immagine di un ragazzo prendeva forma tra l’oscurità. I capelli neri ricci che arrivavano appena sopra le spalle, gli occhi neri, come quelli di lei, e il viso privo di barba non eccessivamente marcato. Il corpo era abbastanza magro, non particolarmente allenato, ma nemmeno da buttare. Le spalle erano piacevolmente larghe e il corpo simmetrico e proporzionato.

“Kail! Ti odio! Hai idea dello spavento che ho preso!?” Chiese la ragazza indispettita. Di solito l’amico non era malvagio e, come lei, condivideva la passione per le opere Tolkeniane, ma, quando faceva scherzi come quelli, si sentiva davvero in contrasto con lui. Aveva diciassette anni! Che si comportasse da persona matura!

“Ok… ok, scusa… ho sbagliato, ti chiedo perdono… ma non ho resistito… sapevo che saresti venuta qui. Quando la guida ha nominato Tolkien il cervello ti si è completamente scollegato… non mi ascoltavi nemmeno, mentre parlavo. Così ho pensato di farti uno scherzo… e poi ero curioso anche io.” Si spiegò lui, mettendo le mani avanti, come per arrendersi.

I due si guardarono un attimo, lei con rancore, lui con rimorso e divertimento mescolati. Alla fine, però, erano amici, potevano benissimo scusarsi… e poi dovevano assolutamente rimettere a posto tutti i fogli che erano volati ovunque, durante il salto di lei. La ragazza rimase un po’ delusa da quello che vi trovò: non era nulla di speciale, solo voti, note scolastiche, appunti di quaderni affidati alla scuola. Erano registrate molte attività ricreative di lingua e di scrittura creativa. Avevano quasi finito, quando la loro attenzione fu attirata da una pagina ingiallita e vecchia su cui erano trascritte parole strane:

 

Oggi ho fatto un sogno strano, ho sognato di accompagnare un gruppo di quattordici guerrieri nella spedizione per riconquistare una montagna che sorgeva, solitaria, nel nord di un mondo non mio. Questo mi ha molto colpito, in quanto sono certo di non aver mai letto nulla di simile, né di averlo mai pensato. Tuttavia desidero riflettere attentamente su ciò che ho visto. Il sogno era così reale ce potrei giurare di averlo vissuto… oggi in effetti, mi sento stranamente in forze e pieno di energie.

 

“Sembra un diario… la pagina di un diario scritta proprio da Tolkien…” Sussurrò Kail, esaminandola da vicino, cercando di capire meglio cosa ci fosse scritto. Solo in un secondo momento, si accorse che anche il retro era scritto:

 

 

 

Non era un sogno, oggi è venuto a casa mia, era Gandalf, ne sono certo… non so cosa voglia, ma mi ha chiesto di… scrivere? Di scrivere la storia de L’ Hobbit, ma non ho idea di cosa voglia farci. Mi ha detto che mi avrebbe spiegato, ma non capisco… devo pensare, ma di certo quello non era un sogno.

 

 

I due ragazzi si guardarono con espressione sorpresa. Su quel pezzo di carta lo scrittore parlava di Gandalf come se fosse una persona vera, viva, in carne e ossa e che lui ci avesse parlato. Non era molto normale, ma non c’era scritto altro, se non una specie di numero di collocazione, scritto rapidamente a mano sotto le ultime parole.

 

Biblioteca Nord, scaffale 11, sezione 45, fila 3.

 

“Ehmmm… qundi? Cosa facciamo adesso? Ce ne torniamo a dormire? Sono un po’ stanca e questa storia comincia a non piacermi…” Sussurrò Cady, mentre riponeva il fascicolo al suo posto con attenzione, tenendo la pagina.

“Sempre la solita! Avanti! Non vorrai perdere quest’occasione per poterne sapere di più! Chissà che non accada qualcosa di interessante.” Rispose Kail che era diventato lo specchio dell’entusiasmo. Era fatto così: quando accadeva qualcosa di interessante che lo avrebbe potuto coinvolgere diventava subito interessato e ci si buttava a capofitto.

Afferrò il foglio e corse via, seguito a fatica dalla ragazza che gli stava dietro dubbiosa su cosa fare. Inoltre non aveva nemmeno idea di cosa significassero quelle parole, poteva averle scritte chiunque per qualsiasi ragione. Ma quando lo fece notare all’amico ebbe subito una risposta decisa: “Non lo scopriremo mai se non andiamo a controllare.”

