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Autore: xzaynsmeches    22/08/2013    1 recensioni
"E se un giorno ti svegli e scopri che ti manco e il tuo cuore comincia a chiedersi dove potrei mai essere? E ho pensato che forse saresti tornato qui in questo posto dove ci siamo incontrati, e mi avresti visto aspettarti all’angolo della strada. Quindi non mi sono mosso."
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Vi consiglio di leggere la storia con 'The man who can't be moved' dei the script in sottofondo.http://www.youtube.com/watch?v=gS9o1FAszdk





Conobbi Harry una mattina d’autunno, precisamente il 24 Ottobre. Come potrei mai dimenticarlo?
In quell’angolo, dell’Avenue Street, di cui  tempo dopo mi ritrovai a conoscere, ad amare, ogni dettaglio.
Lui ringraziava ogni giorno suo zio Marley, che essendo ricoverato nell’ospedale lì vicino, l’aveva convinto ad andare a trovarlo quella mattina. Per questo, secondo lui, ci eravamo incontrati. Io ringrazio ancora oggi il destino.
Ci eravamo conosciuti in un modo piuttosto alternativo, decisamente non il solito ‘Piacere di conoscerti’. Era stato un incontro a dir poco.. doloroso. Così la pensava il mio didietro almeno, dopo essere atterrato sul marciapiede. Un ragazzo alto almeno dieci centimetri più di me era spuntato da dietro l’angolo, facendomi finire a terra.
Il suo ‘oops’ e il mio ‘ciao’, così era cominciata la nostra storia.
Continuai ad incontrare Harry a quell’angolo ancora per una settimana, mentre andavo al lavoro. Molto dopo mi disse che  le visite a suo zio erano solo una scusa per poter rivedere i miei occhi, anche solo per pochi secondi, ogni mattina. Dopo questa confessione l’avevo baciato.
Tornando al passato, l’angolo all’Avenue Street era diventato il nostro posto, fino a quando non mi decisi (finalmente) a chiedergli se volesse prendere un caffè all’angolo con me. Con il tempo scoprii che Harry non beveva mai caffè  ma non avrebbe mai rinunciato al mio invito, che veniva da una piccola cittadina chiamata Holmes Chapel, che era a Londra per degli studi universitari e a casa aveva una madre, una sorella stupenda e un gatto chiamato Pussy ad aspettarlo. (e che usava sempre e solo shampoo al cocco)
Nei seguenti quattro mesi in cui cominciammo a frequentarci scoprii che era un bravo cuoco, che usava spesso mollette per capelli, che i nostri baci sapevano delle sue caramelle alla liquirizia e che avrei potuto ascoltarlo cantare per ore. Ciò che non ho mai scoperto è il colore dei suoi occhi.
Dopo dieci mesi, erano poche le cose che non sapevo di Harry. Una che amavo conoscere era il suo respiro pesante dopo aver fatto l’amore. Ma ero fin troppo ingenuo, e troppo felice, per aspettarmi la notizia che arrivò una sera, mentre l’avevo portato ad uno dei ristoranti più belli di Londra per festeggiare dieci mesi insieme (e la mia promozione, ma lui ancora non lo sapeva).

«Ho una notizia da darti, Lou»

«Anch’io, sono sicuro che ti piacerà»

«Dai, prima tu»

«D’accordo.. mi hanno dato una promozione a lavoro, mi aumenteranno lo stipendio e potremmo prenderci un appartamento più grande! Non è fanstastico?»

Ma lui non accennava a sorridere.

«Harry, che succede?»

«Io devo.. devo tornare a casa»

«C-cosa?»

«Mia sorella sta male Louis, forse le è tornato il cancro. Mi dispiace, io.. »

«Vengo con te.»

«No! Non puoi! Tu hai un lavoro, ti hanno appena dato una promozione! E una vita e.. resta Louis, fallo per me»
 
Andandosene, si era portato via anche la mia felicità. Non ricordo con piacere quel periodo, o il numero di bottiglie di birra che io stesso avevo svuotato, nemmeno il giorno in cui fui licenziato perché non accennavo ad uscire di casa. Ricordo però il ragazzino irlandese che dopo tre mesi di mia clausura bussò alla mia porta quel giorno, salvandomi. Era più piccolo di me, forse di qualche anno, i suoi occhi sembravano quelli di un cucciolo smarrito. Mi aveva portato la lettera che annunciava il mio licenziamento.

