Fumetti/Cartoni americani > A tutto reality/Total Drama
Segui la storia  |       
Autore: Craggy    21/08/2013    3 recensioni
Dodici canzoni per raccontare le loro vite, descriverle.
Dodici canzoni per curare le ferite e le cicatrici.
Dodici canzoni per far nascere l'amore.
Perché si sa, la vita è come una canzone, non ti resta che cantarla!
Genere: Introspettivo, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Courtney, Duncan, Gwen, Trent | Coppie: Alejandro/Heather, Bridgette/Geoff, Duncan/Courtney, Duncan/Gwen, Trent/Gwen
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Stessa storia, stesso posto, stesso bar 
stessa gente che vien dentro consuma e poi va 
non lo so che faccio qui 
 
 
 
Pensare alle sue giornate era come vedere un film sempre uguale. La sua vita ormai si svolgeva casa-lavoro-bar-casa. Monotona. 
 
Non sapeva neanche lui perché si fermasse sempre al “Joe’s bar”, nonostante fosse pieno dei ricordi di una vita, ricordi che lo tormentavano e lo ferivano. Ma gli interessava guardare la gente che entrava, gente giovane com’era stato anche lui, una volta. 
 
 Erano così pieni di vita. Non che lui fosse vecchio, aveva appena passato i trentacinque anni, ma si sentiva stanco. 
 
 
 
 
Esco un po’
 
e vedo i fari delle auto che mi 
 
guardano e sembrano chiedermi chi cerchiamo noi 
 
 
Si alzò dallo sgabello ricoperto da cuoio rosso, ormai consumato dalle centinaia di clienti che vi si erano seduti, in cerca della consolazione di un Martini, per le ragioni più svariate. Ai primi posti, ovviamente, c’erano le pene d’amore. 
 Già visto e rivisto, lui che continuava a ordinare altri cocktail mentre pensava alla litigata appena avuta.
 
 Il bar metteva a disposizione delle sedie anche fuori, proprio di fronte al parcheggio riservato. Duncan si sedette lì, pensando che la sua vita era stata percorsa da molte decisioni sbagliate. 
Essa stessa era una decisione sbagliata. Non che progettasse il suicidio, questo mai! Era troppo orgoglioso e testardo per darla vinta alla tristezza. Si passo’ distrattamente una mano tra i capelli: la leggendaria cresta verde acido era sparita, cosi’ come gran parte dei piercing. Anche a quelli erano legati troppi ricordi.
 
 
Nuovi clienti in arrivo. Una macchina gli si fermò proprio davanti, accecandolo con i fari. A giudicare dalla carrozzeria tirata a lustro, quello doveva essere il primo appuntamento della coppia che scese dalla Ferrari rosso fuoco. I fari si spensero un po’ alla volta, come rimproverando Duncan del fatto che fosse lì a rivangare il passato. 
 
 
Gli anni d'oro del grande Real 
 
gli anni di Happy Days e di Ralph Malph 

gli anni delle immense compagnie 
 
gli anni in motorino sempre in due 
 
 
Ma non poteva fare a meno di pensarci. Dopo il reality, si erano promessi l’un l’altro che si sarebbero tenuti in contatto, e così fu. Ormai ventenni, gli ex concorrenti (quasi tutti fidanzati tra di loro) si vedevano spesso per una cena o un aperitivo. 
Proprio in quello stesso bar, dove però ora c’erano solo vecchie ombre e ricordi polverosi. Gli echi dei loro “Anni Ruggenti”. 
 
 
In quello stesso bar aveva dato appuntamento alla sua ragazza. Lei adorava quel posto, perché di solito, dopo una cenetta romantica, Duncan la portava a correre sulle stradine di collina con la sua Harley. Si fermavano a guardare il cielo, e le stelle si riflettevano negli occhi ambrati della ragazza. 
 
 Lei fissava il cielo, lui fissava lei, pensando a quanto fosse fortunato ad avere al suo fianco quello splendore.
Non l’avrebbe mai  ammesso pubblicamente, era una questione di reputazione di punk strafottente che ne cambia una al giorno, di ragazza. 
Forse era vero che stava maturando; niente più ragazzine insulse, senza faccia né nome.
 
 
Courtney ce l’aveva una faccia. Una bellissima faccia, bisognerebbe dire.
Era migliorata molto: da Miss Perfettina era diventata una ragazza solare, senza dubbio tenace e molto, molto più dolce. 
Aveva anche rinunciato alla Lista, che probabilmente ora stava ammuffendo in un qualche vecchio scatolone in soffitta. Peccato, gli sarebbe piaciuto rileggerla.
 
