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Autore: Yhalla Yhalla    22/08/2013    2 recensioni
"C'è chi dice che l'eternità non esiste
Ma io voglio arrivarci il più vicino possibile con te"
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Il fastidioso ronzio proveniente dal telefono di Harry lo svegliò, catapultandolo bruscamente nel mondo reale. Il ragazzo tentò di ignorare la chiamata, cercando di riprendere sonno appoggiando il viso sul petto di Louis. Quel petto così accogliente e caldo che si muoveva seguendo il ritmo dei suoi respiri, così dolci da risultare più efficaci di una ninnananna. Era sul punto di raggiungere il suo ragazzo nel mondo dei sogni, quando il vibrare del telefono fece cadere questo dal comodino. Harry si spostò dal corpo del suo ragazzo, sporgendosi dal letto per afferrare il telefono e leggere il nome ‘Rompipalle’  illuminare lo schermo.
   «Non hai nulla da fare che svegliarmi?» la sua voce risultava più roca del normale poichési era appena svegliato e già pregustava il momento in cui avrebbe staccato la chiamata e sarebbe tornato a dormire, abbracciando Louis.
   «Fratellino ho davvero bisogno di te all’asilo. Alza il culo e preparati!»
   «La gentilezza non è di casa vero?»
   «Dai gigante. Ti supplico.»
   «Sei una scassaminchia. Passami a prendere.»
   «Ti adoro. A dopo.»
In fondo Harry non le avrebbe mai negato il suo aiuto, specialmente quando si trattava dell’asilo, e lei questo lo sapeva bene.

Gemma ballava. L’aveva fatto sin da piccola, senza mai fermarsi. Aveva un solo obiettivo nella vita: farsi ricordare per le sue punte e per il modo in cui si fondeva con le note sussurrate dal pianoforte. Era la migliore. Sarebbe stata capace di brillare al buio e illuminare un’intera città. Aveva il mondo ai suoi piedi e l’avrebbe conquistato. Avrebbe realizzato il suo sogno. Ma i sogni più ambiziosi hanno gli ostacoli più grandi.
All’età di vent’anni aveva scoperto di avere un tumore all’utero. Se non fosse svenuta sul palco durante un’esibizione probabilmente non si sarebbe mai accorta del tumore che cresceva sempre di più, distruggendola dall’interno.

I medici erano riusciti a salvarla, ma ricominciare a ballare le avrebbe potuto portare dei cali di pressione e i ritmi frenetici le avrebbero fatto solo male, e nel migliore dei casi sarebbe potuta svenire in qualsiasi momento.
Aveva solo vent’anni quando vide il suo sogno sgretolarsi come un vetro colpito da un sasso. Era impotente mentre il suo sogno le scivolava dalle mani come sabbia.
Il tumore oltre il ballo le aveva portato via la possibilità di diventare madre: era diventata quasi del tutto sterile e nel caso fosse rimasta incinta, la gravidanza sarebbe potuta risultare pericolosa sia per lei che per il bambino.
Gemma era sempre stata forte. Si era sempre rialzata, sin da quando cadeva dalla bicicletta o si slogava la caviglia per il troppo allenamento o un pliè sbagliato. Lei era una combattente e come tale non avrebbe permesso ad un tumore di abbatterla.
Dopo quasi due anni di lotta, Gemma era riuscita a salvarsi ed era guarita.
Aprì un asilo e dopo quattro anni ne era sempre più innamorata… Quasi quanto amasse ballare.

