La musica suonava già in lontananza mentre l’imbarcazione solcava l’acqua nera del Canal Grande. Il vestito così pomposo e dal colore candido distoglieva lo sguardo dal suo viso annoiato. Sarebbe stata l’ennesima serata danzante in compagnia di uomini grigi e monotoni, alla quale partecipava come figlia del conte in età da marito, ma avrebbe dato tutto per fuggire correndo per i ponti di Venezia, invece di sopportare gli sguardi lussuriosi dei vecchi nobili.
Non aveva notato, scendendo e avviandosi all’ingresso,
quel giovane che se ne stava appoggiato a una colonna, in ombra. Ma a lui
certamente, quell’estrema bellezza non poteva essere sfuggita…
Entrando la musica l’aveva investita con tutta la
sua gioia, ma le sembrava sempre più un suono nauseante. Come al solito, il suo
ingresso non era passato inosservato, ne tra le donne che l’ammiravano -gelose-
parlottando da dietro i ventagli in pizzo, ne soprattutto tra gli uomini che
nonostante avessero quasi tutti una compagna per la danza, non avevano potuto
rinunciare a gettare uno sguardo sulle sue forme di giovane donna…
Di rado qualcuno osava rivolgerle la parola, forse
intimorito da tanta bellezza; nessuno, tranne il solito vecchio bavoso del
senatore, che non perdeva occasione per invitarla a ballare, potendo così
indisturbato sfiorare la sua pelle candida e vellutata con le sue mani callose.
Immancabilmente quella sera la ragazza s’era trovata
a volteggiare per la stanza mano a mano con il vecchio, ma le cose sembrarono
peggiorare quando lui le chiese di avviarsi verso il balcone. A malincuore la
ragazza dovette accettare, per non sfigurare davanti agli invitati e perché
sapeva di dovere tutto quello che aveva al padre, che desiderava solo vederla
sistemata, magari con un alto funzionario, proprio come il senatore…
Fuori, sulla terrazza, la giovane non riusciva a
guardare verso l’uomo che le parlava, ma rivolgeva il suo sguardo malinconico
alle poche luci della città e ascoltava, più che le cadenzate parole del
vecchio, il mormorio placido dell’acqua.
Una voce estranea interruppe quella che doveva
sembrare una conversazione d’amore. “Mi scusi senatore, richiedono urgentemente
la sua presenza a Palazzo Ducale, per una questione importantissima.”
L’uomo che aveva parlato attendeva impaziente il
senatore, che visibilmente scocciato, si alzò e prendendo tra le mani
raggrinzite quelle di lei, disse “mi scusi, mia cara, la prego di perdonarmi ma
debbo assentarmi per qualche ora. Confido che le mie richieste saranno prese in
considerazione dalla vostra bellezza”. Detto questo, le baciò la mano e si
voltò per andarsene.
La ragazza represse il disgusto e fece un inchino,
mentre senza farsi notare, puliva il dorso della mano sulla gonna.
Rimasta sola, si volse ancora a guardare la sua
città e si lasciò sfuggire un sospiro.
La serata era piuttosto fresca e bastò poco perché
la giovane sentisse qualche brivido di freddo scorrerle lungo il corpo. Si
voltò a guardare la sala e avrebbe preferito cento volte rimanere al freddo
piuttosto che rientrare in quel posto, dove tutti ora l’avrebbero additata come
futura sposa del senatore.
Fece per avviarsi all’interno decisa a osservare il
pavimento piuttosto che i volti degli invitati, quando una figura le impedì di
rientrare. Cordialmente, la giovane fece un inchino senza nemmeno guardare il
volto di chi aveva leggermente urtato, fece un passo di lato e riprese ad
avanzare, ma la figura fece lo stesso, impedendole ancora una volta di
muoversi. Spiazzata, alzò il volto verso colui che le intralciava la strada,
guardandolo con occhi di fuoco. Ma quello che vide la fece avvampare in volto.
Un giovane alto, dai lunghi capelli mossi e castani
stava lì d’innanzi, vestito di un azzurro intenso, non bello però come quello dei suoi occhi, luminosi e seducenti.
