Spero che la storia vi piaccia
Migliori amici
Il vento spazzava il giardino antistante la chiesa abbandonata e con le sue folate sollevava e faceva vorticare polvere mista a foglie secche e nevischio. Il freddo era pungente, ma l’uomo in impermeabile scuro non se ne curava. Era completamente concentrato su quello che doveva dire alla persona che stava aspettando. Sapeva bene che una sola parola sbagliata, una incertezza nella voce, uno sguardo che suscitava un sospetto, potevano costargli la vita.
Non aveva mai visto quello che tutti chiamavano lo Squalo, ma ne aveva sentito parlare e sapeva che poteva essere spietato. Gli affari con lui potevano essere fonte di enorme ricchezza, ma anche di morte immediata e brutale. Quasi trasalì quando vide l’auto nera passare il cancello del vecchio giardino incolto.
I fari dell’auto lo illuminarono quando l’auto si fermò proprio di fronte a lui. Le portiere si aprirono e ne scesero quattro uomini, ma lui capì immediatamente chi era lo Squalo.
Alto, capelli brizzolati, viso deturpato da una cicatrice sul lato destro che partiva dall’occhio ed arrivava al mento. Ma quello che lo colpì di più fu lo sguardo… duro, sprezzante e crudele.
Lo Squalo si fermò appena fuori dall’auto, circondato dai suoi scagnozzi. “Buonasera sig. Hossein” gli disse con finta cortesia. La sua voce era gelida come il vento che spazzava il giardino. “Mi hanno detto che lei è interessato ad alcuni affari” continuò guardandolo fisso negli occhi.
“Sì certo, come le avranno detto le posso garantire una distribuzione capillare e priva di intoppi” rispose Hossein cercando di apparire sicuro di sé. “Colonia è una piazza difficile, la polizia ha, da alcuni mesi, il controllo su quasi tutti i canali di smercio, immagino che questo lei lo sappia” gli disse ancora atono lo Squalo. “Certo che lo so, ma le posso assicurare che ho la possibilità di avere, per così dire, notizie privilegiate grazie ad un mio aggancio” “E lei si fida di qualche poliziotto corrotto? Sa cosa c’è in ballo? Una sola partita vale almeno dieci milioni euro. E’ disposto a rischiare?” Lo Squalo mentre parlava gli sorrideva beffardo e diffidente. “Le assicuro che il mio contatto va ben al di là di un poliziotto corrotto”.
Lo Squalo rimase per alcuni minuti in silenzio. “E va bene, mi voglio fidare… la percentuale resta il 10% di quello che riesce a piazzare” disse infine “Grazie non se ne pentirà” sospirò Hossein
Lo Squalo si girò per salire in auto mentre uno degli scagnozzi gli apriva la portiera. Prima di salire si girò nuovamente e guardò Hossein diritto negli occhi “Non mi deluda Hossein, non ammetto errori io” gli sibilò con tono che non ammetteva repliche
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Aveva nevicato tutta la notte. Avviandosi verso l’auto Semir rabbrividì. Salendo si chiese perché quella mattina Andrea gli era sembrata così strana, quasi gli teneva il muso… eppure non era successo nulla di particolare.
Arrivando a casa di Ben però si dimenticò subito del malumore di Andrea, sostituito dal proprio malumore. Come al solito il ragazzo era in ritardo. Dopo aver aspettato dieci minuti buoni, si decise a chiamarlo sul cellulare. “Stai ancora dormendo?” gli urlò nel telefono appena sentì dall’altro lato della linea una voce assonnata “No, sono pronto…” mentì spudoratamente Ben chiudendo la telefonata mentre Semir continuava ad urlare. “Cavolo..” pensò il giovane ispettore gettando le gambe fuori dal letto. Si era dimenticato la sveglia e la sera prima aveva fatto tardi per accompagnare Laura in aeroporto. La bruna dottoressa era la sua ragazza da quasi cinque mesi, i più euforici della sua vita. Ma ora era dovuta partire per lavoro e sarebbe stata via per sei mesi in Sudan. Il pensiero rattristò Ben mentre velocemente faceva la doccia. “Beh, almeno mi ha promesso che questa sarà la sua ultima missione” si disse.