Harry si era vestito e aveva preparato caffè e pancakes per Louis.
Amava preparargli la colazione. Amava svegliarlo e vederlo sorridere. Amava ogni piccola cosa del suo ragazzo e avrebbe voluto godere di ogni suo attimo. Lo avrebbe guardato per tutto il giorno, anzi forse l’avrebbe fatto per il resto dell’eternità, anche da lontano se necessario, l’importante era che potesse guardarlo.
Louis era ancora addormentato. Aveva le coperte all’altezza dei fianchi e la maglia del pigiama lievemente alzata che lasciava intravedere l’elastico dei boxer e i suoi fianchi, così morbidi da sembrare fatti di nuvole, le labbra sottili appena dischiuse e il suo respiro lento e costante che usciva da esse. Tutto questo lo rendeva semplicemente bellissimo per Harry, anche se l’avrebbe visto perfetto in ogni caso. Harry poggiò il vassoio sul comodino per poi sedersi accanto a Louis, spostandogli un ciuffo di capelli che gli ricadeva sulla fronte, ammirando la bellezza di quel volto. Quel gesto fece svegliare Louis che lentamente aprì gli occhi. Li strofinò e poi si ritrovò inconsapevolmente a sorridere al suo Harry. Un sorriso tanto dolce che sembrava fatto di caramello.
   «Buongiorno piccolo.» la sua voce così esile, impastata dal sonno era la melodia più dolce per le orecchie di Harry, che gli si avvicinò unendo le loro labbra, godendosi il dolce contatto.
   «Buongiorno anche a te, dormiglione.» gli sussurò per poi allontanarsi. Louis lo riattirò a sé, baciandolo nuovamente, facendogli spazio sul letto per farlo stare più comodo.
   «Andiamo che se non mi amassi tanto, al punto da alzarti presto per prepararmi la colazione, dormiresti tutto il giorno.»
   «Solo per rimanere nel letto con te abbracciati.»
Harry si alzò dal letto lasciandogli un morso su una guancia.
   «Dove vai?» disse notandolo vestito.
   «All’asilo. Tua cognata ha bisogno del tuo ragazzo.»
   «Ti ho mai detto quanto odi tua sorella
?» Louis sporse il labbro inferiore, incrociando le braccia al petto. Quell’immagine di quel bambino troppo cresciuto fece risuonare la risata di Harry nella camera dalle pareti arancio chiaro.
   «Torno presto, Boo.»
il minore accarezzò il contorno delle labbra dell’altro per poi sfiorarle con le sue.
   «Promesso?»
   «Promesso!»
Louis iniziò a baciare ripetutamente le labbra del suo ragazzo finché non furono interrotti dal suono del clacson di un'auto. Harry guardò verso il cortile dalla finestra, trovando l’auto di Gemma. Le fece segno di aspettare un attimo e tornò a sedersi sul letto.
   «Amore vado.» Louis si mise a sedere baciandogli le labbra ancora una volta, tenendole unite per un po’.
   «Ti amo baby cake.»
Harry sorrise, accarezzandogli il volto.
   «Ti amo anche io sweetheart.»

