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Autore: Firelight_    22/08/2013    5 recensioni
Nell strofinò appena il naso contro la sua gola e finalmente alzò gli occhi su di lei, un sorriso timido e sghembo che le piegava le labbra rosso fragola, le ciglia d’oro incastrate l’una nell’altra.
“Vuoi venire con me al ballo di fine anno?”
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[fem!Zayn/fem!Niall; fem!Zayn/fem!Niall/fem!Liam; altri pairing. Highschool!AU. Femslash e het]
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Liam Payne, Niall Horan, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: Gender Bender
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Angolo autrice:
 

Uh, e rieccomi ancora una volta su questo fandom! Inizialmente, questa storia sarebbe dovuta essere molto breve e piuttosto veloce, ma poi mi sono fatta prendere la mano e... ci ho impiegato più tempo, spazio ed energie di quanto non avessi pensato. La quantità di pairing che contiene è davvero imbarazzante XD, quindi credo che li elencherò immediatamente per fugare qualsiasi dubbio: è di base una fem!Zayn/fem!Niall e fem!Zayn/fem!Niall/fem!Liam, ma abbiamo anche side-fem!Liam/fem!Zayn, fem!Liam/Harry, accenni fem!Liam/male!Danielle e lievissimi accenni side-Harry/fem!Zayn. A i u t o, non so come io sia riuscita a metterci dentro tutte queste cose, ahah, ma mi sembrava giusto avvisarvi al riguardo. Il rating arancione è veramente esagerato - non presenta scene erotiche o che possano in qualche modo lasciare scosso il lettore - ma non è neanche roba da rating verde, quindi se le relazioni di tipo amoroso fra donne vi disturbano... bé, questo non è il posto giusto per voi. Per il resto, ringrazio come sempre la pagina Facebook "Una direzione: fanfiction" (che vi consiglio caldamente!) per avermi fornito il prompt per la storia, che è: Fem!Zayn/fem!Niall/fem!Liam:ballo di fine anno, shopping, papillon. Avevo iniziato a scrivere questa storia un paio di settimane fa, credo, poi oggi pomeriggio - quando dovevo studiare, ovviamente... - mi si è ripresentata un po' di ispirazione, e dunque eccoci qua. Spero che vi piaccia: quantomeno, a me è piaciuto molto scriverla. :) A scanso di equivoci, dato che si tratta di gender bender, dico fin da subito che per me Niall è diventato Nell, Zayn è diventato Zara e Liam è diventato Leah... giusto per capirci, ecco. Spero anche che mi lascerete un vostro parere: enjoy, e grazie mille a chi mi dedica un po' del suo tempo! ♥♥♥




















 

Always like the first time.






Nell era arrivata a casa di Zara senza alcun preavviso: i lunghi capelli biondi sciolti sulle spalle, le guance arrossate dalla corsa e dal tepore di giugno e gli occhi azzurri che luccicavano, aveva cominciato a bussare insistentemente contro la porta della veranda, dove si trovava il piccolo studio che Zara utilizzava per lasciar asciugare i suoi dipinti.
La ragazza era proprio lì, accovacciata a ridosso di una sedia traballante e china su uno dei suoi numerosi schizzi, gli occhi ridotti a fessure dalla concentrazione; non aveva neppure accennato a reagire, sapendo già che Nell avrebbe comunque aperto la porta senza chiedere il permesso, disturbando il suo lavoro. Difatti la sua amica stava sbuffando rumorosamente, poi si era messa a ridere forte e si era infine decisa ad abbassare la maniglia d’ottone, caracollando dentro la stanza con la maglia succinta incollata al corpo e le scarpette di vernice che ticchettavano allegramente sulle assi di legno del pavimento.