«Perché?»

«Perché cosa?»

«Perché ti sei fatto licenziare?»

«Non mi sono fatto licenziare, semplicemente non mi va di uscire»

«Chi stai aspettando?»

«Aspettare? »

«Si, hai l’aria di qualcuno che sta aspettando»

«Già, aspetto qualcuno che non tornerà»

«Forse non stai aspettando nel posto giusto»
 
Mi sorrise e si richiuse la porta alle spalle, mentre un’idea cresceva nella mia testa, l’idea più folle che mi fosse mai venuta.

Così, due giorni dopo, mi ritrovavo all’angolo dell’Avenue Street, solo qualche coperta e il mio amore per Harry con me. Quello, era sicuramente il posto giusto dove aspettare.
 
Dopo  27 giorni d’attesa sapevo tutto di quell’angolo di quella Londra così grigia: dal nome della vecchia prozia della nonnina che abitava all’angolo e che ogni mattina mi raccontava una delle storie sui suoi parenti vissuti epoche prima, all’orario in cui il panettiere cominciava a sfornare le focacce al rosmarino, le preferite di Harry per lo più. E anche la gente aveva imparato a conoscermi. All’inizio erano tutti diffidenti e parlavano del ‘ragazzo barbone all’angolo della strada’, ma col tempo mi avevano accettato, e ora mi riservavano sorrisi rari da vedere al giorno d’oggi. Certo, c’erano ancora i turisti sventurati che alcune volte capitavano non si sa come in quell’angolo di Londra, che mi squadravano male, quasi fossi un pazzo (forse lo ero). Alcuni mi scattavano anche qualche foto. Un giorno avevano tentato –inutilmente- anche due poliziotti a far si che me ne andassi. Una volta mi avevano perfino intervistato e trasmesso al telegiornale. Fu così, che Harry seppe dove venire a cercarmi.
 

« “Sto aspettando una persona” questa la risposta di Louis Tomlinson, ventiduenne di Doncaster, alla domanda “Quale motivo ti porta a passare le tue giornate all’angolo dell’Avenue Street da quasi un mese ormai?”. Modo singolare, oserei dire, di aspettare una persona.  Hai mai pensato, Louis, di rintracciarla attraverso un moderno mezzo di telecomunicazione?»

«A volte non bastano una chiamata o un messaggio a risolvere la situazione, ci vuole solo un po’ di pazienza. Sono sicuro che non sto aspettando invano.»

«Possiamo sapere, di grazia, chi è la persona che stai aspettando? La tua ragazza forse?»

«Harry, Harry Styles. Del Cheshire.» avevo sorriso.

«Ed è così importante per te, questo Harry Styles, da passare 27 giorni e 27 notti all’aperto solo per lui?»

«Certamente, altrimenti non sarei qui ora»

«Parlaci di lui, com’è?»

«Oh, non ci sono abbastanza parole per descrivere Harry.. lui è bello, intelligente, spiritoso, davvero dolce, così insicuro ma deciso allo stesso tempo.. è alto, molto più di me, forse un metro e ottanta, ha le mani grandi, gli occhi verde speranza, gli escono due fossette adorabili quando sorride, sa? Ha le labbra color ciliegia e i suoi capelli sono i più belli che abbia mai visto: boccoli castani, profumano di lui.»

«Dev’essere davvero una belle persona. Vuoi lasciargli un messaggio? In caso stesse guardando?»

«Certo, davvero molto gentile» sorrisi ancora e afferrai il microfono, l’uomo che reggeva la telecamerà m’inquadrò.

«Harry, se stai guardando: torna da me. Cercami al nostro posto, prima che mi chiedano l’affitto anche sul metro quadro che occupo» feci
sorridere la troupe e i curiosi che si erano fermata a osservarci.


«“Come what may”, “comunque andrà”, ricordi? Ti aspetterò, anche per sempre se fosse necessario. Ti amo, Harry Styles»

«Non è dolcissimo? Quindi, cari ascoltatori, se doveste vedere Harry Styles –un metro e ottanta e capelli ricci- camminare davanti a voi, avvertitelo che c’è un Louis Tomlinson ad aspettarlo all’angolo di Avenue Street. Ma parliamo della tua vita ora, come te la cavi? Non dev’essere facile vivere per strada. Nessun letto caldo, nessun servizio igienico, come fai a vivere senza nessuna nuova forma di tecnologia?»
 


