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Autore: Mari Lace    22/08/2013    2 recensioni
La mia prima One Shot, puramente senza senso. Mi spiegherò meglio nelle note, qui vi metto un pezzo del testo:
–Hiashi, a chi hai venduto le scorte che avevate? Devi dirmelo.- Mio padre scrolla le spalle. –Non è un segreto: al Kazekage.- Incredulo, l’Uchiha spalanca gli occhi. –A Gaara? Che se ne fa lui? E quanti ne ha comprati?-
Genere: Parodia, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hiashi Hyuuga, Hinata Hyuuga, Sasuke Uchiha | Coppie: Hinata/Sasuke
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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                                                       Suna, 1° luglio

-Mi state dicendo di no?-
Chiese un bellissimo Sasuke Uchiha, un cipiglio a metà tra l’incredulo e il deluso. Bello come la notte, non può credere alle sue orecchie, ma il suo volto è imperturbabile. Come sempre.
Mi perdo nell’osservare i suoi occhi, così diversi dai miei, così… scuri. Mio padre Hiashi scuote la testa, e quando parla lo fa con una voce che vuole essere conciliante: -La cosa è ben più grave, mio signore, la pianta da cui ricaviamo le pergamene è stata quasi distrutta da questa siccità, che dura ormai da troppo tempo. E le poche scorte che avevamo, sono ormai esaurite.-
Accigliato, il ragazzo conclude, con voce neutra: -In tal caso, non mi resta che andare dall’altro fornitore.-
-Ha chiuso da quasi un anno, signore, e comunque non era specializzato in pergamene. Noi abbiamo lavorato fino ad adesso grazie alle nostre scorte. Mi spiace, se tuo padre me lo avesse chiesto in tempo, gli avrei messo da parte quel poco che siamo riusciti a produrre di recente.-
Sasuke rimane come fulminato all’allusione della mancanza del padre, per un attimo penso che stia per arrossire. Cosa che però non fa. –Per le forniture si è sempre interessato Fugaku,- risponde. –ma questa.. è un’emergenza!- esclama. Scruta intensamente mio padre. –Dimmi come posso fare.- non una richiesta, non una supplica: un ordine. A cui mio padre risponde, ma la risposta non è quella che lui vorrebbe sentire. –Qui a Suna non troverete niente; però potete provare dal negozio degli Hozuki. Hanno imparato bene, e i loro rotoli sono di discreta qualità.-
-Gli Hozuki? A Kiri?- chiede lui scocciato. –Proprio così, signore.-
Lui, pensieroso, riflette. –Ci vorrà tempo..- poi si siede su uno dei tavolini su cui solitamente mostriamo la merce, ora vuoto, visto che non abbiamo quasi più niente da vendere.
-Quanti rotoli vi occorrono?- chiede mio padre. –Un minimo di centomila.- la voce è sicura, e se anche il ragazzo è ansioso, lo ha nascosto alla perfezione: dal suo tono non trapela niente.
-Quanto tempo ci vorrebbe?- si informa poi. –Per una simile quantità, almeno un anno- è la risposta di mio padre, anche lui impassibile. Dopo qualche minuto perso nei suoi ragionamenti, il ragazzo si riscuote e pone un’altra domanda. –Hiashi, a chi hai venduto le scorte che avevate? Devi dirmelo.- Mio padre scrolla le spalle. –Non è un segreto: al Kazekage.- Incredulo, l’Uchiha spalanca gli occhi. –A Gaara? Che se ne fa lui? E quanti ne ha comprati?-
-Cinquantamila: tutto quel che ci era rimasto.- poi, guardandomi, aggiunge: -mia figlia Hinata voleva conservarne un centinaio, ma lui ha preteso anche quelli.-
Ora sul volto del giovane non trovo più traccia di delusione o amarezza: invece, sembra solo stupito. Mi guarda. –A che ti servono, Hinata?- mi chiede. Comincio a tremare, il suo sguardo, anche se incredibilmente gentile, come non lo ho mai visto prima, è su di me, e io non riesco a rispondere, non so che dire. Ma sento anche un altro sguardo su di me, quello di mio padre, e mi faccio forza. –Disegno canali d’irrigazione e mulini.-
E’ mio padre a dire quel che non ho detto io: e lo fa con un tono indecifrabile, privo di sarcasmo o di benevolenza. –E stelle, cielo, costellazioni. Mia figlia non pensa ad altro.- Adesso Sasuke non guarda più me, ha nuovamente lo sguardo puntato su mio padre. –Hiashi, perché non ho mai visto questa ragazza nel nostro Centro Studi?- è una voce ferma, come la mia probabilmente non sarà mai.
Mio padre smette di fare quel che stava facendo, e per degli interminabili istanti sembra soppesare le parole. Poi si decide a parlare. –Mio signore, Fugaku è un uomo di scienza, nato e cresciuto nella Biblioteca, e ha fatto bene ad insegnare anche a te. E la stessa cosa faccio io con Hinata: le insegno il lavoro con cui io sono nato e cresciuto.-