Gli anni di che belli erano i film
 
gli anni dei Roy Rogers come jeans

gli anni di qualsiasi cosa fai 
 
gli anni del tranquillo siam qui noi 
 
siamo qui noi 
 
 
E come dimenticare i film visti assieme? Lei adorava i film d’avventura, e odiava a morte le commediette da due soldi con ragazze innamorate e così stupide che Lindsay avrebbe potuto essere eletta nuova Einstein, come la sua dolce metà soleva ripetere. 
 Adorava il suo sarcasmo. Lui ovviamente adorava gli splatter, e a onor del vero lei li reggeva piuttosto bene. 
 
 
Quasi sempre. Ma per  i veri film horror, la compagnia predefinita era formata da lui e altri due individui: Geoff, che rideva per tutto il film, suscitando i commenti degli astanti, spesso aggrappati ai braccioli delle poltroncine per la paura. 
 La sua ragazza, Bridgette, non veniva mai invitata. Non per cattiveria, ma solo perché, odiando vedere gli animali morti, sarebbe scoppiata a piangere e sarebbe rimasta traumatizzata per la vita.
 
 
La seconda persona sempre presente era Gwen. Ovviamente. Lei non spiccicava parola per tutta la durata della proiezione, concentrata com’era a non perdersi neanche un dettaglio.
Dopo la loro “storia” durata assai poco, avevano capito che si volevano bene, ma come fratello e sorella.
Andava molto meglio così, e Courtney l’aveva capito, con buona pace del suo cuore. Lei e Gwen erano riuscite a ritornare quasi amiche.
 
Quei due erano gli stessi che lo tiravano spesso fuori dai guai, a esserci quando litigava con Court (il suo leggendario caratteraccio non era sparito del tutto).
Nonostante fossero completamente diversi, Gwen e Geoff andavano più che d’accordo, e loro tre erano sempre in giro a fare danni.
Le madri li avevano soprannominati “Il terzetto terribile”, quando ne parlavano tra loro con affettuosa sconsolatezza. 
Spariti anche loro, inghiottiti dal buco nero della vita. Come tutti, del resto, chissà cos’era successo alle loro vite. 
 
 
 
 
 
Stessa storia, stesso posto, stesso bar 
una coppia che conosco ci avrà la mia età. 
Come va?
Salutano. 
Così io 
vedo le fedi alle dita di due 
che porco giuda potrei essere io qualche anno fa 
 
Si riscosse e tornò dentro, chiedendo a Joe l’ennesima bottiglia di birra. Si sentì chiamare.
Si girò ed eccoli lì: due suoi vecchi amici; le loro strade si erano incrociate di nuovo. Li studiò attentamente, per capire chi fossero esattamente.
Trent. Stessa faccia, stessi capelli, stessa espressione. Gli anni non lo avevano cambiato, così come la donna al suo fianco: era giovane come se il tempo non avesse fatto effetto su di lei.
Teneva gli occhi bassi, e l’uomo non ne capì il motivo finché non la squadrò meglio. Capelli ramati, occhi marrone chiaro, lentiggini
. Courtney era tornata, e a quanto pare non era sola.
“Duncan, è un piacere rivederti”. Gli strinse la mono, così che l’altro poté notare che all’anulare portava un anello, lo stesso che aveva anche Court.
Avrebbe dovuto esserci lui, al posto di Elvis. Ma era arrivato troppo tardi. Si scambiarono le solite frasi di circostanza, parlando del reality e dei “dolci bei ricordi”.
Duncan chiese notizie di Gwen, e la voce gli tremò un pochino. Gli sguardi dei due furono attraversati da un lampo di gioia. Strano.
“Non ci crederai mai se ti diciamo cos’è successo a Gwen!”. Trent era euforico, cosa assai strana per uno che stava parlando dell’ex, ma era vero anche che non era rimasto con le mani in mano. “Pensa che è diventata una cantante emergente, una nuova scoperta! Ieri c’era perfino un suo concerto in diretta TV!”. 
Questo era davvero innaturale, perfino per una imprevedibile come Gwen. Lei odiava essere al centro dell’attenzione. “A quanto pare siete più informati di me. E ditemi, l’avete incontrata, lei o qualcuno del vecchio gruppo?”.
I due scossero la testa tristemente. “Gwen è cambiata completamente. Ha quasi abbandonato lo stile dark gotico”.  Questo sì che era un colpo basso: lo stile della sua streghetta ,perche’ anche dopo essersi lasciati il soprannome era rimasto, era sempre stato una delle sue assai poche certezze.
“Guarda, se vuoi Court ha scaricato il video di una sua intervista sul palmare. Puoi vederla tu stesso”. Ancora quel dannato palmare. La donna tirò fuori l’apparecchio, selezionò un video e lo mostrò a Duncan.