“Ah finalmente… buongiorno signor ghiro “ gli disse furibondo Semir, mentre Ben si infilava in macchina. “Giorno socio” gli rispose il ragazzo sbadigliando vistosamente “E’ mai possibile che non ci sia un giorno, dico uno, in cui tu non sia in ritardo al lavoro?” Semir rovesciò il suo cattivo umore sul collega “Ehi ci siamo svegliati con l’umore nero? Andrea ti ha sgridato?” gli chiese Ben ironico “In effetti stamattina a stento mi ha rivolto la parola, ma questo non c’entra nulla con la tua patologica incapacità di essere puntuale” “E dai Semir, l’areo di Laura partiva a mezzanotte e ho fatto tardi ieri sera” Semir si rabbonì immediatamente; gli dispiaceva per Ben, tutto solo per sei mesi. Semir sentiva che questa volta era quella buona, non desiderava altro che vederlo accasato, magari con qualche bel bambino, maschietto possibilmente, cui avrebbe fatto da padrino. “Coraggio, sei mesi passano in fretta” disse sorridendo all’amico. E la discussione fu immediatamente archiviata
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Il pattugliamento proseguiva tranquillo. “Quando torna Laura cosa avete intenzione di fare?” chiese Semir con finta indifferenza “Sai che a volte sei più impiccione di una comare? Cosa vuoi dire, se abbiamo intenzione di sposarci?” rispose Ben fingendosi arrabbiato “E cosa ci sarebbe di male? In fondo hai trentaquattro, non sei più un ragazzino” “Non ne abbiamo ancora parlato, in realtà. Appena prenderemo una decisione sarai il primo ad essere informato”
Prima ancora che Semir potesse rispondere Ben sgranò gli occhi “Ma cosa…” disse mentre guardava la ragazza che, in reggiseno e mutandine, correva lungo il margine della carreggiata opposta
“Ma guarda quella…” fece Semir mentre parcheggiava la BMW nella piazzola di emergenza “Prendi la coperta” disse a Ben, mentre si avviava verso la ragazza “Signorina, si fermi, dove va?” le urlò dietro ma la ragazza non diede il minimo segnale di averlo sentito, correndo a braccia aperte verso le auto con una risata isterica. “Sono il vento, sono il vento, e soffio forte sul modo” gridava con voce infantile
Ben e Semir riuscirono con difficoltà ad attraversare la carreggiata evitando le autovetture, inseguiti dai clacson dei guidatori inferociti. “Secondo me si è fatta di qualcosa” gridò Ben a Semir, mentre insieme cercavano di raggiungerla. Non senza difficoltà Ben e Semir la agguantarono e la bloccarono a terra. Subito Ben la coprì con la coperta e la trascinò sul prato innevato di fianco alla carreggiata.
La ragazza continuava a urlare “Lasciatemi, lasciatemi… sono il vento, devo soffiare sul mondo” Si agitava cercando di liberarsi dalla stretta, ma Ben la teneva delicatamente ferma, mentre Semir chiamava al cellulare l’ambulanza. All’improvviso le urla iniziarono a scemare e piano piano cessarono del tutto, mentre la ragazza chiedeva gli occhi e si afflosciava fra le braccia di Ben. “Semir… ehi Semir sta male, non respira più” urlò Ben all’amico.
Semir si precipitò accanto alla ragazza ed insieme a Ben iniziò le manovre di rianimazione. Continuarono freneticamente per almeno dieci minuti, fino a quando arrivò l’ambulanza, ma a quel punto Semir aveva già capito che non c’era più nulla da fare.
La ragazza era morta.
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“Cazzo non avrà avuto più di diciotto anni” imprecò Ben, mentre i paramedici caricavano la barella con il corpo della ragazza sull’ambulanza. Queste cose continuavano a sconvolgerlo, non riusciva a capire come ci si potesse rovinare la vita così per un semplice sballo.
“Puoi già dirci qualcosa?” chiese Semir ad Hans, il medico legale “Non molto ragazzi, sembra che fosse sotto effetto di qualche droga, ma è morta per un improvviso arresto cardiocircolatorio… ha avuto un infarto in realtà” rispose il medico “Un infarto? A quell’età?” chiese Ben “Così pare, ma vi potrò dire qualcosa di più preciso dopo l’autopsia” disse il medico allontanandosi.
