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Autore: FairLady    22/08/2013    1 recensioni
Questa OS è una sorta di seguito dell'altra OS "I played the part of a broken heart upon a shelf..."
Non ci sono solo i sentimenti che Scarlett prova per Jon. Ci sono anche quelli che Richie prova per Scarlett e che porteranno ad uno strano triangolo silenzioso. Ci deve però essere qualcuno che metta la parola fine alle loro torture sentimentali... Chi sarà?
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: David Bryan, Jon Bon Jovi, Nuovo personaggio, Richie Sambora
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
- Questa storia fa parte della serie 'Because we can'
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Negli ultimi mesi, Richie Sambora poteva essere visto spesso ciondolare nel backstage da molto prima che la troupe vi arrivasse. Era l’unico della band che si presentava in anticipo alle prove e la cosa non era decisamente da lui.
Aveva osservato molto le persone intorno a sé, in quel periodo; aveva osservato molto una persona in particolare, ma quello non lo avrebbe ammesso neanche a se stesso. Già, perché avrebbe dovuto dichiarare che, sì, sapeva perfettamente che Scarlett arrivava nel luogo del concerto sempre con mezz’ora d’anticipo, che portava con sé cappuccino e waffle e, prima di prepararsi per la giornata lavorativa, sedeva sul palco con le gambe penzoloni e leggeva “Insomnia”¹, almeno, in quegli ultimi due o tre giorni – quella ragazza masticava libri con la stessa voracità con cui lui dipingeva melodie sulle corde della sua Fender²! Ma avrebbe dovuto anche confermare che si nascondeva di proposito per spiarla – che poi spiare non era proprio il termine adatto – e che conoscere ogni dettaglio di quella piccoletta era diventata quasi una necessità, un dovere, un qualcosa di cui non riusciva più a fare a meno.
Mentre svicolava dai suoi stessi pensieri, eccola lì: Scarlett! La vide salire le scalette d’acciaio che guidavano al palco e, solo in quel momento, si rese conto di essere dove non si era mai fatto trovare: vicino al lato del palco in cui solitamente sedeva lei. Si affrettò con malcelato nervosismo verso la sua amata chitarra che ancora una volta lo avrebbe tolto dai guai, la prese in mano e finse di stare controllando la consistenza delle corde e la cromatura della cassa. Se si fosse guardato da fuori, avrebbe creduto di essere tornato un ragazzino del cavolo, pieno di ansie e nevrosi non appena la più bella della scuola si fosse avvicinata di qualche centimetro a lui. Ma aveva trentacinque anni, dannazione! Avrebbe dovuto darsi un po’ di contegno! In fondo, era o non era una rockstar? Di nuovo si sorprese a farsi inghiottire dalle sue menate psicologiche quando la voce delicata di Scarlett lo salutò.
“Ehi, Richie! – lo guardava come se fosse stato un piccolo esserino verde senza pelle, con due antenne a forma di maracas sulla testa – Che ci fai qui a quest’ora?” fu la sua – più che ovvia – domanda. Lui posò la sua bimba sulla stampella e guardò la ragazza, indeciso su cosa dire.
“Tutti si lamentano sempre dei miei ritardi, ho deciso che è tempo di cambiare abitudini” – sputò fuori quasi senza pensare – “E tu? Che ci fai qui a quest’ora? Non dirmi che fai i capelli anche agli attrezzisti!” Non era sicuro di aver detto una cosa carina, ma quando c’era di mezzo lei smetteva di comportarsi come qualcuno con un po’ di buon senso, e comunque, ormai, aveva aperto quella sua boccaccia!
Per fortuna lei non seppe decidere se rimanerci male o prenderla solo per quello che era – una battuta senza senso – e rispose con la prima cosa onesta che le passò nella testa.
“Mi piace stare qui quando ancora regna il silenzio. Mi aiuta a rilassarmi – ammise con una nota incerta nella voce già flebile – e Stephen³ si legge meglio.” alzò il libro che stringeva in una mano per farglielo vedere e sorrise. Richie rimase inebetito da quelle labbra incurvate e pensò che vedere la sua bocca sbocciare in quel modo solo per lui fosse il miglior buongiorno che avesse mai ricevuto.
“Hai fatto colazione?” Scarlett era ora a pochissimi passi da lui. Poteva chiaramente sentire il suo profumo dolce ed ebbe l’istinto di avvolgerla nel suo abbraccio. Dovette sfoderare tutto il suo autocontrollo per costringersi a portare le mani dietro la schiena.
“No, in effetti non ho ancora messo niente sotto i denti.” Rispose, sorpreso di aver persino scordato di mangiare.
“Non è granché, ma se ti va potremmo dividere la mia.” gli sorrise come per invogliarlo ad accettare la sua proposta. Richie era di nuovo combattuto. Le avrebbe volentieri fatto compagnia, seduto lì su quel palco, pure senza cibo, solo per avere l’opportunità di godere della sua presenza, ma temeva che quell’istinto di stringerla avrebbe preso ancora una volta il sopravvento, e averla così vicina da poterle sfiorare le ginocchia con le proprie non lo avrebbe sicuramente aiutato a contenersi.  
