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Autore: wawaring    21/08/2013    2 recensioni
****ULTIMO AGGIORNAMENTO: LUNEDI' 9 GIUGNO ORE 22******
************Capitolo 13: l'occhio del Falco*******************
"Decreto Regio numero 833 dell’anno in corso
Philionel El Di Seillune, per grazia degli Dei Principe di Saillune
Con la presente annuncia che domani a mezzogiorno sarà posta in essere la sentenza di condanna a morte per alto tradimento di Lina Inverse; nemica di Seillune"
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gourry Gabriev, Lina Inverse, Un po' tutti, Xelloss Metallium, Zelgadis Greywords
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Giovedì. Giorno di mercato a Saillune.

I mercanti erano giunti di buon’ora, alle cinque del mattino, per issare le proprie bancarelle, come consuetudine.
Erano quarant’anni che Ismac smerciava pelli per tutte le città del Regno di Saillune, ma senz’altro il giorno che preferiva era quello in cui si appostava nella capitale. Saillune aveva un odore particolare. Quando il ponte levatoio veniva abbassato, e lui guidava il cavallo entro le mura della città, lo percepiva appena, poi subito svaniva. Come l’odore di casa. Così familiare, così buono, così effimero. E così magico.

Sarebbe stata una calda e soffocante giornata estiva; ma non in quel momento. Il sole era appena sorto, e l’aria fresca della notte doveva ancora riscaldarsi, ed un debole venticello rinfrescava la sua fronte, già imperlata da gocce di sudore.

Ismac ormai era il più anziano tra i suoi colleghi. Anzi, a dirla tutta, era più anziano di chiunque altro conoscesse. Erano tempi in cui invecchiare era un lusso destinato a pochi eletti. Le guerre, le carestie, le epidemie... i Demoni Superiori che in quegli anni si erano risvegliati… e gli influssi malefici della loro magia oscura.
Il vecchio mercante montò la bancarella meglio che poté. Il mattino, appena sveglio, le sue mani erano ancora intorpidite e doloranti, e ci voleva un po’ perché cominciassero a rendere al meglio. E questo lasso di tempo si allungava ogni settimana di più. Sorrise, assorto nelle sue meditazioni. Quando si è giovani si è nel pieno delle proprie capacità fisiche, ma la mente è irrequieta, turbolenta, incapace di convogliare quelle prodigiose energie in qualcosa di costruttivo. Ma poi arriva l’età adulta, e le onde di quel maremoto si smussano, si fanno via via più ordinate. E nella terza età sono più basse, più lente, più dolci nell’infrangersi sulla spiaggia. Esiste un momento nella vita di un uomo, nell’età adulta, in cui le forse fisiche e mentali sono in perfetta sintonia. Ismac non sapeva quando fosse cominciato. Ma si era avveduto quando le forze fisiche avevano cominciato ad abbandonarlo, e lui aveva cominciato a logorarsi. Se sfili un filo da un tappeto, inizialmente la trama resta intatta. Ma il tempo è inesorabile, e molto determinato, e molti fili erano stati sottratti alla vita del vecchio mercante.

Ma Ismac era in pace con sé stesso. Ismac era felice. Presto si sarebbe ritirato. In quegli anni aveva messo da parte una piccola fortuna. C’era una piccola capanna ad attenderlo, lungo la costa Orientale, lungo l’Oceano. Così, quella mattina, quando lui ed il suo vecchio ronzino, come tutte le settimane, avevano varcato quel ponte levatoio, lui aveva chiuso gli occhi, e aveva inspirato lentamente, ma profondamente, assaporando fino in fondo quell’odore, ben sapendo che sarebbe stata l’ultima volta.

Quello era il suo ultimo giorno di lavoro. E che gli Dei lo perdonassero… avrebbe rimpianto amaramente di non essersi preso il meritato congedo un giorno prima. Solo un giorno. E avrebbe potuto portare con sé, al momento del trapasso, il ricordo di una città di Saillune gloriosa ed illuminata. Ma il destino volle che si trovasse lì in quel giorno, in seguito al quale nulla sarebbe più stato lo stesso.