-Non è così, Hiashi. Sai bene che io ho un fratello maggiore e una sorella minore. Mio fratello non era portato, e mio padre ha lasciato che si dedicasse a ciò che preferiva: ora infatti Itachi è commerciante. Ipazia, invece, è anche più dotata di me.-
-Devo dissentire. I tuoi fratelli hanno potuto scegliere: la vostra famiglia è sovvenzionata dall’Hokage per permettervi di svolgere i vostri studi. La mia no. Io non so far altro che preparare inchiostri e pergamene, e così ho insegnato ad Hinata, che pur essendo una ragazza (purtroppo non ho figli maschi,) è seria e diligente, e un giorno dirigerà quest’azienda.-
-Tu hai un’altra figlia, Hiashi.- Mio padre scuote la testa. –Hanabi sposerà un uomo che possa mantenerla; è quello il ruolo di una donna, già Hinata non dovrebbe fare questo lavoro, ma non avendo figli maschi ho dovuto ripiegare su di lei.-
-Si è sempre creduto che lo studio dell’Astronomia e della Matematica fosse adatto ai maschi, eppure mio padre dice che mia sorella Ipazia supererà perfino lui.- non sembra volersi arrendere, è serissimo, non capisco perché faccia tutto questo per me. All’improvviso accenna una specie di sorriso, quasi.. vittorioso. –Hiashi, non hai appena detto che per un po’ avrete poco o niente lavoro? Lascia che Hinata venga al nostro Centro Studi- poi si volta verso di me, con qualcosa che non riesco a decifrare negli occhi. –Sempre che Hinata lo voglia, ovviamente.- dice. Mio padre mi guarda truce. Poi però sorride, sembra quasi che stia per mettersi a ridere. –Oh, lei lo vuole, signore. Non fa altro che chiedermelo in continuazione. Alla sua età crede già di sapere cosa vuole e non vuole fare. Però, per amor del vero, devo dire che in ogni momento di tempo libero rinuncia a tutto pur di dedicarsi a consumare molti rotoli di papiro.. che sarebbero stati più utili a voi, mio signore.- Poi il sorriso svanisce dal suo volto. –Hinata, se il signore vuole, perché non lo accompagni nella tua stanza-laboratorio? Se non altro potremo finalmente sapere se i tuoi disegni sono solo scarabocchi oppure no.-
Sasuke si alza dallo sgabello, mentre io mormoro: -Signore, ti prego, vieni.. non per vedere i miei disegni, ma.. io.. penso di aver trovato un modo per togliere l’inchiostro.. ti prego, vieni...- sono troppo emozionata, e balbetto. Sasuke si alza, e io lo precedo in camera mia. Le pareti sono tempestate di fogli. Lui si avvicina alle pareti, studiandoli. –Hinata, chi ti ha insegnato a fare questi calcoli? Mio padre, quando veniva qui?-
-Oh no, signore, mio padre non lo avrebbe mai permesso. E’ stata Kurenai, la moglie di un nostro cliente che abita vicino alla sinagoga, ci comprava qualche rotolo di papiro, e quando glieli portavo, mi fermavo un po’ e lei mi spiegava qualcosa di matematica e di com’è fatto il cielo.- non so dove ho trovato la forza, ma sono riuscita a parlare senza balbettare. Nemmeno una volta. Poi un’idea mi passa per la mente. –Se vuoi, signore, posso accompagnarti da loro per vedere se hanno conservato qualche rotolo intatto.-
-Buona idea, Hinata.. ma non chiamarmi più signore, ho solo 19 anni, come te! Piuttosto.. tu capisci tutto quello che hai scritto su questi rotoli?- interdetta dalla domanda, probabilmente sul mio volto traspare il mio disappunto, perché il ragazzo mi chiede “scusa”. Poi iniziamo a parlare dei miei disegni; prima mi loda per le costellazioni, poi io gli parlo di un mio progetto per dei canali d’irrigazione. Lui sorride complice, alludendo al coltivare anche le materie prime per i rotoli, con quell’acqua. Dopo un po’ torniamo giù, e lui risale a cavallo. Mio padre si era avvicinato per aiutarlo, ma in tutta risposta aveva ricevuto un’occhiataccia, e un secondo dopo Sasuke era saltato agilmente in sella. –Domani mattina vieni presto da noi, Hinata- dice, e poi, prima di andarsene al galoppo, guarda mio padre negli occhi e gli dice:
-Non erano scarabocchi.-


Angolino Lita
Ok, è puramente senza senso, lo so. Come forse avete già capito, è una specie di parodia del primo capitolo di "Ipazia". Dopo averlo letto, non so perché, ma ho sentito che dovevo assolutamente scrivere qualcosa sostituendo ai personaggi Hinata e Sasuke XD Teoricamente, Hinata avrebbe dovuto fare Ipazia e Sasuke Shalim, ma... decisamente no, non si somigliano per niente, invece scambiati erano perfetti XD
Per chi non sapesse chi è Ipazia, riassumo brevemente: era una scienziata pagana del quarto secolo, che è stata brutalmente uccisa (o martirizzata, se preferite) perché non professasse le sue idee. Eh sì, anche tra i pagani ci sono dei martiri.
Grazie mille per aver letto questo delirio, se volete lasciarmi un commentino sarò felicissima, sennò pazienza *w* 
A presto!
  
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