Così, arresa all’impossibilità di fargli cambiare idea, lo seguì negli scuri corridoi, tornando alla parte più recente della scuola, dove era ospitata anche la biblioteca.  Corridoi si allargavano, man mano che si avvicinavano e il ritorno della corrente elettrica permise loro di vedere meglio, tanto che non fu difficile per loro penetrarvi all’interno senza far rumore. Era certamente molto più curata dell’archivio. Librerie in pregiato legno massello, lucide e pulite ospitavano eleganti volumi rilegati in pelle o, per quelli più moderni, materiali sintetici. Il tutto ben lontano dalla polvere e dallo porco dell’archivio. Non c’era nessuno: il personale non era presente durante la notte e questo permise ai due amici di muoversi in libertà tra gli scaffali alla ricerca del volume che cercavano. Il posto era parecchio grande, ma in meno di un’ora riuscirono a trovare ciò che cercavano, grazie alle indicazioni sul foglietto: una copia molto vecchia de Lo Hobbt. Sopra di essa c’era scritto:

 

Questa opera incompiuta fu il primo abbozzo dell’opera del grande autore che gli ha voluto donare al nostro istituto come segno di riconoscenza morale nei nostri confronti (1945)

 

“Quindi questa è una bozza? Perché mai lasciarla qui? Sembra strano, poteva donare l’opera completa.” Sussurrò Kail, dubbioso, mentre lo prendeva dallo scaffale.

“Forse non voleva che qualcuno lo leggesse… da un opera incompleta affinché venga custodita e basta… sarebbe logico.” Spiegò Cady osservando il volume polveroso che abbandonava lo scaffale che non abbandonava il suo scaffale da più di sessant’anni. Nel momento stesso in cui il movimento fu completo, una decina di lettere caddero dalle pagine del volume a terra.

“Cosa sono queste?” Chiese lei, raccogliendone una. Nella faccia posteriore delle buste c’erano due nomi:

 

Da J. R. R. Tolkien a C. S. Lewis

 

“C. S. Lewis? Chi sarebbe?” Chiese Cady mostrando la lettera all’amico che si era sporto verso di lei, dopo aver riposto il libro.

“Io so chi è… è l’autore de ‘Le Cronache di Narnia’… era un grande amico di Tolkien, nel periodo tra le due guerre.” Rispose, aprendola con cautela. La loro curiosità si stava alimentando a vista d’occhio, non sapevano cosa stessero cercando, ma si sentivano come dei detective o degli archeologi che stessero cercando un tesoro nascosto.

“Senti qui:… Caro Lewis, ti devo chiedere scusa. Quando tu mi hai scritto di aver vissuto la tua avventura nelle Cronache di Narnia ti ho preso in giro. Ieri mi è apparso un personaggio del romanzo che ho scritto… Gandalf è venuto da me e mi ha chiesto di vedere il libro che ho scritto… roba da non credere. In un istante quel sogno ce quasi avevo dimenticato, mi è tornato in mente ed è stato proprio da quello che ho creato la mia storia… lo Hobbit. Mi ha detto che Il signore degli Anelli era una profezia di quanto sarebbe accaduto nel suo mondo e mi disse di nasconderlo, perché era importante che nessuno, se non quelli che lui ha definito ‘le persone giuste’, non l’avessero trovato. L’ho fatto… per questo ho nascosto il libro originale, il primo che scrissi. Gandalf ha lanciato una specie di incantesimo affinché questi indizi rimangano celati e  si creasse un portale tra il nostro Mondo e Arda, ma avrebbe funzionato una sola volta e che solo le persone giuste avrebbero dovuto aprirlo. Così ho nascosto il libro nella sotto la grande quercia che si vedeva dalla mia stanza, nell’angolo ovest.

 

I due si guardarono allibiti, cercando di rimanere calmi. I loro volti erano un misto di stupore, divertimento e paura. All’improvviso si erano completamente dimenticati di essere lì con la loro scuola. Esistevano solo loro due e quelle parola scritte su una lettera. Possibile che fosse vero? C’era un solo modo per esserne certi: andare a controllare che quel libro ci fosse davvero. Nonostante il freddo e di quelle notti invernali, l’eccitazione e la curiosità ebbero il sopravvento e, dopo aver sottratto una vanga dal capanno degli attrezzi, raggiunsero un immenso albero, che probabilmente aveva più di cento anni, cresciuto nella parte ovest del giardino della scuola.

“Sei sicura di voler andare fino in fondo… se davvero quello che ha scritto è vero? Allora siamo noi le ‘Persone giuste’?” Chiese Kail, per la prima volta seriamente preoccupato. Ma la ragazza, ormai, aveva preso la sua decisione e si mise a scavare. Ci vollero solo pochi colpi di vanga, e il metallo impattò contro qualcosa di duro. Si misero a scavare con le mani e, tra le radici, apparve una piccola nicchia che conteneva un cofanetto in legno.

 

 

 

 

  

 

 

 

 

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Salve :D Benvenuti nell’angolo personale dell’autore, scusate se ho messo le note d’autore dopo, ma vorrei davvero chiedervi il favore di recensire, perché a questa storia ci tengo, data che è fatta a quattro mani con una mia carissima amica ;) Colgo l’occasione di ringraziare Silver Hand, in primis e tutti coloro che recensiranno questa storia J

PS: Scusate, ma ho un problema con L’HTML….

                                                    AxXx

  
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