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Autore: Aine Walsh    20/08/2013    4 recensioni
In un altro momento, in un altro contesto, con un’altra persona, Finnick avrebbe buttato lì una battuta, una cosa tipo “E il soltanto Finnick non è ugualmente bellissimo?”, ma non adesso e non con lei.
«Questo mi potrebbe far sperare che non tutto cambia» le rispose.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Annie Cresta, Finnick Odair
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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 Come un maremoto
 

 

«Finnick, tu l’hai amata subito, Annie?»
«No. Mi ha colto di sorpresa».

 
La sera stava calando, il sole era già tramontato all’orizzonte e l’intera baia era avvolta nel rosa brillante e nel viola del crepuscolo. Dal mare spirava una brezza leggera che bastava appena a muovere le fitte foglie delle palme nella spiaggia. Finnick Odair stava seduto a gambe incrociate, con la schiena poggiata contro una vecchia e malandata barca di legno, intrecciando una rete senza però farvi molto caso.
Era riuscito a scampare alla furia degli Hunger Games, ma i tre anni trascorsi da allora non potevano ancora a cancellarne il ricordo. Credeva che dopo la vittoria tutto sarebbe andato per il verso giusto, credeva di poter tornare alla vita di prima, credeva di poter essere finalmente lasciato in pace… credeva, credeva, credeva. Com’era che, invece, fosse rimasto imprigionato nella rete di Snow, proprio lui che era abituato a usare le reti sin da quando ne avesse memoria? Cosa si era perso, cosa aveva fatto sì che quell’uomo si prendesse la sua libertà e la usasse per assecondare i piaceri degli abitanti di Capitol City? Perché era arrivato a tanto, perché gliel’aveva lasciato fare? Semplicemente perché non poteva fare altrimenti. Davvero pensava di poter tornare all’anonimato dopo i Giochi? Era stato solo uno sciocco quanto dannoso e inutile pensiero. Finnick era consapevole della propria bellezza e sapeva che senza quella avrebbe verosimilmente avuto scarse probabilità di successo nell’uscire dall’arena. Avrebbe dovuto immaginare che non sarebbe finita affatto lì.
Troppo preso da questi pensieri, il ragazzo non si accorse dell’ombra che aveva preso posto al suo fianco sino a quando questa non gli si sedette vicino e non gli tolse la rete dalle mani, scuotendo la testa mentre sorrideva gentile e divertita allo stesso tempo.
«Posso continuare da solo, – obiettò Finnick con una punta di fastidio – ne intreccio da molto più tempo di te».
«Oh, non lo metto in dubbio, ma forse non ti sei accorto di continuare a lavorare sullo stesso punto da più dieci minuti, ormai».
Un sorriso malizioso, un sorriso di Capitol City, si allargò sulle labbra del vincitore. «Quindi mi spiavi» la stuzzicò.
Le guance di Annie si tinsero di un rosso accesso, visibile nonostante l’abbronzatura, e il suo sguardo assunse quell’aria imbarazzata, sorpresa e impanicata tipica di chi viene colto con le mani nel sacco. Rispose subito senza esitare: «Tutti si chiedevano che fine avessi fatto, il banchetto è quasi pronto».
«Il banchetto?».
«Per il compleanno di Mags».
«Ah, certo» rispose sulla difensiva, colpevole di essersene totalmente dimenticato.
Annie non aggiunse altro, chinò la testa e si offrì silenziosamente di completare il lavoro. Per qualche motivo Finnick non era in grado di staccarle gli occhi di dosso; improvvisamente la quindicenne accanto a lui gli sembrò uno spettacolo più bello del mare al calar della sera. Ebbe la sensazione che anche le sue guance fossero sul punto di andare a fuoco, ma si tranquillizzò notandola troppo concentrata su ciò che stava facendo.
Poi la ragazza parlò di nuovo, senza alzare il capo. «Beh, magari per Capitol City sarai quel bellissimo Finnick Odair vincitore della sessantacinquesima edizione degli Hunger Games, ma per me sei soltanto Finnick. Quel Finnick che toccava terra esclusivamente sotto minacce da parte della madre e solo per andare a dormire la sera, intendo».
In un altro momento, in un altro contesto, con un’altra persona, Finnick avrebbe buttato lì una battuta, una cosa tipo “E il soltanto Finnick non è ugualmente bellissimo?”, ma non adesso e non con lei. C’era qualcosa in quelle parole e nel tono di voce sincero e appena sussurrato di chi le aveva pronunciate che lo colpiva diretto come un pugno allo stomaco, che lo confortava e consolava, che lo intristiva per certi versi, che lo rendeva capace di toccare il cielo con un dito allungando pigramente una mano per altri.
Guardò Annie come se la stesse vedendo per la prima volta e qualcosa dentro di lui scattò.
«Questo mi potrebbe far sperare che non tutto cambia» le rispose.
«Chi dice che non sia così? Ci sono cose determinate a durare un po’ di più… – posò la rete finita sulla sabbia e si alzò - …come il rancore che Mags ti porterà per mesi se ritardi alla sua festa».
Risero insieme prima che Finnick le dicesse di andare avanti e che l’avrebbe raggiunta, prima che lei sparisse dalla sua vista e che lui alzasse lo sguardo in direzione della luna, sospirando.
L’aveva interamente travolto come un’onda lunga.
No, come una mareggiata.
No.
Come un maremoto.

Bright lights, big city, he lives to run...

E sono approdata anche in questa sezione! Yeeeah!
No, allora. Sono una novellina che ieri ha finito di leggere Mockingjay e non sa ancora come ha fatto a svegliarsi stamattina. Scriverò una lunga lettera alla Collins, sì.
Ma bando alle ciance, non siamo qui per questo.
Cosa sia esettamente questa fic non lo so e non sono molto contenta del risultato, ma se la pubblico adesso lo faccio perchè ne vale della mia salute mentale, altrimenti sarei rimasta a torturarmi ancora e ancora e ancora e a disperarmi per la morte di Finnick e per Annie che si ritrova a crescere un figlio che non conoscerà mai suo padre e... beh, boh, mi sentivo di dover rendere un minimo di giustizia a questa coppia e ho tirato su la storia. A proposito, non è specificato quanti anni abbia Annie, quindi ho immaginato che ne avesse due meno di Finnick.
Per fortuna (vostra) vado di fretta e devo salutare.
Ringrazio chiunque si degni di passare di qui, grazie grazie grazie :D
A presto (perchè tornerò u.u)!

A.
  
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