La ragazza arretrò di un passo e lui, sorridendo, le porse uno scialle, per
coprirsi le spalle. La donna tese in avanti la mano per prenderlo, ma lui la
prese inaspettatamente tra le sue e ne sfiorò con le labbra il dorso “Giacomo
Casanova, per servirla. E lei è…”
Lei rimase impietrita dal suo gesto e dalla sua
voce…la sua voce così suadente e dolce, così terribilmente profonda e carica di
passione…
Ci mise un po’ prima di abbassare il volto e
accennare un inchino, presentandosi.
Lui le prese delicatamente il mento tra le dita e la
guardò negli occhi. “non dovete mia cara, inchinarvi a me. Sono io a dovermi
abbassare davanti al vostro viso delicato”
Così dicendo fece scendere dolcemente le sue dita
sul collo di lei, facendole vibrare tutto il corpo dall’emozione, per poi
avvolgerle delicatamente le spalle nude nello scialle. Lei era rapita dai
movimenti del ragazzo e, incapace di smettere di fissarlo, avrebbe fatto
qualsiasi cosa lui le avesse chiesto. Fece per ringraziarlo ma subito si vide
porgere il braccio come per essere invitata a ballare. Si avvicinò a lui
titubante, preoccupata dal giudizio dei presenti nella sala, da quello
sconosciuto che le aveva colorato di rosso le guance e soprattutto terrorizzata
dall’idea che potesse essere tutto un gioco, o peggio ancora, un sogno. Ma
quando lui le strinse un fianco e le sussurrò di seguirla ogni pensiero fu
spazzato via dal suono della sua voce che la fece sussultare, cosa che lui, di
certo, aveva notato, sorridendole ancora una volta.
Si avviarono alla sala e il giovane la prese per
mano, facendola arrossire.
“arrossite sempre così quando ballate con un
uomo?”le chiese tra un volteggio e l’altro, con un espressione leggermente
divertita.
Per tutta risposta il viso di lei si fece ancor più
rosso. “n-no… è che …ho caldo, si, ho c-caldo…mi perdoni”.
“bene allora… seguitemi…” e così facendo interruppe
la danza, scatenando se possibile, ancor di più gli okki indagatori dei
presenti e guidandola fuori dalla sala, prima dolcemente, e poi giù, di corsa a
perdifiato fino all’uscita, dove lui interruppe la sua corsa cingendola per i
fianchi, così che si trovarono vicinissimi, a guardarsi negli occhi, col
fiatone…
intorno era buio, la città già dormiva, proprio come
l’uomo appollaiato sul pontile.
Lui la guardò a lungo, sentendo il respiro affannoso
e il cuore di lei che pulsavano contro il suo petto.
La ragazza sentiva le sue mani forti stringerla a
lui e in quel momento desiderava solo una cosa…
Poi d’improvviso, senza complimenti, lui la baciò.
La baciò a lungo, prima delicatamente, poi con più
ardore… le mordicchiava le labbra, la lasciava senza respiro per un attimo, e
poi scendeva giù a baciarle il collo, mentre con una mano era risalito fino ai
capelli e poi alla nuca, per impedirle di allontanarsi da quel bacio. Dal canto
suo la ragazza non avrebbe affatto voluto far terminare quel bacio, che
all’inizio l’aveva intimorita, ma ora le aveva tolto il respiro che si era
fatto corto e affannoso più che dopo la loro corsa.
Il giovane continuava a baciarla con passione sul
collo quando le sussurrò ancora una volta di seguirla, ma prima di incamminarsi
le mozzò ancora una volta il fiato con le sue labbra.
Rientrarono nel palazzo, ma questa volta non
salirono le scale. Girarono a destra entrando in una sala deserta e
modestamente piccola, anche se altamente decorata. Lui chiuse la porta alle
loro spalle, la prese per i fianchi e le disse “siete splendida…lo sapete?”
prima di baciarla con ardore e sciogliendole con una mano i lacci del corpetto.
Lei ansimava profondamente e stringeva il volto di
lui sul suo seno che usciva candido dalla camicetta.
“Giacomo…vi prego…fermatevi..”
Lui si fermò di colpo. Credeva che lei lo volesse,
la credeva ormai sua, ma non era così. Si staccò dal suo corpo e la guardò
smarrito. Lei aveva abbassato gli occhi e con un braccio cercava innocentemente
di coprirsi il petto.
