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Autore: karter    20/08/2013    1 recensioni
QUESTA FANFICTION PARTECIPA AL CONTEST “love song a volontà” INDETTO DA stella98f
ecco un piccolo estratto, spero possa incuriosirvi:
- Sakura?- la chiamò dolcemente Naruto notando che la ragazza stava iniziando ad agitarsi – Calmati dai- le disse dolcemente provando ad abbracciarla, invano, perché la rosa evitò il contatto e si allontanò repentinamente dai due amici.
- Sakura, diamine, che sta succedendo?- chiese un Sasuke furioso, mentre il biondo osservava ancora il punto dove si trovava l’amica con le braccia alzate – Non sei più tu, dannazione! Guardati! Ti reggi a malapena in piedi, hai delle borse terribili sotto gli occhi, i tuoi capelli sono opachi, non sei più tu!- continuò il moro adirato, pronunciando, molto probabilmente, il discorso più lungo della sua vita.
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sorpresa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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 QUESTA FANFICTION PARTECIPA AL CONTEST “love song a volontà” INDETTO DA stella98f
 
 
Il cielo sopra Tokyo era scuro.
Grossi nuvoloni neri coprivano quella distesa azzurra impedendo ai flebili raggi di un sole di fine estate di passare e illuminare il profilo della metropoli, mentre un lieve venticello attraversava le fronde degli alberi facendo cadere prematuramente le prime foglie.
Poche persone si aggiravano per le strade.
Correvano chi a lavoro, chi a casa o a fare spese, tra queste, una ragazza di diciannove anni, con le sue adorate cuffiette, si aggirava per la città senza una meta precisa, lasciandosi guidare da quelle dolci note che venivano riprodotte dal suo compagno di viaggio.
Camminava da ore ormai, cercando di dimenticare tutto ciò che la circondava, tutto ciò che le era accaduto nell’ultimo periodo.
Con una mano si sistemò i lunghi capelli rosa che il vento le aveva fatto finire davanti agli occhi, ritrovandosi improvvisamente nell’unico luogo in cui non voleva arrivare.
Alla vista dell’insegna viola e nera con le scritte bianche, i suoi occhi si spalancarono.
Istintivamente tese un braccio verso la maniglia..
 
 

- Ehi confettino sei nuova da queste parti?- chiese un ragazzo dai capelli albini e degli intensissimi occhi viola avvicinandosi alla ragazza.
- Come prego?- rispose la ragazza guardando storto il suo interlocutore.
- Ho chiesto se sei nuova?- ripeté tranquillamente il ragazzo asciugandosi il collo con un asciugamano.
- Intendevo prima- rispose seccata la ragazza.
- Ehi confettino!- rispose l’albino ghignando.
- Ecco, non chiamarmi confettino!- replicò offesa la ragazza tirando un pugno al ragazzo e allontanandosi con aria di superiorità.
“Che caratterino!” pensò invece il ragazzo guardandola allontanarsi mentre si massaggiava il punto colpito dalla rosa.

 
 
 

Varcò quella porta di vetro con passo incerto, dall’ultima volta che aveva messo piede in quel luogo, tutta la sua vita era cambiata, mentre lì nulla tutto era rimasto invariato.
Le pareti, la reception, la ragazza dietro il bancone, gli spogliatoi, la sala, tutto era rimasto uguale all’ultima volta che vi si erano recati.
 
 

 

- Ti serve una mano?- chiese il ragazzo avvicinandosi alla rosa che cercava di sollevare un disco da venti chili per fare il ponte.
La ragazza, sentita quella voce si affrettò a fulminare il suo interlocutore.
- Cosa vuoi ancora, squaletto?-
- Aiutarti- rispose lui alzando le spalle e sfilando il disco dalle mani della ragazza – Comunque, io sono Suigetsu- disse l’albino aspettandosi che la ragazza dagli occhi acquamarina gli rispondesse.
- Ok- disse questa, sdraiandosi sul tappetino e lasciando perplesso l’altro.
- Non sai che quando qualcuno ti dice il suo nome è buona educazione presentarsi?-