“Ciao, Zara” aveva cinguettato, incurante dell’espressione esasperata dell’altra – che, tuttavia, nascondeva appena un sorriso compiaciuto sulle labbra carnose. Portava la camicetta slacciata a causa del caldo, il sole pomeridiano che batteva incessantemente sui vetri delle ampie finestre, e i capelli erano disordinatamente raccolti sulla nuca, lasciando scorgere una fitta rete di tatuaggi che – giù per il collo da cigno – scivolavano sin oltre il colletto, a ricoprirle la schiena.
“Sai che ti trovo terribilmente irritante, non è vero?” sospirò Zara, scuotendo piano il capo e – con la lingua fra i denti mentre tracciava un’ultima linea netta e accurata sul foglio – gettò a Nell un’occhiata di sbieco, scorgendola in piedi e con le braccia incrociate sul petto.
“Oh, andiamo” aveva piegato il capo su una spalla, lanciandole un sorriso al quale non sapeva dir di no “non essere noiosa”.
A quel punto, Nell aveva recuperato uno degli sgabelli cigolanti da sotto il tavolo da lavoro di Zara e si era seduta vicino a lei senza dire altro, osservandola in assorta contemplazione come se si trovasse di fronte a un inestimabile capolavoro. E l’aveva inizialmente fatta sentire in imbarazzo sotto quello sguardo tanto penetrante e accidentato ma poi, quando aveva avvertito le dita leggere dell’amica carezzarle lentamente il braccio e farle venire la pelle d’oca, lei aveva finito per tornare al suo ritratto, perdendosi fra giochi di luci ed ombre.
E: “Sei qui per distrarmi, Nell?” aveva soffiato Zara socchiudendo le palpebre, scrollandosela delicatamente di dosso e sollevando di scatto il viso dal foglio. L’aveva guardata in modo così intenso che sulle guance della bionda erano comparsi due vistosi pomelli color fragola, costringendola poi ad abbassare lo sguardo in un gesto di timidezza che non le apparteneva.
“Scusa” aveva detto, in un tono che però non pareva affatto dispiaciuto: poi, la gonna corta che le scopriva le gambe snelle e pallide a ogni suo movimento, si era azzardata a sporgersi verso di lei e aveva impercettibilmente appoggiato le labbra tremanti sulla sua spalla nuda. Allora, Zara aveva sorriso e lasciato uscir fuori un sommesso mugugno d’approvazione, chiedendosi perché ogni volta fra loro dovesse essere così, piena di nervosismo, insicurezze e un onnipresente imbarazzo, nonostante avessero ormai superato da tempo le loro prime volte.
Zara lasciò che Nell le baciasse lascivamente la spalla, risalendo poi fino al collo e scostando i lembi della camicetta per poter raggiungere la sua pelle morbida e accaldata, i seni piccoli e sodi sotto uno strato di pizzo chiaro, le ossa che lasciavano un’impronta nitida sotto la pelle colorata d’ambra. La più giovane strofinò appena il naso contro la sua gola e finalmente alzò gli occhi su di lei, un sorriso timido e sghembo che le piegava le labbra rosso fragola, le ciglia d’oro incastrate l’una nell’altra.
“Vuoi venire con me al ballo di fine anno?”
Zara era stata colta talmente di sorpresa che – non era proprio riuscita a trattenersi – era scoppiata a ridere: non si era neanche accorta dell’espressione offesa e profondamente ferita di Nell che, raddrizzandosi, era avvampata e aveva irrigidito la mascella, cercando di trattenere le parole che già le bruciavano affilate sulla lingua.
“Lo trovi tanto divertente?” aveva sibilato inorgoglita, fallendo miseramente nel tentativo di non dare a vedere quanto quell’uscita inopportuna le avesse fatto male.
Rendendosi conto di avere esagerato e non sapendo ormai come porvi rimedio, Zara si era immediatamente ridotta al silenzio, mordicchiandosi penosamente le labbra e domandandosi come avesse potuto essere tanto ottusa e cieca da non notare che, per quanto a lei sembrasse davvero un evento da poco, Nell teneva molto a quella stupida festa.