“Ho un’altra idea: ti va di andare alla tavola calda? Offro io.” quella volta fu lui a sorriderle invitante. Sapeva che lei avrebbe potuto rifiutare, invece si stupì quando la vide annuire con la testa e voltarsi diretta verso uno degli operai che stavano entrando in quel momento, piazzandogli tra le braccia il sacchetto con il cibo ancora caldo. Si volse di nuovo nella sua direzione e gli disse: “Andiamo?”
Nel breve lasso di tempo che passò da quando erano sul palco a quando si ritrovarono fuori dall’Auditorium, però, l’espressione di Scarlett prima sorridente e serena,  divenne pensierosa, quasi triste. Richie guardò dritto davanti a sé e vide Jon sopraggiungere con David al suo fianco.
“Ehi, Sambora!” lo salutò il riccio con una sonora pacca sulla spalla. Il biondo fece altrettanto, ma solo dopo aver abbracciato teneramente Scar e averle scompigliato i capelli corti con una mano.
“Ciao piccola.” Il volto di lei mutò radicalmente e, in quel momento, come altre volte era successo prima di allora, il chitarrista sentì una forte oppressione allo stomaco, come se avesse la nausea o semplicemente un attacco acuto di gelosia. Come faceva Jon a non rendersi conto di quanto quella ragazza fosse cotta di lui? E se invece se ne fosse accorto, come poteva trattarla in quel modo così speciale? Non capiva che così la faceva soffrire?
E come faceva Scarlett a non accorgersi di quanto lui avrebbe desiderato quegli sguardi pieni di desiderio su di sé?
“Dove state andando?” il tastierista aveva voglia di scherzare, quella mattina? Richie ebbe l’istinto di rispondere vagamente, ma, ovviamente, Scarlett si affrettò a sciogliere l’incognita.
“A fare colazione alla tavola calda, - ed i suoi occhi erano fissi in quelli di Jon, ma con un dito indicò il moro – offre lui!”
“Ah, beh, questa è davvero buona! Richie che mette mano al portafoglio? – lo canzonò David picchiettandolo sulla spalla – sarà meglio approfittarne, eh, Jon?”
Il biondo però aveva uno sguardo indecifrabile. Chinò il capo per poi tornare a guardare il chitarrista e sorridergli incerto.
“Mah, sì, hai ragione! – si convinse poi, tornando inspiegabilmente il solito di sempre – sarà meglio spennarlo per bene. Non è Natale tutti i giorni!” sentenziò, ed insieme si incamminarono verso la tavola calda.
Richie si ritrovò a maledirli silenziosamente. Era vero, aveva scelto l’opzione locale pubblico per reprimere quegli istinti che Scar faceva tornare prepotentemente a galla, ma desiderava comunque stare solo con lei, soprattutto senza Jon tra i piedi che ogni volta calamitava su di sé tutte le attenzioni della brunetta. Invece se ne stava lì seduto con di fronte David e i suoi occhialoni scuri, mentre intorno a Scar e Jon vibrava un’aurea quasi mistica fatta di sensazioni nascoste – o volutamente taciute – e imbarazzo, più che altro quello di lei. Sì, perché, invece, il cantante sembrava molto tranquillo e sicuro di sé, a parte nei rari momenti in cui la ragazza riusciva a guardarlo negli occhi.
“Bene, vogliamo ordinare o viviamo d’amore?” - proruppe David, evidentemente affamato - “No, perché altrimenti qui potrebbe venire fuori una bella canzone!”
Tre paia d’occhi si voltarono a fissarlo stralunati e sicuramente in attesa di qualche spiegazione, ma il riccio non aveva più granché da dire – o solo non voleva dirlo. Era chiaro, almeno a Richie, che il suo compagno avesse capito molto più di quanto non avessero capito loro tre messi insieme. Gli fu grato, comunque, per aver lasciato in sospeso la frase e aver semplicemente chiamato la cameriera che velocemente prese le ordinazioni. Nessuno fiatò più al riguardo, s’impegnarono invece a portare la conversazione su lidi più sicuri, come la preparazione della serata e i ragguagli di Jon sugli assoli del loro chitarrista – anche se tutti sapevano chiaramente che Sambora non ne aveva alcun bisogno.
Mezz’ora dopo, quando furono di ritorno all’Auditorium, la situazione era ancora la stessa della sera prima. Richie continuava ad osservare e ammirare da lontano Scarlett che, nel frattempo, era tornata a sospirare ad ogni attenzione di Jon verso di lei. Mentre David si crogiolava nelle sue consapevolezze, aspettando in silenzio che qualcosa cambiasse. In verità lui sperava semplicemente che Richie rinsavisse, visto e considerato che aveva una fidanzata, e che a Scarlett passasse presto la sua cotta per il leader della band, più che sposato.
Da quella mattina Sambora aveva smesso completamente di nascondersi agli occhi di Scarlett, ma aveva ancora nella testa lo sguardo di David che, doveva essere onesto, diceva più di mille parole. Lui lo sapeva che avrebbe dovuto stare alla larga da lei, almeno avrebbe dovuto cercare di smettere di starle vicino con quei pensieri nella testa! Ma più si ripeteva che doveva darci un taglio, più il profumo pulito e rassicurante misto a quello di balsamo e lacca della brunetta lo attirava come l’ape al miele. Così si trovavano spesso a farsi compagnia prima delle prove e dei concerti, e solitamente anche dopo. Richie non sapeva dove quel cammino lo avrebbe condotto. Sapeva che a Los Angeles c’era Heather ad aspettarlo e sapeva che il cuore di Scarlett non gli sarebbe mai appartenuto in ogni caso, ma quei momenti insieme a quella ragazza erano l’unica cosa – musica a parte – per la quale ultimamente si svegliava la mattina. Per cui smise di farsi le sue solite, enormi paranoie e cercò di godersi quegli istanti come brevi boccate d’aria fresca.