- Non sono stata io a chiedertelo, quindi…- rispose la ragazza con ovvietà.
- Hai un bel caratterino, sai confettino?- gli disse il ragazzo dagli occhi viola ridendo e adagiandole il disco sull’addome.
- Ti ho detto di non chiamarmi confettino!- rispose adirata la rosa
- Non posso chiamarti altrimenti se non mi dici il tuo nome- rispose questa volta il ragazzo ghignando.
- Sakura- disse la ragazza incuriosendo l’albino – Il mio nome è Sakura-

 
 
 

Entrò nello spogliatoio femminile.
Era pieno di borse, maglie e scarpe.
“ Non è cambiato nemmeno l’orario dei corsi” pensò osservando tutto quel disordine.
Varcò la soglia del bagno e una volta davanti allo specchio osservò il suo riflesso.
I lunghi capelli rosa erano lasciati liberi da ogni vincolo e le cadevano leggeri e un po’ spettinati sulle spalle esili, i grandi occhi acquamarina, da sempre vivaci e pieni di vita, erano spenti, arrossati dal pianto e contornati da delle marcatissime occhiaie nere causate dalle continue notti insonni, le labbra sempre rosee e delicate erano screpolate dal freddo, le guance scavate, il corpo un tempo elastico, sodo e perfetto era coperto da una felpa da uomo viola, troppo grande per il suo esile corpo, che le arrivava a coprire quasi mezza coscia, i jeans chiari, strappati, che un tempo le calzavano a pennello, ormai le stavano larghi e le si calavano ad ogni passo. Aveva l’aspetto di una drogata, peccato che la sua unica droga fosse la mancanza d’amore.
 
 

- Sakura?- la chiamò l’albino vedendola uscire dalla palestra.
- Cosa vuoi ancora?- le disse acida lei seccata.
- Siamo partiti con il piede sbagliato- iniziò lui un po’ in imbarazzo – Quindi mi chiedevo se ti andasse di prendere un caffè con me, per farmi perdonare?-
A quelle parole la ragazza lo guardò sorpresa, non si aspettava una proposta del genere. Le era sembrato il classico latin lover che ci prova con tutte considerando l’altro sesso solo come un giocattolo, invece sapeva essere gentile, ma, nonostante ciò, qualcosa la spingeva a non fidarsi di lui, forse le sue brutte esperienze, forse tutti i bastardi incontrati, forse il cuore ormai ridotto a brandelli a causa del suo ex.
- Mi dispiace- disse cercando di rifiutare gentilmente l’invito – Ma ho un appuntamento con un’amica-

- Ti va sta sera allora?- le propose sorridendo dolcemente.
Aveva un sorriso davvero stupendo con quei due incisivi leggermente più lunghi.
- D’accordo- acconsentì alla fine con un sospiro.
- Perfetto, allora se mi dai il tuo indirizzo ti passo a prendere alle otto- le disse lui facendole l’occhiolino
Vedendolo sorrise e, frugando nel suo borsone, gli porse un bigliettino da visita.
- Mi trovi a questo indirizzo, abito al piano di sopra di questo studio- specificò guardando la faccia sorpresa del ragazzo – A sta sera allora- continuò avviandosi al bar dove Temari l’aspettava.
 