Harry si divertiva ad andare all’asilo. Adorava i bambini e i bambini adoravano lui. Amava tornare per un po’ a giocare con plastilina e colori e dimenticarsi di quel mondo grigio che continuava a girare senza mai fermarsi.
   «Harry.» una bimba, addolcendo le ‘r’ del suo nome, richiamò la sua attenzione tirandogli la manica corta della maglia.
   «Melanie!» il ragazzo la prese in braccio, sorridendo a trentadue denti, e la fece sedere su una gamba, accarezzandole il braccino morbido.
   «Posso chiederti una cosa?»
   «Dimmi piccola.»
   «Ma tu ce l’hai la fidanzata?»
Melanie lo guardava con i suoi occhioni neri come la paura e innocenti e limpidi come il cielo in primavera. Harry non poté evitare di ridere a quella domanda così inaspettata e sincera.
   «In un certo senso.» la piccola si imbronciò. Quell’immagine gli ricordò Louis qualche ora prima e sorrise teneramente.
   «Vuoi essere il mio ragazzo in tutti i sensi? Poi se mi aspetti, quando divento grande possiamo sposarci.-
disse dopo averci pensato un po’ su. Harry rise di nuovo e la bimba gli porse un foglio pieno di colori–Guarda! Questo sei tu e questa qui sono io.- la bimba indicò le due figure che si tenevano per mano–Questo si vede che sei tu perché ha i capelli ricci come te.»
   «Tu sbrigati a crescere, piccolina.»
Harry le scompigliò i capelli neri e Melanie scese dalla sua gamba sorridendo felice.
   «Va bene. Tu quanto ci hai messo per diventare così grande?»
   «Ventitré anni.»
   «Se io cresco più in fretta, tu ti fermi per un po’?»
Harry le baciò la guancina con dolcezza.
   «Certo Mel.»
la bimba lo abbracciò e, prendendo il disegno da mostrare orgogliosamente alla maestra, si allontanò dal suo futuro marito.
Harry si alzò dalla sedia, troppo piccola e scomoda per lui, e andò dalla sorella, abbracciandola da dietro per poi lasciarle un bacio sulla guancia.
   «Ehi! Ho appena saputo che ti sposerai.»
   «Sì. Credo che chiederò a Louis di farmi da testimone.»
disse ridendo.
   «Mmmmmmh... La tradisci con il testimone?»
   «Forse tradisco il testimone con la sposa.»
   «Povero testimone. Se vuoi me lo tengo io.»
   «Sei sposata, troia.»
   «Se Lou torna etero faccio un’eccezione.»
i due fratelli risero insieme.
   «Stai alla larga zoccolina. È mio.»
   «Egoista.»
disse Gemma dandogli una leggera spinta sul braccio.
   «Non ti manca?» disse Harry cambiando argomento. Gemma sapeva a cosa si riferisse. Infondo suo fratello era sempre stato così: sin da piccolo aveva sempre detto tutto ciò che pensava, senza filtri, mostrando ogni suo pensiero come se fosse un libro aperto. Ciò che l’aveva sempre spinto a far trasparire i suoi pensieri era semplice curiosità, innocente come quella dei bambini.
   «Certo, mi manca tantissimo ballare. Il palco, il tutù, le punte, lo chignon… Tutto questo mi manca da impazzire, ma non rinuncerei mai a tutto questo. Sono felice della mia vita e non potrei desiderare altro.» Gemma sorrise, facendo nascere quelle fossette che le segnavano il viso delicatamente, guardando i bambini che giocavano e scherzavano.
   «Mamma sarebbe fiera di te» Harry le si parò davanti, porgendole una mano. Lei appoggiò la sua sul palmo aperto e il fratello la strinse appena. La ragazza accennò un inchino. I due fratelli iniziarono a ballare, circondati dai bambini e i giocattoli. Gemma non era brava come un tempo, ma si muoveva con la stessa grazia, come se avesse continuato a ballare ogni giorno negli ultimi sei anni. Harry era abbastanza goffo e a confronto con la sorella questa qualità risaltava come un sorriso in un giorno di pioggia. Harry le fece fare una pirouette tenendole i fianchi. 
I bambini iniziarono ad applaudire a quei due ballerini. Facendo ride3re i due fratelli, che si inchinarono al loro pubblico.

   «Maestra c’è mamma.» Gemma guardò nella direzione indicata dal bambino e, vedendo la madre entrare nel giardino che circondava l’asilo, salutò il piccolo che corse dalla mamma per raccontarle a cosa aveva giocato quel giorno.
   «Fratellino mi sa che c’è anche la tua di mammina.»
Harry si guardò attorno per poi vedere il suo ragazzo appoggiato alla '500 bianca, con gli occhiali da sole abbassati sul viso e i capelli scompigliati. In mano aveva una sigaretta quasi finita. Quella sigaretta che Harry odiava tanto ma che allo stesso tempo rendeva il suo ragazzo così dannatamente sexy. Louis fece l’ultimo tiro per poi gettare il mozzicone in terra. Harry si diresse a passo affrettato verso di lui per poi abbracciarlo, nascondendolo con la sua altezza.
   «Boo che ci fai qui?»
   «Hai un buon profumo, Haz.» disse ignorando la precedente domanda, respirando sul suo collo.
   «È il solito, Lou.» Harry iniziò a ridere a causa del solletico causato dal respiro di Louis e dalla sua barbetta incolta.
   «Non è vero. Sai di pastelli a cera- Louis alzò lo sguardo verso il volto confuso di Harry–ed è un profumo buonissimo.»
Il minore prese per mano il suo ragazzo portandolo verso l’edificio.
   «Ehi!» Louis strattonò il braccio di Harry che si girò.
   «Dimmi.»
   «Non me lo dai un bacio?»
Harry si piegò sul suo viso e gli baciò le labbra dolcemente, ripetendo il gesto diverse volte.
   «Adesso và meglio.» un sorriso intenerito spuntò sul volto di Harry il quale riprese a camminare verso l’asilo.
   «Ehi tinta!»
   «Ehi stronzo!» Gemma abbracciò il suo adorato cognatino, frizionandogli i capelli.
   «Lo sai che ti odio vero?»
   «È reciproco. Posso sapere almeno il perché?»

