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Autore: blejan    09/10/2004    18 recensioni
Il filo di una lama può portare la morte così come può dare il ritmo per danzare nella musica della vita...
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Danzatori nell’Oscurità


Due mesi...sono ormai due mesi che siamo chiusi, come topi in trappola, tra le nostre stesse mura...
Due mesi di lotta quasi ininterrotta alle difese del castello della città. Siamo completamente isolati dal resto del mondo, ma non da quello dei nostri nemici. Quegli stessi avversari che credevamo di sconfiggere e piegare, come l’uragano riesce a sradicare anche la quercia millenaria, si sono invece rivelati più pericolosi di quanto sospettassimo.
I nostri piani sono andati completamente in fumo, la nostra grinta consumata, la nostra speranza portata via dalle spesse nebbie e dal forte, gelido vento che spazza costantemente questa valle che traspira sangue, morte e terrore.
Lo sbaglio più grande è stato quello di sottovalutare non tanto la loro preparazione, quanto il loro numero: siamo in svantaggio per semplice preponderanza numerica.
Ci sembra quasi impossibile che un esercito della nostra forza e preparazione sia tenuto in pugno da una massa selvaggia e disorganizzata.
C’è una cosa che non riesco ancora a spiegarmi ed è la loro assoluta mancanza di paura di morire. È incredibile vedere quanti ne muoiano, senza preoccuparsi minimamente della propria esistenza.
Ho visto quella follia suicida, ho potuto constatare la loro furia di morte, ho combattuto contro quelle creature traboccanti d’odio e di furore.
L’inizio di tutto questo è da ricondurre ad una buia notte, diverso tempo fa.
Pur essendo giovane conosco la storia nei minimi dettagli: il nostro piccolo ma forte regno, la Contea di Azzurra, era una terra fertile, autonoma, senza problemi. Da ogni creatura sembrava traspirare la magia della vita; ogni foglia, ogni fiore, ogni roccia, ogni montagna, persino l’aria e il cielo creavano una melodia che faceva danzare l’anima.
Il destino però si diverte a mettere i bastoni fra le ruote quando meno te l’aspetti.
Fu proprio il re della regione vicina, individuo senza nome né onore, avvolto nel mistero, ad attaccarci, senza ragione, con forza quasi inarrestabile.
La nostra contea non si lasciò cadere nelle mani del nemico. Non ci saremmo mai piegati alla sua stupida, irrazionale sete di conquista. In passato molti regni ben più forti erano stati sbaragliati dal nostro micidiale esercito. Eravamo pronti a rispondere a tono ed anche più forte, se necessario.
Eravamo preparati e sapevamo di essere più forti di coloro che dovevamo affrontare: non era abbastanza.
Nessuno avrebbe mai pensato che sarebbe stata una guerra così impari, nessuno credeva che avremmo retto così poco. Nessuno ci venne in aiuto.
Come ombre i nostri nemici apparvero e come ombre colpirono. Insinuarono in noi l’odioso, invisibile e tremendo tarlo della paura: la paura di morire, perché sembrava che loro non ne avessero. Non possedevano il minimo spirito di conservazione, né per se stessi, né per i propri compagni.
Ricordo nei particolari il primo scontro che ebbi con una di quelle entità, perché ancora non riesco a definirli creature e tanto meno uomini. L’ostile ed implacabile creatura emergeva dalla nebbia, quasi condensandosi da essa e se a primo avviso poteva somigliare ad un essere umano, non appena commisi l’irreparabile errore di guardarlo negli occhi, mi sentii come svuotato di ogni energia, fisica ma soprattutto mentale. Sembrava guardarmi attraverso, trafiggermi con armi invisibili. Cominciai a sentire una gelida morsa stritolarmi, finché una paura folle si impadronì di me, paralizzandomi. Percepivo realmente quell’odio, un odio talmente forte da arrivare ad alimentare l’essenza più buia e profonda del suo essere. Sentii che era rivolto a me e a me solo ed intuii immediatamente che non ce l’avrei mai fatta.
Riuscii a leggergli nello sguardo che avrebbe voluto prendermi, torturarmi, spezzarmi le ossa una ad una, cavarmi gli occhi con le unghie, godere della mia agonia, bere il mio sangue.