“Non mi volete con voi? Non volete amarmi, mia
signora?”
La ragazza arrossì di colpo e non osava guardarlo
negli occhi, che l’avrebbero resa se possibile ancora più confusa. Trattenne a
lungo il fiato, sentendosi sempre più a disagio e percependo lo sguardo di lui
che la scrutava, poi fece un profondo respiro e, raccogliendo tutte le sue
forze, disse “perdonatemi, Giacomo, ma vedete… voi… sareste il primo uomo che
io …”e così dicendo, con una voce dolce e malinconica alzò lo sguardo fino ad
unirlo a quello di lui…
Il giovane si sentì spiazzato, non tanto dalle
parole della giovane, ma dalla sua voce e da quei bellissimi occhi che lo
guardavano intensamente. Le sorrise dolcemente e le sfiorò le labbra con un
bacio cordiale e sussurrandole con tono solenne “allora concedetemi di essere
colui che avrà questa immensa gioia…”
Un brivido al solo pensiero di cosa la aspettasse
quella notte la fece annuire, prima incerta, ma poi sempre più felice.
“sistematevi il vestito allora, questa notte sarete
la mia dama, ma lo sarete lontano da qui, in un luogo che vi meriti…”
la prese per mano e la condusse all’aria fresca
della notte, prima di raggiungere un vicolo seminascosto che dava su una
piccola piazza. La fece entrare per una porta di modeste dimensioni, quasi in
degrado, ma varcandola e salendo le scale, la giovane non potè che rimanere a
bocca aperta. La stanza era di molto più bella di quelle del palazzo, anche se
più piccola; era ricca di decorazioni, di stoffe colorate, di cuscini…
Lui si fermò alle sue spalle, le tolse lo scialle
delicatamente, facendolo scivolare sulla sua pelle bianca e morbida… mentre la
stoffa cadeva a terra le calde labbra di lui le sfiorarono le spalle facendola
sussultare, poi in un soffio le bisbigliò “le do il benvenuto nella mia reggia,
mia regina”.
Rimase dietro di lei, la cinse ai fianchi e,
scostandole delicatamente i capelli, le baciò il collo con passione, scendendo
prima verso la spalla, risalendo vorace fino al volto un attimo dopo,
accarezzandole le braccia con le lunghe dita affusolate, implorando il suo
consenso silenzioso. Vedeva il suo petto alzarsi e abbassarsi premuto contro il
corpetto che lo imprigionava e con dolcezza la liberò da quella prigione di
stoffa. Lei si voltò verso di lui e ancora una volta fu trafitta da quello
sguardo carico di passione; fece un mezzo passo indietro e con un semplice
movimento si sciolse i capelli, che ora le ricadevano sulle spalle nude e
s’infilavano nella scollatura della camicia. Lui la guardò rapito, poi le sue
mani le tolsero pian piano gli indumenti che ancora indossava, mentre le labbra
continuavano a sfiorare il suo corpo, fino a farla rimanere completamente
svestita e ansimante davanti a lui, che cominciò a spogliarsi delle vesti. Fino
a quando i loro corpi non si sfiorarono, completamente nudi ed eccitati…
Le passò con forza un braccio dietro la schiena,
facendola arrossire violentemente per quel contatto così intimo, e la baciò a
lungo, mordicchiandole le labbra, accarezzandola e facendola così sua. La prese
per la mano e la condusse al fondo della stanza, la fece stendere su di un
grande letto ricoperto di cuscini e si allontanò di poco da lei. La guardò,
respirando forte. Era così bella e indifesa abbandonata su quel letto, così,
nuda, ad aspettarlo… le si avvicinò, piano, salì sul letto, le accarezzò il
petto soffiandoci poi dolcemente, e lentamente scendendo giù fino all’ombelico…
lei tese le mani verso di lui e se lo portò sopra. Lo desiderava ora… inarcò
leggermente la schiena e gli disse “sono vostra per questa sera mio caro
Giacomo..fate in modo che lo diventi per sempre”…
I loro corpi si avvicinarono sempre di più fino a
quando si unirono, ansimando violentemente. Lui si muoveva su di lei, che
spingendo la testa all’indietro nei cuscini, gli affondava le dita nella
schiena, gemendo, mentre la loro pelle s’imperlava di sudore…
The end