   «Mi sembra ovvio. Hai rapito il mio ragazzo quando avremmo potuto fare altro stamattina.»
   «Louis, potrai sfondare il mio fratellino dopo.» disse sussurrando la ragazza.
   «La smettete di parlare della nostra vita sessuale come se io non ci fossi?» boccheggiò Harry completamente imbarazzato dal discorso dei due che scoppiarono a ridere alla sua reazione.
Una bimba si avvicinò a Louis toccandogli la gamba. Il ragazzo si piegò sulle ginocchia, arrivando al suo viso.
   «Ciao. Come ti chiami?» disse il ragazzo sorridendole.
   «Io sono Melanie.»
   «Piacere. Io sono Louis.»
la bimba gli porse la manina che scomparve nella sua.
   «Sei un amico di Harry?»
Louis guardò il suo ragazzo e sorrise.
   «Più o meno» disse focalizzando di nuovo l’attenzione sulla bambina.
   «Lo sai che io e lui ci sposeremo, da grandi?»
   «Davvero? Io sono invitato?»
disse guardando nuovamente Harry.
   «Certo che sì. Tu ci farai da testimone.» scherzò prendendo la mano della bambina. Louis iniziò a ridere.
   «Harry, Louis, maestra è arrivata mamma.» Melanie li salutò con la manina e corse, entusiasta, da lei.
   «Ti sposi e lo devo venire a sapere da una bimba?» disse Louis alzandosi e facendo il broncio al suo ragazzo.
   «Oh piccolo, sei geloso?»
   «Sì. Tanto.»
Lou si alzò sulle punte, appoggiando le mani sulle spalle di Harry, per poi baciarlo.
   «Ugh diabetici» Gemma finse una smorfia di disgusto per poi voltarsi.
   «Cognatina se vuoi possiamo essere anche meno dolci, ma traumatizzerei l’infanzia a questi adorabili nani»
   «Oddio andatevene a casa che tra poco ti salta addosso.-
disse Gemma rivolta al fratello–Harry non farlo andare in astinenza che poi diventa isterico» gli mimò con le labbra quando i due si diressero verso l’auto dopo averla salutata.
 