In quel momento persi totalmente il controllo, guidato soltanto dal mio istinto, dal mio desiderio di sopravvivere, che in una frazione di secondo diventarono rabbia, furia, facendomi agire. Solo allora mi resi conto di ciò che avevo fatto, di essere come lui: per quell’istante infinitamente breve non avevo desiderato altro che farlo a pezzi.
Tornare alla ragione fu difficile, soprattutto dopo che vidi il nemico cadere. In quel momento mi trovai costretto ad un bivio: scappare, correre lontano per sfuggire a quello sguardo che sapevo di aver avuto anch’io, oppure tentare di resistere, perché ciò che mi era successo non accadesse al compagno dietro di me, il quale non poteva neanche lontanamente immaginare a quale terrificante tortura sarebbe andato incontro.
Eppure sono ancora qui e non so a quale misteriosa fonte stia attingendo il coraggio e la determinazione che mi tengono in vita e mi fanno nuovamente affrontare quegli occhi suicidi.
Non comprendo perché non stia impazzendo, come accade a molti miei compagni. Forse lo ero già diventato quando uccisi una di quelle ombre: compresi di aver fatto il suo gioco per tutto il tempo, di essere caduto nella sua trappola senza uscita, di aver agito nello stesso modo.
Al solo pensiero mi sento soffocare, al momento in cui nella mia mente si riformulano quei pensieri orribili, quelle terribili intenzioni di vendetta, che non mi fecero esitare nell’uccidere. Chi fosse caduto nelle mie mani in quel momento non avrebbe avuto la prontezza di togliersi dal filo della mia spada; ero totalmente insensibile a tutto ciò che mi circondava. Desideravo solo che morissero, tutte quelle dannate ombre.
Così oltre mezzo esercito è crollato, perduto in questa voragine senza fine. Li vedo ogni giorno, ogni attimo, accecati da quella inconsapevole droga, che è il desiderio di morte e mi domando in quale assurdo modo abbia potuto svegliarmi da quell’incantesimo dannato.
In fondo sono umano anch’io, perché non dovrei lasciarmi trascinare da questa catena di autodistruzione? Non avrei paura della fine e me ne andrei senza rimpianti, senza problemi, senza ricordi.
Invece devo rimanere a soffrire, per me e per chi ormai è perduto.
Ciononostante, non voglio smettere di sperare che un giorno tutto questo finirà, in un modo o nell’altro. Non sentire più le urla di dolore, non percepire il rombo del cuore assordarmi le orecchie, non vedere più le mie mani tremare sporche di sangue, i volti contratti nell’ultima espressione di terrore, le ossa di amici e nemici lasciate a luccicare sinistramente al sole opaco del campo di battaglia. Quei corpi, lo so per certo, rimarranno dove sono, poiché nessuno vorrà più avvicinarsi dopo la fine di questo conflitto. Fungeranno da silenzioso monito per chi oserà passare di qui, imponendogli una riflessione, facendogli immaginare cosa possa essere successo sul quel terreno accidentato di morte.
Ricordare che tutto questo potrebbe accadere nuovamente non mi lascia neppure riposare. Non ho bisogno di voltarmi per sentire le grida dei nostri uomini, per capire che oramai la nostra fine è più che vicina.
Penso a tutti noi, compagni di battaglia: danzatori nell’oscurità, perché anche se ormai la nostra terra non è altro che buio e solitudine, noi continuiamo a danzare, danzare liberi nella musica di vita che essa è ancora miracolosamente in grado di suonare.
Nell’alzare gli occhi al cielo mi sono accorto di quanto questa sera sia strana: non c’è nebbia né vento. Solo il clangore delle armi e le urla creano un qualche disturbo in questa notte insolita. Chissà, probabilmente è veramente la fine e non ho fatto altro che prolungare inesorabilmente il tempo con questi assurdi pensieri e ricordi.
Non chiedo molto, vorrei poter solo chiudere per un istante gli occhi e cancellare, debellare dalla mia mente questi mesi e una volta riaperti poter sospirare, dicendomi che tutto questo non è che un incubo e riconoscere ciò che un tempo era questo luogo: una valle smeraldina avvolta nella luce neonata dell’aurora.
Ritirarsi: impossibile.
Arrendersi: inaccettabile.
L’unica speranza è continuare a danzare...





NdA : Salve a tutti e soprattutto grazie per aver trovato il tempo e la pazienza di leggere.
Vi invito a recensire qualora la storia vi fosse piaciuta o meno, qualsiasi critica è sempre costruttiva!


Grazie Mille


blejan

  
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