Il resto della giornata passò senza particolari problemi. “Che ne dici di vedere la partita insieme? Ci facciamo una birra e ci piazziamo davanti alla tv a vedere la Champions” propose Semir. Era stata una giornata dura e gli dispiaceva che Ben fosse solo la prima sera dopo la partenza di Laura “Sì, con piacere, ma Andrea?” chiese Ben “E quando mai averti a cena è stato un problema per Andrea… piuttosto il problema sarà Aida, vorrà che le leggi almeno tre favole prima di dormire” “ E quando mai leggere favole ad Aida è stato un problema per me?” sorrise il ragazzo
L’atmosfera in casa Gerkan era però diversa da quanto si aspettavano i due poliziotti. Andrea accolse Ben con timido sorriso e guardò gelida Semir. “Si può sapere cosa hai?” chiese Semir alla moglie. Era davvero sconcertato “Non dirmi che ti sei dimenticato… Sì ti sei dimenticato…. l’anniversario” fece triste Andrea Nella testa di Semir si accese finalmente una luce. Era il due febbraio, l’anniversario del loro fidanzamento. Proprio dieci anni prima, Semir aveva chiesto ad Andrea di sposarlo. In tutti questi anni l’avevano sempre festeggiato ed ora lui se ne era dimenticato
Semir si sentì un verme. Gli era passato proprio di mente.
“Ma no che non si è dimenticato” intervenne Ben “Perché credi che io sia qui? Devo fare da baby-sitter alle piccole” Semir lo guardava completamente interdetto. “Devo fare da baby sitter, mentre voi andate a cena” Ben dava continuate gomitate all’amico
“Davvero? E dove andiamo?” gli occhi di Andrea si illuminarono “Già davvero, andiamo…. andiamo…” balbettò Semir. “Al Cafè Bistrò” intervenne nuovamente Ben “Davvero? Ma è un ristorante elegantissimo, hanno una lista di prenotazioni lunga tre mesi, Semir tesoro, che bello” cinguettò Andrea “Vado subito a prepararmi. Spero di avere qualcosa di adeguato da mettermi” Andrea si precipitò sulle scale verso la camera da letto
“Ma sei impazzito? Al Cafè Bistrò? Non ci prendono senza prenotazione, e poi una cena costa quanto un intero stipendio” Semir era letteralmente nel panico. “Fammi fare una telefonata” sorrise Ben uscendo sul portico per non farsi sentire da Andrea.
“Tutto a posto, ho prenotato un tavolo. E il proprietario ti farà un grosso sconto sulla cena. Dopo tutto avere un padre costruttore, che guarda caso ha costruito proprio quel ristorante, ha i suoi vantaggi” annunciò Ben al rientro. Semir lo guardò con gratitudine “Grazie socio, mi hai salvato” “A cosa servono gli amici?” gli sorrise Ben
“Allora dove sono le mie ragazze? Aida , Lily… zio Ben è qui, e stasera ci divertiremo davvero un mondo” Grida di gioia si alzarono dal piano di sopra, mentre le bambine si precipitavano per le scale finendo direttamente nella braccia dello zio.
Semir guardò con affetto il gruppetto che si rincorreva giocando a rimpiattino nel salotto di casa mentre saliva le scale per andare a prepararsi.
La cena fu perfetta, come tutta la serata del resto, ma ogni tanto Semir si sentiva in colpa. Povero Ben... era passato dalla prospettiva di una serata fra maschi tutta birra e partita, a fare il baby sitter a due bambine.
Quando rientrarono Semir ed Andrea erano anche un po’ brilli. Nel salone la luce era ancora accesa. Entrando la scena fece sorridere entrambi.
Ben dormiva sul divano con Aida accoccolata al suo fianco e Lily stesa sullo stomaco. Erano tutti e tre completamente rilassati e pacifici “Shhh lasciamoli dormire” fece Semir.
Mentre Andrea andava a prendere un piumino per coprirli, Semir prese il cellulare e scattò una foto ai suoi tre figli.