   «Amore dove mi porti oggi?»
Harry e Louis avevano una specie di scommessa che sanciva che ogni settimana, a turno, avrebbero portato l’altro a cena fuori, in un posto sempre diverso. Ogni mese veniva eletto un “vincitore”, in base a quanto fosse stata stupefacente la serata. Il “perdente” doveva sistemare casa per l’intero mese, assicurarsi che non mancasse nulla e l’altro veniva servito e riverito per l’intero periodo.
   «Un posto magnifico.» Louis sorrise, aprendogli la portiera per farlo salire. Harry entrò e appena il suo ragazzo prese posto alla guida iniziò a lamentarsi a causa della sua solita risposta, ripetuta ogni due settimane.
   «Riccio se non la smetti, ti lego al sedile.» disse il maggiore interrompendo le sue proteste e scrutando per un attimo la sua perfezione, per poi tornare a concentrarsi sulla strada.
Il ragazzo dagli occhi smeraldini incrociò le braccia al petto, fissando lo sguardo fuori dal finestrino. Notò che l’auto procedeva veloce verso la periferia, abbandonando dietro di sé le vivaci luci che lampeggiavano in città.
   «Siamo arrivati, bimbo» Louis parcheggiò l'auto davanti ad un casale dalle pareti ricoperte di mattoni. La strada che conduceva verso l’ingresso era ricoperta di ghiaia e ciottoli. Dal comignolo usciva una fila di nuvolette candide che in pochi secondi si dilatavano, disperdendosi nell’aria. Il sole tramontava all’orizzonte, abbracciando la visuale delle sue più belle sfumature di rosso, che si intrecciavano alla perfezione con il clima rustico.
Quando Harry scese dall’auto poté finalmente ammirare la meta.
Appena riconobbe il posto il suo volto fu illuminato da un sorriso che, a parere di Louis, sarebbe stato capace di illuminare l’intero universo da solo.
Louis gli si parò accanto prendendogli la mano, intrecciando le loro dita.
   «Il casale del nostro primo appuntamento» sussurrò Harry con lo stupore e la meraviglia di un bambino quando scopre un gioco tutto nuovo e ancora pieno di sorpresa. Louis si limitò ad annuire, sorridendo mentre le sue guance si coloravano di un porpora appena accennato. La felicità che leggeva negli occhi del suo ragazzo ogni volta che riusciva a sorprenderlo lo lusingava al punto da farlo sentire imbarazzato. Il minore lo abbracciò e gli lasciò un bacio sulla guancia.
   «Ti amo» gli sussurrò, baciandogli le labbra, facendosi pizzicare dalla sua barbetta ruvida.
   «E la serata non è neanche cominciata» disse pizzicandogli teneramente il fianco.
Harry e Louis entrarono nel locale e il cameriere li scortò al tavolo prenotato da Louis: un tavolo che affacciava su una grande vetrata, appena più lontano dagli altri. Quel tavolo era il medesimo del loro primo appuntamento, quando finalmente Louis aveva trovato il coraggio di chiedere ad Harry di uscire, fingendo che il resto della comitiva aveva avuto un altro impegno, lasciando loro soli. Era stato tutta la sera a scrutare ogni suo piccolo movimento, rapito da ogni sfumatura dei suoi occhi, intenerito dal suo dolce sorriso un po’ infantile, vivendo del suo profumo, ammirando ogni sua piccola parola, imprigionando ogni momento di quella serata nel più remoto angolo dei suoi ricordi, protetto e al sicuro dal tempo che sicuramente gliel’avrebbe portato via come l’ultima foglia in autunno. Harry, dal canto suo, si sentiva felice come non mai quando capì che non ci sarebbe stata nessun uscita di gruppo e che avrebbe passato la serata con il ragazzo che gli faceva tremare le mani e accelerare il respiro al solo pensiero di sfiorare le sue sottili labbra, belle da far invidia all’angelo più bello.
Nonostante fossero passati sei anni da quella sera, il cuore di entrambi trepidava come la prima volta.
 
   «Lou cos’hai?» disse Harry con dolcezza, accarezzandogli la mano appoggiata sul tavolo. Louis era stato assente per quasi tutta la serata. Si era limitato a guardarlo, snocciolando poche parole ogni tanto. Louis era molto più loquace di Harry, e questo suo improvviso silenzio l'aveva incuriosito. Sentiva che c’era qualcosa che lo turbava e voleva calmarlo, qualsiasi fossero le sue preoccupazioni.
   «Nulla. Sono solo un po’ agitato» disse confermando le sue teorie.
   «Come mai?» chiese Harry sperando in una risposta più esauriente. Louis di risposta fece un segno impercettibile al cameriere che li aveva serviti quella sera, che andò in cucina, complice dei piani del ragazzo.
   «Perché non so come la prenderai» disse torturandosi le mani sudate. In quel momento il cameriere portò al tavolo un piatto coperto da una calotta e lo poggiò davanti ad Harry, che ormai capiva sempre meno di quello che stava succedendo. Il ragazzo scoprì il piatto, trovando sei cupcakes, ognuno con una lettera diversa che formavano le parole ‘SAY YES’.
 