- Sei bellissima!- disse il ragazzo vedendo uscire la rosa dal portone.
La ragazza indossava dei pantaloni neri in pelle attillati, una canotta bianca che le lasciava scoperto l’ombelico, mettendo in mostra il fiore di ciliegio che portava tatuato sulla parte sinistra del basso addome,  delle decolté nere con tacco dodici, un collarino nero e al polso destro un bracciale in cuoio borchiato, mentre i capelli sciolti le cadevano delicatamente sulle spalle.
- Ti ringrazio- disse la rosa arrossendo – Anche tu non stai male- aggiunse poi osservando l’abbigliamento del giovane.
L’albino indossava dei jeans chiari che portava leggermente calati, una canotta bianca e un giubbino in pelle nero.
- Grazie- rispose il ragazzo – Vogliamo andare?- chiese mostrandole la sua Yamaha nera con un motore da far paura.
- Tu hai una moto?- chiese la rosa rimanendo a bocca aperta davanti a quel bolide –E’ stupenda!- aggiunse girandole intorno per osservarne ogni particolare.
- Ti intendi di moto?- chiese sorpreso il ragazzo dagli occhi violacei vedendola talmente assorta.
- Abbastanza- rispose sorridendo la ragazza – Ho una Kawasaki verde che considero praticamente come una figlia, e poi mio fratello fa il meccanico quindi sono cresciuta tra i motori- ammise un po’ imbarazzata.
- L’ho detto che sei una ragazza particolare- le disse il giovane facendola imbarazzare maggiormente – Ora però andiamo- aggiunse porgendole un casco e salendo in sella imitato dalla ragazza.
I due sfrecciarono a tutta velocità per le vie affollate di Tokyo, come se oltre loro non ci fosse nessuno per le strade.

- Dove andiamo?- chiese la rosa  dopo venti minuti di viaggio, mentre con le braccia si teneva all’amico.
- Mi dispiace ma è una sorpresa- rispose lui sorridendo da sotto il casco e causando uno sbuffo nella sua ospite.
Dopo altri dieci minuti i due arrivarono a destinazione.
Una casetta fuori Tokyo, in campagna, completamente immersa nella natura.
- Wow!- disse la rosa appena scesa dalla moto, perdendosi nell’osservare tutto quel verde che la circondava.
- Questa era la casa di mia nonna. Da bambino ogni estate venivo qui a passare le vacanze. Mi piaceva respirare l’aria pura di questo posto, ma soprattutto mi piaceva esplorare questi boschi- disse il ragazzo cercando di nascondere un velo di malinconia nella sua voce – Entriamo?-
La ragazza annuì e si avviò all’interno.
- Spero ti piaccia il ramen- le chiese l’albino entrando in cucina e facendole strada
- Scherzi?- disse lei ridendo – Uno dei miei migliori amici mangia solo ramen, e l’altro solo pomodori,  quindi automaticamente a me devono piacere- spiegò sorridendo
- Meglio così, perché io so cucinare solo quello- le disse facendole l’occhiolino e portando in tavola due ciotole piene.
- Tu cucini?- chiese lei incredula.
- I miei genitori sono morti in un incidente, quindi mi sono dovuto attrezzare- rispose lui alzando le spalle come se fosse una cosa normale.
- Scusami, io non..- cercò di scusarsi la ragazza, imbarazzata per la domanda posta.
- Non preoccuparti, ora mangiamo- disse lui sorridendo e tranquillizzandola.
La cena passò tranquilla parlando del più e del meno, come due amici che si conoscono da sempre e che si rincontrano dopo diversi anni di lontananza.
- Hai detto che tuo fratello fa il meccanico, giusto?- chiese il ragazzo curioso di sapere qualcosa in più su quella ragazza che fin dal primo momento l’aveva incantata.
- Si, Yahiko ha un’officina vicino casa, mentre io faccio l’infermiera in una clinica, è così che paghiamo l’affitto e tutto il resto- spiegò la ragazza mentre finiva la sua ciotola – Davvero buonissimo!- commentò
- Esagerata- rispose passandosi una mano dietro la nuca imbarazzato – Comunque non vivete con i vostri genitori?- chiese curioso.
A quella domanda la rosa si incupì leggermente, ma cercò di nascondere il suo dolore dietro un sorriso.
- No, mia madre è morta qualche anno fa di cancro, mentre mio padre non l’ho mai conosciuto, ma mio fratello dice che sia un bene che ci abbia abbandonati perché era un egoista ubriacone, pensa io sono stata concepita una sera in cui è tornato a casa ubriaco ed ha abusato di mia madre. Quella è stata l’ultima sera in cui mia madre e mio fratello l’hanno visto-
- Io non volevo, perdonami- disse questa volta l’albino in imbarazzo.
- Scherzi? Non è mica colpa tua!- cercò di rassicurarlo lei sorridendo dolcemente.
Rimasero diversi minuti in silenzio, finché Suigetsu non ebbe un’idea.
- Ti fidi di me Saku?- chiese lui alzandosi.
La ragazza lo guardò stranita, ma poi sorrise ed annuì.
- Vieni- le disse allora porgendole una mano per farla alzare.
Andarono ad accendere lo stereo in salotto alzando il volume in modo che si sentisse anche fuori, uscirono di casa, fecero il giro fino ad arrivare in giardino, dove l’albino si sdraiò a terra sotto lo sguardo sorpreso della ragazza dagli occhi acquamarina.
- Vieni dai- le disse lui facendole segno di raggiungerlo.
La rosa lo guardò un po’ titubante, ma poi lo imitò e si sdraiò al suo fianco.
- Guarda!- le disse lui indicando il cielo.
A quella visione la rosa rimase incantata. Il cielo era stupendo da lì. Non c’era nessun ostacolo, c’erano solo loro e il cielo stellato.
- E’ stupendo- disse la rosa incantata.
- Questo è un altro dei motivi per il quale amo questo posto- le disse lui continuando ad osservare il cielo – Ho sempre amato le stelle, mi sono sempre parse qualcosa di spettacolare, unico, magico e poi guardandole mi sentivo meno solo- confessò volgendo ora lo sguardo alla ragazza che osservava ancora incantata quello spettacolo – Ora però non ho più bisogno delle stelle per sentirmi meno solo- aggiunse continuando a osservare il suo profilo.
A quelle parole la ragazza lo osservò curiosa facendo scontrare i loro sguardi, viola e acquamarina.
- Ora ci sei tu con me- aggiunse congiungendo le sue labbra a quelle della ragazza che inizialmente rimase immobile, per poi lasciarsi trasportare da quel dolce bacio, mentre dallo stereo le parole di Nesli rimbombavano nelle loro teste..
 
