E' da tanto tempo che non scrivo. E quando scrivevo era per una fanfic sui 30 seconds to Mars. Adesso è diverso. Adesso, dopo che mi hai detto " ritorna a scrivere ", ho ripreso tra le mani la tastiera ed ho pensato a quando lo facevo. A quando ti pensavo e scrivevo. A quando immaginavo di averti accanto e scrivevo di quel momento.
Quel momento, sappi, per quante volte abbia cercato di scriverlo, non mi è mai parso bello come viverlo. Viverlo è diverso. Viverlo fa male, sai? Fa soffrire vederti qui e vederti andare via. Ma, dopotutto, tutto questo rende incantevole ogni istante che passo con te. Credevo di non ritornare più su questi passi, su questi tasti; dio, credimi, rileggo ciò che scrivo ogni tre righe, convinta di essermi persa tra gli spazi di una parola e l'altra, scrivendo cose insensate.
Ho pensato di ritornare a scrivere quando mi sono resa conto, in cucina, che qualsiasi cosa facessi, anche solo sbirciare sul telecomando cosa stesse trasmettendo la TV, irrimediabilmente portava la mia mente al tuo ricordo. Ho fatto la doccia ed ho pensato al primo giorno che t’ho visto, quando ci siamo infilati entrambi nella vasca dell’albergo e l'abbiamo riempita, coccolandoci; ho ricordato di quando scendevo in stazione e m’intrufolavo nei negozi, furtiva, cercando qualcosa da mangiare per entrambi, che fosse di tuo piacimento (più mio che tuo, lo ammetto!); di come quando ci sdraiavamo sul letto e tu mi guardavi, adesso invece mi sdraio e dall’altra parte c’è la scrivania di legno. E mi sento vuota.
La verità è che mi manchi - e sono passate solo cinque ore da quando sei andato via - e sto cercando il miglior rimedio per sentirmi sollevata, non pensarci. Ma la verità è che più tento di dimenticare la mancanza, più mi accorgo che non mi manchi solo tu. Mi manco. Elia, io non sono rimasta qua, a Napoli. Io sono là. Sono con te. Tu mi hai portata via. E non c'è cosa più brutta e bella di sentirsi così vuota ma sapere che sono con te.
Ti amo, e tutto quello che scriverò è per te.
Ti amo, ti amo, ti amo. Per sempre tua. Ilaria.
P r o l o g o ;
“ Vampiro: animale abominevole che, sotto sembianze umane, beve il sangue delle persone.”
Credevo che Mannari, Vampiri, Fate non fossero altro che frutto della perfida immaginazione degli scrittori. Dracula era un personaggio del tutto immaginario, il mio amico immaginario, che non aveva nulla a che fare con la realtà che mi circonda.
Ma devo ricredermi: mio padre dice che i vampiri esistono. E che possono aiutarmi.
- Mi spiace, Signor Rammsteiner, per sua moglie non c’è nulla da fare. Il virus giorno dopo giorno ha divorato le cellule del suo corpo. Ormai è troppo tardi. –
Le cellule dei vampiri si riproducono tramite il sangue in modo inusuale.
I vampiri sono immortali – ripeteva mio padre – ed io li ho trovati, Rachael. Potranno aiutarti. Potremmo uscire da questo incubo e non seguirai il destino di tua madre, bambina mia –
- Sua figlia ha avuto un crollo di nervi a scuola . Ma, in realtà, non credo sia lo stress la causa del suo malessere, Signor Rammsteiner. Sua figlia soffre di una patologia rara: cellule maligne. Cellule che le divoreranno la vita pian piano. E noi non potremmo fare nulla per aiutarvi. Ci dispiace –
Aidan mi tenne tra le sue braccia, prima di accasciarmi sul lettino della sala operatoria. Respiravo a stento. Lysander mi teneva stretta la mano, mi baciava la fronte, cercava di far smettere di tremare le mie gambe. Seljne mi accarezzava i capelli, guardandomi con occhi vagamente tristi e spenti. E questo mi mise paura. – Andrà bene – disse mio padre. – Questo esperimento è riuscito ad un soldato del mio dipartimento, nell'esercito - annuì - andrà tutto bene. Rachel, ti fidi di me? -
Avrei voluto rispondere - No, papà. -
-
Osservai la bianca luce sul soffitto, pensante. Quando si ama una persona, indipendentemente dal comportamento che l’altra assume, continuerai ad amarla per sempre. Non ci si innamora più volte. Ci si innamora una sola volta. Le cotte sono molto simili agl’innamoramenti; c’è solo una sfumatura leggiadra che li differenzia: quando prendi una cotta ti scotti, ma dopo un po’ smette di bruciare. Quando t’innamori, invece, quella scottatura non lacera solo la carne, ma anche l’anima. La corrode irreparabilmente e non hai mezzi di difesa contro questa terribile combustione. Lasci ardere in te un fuoco, una rivolta, che probabilmente non si spegnerà mai. Quando si ama una persona non si pensa a se stessi, perché l’essere se stesso viene assimilato dall’altro. Si pensa soltanto ad un solido atomo chiamato ‘noi’, un atomo indissolubile, un atomo forte, potente, dotato di una carica elettrica immane, che ti disarma. E questo atomo, poi, come fosse la particella del Primordiale, comincia a mettersi in funzione, generando un mondo chiamato ‘futuro’, un mondo fatto di progetti e belle intenzioni. Ed è difficile vedere quel ‘futuro’ crollare, andare in frantumi, diventare solo cenere. Eppure, è questo ciò che rimane del mio futuro, della mia casa, della mia famiglia: cenere. Ricordo ancora il corpo di mio padre ardere tra le fiamme, come uno spaventapasseri in un campo ardente; mi ripeteva di correre, di scappare con Lysander se mi volevo liberare. Se volevo vivere come una persona normale dovevo scappare, lasciarmi alle spalle Aidan, Seljne, la mia vita e trovare conforto in un nome nuovo. Così, divenni Ania. Ania e basta, senza un cognome, una data di nascita e un luogo in cui vivere. Ania la sciagura, quella ‘nera di malasorte che ammazza e passa oltre’. Ania che odia il mondo, che lo guarda con sospetto e timore. Ania che graffia, urla al vento di portarla con se verso un’ ignota storia, verso la propria casa, verso se stessa. Ania che cammina sola, nei sentieri scuri, che caccia ma non è un predatore né preda. Ania è un ibrido scappato dall’esercito. Ania e Lysander sono diventati vittime di un gioco spiacevole.