Poi arrivò quel momento, l’attimo fatidico in cui una situazione vacillante come quella in cui vivevano loro subisce lo scossone definitivo.
Erano a St. Louis e l’afa era da togliere il respiro. Quel giorno si erano alzati tutti un po’ diversi, un po’ sgangherati. Il Tour andava avanti da un pezzo e sicuramente erano tutti molto stanchi, ma Richie sentiva che nell’aria c’era dell’altro. E lui, con i suoi presentimenti, ci aveva sempre preso.
Non aveva visto Scar prima delle prove ed era quasi sicuro che avesse cercato di evitarlo per tutto il resto della giornata, così s’impose di trovarla e parlarle. Non sapeva neanche lui cosa avrebbe voluto dirle, ma di certo non era un comportamento da lei e avrebbe preferito chiarire – senza contare che la sua assenza lo stava facendo impazzire.
Aveva imparato ad adorare tutto di Scarlett. Il modo con cui si sistemava la ciocca di capelli corti dietro l’orecchio e la sua risata discreta e dolcissima quando lui diceva una stronzata delle sue, solo per il semplice gusto di vederla sorridere. Le sue labbra leggermente arricciate quando era concentrata nel suo lavoro e il rossore sulle sue guance quando la prendeva in giro perché “non capisco come fai a perdere tempo su di noi che abbiamo i capelli da Bobtail, quando potresti lavorare un in vero salone o addirittura al cinema!” Lui lo diceva per scherzo, ma in fondo la risposta la sapeva già. Nei saloni o al cinema non c’era Jon.
Avrebbe dovuto smetterla di farsi del male inutilmente. Quella era una strada tronca, senza uscita, per cui avrebbero fatto tutti bene a non infilarcisi. Il problema era che lui c’era già dentro, completamente.
“Io, beh, ci tenevo che fossi tu a saperlo per primo perché hai sempre…” quante volte sua madre gli aveva detto che origliare era da maleducati? Ma Scar e Jon dietro all’angolo, vicino ai camerini, erano un pasto troppo ghiotto per la sua già marcia gelosia, per cui proseguì nell’ascolto.
“…e so quanto ci tieni, ma ho deciso di lasciare il tour e tornare nel Maine” Cosa?
“Perché? È per il fatto che ti vedo sempre stanca? C’è qualcosa che non va? Stai bene?” le chiese Jon preoccupato come lo era Richie, d’altronde. Avrebbe voluto intervenire, dire qualunque cosa, capire. Chiedere. Pregarla di restare. Rimanere? Per chi? Per lui? Cosa aveva da offrirle? Poteva darle qualcosa, sempre che lei non avesse rifiutato? In quel momento odiò se stesso e la sua vita. Odiò quello che aveva messo in piedi con Heather, odiò Los Angeles e odiò Jon, il suo caro amico Jon, perché era convinto che la partenza di Scar c’entrasse anche con i sentimenti che lei provava per lui.
“No, figurati, io sto bene. È che lo sai che mia madre fa fatica da sola, con mio fratello e la casa…”
Jon, che fino a poco prima aveva le mani strette a pugno ai lati del viso di Scarlett, rilassò le braccia e se le fece ricadere lungo i fianchi, in segno di resa. Poi la guardò negli occhi e le sorrise.
“Sai che puoi tornare quando vuoi, vero? E sai che adesso Dorry farà il diavolo a quattro quando scoprirà che te ne vai?”
Quell’idiota poteva, almeno una volta, evitare di parlare di sua moglie? Almeno in presenza di Scar? pensò Richie sull’orlo di una crisi di nervi.
La ragazza alzò una mano e la poggiò delicatamente sulla guancia del cantante, sorridendo, ma con un’espressione così rassegnata che al chitarrista si formò un groppo in gola. 
“Siete proprio perfetti insieme, Jon. Tenetevi stretto quello che avete, perché è qualcosa di unico e straordinario.” lo baciò sull’altra guancia e fece per andarsene, ma subito dopo tornò sui suoi passi.
“Ho il pullman tra poco, per cui devo scappare. Saluta tu gli altri per me. – cavò una busta chiusa dalla tasca posteriore dei jeans – E dà questa a Richie, per favore.”
In quell’istante, quanto avrebbe voluto uscire allo scoperto, fermarla e sentire direttamente da lei ciò che avrebbe letto nella lettera? Quanto avrebbe voluto essere coraggioso a tal punto da affrontarla e, probabilmente, andare incontro alle conseguenze che ne sarebbero venute? Così coraggioso da accogliere e accettare definitivamente i suoi sentimenti per quella ragazza, anche a costo di perdere Heather? Eppure non lo fece… Rimase lì impalato dietro l’angolo, nascosto e codardo come non era mai stato.
Senza emettere un fiato, lasciò che Scarlett se ne andasse, probabilmente per sempre, dalla sua vita.
Poco più tardi, nella solitudine del camerino, aprì la busta che Jon gli aveva consegnato. Dentro c’era solo un biglietto con poche parole scritte in una grafia minuscola e ordinata.
“Lo sto facendo anche per te. Meritiamo di sentirci amati ed essere felici. Con tanto affetto, Scar P.s. Poca lacca, mi raccomando. I tuoi capelli hanno bisogno di respirare. xxx”
 