“Vorrei morire se non ti vedo, per te rinnego tutto anche il mio credo,
Dico davvero, bruciassi vivo, sento già che mi manca il respiro
Dove sei se non sei qui vicino a me?
Ho perso tutto, ora non posso perdere anche te, te, te.”

 
 


 

Si diede una sistemata, per apparire almeno presentabile ed uscì dallo spogliatoio.
Salì le scale e arrivò nella sala dei macchinari.
Rimase lì, immobile, davanti all’entrata ad osservare ogni centimetro di quella stanza che da mesi non vedeva più.
Posò il suo sguardo su ogni attrezzo rivedendo quella testa albina su ognuno di essi.
Rivide il suo sorriso mentre lavorava i quadricipiti, la sua espressione sottosforzo mentre faceva gli esercizi dei bicipiti, il suo sorriso soddisfatto mentre si riposava un attimo bevendo un sorso d’acqua, e la sua espressione infastidita quando gli soffiavano un macchinario sotto al naso.
Tutto in quel luogo le ricordava il ragazzo dagli occhi violacei.
Si era ripromessa che sarebbe stata forte, che non avrebbe ceduto di nuovo, ma il dolore al petto era grande, troppo per poterne uscire illesa.
Si asciugò con la manica della felpa le lacrime che avevano iniziato a far capolino da quelle pozze acquamarina e che le stavano lasciando delle scie bagnate sulle guance pallide.
 
 

 

- Sai la prima volta che ti ho visto ho pensato che fossi un semplice latin lover che ci provava con tutte- disse la rosa stiracchiandosi sotto le coperte e volgendo lo sguardo al suo ragazzo che era sdraiato al suo fianco e le cingeva la vita con un braccio.
- Ma io ero un latin lover prima di conoscere te mio piccolo confettino- rispose l’albino attirandola più a se e rubandole un tenero bacio
- Ahahahah quindi è merito mio se qui in giro ci sono meno ragazze con il cuore a pezzi-aggiunse la ragazza accoccolandosi meglio tra le braccia del suo uomo – Quindi merito un premi, non credi?- gli chiese con voce suadente e sfoderando uno dei suoi più bei sorrisi maliziosi.