Ma Harry non aveva ascoltato oltre. Imbambolato davanti al televisore, senza la forza nè il coraggio di muoversi. Dopo il

«Caro, ma quello non è mica..»

Di sua madre, Anne, aveva solo sussurrato un

«Louis»

Poi aveva afferrato la sua giacca ed era corso fuori di casa, diretto alla stazione dei treni. Meta: l’angolo di Avenue Street, l’unico posto dove avrebbe dovuto trovarsi.

 

E poi, tutto d’un tratto, lo vidi, lo sentii. Il suo respiro pesante dietro l’angolo, lo stesso che aveva quando facevamo l’amore. Non l’avrei mai dimenticato, come potevo anche solo provarci? E la sua voce, oh la sua voce. Sforzandomi ricordavo ancora la prima volta in cui l’avevo sentita, lì, in quell’angolo. Quell’ “oops” quando mi era venuto addosso, così flebile che chiunque se lo sarebbe lasciato sfuggire, ma non io. Se la sua voce fosse stata una droga credo sarei morto di overdose.

«Che ci fai tu qua?»

Già Louis, che ci fai qua?

«Ti aspettavo»

«Come sapevi che sarei tornato in questo posto?»

«Non lo sapevo. Mi sono detto “ok, conto fino a milleduecento, se non arriva me ne vado”»

«E a quanto sei arrivato?»

«Credo d’averlo dimenticato appena hai girato l’angolo»

Cercava di mascherare la sua sorpresa, ma lo conoscevo troppo bene, il mio Harry.

«Mi sono detto  “E se un giorno ti svegli e scopri che ti manco e il tuo cuore comincia a chiedersi  dove potrei mai essere?” E ho pensato che forse saresti tornato qui in questo posto dove ci siamo incontrati, e mi avresti visto aspettarti  all’angolo della strada. Quindi non mi sono mosso. E non azzardarti a dire “Oh si, si sente!” perché, hey, la fonte d’acqua più vicina è la fontanella mezza andata laggiù!»

Ed eccolo lì, a premere all’angolo destro delle sue labbra,  un sorriso.

«La gente parla del “poveraccio che sta aspettando il suo ragazzo”. Non ci sono buchi nelle mie scarpe, solo un grande buco nel cuore. Poi mi sono detto anche “Forse diventerò famoso come ‘L’uomo che non può essere spostato’, forse non ne avrai intenzione ma mi vedrai nei notiziari e verrai correndo all’angolo, perché saprai che lo faccio solo per te , perché sono L’uomo che non può essere spostato»

Eccolo, a bruciare i palazzi, le persone, le certezze, il cuore, il suo sorriso.

Gli attimi dopo sono ricordi molto confusi nella mia mente, al giorno d’oggi sono arrivato alla soluzione che il mio cuore non aveva retto tutta quella felicità, quella provocata dalle mani di Harry dietro la mia schiena, le sue braccia che mi stringevano e le sue labbra sulle mie.

«Louis»

«Mh?»

«Puzzi»

Sorrisi.
 
 


Ora, a quasi dieci anni dalla sua scomparsa, sto scrivendo la nostra storia, come lui avrebbe voluto che facessi. E la nostra storia non può finire che con un
“Ti amo, Harry styles.
-L’uomo che non può essere spostato”







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ello pippol!
allooooora, QUESTA STORIA NON AVRA' UN CONTINUO e se pensate che sia completamente priva di senso, troppo affrettata, descritta superficialmente, terribilmente corta o assolutamente orribile.. concordo con voi! lo so, ne sono perfettamente consapevole ma avevo bisogno di buttarla giù! quindi siate buone con me, ve ne prego.
comunque, nella storia cito delle frasi prese dalla canzone 'the man who can't be moved' (titolo dell'os per di più) dei the script, a cui mi sono ispirata per scriverla. è un po' diversa dalle mie solite storie, lo so, ma.. niente, prendetela un po' come vi pare!
grazie ad irene per avermi aiutata come al solito, ti amo boo

e grazie a voi per essere passate,
baci xx


ps. vi lascio il link del mio profilo twitter
https://twitter.com/vdklarry
  
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