“Mi dispiace” si affrettò a dire, passandosi una mano fra i capelli neri e facendo così cedere la sua acconciatura arruffata, le lunghe ciglia scure che le sfioravano il volto “Non intendevo… è solo che non pensavo che per te avesse alcuna importanza. E poi, abbiamo bisogno di un accompagnatore, e io mi rifiuto di accettare l’invito di quel borioso di Harry Styles”.
“Non voglio che tu vada con Styles” Nell arricciò il naso, lo sdegno che le cresceva dentro a dismisura all’idea che quel chiassoso ragazzino del penultimo anno potesse ballare stretto insieme a Zara, prenderla fra le braccia durante una ballata romantica e portarla fuori in giardino per poterla baciare sotto gli alberi sempreverdi “Voglio che tu ci venga con me”.
“Non sembra essere una richiesta” aveva glissato lei con falsa leggerezza, lo sguardo noncurante che scorreva sulla superficie del tavolo inondata di luce “Anzi, pare piuttosto una pretesa”.
“Zara, ti prego…”
Lei si era sentita percorrere da un brivido quasi doloroso al sentire la voce di lei piegarsi in un mugolio di supplica, una scarica di pensieri indesiderati che le si riversavano confusamente nella testa e una sensazione nuova che le faceva formicolare tutte le dita. Si accomodò meglio sulla sedia, sprimacciò il cuscino chiazzato di tempera turchese e: “Andremo senza accompagnatore” decretò “ma passeremo comunque tutta la serata insieme. Non sei d’accordo?”
Nell si grattò pensierosa il mento, poi alzò gli occhi al cielo e si strinse nelle spalle con aria arresa, sapendo quanto Zara detestasse trovarsi al centro dell’attenzione e lasciare che gli altri venissero a conoscenza della sua vita privata. In fin dei conti, era consapevole che non avrebbe potuto ottenere di meglio da parte sua.
“Anche Leah è senza un accompagnatore” aveva buttato lì per caso, dondolandosi distratta contro lo schienale.
“Le ho promesso di aiutarla a comprare un vestito nuovo per il ballo”.
Non appena aveva sentito la ragazza pronunciare quelle poche parole, Nell aveva avvertito una gelosia sorda e pesante scivolarle addosso. Sapeva che Leah e Zara erano diventate molto amiche durante i corsi estivi dell’anno precedente, ma non le piaceva per niente pensare che qualcuno potesse cercare di rimpiazzare il suo posto nel cuore della giovane Malik.
“Potrei aggiungermi alla compagnia” aveva suggerito, con una disinvoltura sin troppo ostentata che non la convinceva per niente.
Zara aveva annuito sorridendo apertamente, poi senza preavviso si era alzata in piedi e aveva chinato dolcemente il viso su di lei, gli occhi scurissimi accesi di malizia, la lingua che guizzava fulminea fra i piccoli denti bianchi e le inumidiva le labbra.
“Non perderesti mai l’occasione di potermi spogliare in un camerino, non è vero?” l’aveva schernita, il naso che sfiorava il suo e gli occhi ancora spalancati, mentre faceva scivolare i palmi brucianti sulle sue cosce nude sino a sedersi a cavalcioni su di lei.
“Bugiarda” aveva soffiato Nell, appoggiando la fronte contro la sua e sorridendo sulla bocca dell’amica, i respiri bollenti a scontrarsi in un lunghissimo istante di domande e attese “Sei una bugiarda”.
“Sei la mia migliore amica, Nell” aveva battuto le ciglia, poi si era passata piano le dita fra le ciocche di capelli neri fino a districarli dai nodi e a farli cadere mollemente sul suo petto scoperto, scorrendo i polpastrelli fra le asole e riuscendo a schiudere gli orli della camicetta candida “come potrei mentirti?”