A dire il vero, non era poi così cambiata; i capelli erano color nocciola, d’accordo, ma il suo vestito era nero (aveva abbandonato la gonna, ma lo stile era comunque gotico). I giornalisti le chiesero se nella sua vita ci fosse qualcuno di “speciale”. Un sorriso triste le attraversò il volto, sempre di un pallore spettrale. “No, preferisco restare single, anche perché i paparazzi non vedono l’ora di prendermi d’assalto. Ho molti amici maschi, questo sì. Ma l’area “fidanzamento” è off limits”.

E così anche lei era sola. Forse avrebbe potuto… No, ormai era troppo tardi per spiegare a Gwen il motivo del suo abbandono. Lei si era rifatta una vita, lui probabilmente avrebbe solo portato scompiglio. 
Il video finì, e sentì la mano di Trent che gli teneva la spalla, infondendogli un piacevole calore. “Senti Dunc, nessuno ha mai capito perché tu e Gwen vi siete separati. Ti va di dircelo?”.
 
Gli anni d'oro del grande Real 
gli anni di Happy days e di Ralph Malph 
gli anni delle immense compagnie 
gli anni in motorino sempre in due 
gli anni di che belli erano i film 
gli anni dei Roy Rogers come jeans 
gli anni di qualsiasi cosa fai 
gli anni del tranquillo siam qui noi 
siamo qui noi 
siamo qui noi 
 
 
 
 
I ricordi tornano sempre a galla, facendoci male. Era il prezzo per non averli affrontati prima, ora doveva parlare delle sue scelte sbagliate, di come aveva buttato al vento i suoi anni migliori.
Sospirò.
“Dopo esserci lasciati, siamo rimasti amici. Sul serio, siamo restati nel Terzetto Terribile per un bel po’. Ma è successo tutto per colpa mia. Ero irritabile perché i miei si stavano separando, così rispondevo male a chiunque capitasse a tiro. Geoff mi abbandonò presto, capendo che aria tirava. Ma Gwen, lei era ostinata, diceva che i migliori amici non si lasciano da soli. Tutti i pomeriggi veniva sotto casa mia, e mi obbligava a fare un giro in centro, anche solo per cambiare aria.
Se non fosse stato per lei, sarei caduto in depressione.
Un giorno però, in cui ero terribilmente arrabbiato, le dissi che non avevo chiesto una baby-sitter, che poteva tornarsene a casa e che non la volevo più vedere. Proprio quel giorno era il mio compleanno, e lei mi aveva regalato un collare nuovo. Mi aveva detto che aveva lavorato al bar per poter comprarmelo, ma ero accecato dall’ira e lo stracciai, buttandolo in un cestino. Non rispose neanche. Se ne andò senza una parola”.
 
Gli altri erano rimasti in silenzio, ascoltando Duncan. Dopo qualche frase di incoraggiamento,
Trent  disse che era davvero tardi, e che era un peccato andare via, ma il girono seguente avrebbe avuto un’importante conferenza a Brooklyn, quindi dovevano assolutamente scappare. Lasciò lì Courtney, mentre andava a prendere la macchina.
 
Stessa storia, stesso posto, stesso bar 
stan quasi chiudendo 
poi me ne andrò a casa mia 
solo lei 
davanti a me 
cosa vuoi 
il tempo passa per tutti lo sai 
nessuno indietro lo riporterà neppure noi 
 
 
In effetti, era quasi l’ora di chiusura, e tutti i clienti stavano tornando alle rispettive case.
Anche lui sarebbe tornato a casa, avrebbe acceso la televisione e si sarebbe addormentato sul divano. Come sempre.
Courtney lo fissava, finché si decise a parlare. “Duncan, mi dispiace. Avrei dovuto dirti che ci siamo sposati”.

“Vi siete sposati? Credevo fosse solo un anello di fidanzamento! Quand’è successo?”. 
Lei sorrise triste. “La cerimonia è stata lo scorso maggio. Ho incontrato Trent al parco, abbiamo parlato un po’… e abbiamo iniziato a frequentarci.
Ma non sono qui per parlare di me, ma di te. Io ti devo fare una domanda, alla quale puoi anche non risponderti. Hai il diritto di rimanere in silenzio, tutto quello che dirai potrà essere usato contro di te”. Dannazione, allora era davvero diventata un avvocato!

“Mi vuoi spiegare perché mi hai lasciata? Solo per mettermi l’anima in pace”. Duncan sospirò, si era aspettato quella domanda e si era preparato la risposta.
“Non volevo deluderti. E non fare quella faccia. Guarda Trent, è un importante manager, e sono sicuro che tu sia felicissima con lui, è un uomo con la testa sulle spalle. Io che sicurezze potevo darti? Ero uno scavezzacollo, e avevo paura che saresti rimasta dentro ad uno dei miei guai. Non volevo farti male”.