- Mmh..direi proprio di si- concordò l’albino iniziando a baciarla appassionatamente
 
 
 
 

 

Scese le scale in fretta.
Non aveva voglia di incontrare tutti coloro che si apprestavano ad entrare in sala.
Il solo recarsi in quel luogo le aveva fatto male, l’incontrare i loro amici sarebbe stato devastante.
Camminò schiva, evitando ogni contatto umano.
Ce l’aveva fatta, le bastava fare altri cinque metri e finalmente sarebbe riuscita ad uscire, sarebbe stata libera di andar via, libera di provare a dimenticare quella stupida palestra, quella palestra che le aveva cambiato la vita, alla quale collegava gran parte dei suoi momenti di felicità, e che ora era diventata qualcosa di devastante per il suo essere.
Ce l’aveva quasi fatta, le bastava uscire per tornare almeno in parte padrona di se stessa, ma il destino non aveva questi piani.
- Sakura?- la chiamò una voce fin troppo familiare per le sue orecchie – Sakura sei tu?- continuò avvicinandosi
- Ciao Naruto- disse sforzandosi di sembrare allegra, era pur sempre il suo migliore amico.
- Ma quanto tempo è passato dall’ultima volta?- chiese il ragazzo andandole incontro allegro – Ma sei così diversa, cos’è successo?- aggiunse poi osservandola dall’alto in basso.
- Dobe vuoi stare zitto – intervenne una seconda voce a lei molto familiare.
- Non ti immischiare teme!- rispose il biondo adirato fulminando l’amico con lo sguardo.
 

 
- Vai di fretta oggi Sakura?- chiese il minore della famiglia Uchiha osservando l’amica scappare dalla sala per dirigersi agli spogliatoi.
- Si, Suigetsu mi sta aspettando qui fuori, oggi è un anno che stiamo insieme – rispose la rosa in imbarazzo
- Già tanto tempo?- chiese sorpreso il biondo – Certo che i giorni passano in fretta-
 
“E se domani dovessi andar via
Allora ti lascerò una poesia
La scrivo adesso, la scrivo per te
La scrivo adesso, la scrivo per te
Perché non c'è mai stato niente di più bello al mondo per me.
Sei solo tu che mi hai capito in fondo”



- Ma cos’è questo suono?- chiese il biondo sentendo una canzone a lui non sconosciuta.
- L’ho sempre detto che sei un ignorante dobe, questa è “se perdi” di Nesli- affermò il corvino prendendo in giro l’amico.
- Questo lo so, intendevo da dove viene!- rispose il ragazzo dagli occhi azzurri offeso.
- E’ il mio telefono!- disse la rosa, frugando nella sua borsa e estraendone il suo Samsung S2 – Suigetsu è già qui!- disse con il sorriso sulle labbra
- Hai una suoneria personalizzata per lui?- chiese sorpreso il biondo.
- Effettivamente si- ammise in imbarazzo la rosa – Questa è la nostra canzone- continuò sempre più rossa in volto.
A quelle parole i ragazzi si guardarono con un sorrisetto complice, cosa che non piacque alla ragazza dagli occhi acquamarina che, prendendoli alla sprovvista disse
- Ci vediamo la prossima volta, ora scappo!- e si diresse a tutta velocità negli spogliatoi, lasciando i due perplessi e amareggiati non essendo riusciti ad ottenere le informazioni che volevano.
 