Harry si voltò con sguardo confuso verso il suo ragazzo, trovandolo inginocchiato vicino alla sua sedia. Louis gli prese la mano con delicatezza, stringendola fra le sue.
Lo guardò negli occhi prendendo fiato e coraggio e, dopo un attimo che parve eterno, parlò.
   «Harry…-Louis infilò una mano nella tasca dei pantaloni, allontanandola dal contatto con quella di Harry, tirandone fuori una scatoletta quadrata, blu e vellutata–Sposami!»
Il ragazzo ventitreenne lo fissava scioccato, incapace di parlare.
   «Sì, sposami. Tu sei l’unica persona che potrei mai desiderare, l’unica che io sia in grado di amare e l’unica di cui ho bisogno. Il tuo sorriso è la mia linfa vitale. La tua voce fa invidia alla più bella melodia suonata dal più abile musicista. E i tuoi occhi... Oddio. I tuoi occhi sono la cosa più bella che sia mai potuta capitare su questa Terra. Forse, anzi sicuramente è uno sbaglio che tu sia qui con me adesso, perché dovresti onorare il più blu dei cieli della tua perfezione e far compagnia alle stelle più brillanti, che ti guardano da lassù, maledicendomi perché sei mio e splendi per me, illuminando la mia vita. Il Sole ogni mattina sorge per poterti ammirare e la Luna prende il suo posto per poter regnare sul tuo sonno e osservarti mentre sogni. Voglio abbracciarti per tutta la vita e baciarti per l’eternità perché io, sulle tue labbra, potrei morirci mille e mille volte, senza stancarmi mai. Non mi sono mai sentito così prima che tu arrivassi nella mia vita e la sconvolgessi come fa un tornado. Voglio addormentarmi abbracciandoti, dopo aver fatto l’amore e cullarti nel mondo dei sogni ricordandomi quanto speciale sia stato il tuo ‘sì, lo voglio’. Voglio svegliarmi accanto a mio marito e stravolgere le abitudini, portandogli la colazione a letto e facendolo svegliare con centouno parole dolci. E magari mentre una bimba con le treccine salta sul lettone. Voglio essere al tuo fianco per la vita perché c’è chi dice che l’eternità non esiste. Ma io voglio arrivarci il più vicino possibile con te.
Quindi Harry Styles, vuoi sposarmi?»
Le lacrime non avevano smesso per un attimo di accarezzare il volto di Harry, e Louis aveva dovuto ricorrere a tutte le sue forze per non cedere al pianto e continuare il suo discorso. Harry si inginocchiò di fronte a lui, prendendogli il viso tra le mani.
   «Sì che lo voglio. Voglio essere tuo marito e amarti ogni giorno sempre di più. Voglio affrontare con te tutte le tempeste e veder comparire l’arcobaleno. E-e-e... » Harry non riuscì a terminare la frase, scosso dai singhiozzi. Louis lo avvicinò a sé, baciandogli le labbra bagnate di lacrime.
   «Ti amo.» gli sussurrò a fior di labbra, ponendo fine a quel bacio perfetto. Aprì la scatoletta blu, estraendone un anello liscio, con una semplice incisione all’interno che recitava la parola ‘Larry’ e con mani tremanti lo infilò all’anulare della mano destra di Harry.
   «Ti amo- ripeté il minore–e continuerò a farlo finché mi vorrai al tuo fianco»
   «Per sempre?»

   «Anche oltre»

Harry riunì le loro labbra in un bacio dolce, che racchiudeva ogni parola e ogni emozione ancora non rivelate.







 
Saaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaalve Shippers c:
Diciamo che ultimamamente sono tanto tanto FLUFF ewe
Cosa ne dite di lasciarmi una piccola recensione per dirmi cosa ne pensate?
Via amo *spargefiorieconfetti*

P.S.Vals love you.
Mi dispiace averti fatto aspettare tanto ewe
Questa os è per te.
Ti amo <3 

 
  
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