Il clacson della macchina di Trent interruppe la loro conversazione, lasciò giusto il tempo a Court di aggiungere:” Non possiamo tornare indietro, Duncan. Sarebbe sbagliato.
Ma isolarsi non è la soluzione. Il suo numero lo sai. Puoi cominciare una nuova vita. È vero, eri un galeotto, ma anche tu sei un uomo in carriera, e lei ti perdonerà, sai che lo farà”.
Si voltò, prese la borsetta e uscì, lascando un ex punk a meditare.
 
Tornato a casa si buttò sul divano a pensare. Il giorno dopo prese finalmente la decisione.
Afferrò il cellulare, digitò il numero che ormai sapeva a memoria. “Sì, pronto?”. 
“Ehm, buongiorno, vorrei parlare con la signorina Gwen”.

Dall’altra parte del ricevitore, una giovane donna stava cercando di capire di chi fosse quella voce… era familiare, ma non riusciva a ricordarsi la faccia… Ma il destino dà sempre tregua, a un certo punto.
“D-Duncan? Sei davvero tu?”. “Bingo dingo, Gwenny”. Gwen rise, essendosi persa la puntata ambientata in Svezia. “Senti Duncan, ora sono molto impegnata. Ti va se ci vediamo a pranzo da Joe’s? Così mi racconti come mai il mio fantastico collare è andato a far compagnia alle mele marce …”. Il suo tono era scherzoso: non provava rancore.

“Duncan?”

“Sì, che c’è?”

“Sei davvero tu? Voglio dire, non e’ uno scherzo, vero?”

“Sono piu’ vero di quanto tu possa immaginare nei tuoi sogni migliori”

“Duncan?”

“Si?”

“Mi sei mancato”.

“Anche tu. Allora ci vediamo a pranzo, ti aspetto”.

Staccò il telefono dall’orecchio e sorrise; si sarebbe dovuto ricordare di mandare a Courtney un mazzo di fiori. 
                                                           



                                                                                                                                                                        UN ANNO DOPO 

È con somma gioia che quest’oggi il giudice Courtney Briston celebrerà il matrimonio tra Duncan e Gwendolen.
La cerimonia si terrà nella Sala Grande del Comune, alle ore 15.00.

Questo avviso era stato affisso sulla porta dell’imponente chiesa di Toronto. Tutti gli ex concorrenti si erano riuniti per il lieto evento.

“Duncan, vuoi tu prendere Gwendolen come tua legittima sposa?”.

“Sì, lo voglio”.

“Con il potere conferitomi dallo Stato Federale del Canada, vi dichiaro marito e moglie”.

Geoff gli fece un cenno di vittoria, dalla sua posizione di testimone, mentre Sierra, Bridgette e tutte le altre ragazze piangevano a dirotto.
Perfino Heather fece una buffa faccia, che probabilmente era il suo modo per commuoversi.

Courtney gli sorrise complice, mentre usciva dal palazzo.

Dopotutto, la sua vita non era completamente sbagliata.
 
 
 
ANGOLETTO DELLA PAZZA  (-^_^-)

Lo so. Sono rimasta shockata da me stessa. Io che scrivo di una DxC, sembra l’inizio di una battuta. Comunque, non è proprio Duncney, perché alla fine ritorna Gwen.
Adesso non ditemi che non è questo il senso della bellissima canzone posta qui sopra,che io ho pensato bene di rovinare, perché di storie deprimenti ne ho già scritte troppe.

È vero, è una canzone triste, ma andiamo! Ero incerta se Duncan dovesse incontrare Gwen di nuovo o no, ma alla fine il mio lato Gwencaniano ha preso il sopravvento. Spero che la storia non sia troppo incasinata, mi sono riguardata tutta la terza serie per farmi venire una buona idea,ma a quanto pare non è che sia venuto fuori ‘sto granché.

Giusto per fare un po’ di spam, il nuovo capitolo di Se i corvi fossero bianchi sarebbero colombe verrà postato prestissimo, per vostra gioia. Credo. Ci sto lavorando un sacco, voglio scrivere un capitolo lunghetto e anche interessante (aspetta e spera nd. Tutti).
Se avete voglia potete recensire, se no fa niente. Io non lo farei, non me lo merito. Ma le recensioni mi fanno sempre piacere.
Vostra,
craggy99 

P.S.: Non so se la procedura per il matrimonio civile sia giusta, ho immaginato che fosse un po’ come per quello religioso. 
 
 
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > A tutto reality/Total Drama / Vai alla pagina dell'autore: Craggy