 
 
 
 
 
Leah era vergognosamente rannicchiata sui sedili posteriori dell’auto, il viso arrossato per cui cercava di dare tutta la colpa al caldo estivo e le mani madide di sudore. Deglutì per l’ennesima volta, tentando di far vagare lo sguardo fuori dal finestrino e di non far caso alle risatine sottovoce di Nell che – al posto di guida – si premeva oscenamente addosso a Zara in un bacio sporco di risate e sussurri, le lingue in vista e la saliva sul bordo delle labbra lucide. Erano ferme nel parcheggio del centro commerciale da almeno dieci minuti e, al colmo dell’imbarazzo, Leah cominciava a chiedersi se non fosse il caso di togliere il disturbo e di piantarla di sentirsi il terzo incomodo.
“Aspetta, Nì” aveva bisbigliato Zara contro la bocca della bionda, le mani sulle sue spalle per cercare di allontanarla appena da sé “credo che sia meglio continuare dopo, Leah sta aspettando”.
La ragazza aveva cercato di farfugliare che no, davvero, lei poteva precederle e cominciare a dare un’occhiata all’interno, ma la mora stava scuotendo fermamente il capo e – divertita – Nell aveva roteato gli occhi e le aveva dato un ultimo bacio a stampo con aria accomodante, per poi sfilare le chiavi dall’accensione e ficcarle in fondo alla borsa di pelle fucsia. Aveva ticchettato sul volante con le unghie laccate, si era ripassata per l’ennesima volta il rossetto osservando con attenzione il proprio riflesso sullo specchietto appannato, e poi era scesa dall’auto fasciata nella sua minigonna, i fianchi che si muovevano sensuali sotto la stoffa e le gambe slanciate dai tacchi alti. Leah aveva visto lo sguardo affamato di Zara mentre la sbirciava di nascosto – non sapeva se si trattasse di adorazione, affetto o eccitazione, ma la faceva sentire strana e di troppo – e si era sforzata di non fissarla a propria volta anche se, era evidente, Nell non voleva passare inosservata.
Mentre inciampava goffamente giù dall’automobile, Leah si perdette per alcuni secondi nei passi lenti e silenziosi di Zara, i piccoli piedi calzati negli anfibi di cuoio e le spalle magre che spiccavano al di sotto della canottiera trasparente, che disegnava con gentilezza il suo corpo aggraziato sotto la stoffa impalpabile. Si era chiesta di cosa profumassero i suoi capelli e per quale ragione Nell sembrasse esser tanto innamorata di lei e delle sue labbra, ma poi aveva pensato che senza dubbio Daniel – il suo ragazzo – non avrebbe apprezzato quel genere di pensieri. D’accordo, Daniel non era esattamente il suo ragazzo: pochi giorni prima, lei gli aveva chiesto di essere il suo accompagnatore al ballo di fine anno, ma lui l’aveva guardata con aria di sufficienza e aveva subito risposto di no, salvo poi cercare di infilarle una mano sotto la maglietta la sera stessa – ma era ubriaco fradicio, e sapeva che non era la stessa cosa. Comunque fosse, Zara le aveva detto che avrebbe dovuto lasciarlo perdere, ma lui le piaceva davvero più di ogni altra cosa: più del suo nuovo taglio di capelli che la faceva sentire tanto alla moda, più del suo telefilm preferito che andava in onda ogni lunedì sera, più delle giacche di merletto sottile e del budino al cioccolato. Forse, l’unica cosa al mondo che le piaceva più di Daniel era proprio Zara.
 
 
“No, Nell, scordatelo” Zara sbuffò e increspò le labbra, mentre l’amica continuava a riservarle un interminabile sguardo implorante – e altrettanto irresistibile “Non indosserò nessun vestito corto, alla serata del ballo di fine anno: sai che non mi sentirei a mio agio, conciata in quel modo”.
“Immagina quanto saresti sexy con questo addosso” brontolò lei in un sospiro d’aspettativa, sventolando sotto i suoi occhi un tubino attillato e mettendo il broncio subito dopo, provocando nell’altra una nuova risata e guadagnandosi un buffetto sulla frangia che le ricadeva sulla fronte.
“Starebbe meglio a te” si limitò a dire Zara, dandole un bacio a tradimento all’angolo della bocca e continuando a rovistare fra gli scaffali del negozio, districandosi tra i fili di collane in perle sintetiche e i bracciali borchiati – che avrebbe comprato volentieri, ma sospettava che Nell avrebbe fatto di tutto pur di impedirglielo.
