Mais il m'aime encore, et moi je t'aime un peu plus fort. >>
Era
una fredda mattina di Febbraio quando avvenne l'inevitabile. Nessuno
avrebbe potuto fare nulla per quel pover'uomo, tranne il Fato
probabilmente.
I telegiornali annunciarono la morte come un
ordinario incidente avvenuto per una distrazione dell'autista del
camion. Vi furono quattro passanti feriti; un solo deceduto.
Dell'uomo non si seppero le origini né l'identità, visto che il
corpo era rimasto sfigurato in seguito all'incidente ed i documenti
d'identità erano assenti o carbonizzati dalle fiamme. Si pensò che
l'auto fosse stata rubata, e la polizia archiviò subito il caso,
senza preoccuparsi troppo di risalire al proprietario ed ai possibili
familiari della vittima, la quale essendo senza identità venne
chiamata “B-25”.
In quella fredda mattina di Febbraio
nessuno notò né sentì la scomparsa di “B-25”; o almeno, la
sentì solo una persona.
Un ragazzo biondo sedeva sotto la
tettoia di un bar, sorseggiando tranquillo un Earl Grey. Era un rito
per lui, non poteva iniziare bene una giornata se non beveva almeno
un sorso del suo amato tè.
Quella
mattina, però, non sarebbe dovuto essere solo. Aveva poggiato un
plico sul tavolo ed attendeva che il compagno venisse a firmare gli
ultimi fogli. Vi era bisogno della firma di entrambi i genitori per
dare avvio all'adozione dei due gemellini orfanelli che avevano
visto, per caso, in un vecchio e malandato orfanotrofio.
Ma in
quella fredda mattina di Febbraio, il biondo attese ore ed ore in
quel bar. Un groppo in gola gli bloccava il respiro, ed il tè si era
ormai freddato nella tazza.
“Non è da lui essere in
ritardo.”
Mugugnò, controllando ossessivamente il cellulare
in attesa di un qualche messaggio o di una chiamata. Ma il telefono
tacque. Solo una chiamata dal lavoro che lo obbligò a lasciare la
tettoia del bar. Decise di provare a chiamarlo allora.
-Questa
è la segreteria telefonica di Francis. Lasciate pure un
messaggio.-
“Fran..io non posso più aspettare mi chiamano dal
lavoro.
Richiamami appena senti questo messaggio, okay? E non
inventarti le tue solite scuse, o stasera ti finisce male!”
Il
tono del ragazzo era scherzoso, quasi ironico. Il loro rapporto era
sempre basato su piccoli litigi e schermaglie che si risolvevano con
un semplice abbraccio o con un sorriso che proveniva da Francis. Il
biondo sapeva che, probabilmente, non lo avrebbe richiamato per tutta
la giornata appositamente per gustarsi le sue scenate isteriche la
sera. Arthur si comportava apposta così, era un gioco tra loro due.
Lo era stato nella loro infanzia e lo era anche dopo il loro
matrimonio.
Solo che quando arrivò a casa, la sera, trovò
tutte le luci spente e nessun odore nell'aria. Allora si iniziò a
preoccupare. Girò tutte le stanze della loro nuova casa, chiamandolo
a gran voce.
“Francis? Francis!”
Ma non ricevette
risposta alcuna. Di lui mancavano la macchina ed i documenti, gli
abiti erano ancora nell'armadio, ed in cucina vi erano ancora le
poche rimanenze della colazione dell'altro.
Arthur era uscito
prima per ritirare i documenti, Francis lo avrebbe dovuto
raggiungere.
Chiamò ancora il suo numero, lasciando altri
messaggi nella segreteria telefonica.
“Francis?..dove
sei?”
“Stupid frog! Where are you? I'm worried!”
“...Fran....I
miss you..why?”
Passò la notte piangendo, raggomitolato sul
letto, fissando il cellulare nella speranza che qualcuno lo chiamasse
o si facesse vivo. Ma non si mosse nulla; nessuno lo contattò.
“
Why did you leave me? You promised to love me until our dying day...”