Dicono che gli occhi verdi svelino coraggio e forza d'animo, virtù che Harry possedeva in grosse quantità.
Lui aveva gli occhi belli, ma inevitabilmente tristi. A volte rossi, a volte normali, a seconda della sostanza che assumeva.
Già, sostanze. Droga, di qualsiasi tipo. Fumava, sniffava, si bucava.
E beveva! Eccome se beveva! Rum, vodka, whisky. Tutto l'alcol che gli capitava a tiro.
Era nato nel '94, Harry, e il suo secondo nome era Edward, “colui che veglia sui tesori”, e mai nome sembrò più azzeccato.
Un tesoro, costretto a vegliare su se stesso, la madre di lì, il padre di là, nessuno che potesse donargli l'amore che meritava.
Era solo al mondo, Harry, e la droga gli faceva compagnia, come una sorella.
Ma quale sorella si dovrebbe far pagare? Quale sorella farebbe così male?
Era un talento, Harry, aveva una voce meravigliosa, e delle mani capaci di suonare qualunque strumento.
Ma chi cercava il talento in un cagnaccio randagio? Chi mai l'avrebbe raccolto dalla strada?
Io lo feci, e lui cominciò a vivere.
Diceva di amarmi, mi puntava quei suoi occhioni addosso e non li spostava più.
Avevo speso ogni mio risparmio per mandarlo in una clinica privata, per disintossicarsi.
Era uscito vittorioso, avevo pianto di gioia.
“Noi ci sposeremo!” aveva detto.
E l'abbiamo fatto? No.
Harry è morto quattro mesi prima delle nozze.
Overdose.
E' morto lontano da casa, Harry, lontano da me.
L'eroina l'ha afferrato saldamente e l'ha portato via con se.
Mi aveva lasciato un biglietto, Harry, un foglietto spiegazzato.
Quattro parole, avevano scritto le sue mani tremanti, quattro parole per incoraggiare la lotta che lui aveva perso:
No Drugs, Yes Life.

Ed è ad Harry, al mio Harry, che ora scrivo.

Amore mio,
sono passati quattro mesi dal giorno in cui mi hai lasciata.
Sto indossando l'abito bianco che avevamo acquistato per oggi, per il nostro gran giorno.
Ma che gran giorno è, se tu non ci sei?
Mi piace pensare che tu sia ancora qui fra noi, immagino che in questo momento tu ti saresti fatto aggiustare l'abito da Louis.
Ah, Louis, gli manchi tanto. Si è preso una sbronza pazzesca da solo, ieri.
“Io e Harry stiamo festeggiando il suo ultimo giorno da celibe, lasciaci in pace” ha biascicato al telefono, e non ho potuto fare a meno di piangere.
Ho gridato, ho rovesciato i mobili, ho spaccato i piatti.
Nulla aveva più senso.
Stamattina mi sono svegliata nell'armadio, abbracciata al tuo maglione preferito. Odora ancora di fumo e di te.
Ho realizzato che non mi bastava abbracciare un maglione per sentirti con me, ho realizzato che è stupido scriverti ogni sera, perché non riceverò mai una risposta.
Non mangio più, non dormo più, non sorrido più, non vivo più.
Quando sei morto tu, sono morta dentro anche io.
E mi chiedo ancora che senso ha respirare se dentro si è morti.
Ed è per questo, che quella che sto scrivendo è la mia ultima lettera. L'ultima in assoluto.
Non so come, quasi non so perché.
Ma, amore mio, aspettami,
perché sto arrivando.

                                                                                                                         Ti amo.







HOLLA
okay, non so da dove mi sia uscita. Non è il massimo, ma avevo questa idea che mi ronzava in testa e ho partorito questa..cosa.
Sì, questa os è ispirata a Cory. Non fraintendetemi, è un mio modo per ricordarlo (non seguo Glee, ma lo "conoscevo", e non ho ancora realizzato).
Boh, spero che non ci siano errori, ho sonno e non ho riletto.
Grazie in anticipo se recensite.
Un kizz.