“Non dire sciocchezze, sai benissimo che…”
Ma lei non la stava più ascoltando e, cominciando a ridacchiare fra sé e sé, aveva estratto qualcosa da uno degli espositori e lo stava esibendo alla più giovane con un’espressione trionfante, il suo sorriso tagliente che scintillava sotto le luci al neon.
“Perché mi stai mostrando un papillon, Zara?”
“Non sarebbe terribilmente buffo se, sabato sera, io lo portassi attorno al collo?” domandò lei con ovvietà e, prima che l’altra potesse ribattere spazientita, aggiunse: “Pensavo che volessi un cavaliere per il ballo del diploma e, in fondo, non credo che sarebbe granché divertente trovarci entrambe senza un partner all’altezza. Perciò, insomma, mi chiedevo… mi chiedevo se fossi ancora disposta a concedermi un’opportunità”.
Zara incrociò le dita dietro la schiena con le guance in fiamme ma, un attimo prima che Nell potesse dire qualunque cosa, la porta scorrevole del camerino si aprì dietro di loro e ne uscì un’affannata Leah, i capelli tutti scarmigliati e il lucidalabbra rosa leggermente sbavato. Arrossì al vedere il sorriso candido di Zara, si lisciò l’abito attorno alla vita e: “Come sto?”
“La festa si terrà nella palestra della scuola, Payne” sottolineò Nell, col solito sorrisino malevolo di quando stava per fare un commento particolarmente pungente “non in un monastero”.
Leah si sentì ardere il viso – cominciava davvero a chiedersi che cosa mai Zara potesse aver trovato in lei, perché Nell non faceva altro che sputarle addosso cattiverie – e stava per tornare a rifugiarsi timorosamente all’interno del camerino angusto, quando Zara lanciò un’occhiata severa alla ragazza e: “Stai benissimo, Leah” ribatté, seria e sicura di sé “Molto elegante”.
“Ti ringrazio” non sapeva dove avesse trovato la forza di sorridere in quel modo tanto suadente e, nonostante si sentisse in equilibrio precario, si voltò di schiena, scrollò con scioltezza la zazzera di capelli castani e: “Puoi aiutarmi con la zip?”
Zara si lasciò andare a una risata leggera – pienamente consapevole – e, sotto lo sguardo furente di Nell, le si avvicinò senza dire una parola, per poi posarle le dita contro il collo, giocherellando appena con i suoi ricci prima di farle scivolare la cerniera lungo la schiena bianca e liscia, la punta delle unghie contro la carne e sui gancetti del reggiseno. Leah si girò a guardarla, le ammiccò con una vivacità che non credeva di possedere e – le mani che tremavano fortissimo – la baciò velocemente su una guancia, per poi tornare a chiudersi la porta alle spalle e accucciarsi in un angolo in penombra del camerino, il cuore che le sbatacchiava contro il petto e il sangue a martellare nelle tempie. Si sentiva ancora in alto mare, il tocco lieve e fresco di Zara impresso sulla sua schiena.
A pochi metri da lei, sentì Nell biascicare fra i denti qualcosa di visibilmente indispettito, percepì il sogghigno soddisfatto e arrogante di Zara e, un attimo dopo, lo schiocco umido di un bacio. Leah si nascose il viso fra le mani, non sapendo perché avesse improvvisamente voglia di piangere.
 
 
 
 
 
Zara non ricordava di aver mai riso tanto in vita sua. Non avrebbe mai dimenticato l’espressione sbigottita degli studenti non appena l’avevano vista varcare la soglia con addosso uno smoking scuro di pessima qualità, affittato apposta per l’occasione – e il professore di fisica non era neanche riuscito a ribattere al suo: “Avete richiesto un abito elegante, e questo mi è costato cinquanta sterline solamente per una notte. Vuole davvero mandarmi via?”