 
 
 

- Come mai sei sparita in questi mesi?- le chiese freddo il moro facendola tornare alla realtà
- Ecco…- iniziò lei abbassando lo sguardo, non voleva ricordare, non voleva spiegare e nemmeno parlare, farlo faceva male, troppo male.
- Sei sempre il solito maleducato Sasuke!- disse il biondo guardando con astio l’amico. Era sempre stato così da quando si erano conosciuti, litigavano per ogni minima cosa, ma si volevano un gran bene alla fine.
- E Suigetsu? Anche lui è sparito!- continuò l’Uchiha incurante delle parole dell’amico.
Sentendo quel nome il cuore della rosa perse un battito per poi cominciare a pompare sangue sempre più velocemente. Stava per crollare, se lo sentiva, le bastava un’altra domanda del genere e il suo cuore non avrebbe retto.
- Sakura?- la chiamò dolcemente Naruto notando che la ragazza stava iniziando ad agitarsi – Calmati dai- le disse dolcemente provando ad abbracciarla, invano, perché la rosa evitò il contatto e si allontanò repentinamente dai due amici.
- Sakura, diamine, che sta succedendo?- chiese un Sasuke furioso, mentre il biondo osservava ancora il punto dove si trovava l’amica con le braccia alzate – Non sei più tu, dannazione! Guardati! Ti reggi a malapena in piedi, hai delle borse terribili sotto gli occhi, i tuoi capelli sono opachi, non sei più tu!- continuò il moro adirato, pronunciando, molto probabilmente, il discorso più lungo della sua vita.
A quelle parole il cuore della rosa non riuscì a reggere ancora, e gli occhi le si riempirono di lacrime.
- Cosa ne sapete voi, eh?- urlò con tutto il fiato che aveva in gola –Voi non sapete cosa ho passato, cosa sto passando, non avete nessun diritto di giudicarmi- continuò, mentre preda dei singhiozzi cadde al suolo, in ginocchio.
Sentendola parlare così i due si sentirono in colpa, non volevano ferirla, solo capirla.
 
 

 

- Ehi Saku che ci fai ancora a casa?-chiese Yahiko uscendo dal bagno con i capelli ancora bagnati e guardando la sorella fissare il panorama davanti a se con il telefono in mano.
- Non è ancora arrivato- si limitò a dire tristemente allontanandosi dal vetro e provando per la milionesima volta a chiamare il suo ragazzo – E ha il telefono staccato- continuò dopo aver messo giù
- Dai, vedrai che è rimasto imbottigliato nel traffico e ha il telefono scarico per avvertirti- le disse il fratello abbracciandola teneramente per tranquillizzarla – Ti va di guardare un po’ di tv assieme al tuo vecchio fratello in attesa del tuo principe albino?- le chiese poi facendole l’occhiolino.

- Come potrei rifiutare mai una proposta del genere!- rispose la rosa ridendo e andando a sedersi sul divano assieme al fratello.
- Vediamo che si fa di bello- disse il ragazzo accendendo il televisore e iniziando a fare zapping.
- Fratellone lascia qui ti prego!- le disse la ragazza vedendo che veniva trasmesso un programma di musica e che in quel momento ad esibirsi era proprio Nesli.
- Se non sbaglio questa è la canzone delle tue prime volte con Suigetsu, primo bacio, primo appuntamento, prima volta..,- la prese in giro il ragazzo dai capelli arancioni facendola arrossire, mentre canticchiava anche lei con la tv.
- La finisci- gli disse la rosa tirandogli un leggero pugno sul braccio e continuando a cantare tranquilla sotto lo sguardo divertito del fratello.
-Se perdo te io mollerò, come farò a dirtelo?
Ti scriverò che ci sarò, ovunque in ogni angolo ti cercherò
E non saprò più restar solo in vita mia,-
  la rosa cantava tranquilla, le parole forse più significative per lei, ma sulle quali non si era mai soffermata, perché pensava sarebbero state solo un utopia lontana per lei, quando, improvvisamente il programma venne interrotto.
- Interrompiamo il programma per comunicare una tragedia- iniziò il giornalista alla tv, mandando la rosa su tutte le furie perché la sua canzone, o meglio la loro canzone era stata interrotta – Un giovane in moto è stato travolto da un tir, mentre attraversava un incrocio. Il ragazzo in sella alla sua Yamaha nera, procedeva tranquillo, quando improvvisamente è sbucato fuori un tir, che invece di fermarsi ha travolto il ragazzo spedendolo per diversi metri. Il giovane di vent’anni è morto sul colpo per le ferite riportate. Dai documenti che portava con se si è potuti risalire solo al suo nome Suigetsu Hozuki.- continuò il giornalista spiegando meglio la dinamica dei fatti.
La rosa a quelle parole rimase imbambolata.
Non riusciva a credere a ciò che aveva appena sentito, non voleva crederci.
Il suo ragazzo, il ragazzo che amava non c’era più, era rimasto coinvolto in un incidente per recarsi da lei, per portarla fuori a cena, per festeggiare i loro due anni insieme.
Provava un dolore fortissimo nel petto, come se il cuore le si fosse frantumato in mille pezzi, come se dentro di lei qualcosa fosse morto.
Calde lacrime iniziarono a rigarle le gote rosee, facendole perdere la cognizione del tempo e dello spazio.
In un secondo ripercorse tutta la loro vita insieme, tutti i momenti felici, dolci, passionali, ma anche quelli tristi e le litigate stupide. Tutto le tornò in mente, in un’esplosione letale per il suo corpo, già stremato dalla notizia.
Lo stress fu talmente tanto che la rosa perse i sensi, cadendo svenuta tra le braccia del fratello che dolcemente la stinse a se portandola sul suo letto e adagiandosi al suo fianco per non farla sentire sola.