 
 
 

¹ romanzo di Stephen King, autore preferito di Scarlett;
² Stratocaster – uno dei modelli prediletti da Richie;
³ Stephen King



Note dell'autrice

Salve popolo!
Sì, lo so, sono tornata a rompere in questo fandom e voi già mi odiate. Chiedo venia, ma ultimamente sono ispirata e diciamo che ho intenzione di battere il ferro finché è caldo. 
Qui ho incentrato il tutto sotto il PoV di Sambora, inusuale per me, per cui spero che sia uscita una cosa decente e non una baggianata. 
Come ho scritto nelle note della storia, è una specie - anzi no - è proprio un continuo dell'altra OS "I played the part of a broken heart upon a shelf...". In qualche modo ho voluto dare un finale alla povera Scarlett che, diciamolo, non poteva continuare a vita a farsi del male. Doveva trovare il sistema per uscire da quel circolo vizioso e, cercando di salvare se stessa, ha salvato un po' anche Richie. 
Prima di salutare ringrazio Chara, la mia fedele amica, che ha lavorato per me producendo la bellissima foto che vedete ad inizio pagina! Non è meravigliosa?! *_*
Ci terrei a precisare, se ve lo state chiedendo - ma anche no - che Scarlett ha il volto di Mary Elizabeth Winstead che trovate qui.

E, niente, a bientot! :)

Fair

 

 

   
 
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