E, mentre Nell danzava stretta a lei sotto le luci soffuse, ridacchiando contro il suo collo e mordicchiando con i denti la stoffa velata del papillon, lei soffocava a stento risatine divertite ed entusiaste fra i suoi capelli biondi e intrecciati. Nell era bellissima come sempre e, facendole scivolare le mani sui fianchi stretti mentre le maniche della sua camicia sfregavano contro la stoffa dell’abito di seta, si chiese perché non avesse avuto il coraggio di farlo prima d’allora.
“Ci stanno guardando tutti” soffiò Nell, la lingua che le sfiorava il lobo dell’orecchio e lo sguardo leggermente annebbiato dall’alcol che i ragazzi dell’ultimo anno erano abilmente – e prevedibilmente – riusciti a far passare sottobanco.
“Lo so” sogghignò Zara, i palmi bollenti che scivolavano attorno alla sua vita e la musica sentimentale e scadente che le ondeggiava confusamente attorno, schiacciandosi fra il suo corpo e quello palpitante e irresistibile di Nell.
“Hai notato le loro facce quando ci hanno viste uscire insieme dal bagno delle ragazze?” proseguì l’altra, in un mal trattenuto scoppio d’ilarità “Non appena la signorina Withmore si è accorta che avevi ancora alcuni bottoni della camicia slacciati, è sembrata sul punto di svenire”.
“Sei veramente incorreggibile, sai?” si era ritrovata a sorridere, passandole le dita sotto il mento per farle sollevare il viso e domandandosi se avrebbe mai potuto sentirsi più felice di così “Sarei pronta a scommettere che l’hai fatto di proposito, a infilarmi una mano sotto la camicia quando Harry Styles ci stava guardando”.
“Dovrei sentirmi offesa dalle tue insinuazioni” scherzò Nell, arricciando il naso e facendo aderire ancor di più il proprio corpo al suo, mentre sentiva Zara rabbrividire impercettibilmente contro di lei. Rendendosi conto che la canzone era finalmente terminata, la più grande – tastando frettolosamente fra le numerose tasche della giacca e sperando di trovare un espediente pur di non dover continuare a umiliarsi sulla pista – le fece un cenno col capo e: “Ho voglia di fumare. Usciamo fuori?”
“Che ne dici del sottoscala?” propose invece la ragazza, le labbra dipinte di rosso a schiudersi in un sorriso ipnotico e carico di sottintesi “Non c’è mai nessuno, laggiù…”
“Spero solo di non trovarvi Daniel Peazer appartato con una delle ragazzine del secondo anno, perché non voglio azzuffarmi con lui anche stanotte” borbottò Zara accondiscendente, prendendola per mano e trascinandola fuori di lì – e, a dire il vero, non vedeva l’ora.
 
 
Leah si sentiva malissimo. Daniel si era ubriacato ancora una volta – e, d’accordo, anche lei aveva bevuto alcuni bicchieri di punch, ma non era di certo una sciocca – e aveva cercato di trascinarla nello stanzino sotto le scale, le dita serrate attorno ai suoi polsi fino a farle male. Non appena lei aveva cominciato a dimenarsi con veemenza, divincolandosi dalla sua stretta, i suoi amici si erano affrettati a liberarla di quell’accompagnatore indesiderato – e aveva anche sentito Harry Styles chiederle più volte scusa per l’accaduto, mentre Tomlinson agguantava Daniel per una spalla e gli dava sottovoce dell’idiota.
Ticchettò con le dita sulla ringhiera di plastica verniciata, ricacciando indietro le lacrime e dicendosi che non ne valeva la pena: anche se, oltre al bruciore costante che le attraversava il braccio come una scarica elettrica, non poteva fare a meno di sentirsi carica d’umiliazione. Avrebbe dovuto dare ascolto a Zara. E avrebbe anche potuto chiamarla in suo aiuto, se la ragazza non fosse stata tanto impegnata a ficcare la lingua in gola a Nell Horan nell’angolo più appartato della sala da ballo. Leah tirò su col naso, serrò le labbra sino a farle sbiancare e puntò ostinatamente lo sguardo sul soffitto scrostato sopra di lei, imponendosi di non piangere. Stupida, stupida, stupida. Le mancava Zara.