 

- Scusaci Saku- le disse il biondo chinandosi alla sua altezza, senza però sfiorarla neanche – Non volevamo offenderti, è che eravamo e tuttora siamo molto preoccupati per te- continuò dolcemente cercando di farla calmare, ma le lacrime della rosa non volevano finire.
- Invece…avete…ragione…- replicò la rosa tra un singhiozzo e l’altro provando ad asciugarsi le lacrime con la manica della felpa – Questa…non…sono…io- continuò mentre i singhiozzi si facevano più rari e le lacrime scorrevano inesorabilmente.
A quelle parole i due si scambiarono uno sguardo sorpreso, ma decisero di tacere per permettere all’amica di continuare a parlare.
- Non mi sono…mai arresa…davanti a niente, mi…sono sempre rialzata a testa alta…eppure…questa volta non ci riesco…fa troppo male rialzarsi…e poi io non voglio…non voglio dimenticarlo- aggiunse con voce rotta dal pianto.

- Cosa non vuoi dimenticare?- s’intromise anche il moro, con voce più delicata, mentre il biondo aiutava l’amica ad alzarsi e tutti e tre insieme si dirigevano al piano inferiore che sarebbe rimasto deserto ancora per un po’.
A quella domanda la rosa rabbrividì, ma nonostante ciò alzò lo sguardo fino ad incontrare quello dei suoi due migliori amici che la guardavano con apprensione, cercando di infonderle tranquillità.
- Io non voglio dimenticare lui, non voglio dimenticare Suigetsu- disse con voce rotta, in un sussurro appena udibile ad orecchio altrui, ma che i due percepirono perfettamente.
- Sakura cosa ti ha fatto Suigetsu?- chiese il biondo, mentre sentiva la collera verso l’albino crescere dentro di se.
- Lui…lui…- iniziò asciugandosi nuovamente le lacrime.
- Lui cosa?- incalzò impaziente anche l’Uchiha, non sopportava di vedere la sua migliore amica ridotta in quello stato per colpa di un idiota qualsiasi, anche se non l’avrebbe mai ammesso.
- Lui è morto…tre mesi fa- disse in un sussurro.
Era la prima volta che pronunciava a voce alta quelle parole, e dirle la fece sentire più leggera anche se non del tutto libera.
 