Alle 7 del mattino, una timida folla cominciò a radunarsi, come consueto. Eppure c’era qualcosa di diverso. Lo sentiva, così come un marito percepisce il malumore nella sua compagna di vita prima ancora che lei apra bocca per esprimerlo. E quando le strade cominciarono a brulicare di folla, quella strana frenesia si fece ancora più evidente.
Si accorse che sulla piazza, di fronte a lui, degli uomini che non riconosceva erano impegnati in una costruzione di legno. Inizialmente aveva pensato stessero costruendo la propria bancarella. Ma poco dopo apparve chiaro che stavano costruendo qualcosa di ben più complesso. Ma cosa?

“Ehi, Sadish…” chiese, chiamando l’uomo nella bancarella accanto alla sua, intento a vendere ad una signora una delle collane più pacchiane e volgari mai viste nella storia dell’umanità “… chi diavolo sono quelli? Che stanno combinando?”
Sadish alzò le spalle “Non ne ho idea, vecchio mio. Ho provato ad avvicinarmi, prima. Ma quelli hanno la bocca cucita. Non ci resta che restare a vedere.”

Le ore passavano, e gli operai continuavano a lavorare nonostante mezzogiorno si avvicinasse, ed il caldo si facesse sempre più soffocante.
“Ma che fretta hanno? Pare che qualcuno gli stia puntando una lama affilata alle parti basse.” Osservò pragmaticamente Sadish.
E quando si fecero le due del pomeriggio… la natura di quella costruzione era ormai chiara a tutti.
Un patibolo.

“Un’esecuzione. Forse già domani.” mormorò Dalila, la cliente più fedele di Ismac – praticamente un’amica- da ormai vent’anni.
“Un’esecuzione? A Saillune?” Ripetè Ismac incredulo “La pena capitale è stata abolita da un decreto regio dal principe Philionel diversi anni fa. E prima di allora, erano decenni che non veniva più messa in atto, ragion per cui il decreto è stato una pura formalità. Questo è semplicemente ridicolo!”
Dalila scosse la testa, e aggiunse “A quel che ho sentito è stata ripristinata alla luce di un fatto molto grave. Ed è stato lo stesso principe a richiedere la pena di morte.”
La notizia colse Ismac come una pugnalata. Nel frattempo una Guardia Reale si avvicinò alla bancarella interessata ai pellami, per poi venire, suo malgrado, intrappolato nella conversazione.
“Ehi giovanotto, ma io ti conosco!” lo richiamò Dalila “Tu sei il ragazzo di Elsa. Quando eri piccolo come una pulce tua madre ti accompagnava a casa mia, e tu giocavi con il mio Dario.”
La giovane Guardia non diede segno di ricordare, ma ormai era solo un minuscolo insetto intrappolato nella ragnatela verbale della vecchia megera.
“Avanti ragazzo, dicci qualcosa di più. Chi è il condannato? E che crimine ha commesso?”
Il giovane scosse la testa “Mi dispiace signora… non posso diffondere questa notizia… Ma verso sera nella pubblica piazza sarà affisso un manifesto con delle informazioni più precise. Di più non posso dire.”
“Suvvia, ragazzo, non farti pregare.” Protestò Dalila “Chi è il povero diavolo? È qualcuno che conosciamo? Qualche nostro concittadino? Abbiamo il diritto di saperlo!”
La Guardia fece cenno di diniego “Oh no, non è di qui. Lei è…”
“LEI???” esclamò Ismac con gli occhi sgranati. Non solo ripristinavano la pena capitale dopo decenni, ma il condannato era una donna. Ma che diavolo stava succedendo a Saillune? Lo pervase un senso di inquietudine, di irrealtà.

Attese impaziente che giungesse sera, per saperne di più. Le ombre progressivamente si allungarono, il sole calava verso ovest, quando un uomo a cavallo bardato di tutto punto giunse al centro della piazza, dove si era radunata un’enorme folla, in attesa di spiegazioni.
Affisse un manifesto in carta di pergamena nella pubblica bacheca, che portava il Sigillo Reale. Era autentico, dunque. Quando se ne andò, la folla, impaziente si accalcò per leggere. In molti si allontanarono scuri in volto, allarmati, perplessi. Era ormai buio quando la folla finalmente si rarefece, consentendo ad Ismac di avvicinarsi all’avviso con un lumino, e svelare finalmente l’arcano.

“Decreto Regio numero 833 dell’anno in corso
Philionel El Di Seillune, per grazia degli Dei Principe di Saillune
Con la presente annuncia che domani a mezzogiorno sarà posta in essere la sentenza di condanna a morte per alto tradimento di Lina Inverse; nemica di Seillune.”
  
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