 

I funerali dell’albino si svolsero qualche giorno dopo l’incidente.
Poche erano le persone presenti, solo gli amici più stretti di quest’ultimo, un lontano zio e Sakura e Yahiko.
Fu una cerimonia breve, proprio come sarebbe piaciuta a lui.
Ognuno aveva portato dei fiori da posare davanti la lapide del giovane, sulla quale, oltre le classiche informazioni, Sakura aveva fatto incidere una frase estremamente significativa per lei, tratta proprio dalla canzone che era stata la colonna sonora della loro storia d’amore.
Finita la cerimonia ognuno si diresse a casa propria, solo la rosa rimase ancora lì, a fissare la lapide del suo amato, mentre cercava di trattenere le lacrime.
- Ciao- gli disse chinandosi alla sua altezza e accarezzando con mano tremante la sua foto – Come vedi non sto piangendo- continuò con voce malinconica – A te non piaceva vedermi piangere, quindi eccomi qui a trattenere le lacrime- aggiunse mordendosi il labbro inferiore che aveva iniziato a tremare – Ci ho pensato a lungo, e alla fine ho scelto questa frase dalla nostra canzone
“Sei solo tu che mi hai capito in fondo
(Sei solo tu che mi hai capito in fondo)
Sei solo tu che mi hai cambiato il mondo, e intorno ora che c'è?
C'è che senza di te io sono perso
E che non credo neanche più in me stesso, e adesso scrivo per te.”

mi è sembrata la più adatta perché è esattamente così che mi sento ora, perché mi hai lasciato?-
 

 

- Sai che potrai sempre contare su di noi?- le chiese il biondo abbracciandola dolcemente.
- Certo- rispose la rosa, le cui lacrime avevano finalmente smesso di rigarle il volto

- Ti vogliamo bene Saku, sia io che il teme, anche se non lo ammetterà mai- le sussurrò in un orecchio il ragazzo dagli occhi azzurri per non farsi sentire dal moro che se ne stava in disparte, appoggiato al muro con le braccia incrociate al petto.
- Grazie di tutto Naruto- gli rispose lei sorridendo e separandosi dall’abbraccio dell’amico – Ci vediamo presto!- disse sorridendo ad entrambi e correndo fuori dalla palestra con le idee chiare. Finalmente sapeva cosa fare.
 
Il giorno seguente…
Yahiko si svegliò di buon ora quella mattina, aveva visto la sorella rincasare con un sorriso sulle labbra la sera precedente, era un sorriso strano, ma era pur sempre un passo avanti.
Allora perché l’ansia gli stava divorando lo stomaco?
Per tranquillizzarsi entrò pian piano nella stanza della sorella, trovando il letto intatto e tutto in ordine e il primo pensiero che gli venne in mente è che c’era qualcosa di strano, la sorella non era mai stata molto ordinata e negli ultimi tre mesi era addirittura peggiorata.
Insospettito entrò nella stanza.
Sembrava tutto perfetto, fin troppo.
Stava per uscire quando la sua attenzione venne catturata da una busta bianca posta sulla scrivania, sulla quale era scritto il suo nome.
Il ragazzo se la rigirò a lungo tra le mani, mentre il suo brutto presentimento aumentava.
L’aprì, divorando con gli occhi ogni singola parola che vi era scritta sopra, mentre calde lacrime avevano iniziato a rigargli il volto.
 
 

Correva per le strade di Tokyo, incurante delle persone che la guardavano incuriosite.
Corse per miglia e miglia, senza mai fermarsi nonostante il dolore che le divorava il corpo, ma non le importava, finalmente aveva deciso, sapeva cosa fare.
Arrivò sul ponte di Tokyo e mentre giungeva nel punto più alto le vennero in mente uno dopo l’altro tutti i suoi amici, e anche il suo adorato fratello, chi sa cosa avrebbe pensato una volta trovata la lettera, avrebbe capito la sua decisione? Sperava davvero di si.
Osservò ancora una volta la sua città, mentre dai suoi auricolari uscivano le note della loro canzone.
Prese un lungo respiro e chiuse gli occhi.
Immaginò il sorriso di Suigetsu e sorrise lanciandosi giù.
 
.Mi hai salvato la vita, sì proprio tu
E la vita da quel giorno mi è piaciuta di più
E non sai, non sai quanto bene mi fai, mi fai, mi fai.
E non è lo stesso, se non ci sei non è lo stesso
Se te ne vai ti porti via tutto me stesso
E non sai, non sai quanto bene mi fai, mi fai, mi fai.


 

 
 

  
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