D’improvviso, sentì la porta d’emergenza spalancarsi con uno spintone, mentre risate squillanti e un po’ brille si disperdevano lungo i gradini di marmo grigiastro, fino a raggiungere il suo cantuccio riparato, a ridosso delle vecchie sedie di legno scheggiato – ormai inservibili. Non voleva che qualcuno la sorprendesse in quello stato, pallidissima e col naso arrossato, sul punto di sciogliersi in singhiozzi.
“Leah, sei tu?”
Quando riconobbe la voce di Zara, avvertì il sangue affluirle al viso e si passò il dorso della mano sugli occhi, schermandoli dalla luce accecante che proveniva dal corridoio alle loro spalle. Al fianco della ragazza, anche Nell sembrava aver perso tutta la sua superba baldanza, le belle labbra schiuse in un’espressione di sorpresa.
“Lasciatemi in pace” biascicò, volgendo il capo di lato “Non voglio vedere nessuno”.
Ignorando le sue parole, Zara sciolse la mano dalla stretta lieve della sua ragazza, s’infilò una sigaretta ancora spenta dietro l’orecchio e, abbandonando la giacca scura e perfettamente stirata sulla balaustra, si accostò lentamente a lei sino a catturare l’unica lacrima che le era sfuggita, in bilico sulla punta delle ciglia.
“Non piangere” bisbigliò, quasi inudibile nella penombra “Che cosa è successo?”
“Ho litigato con Daniel” Leah sapeva di avere la voce impastata e instabile, ma adesso non le importava più di apparire patetica “Avevi ragione, Zara, avevi ragione su tutto. È… è…” prese fiato, strinse gli occhi e chiuse le mani a pugno “è veramente un bastardo”.
“Non preoccuparti, Leah” aveva mormorato Zara, accarezzandole delicatamente il volto gelido “Va tutto bene”.
“Sta’ tranquilla” rincarò Nell, cogliendola impreparata “nessuno avrà notato quel che è successo fra voi. Dovevano esser tutti troppo indaffarati a domandarsi per quale ragione Zara abbia deciso di vestirsi da uomo, stasera”.
Sorprendendo persino se stessa, Leah si ritrovò – seppur con grande difficoltà – a mandar fuori una risatina incredula e piagnucolosa, strofinandosi il mascara sbavato via dalle guance e lanciandole un’occhiata mista di stupore e ammirazione.
“Mi piace il suo papillon” commentò alla fine, accucciandosi sulla scrivania traballante che una volta si trovava nell’aula di storia e raccogliendo le ginocchia al petto, dondolandosi appena su se stessa.
Nell sospirò con aria dispiaciuta e, scostandosi di dosso il manto di capelli biondi che le accarezzava dolcemente le spalle scoperte, si sedette al suo fianco sul bordo della cattedra, le dita affusolate che scivolavano tenui sulla sua coscia nuda.
“Non pensarci più” le consigliò, come se non avesse notato il suo fremito e il violento rossore comparso sulle sue gote “Cerca di rilassarti”.
Si voltò in direzione di Zara e la guardò con una chiara espressione d’intesa, ricevendo in cambio un sorriso incerto e gli occhi sollevati al cielo, e poi nessun altro segno di protesta. Nell annuì come fra sé, poi fece scivolare la sua mano bianca e sconosciuta fino alle ginocchia di Leah e tornò lentamente a salire su, sino all’orlo del vestito, ricoprendole la pelle di centinaia di brividi. Ridacchiò al vedere i suoi occhi sbarrati e lo sconcerto sul suo viso, poi scrollò le spalle e si sporse verso di lei, inspirando il suo profumo e baciandole le clavicole esposte, mentre la ragazza sobbalzava.
“La stai terrorizzando” brontolò Zara contrariata, aprendo uno dei bottoni della camicetta e compiendo alcuni passi verso di loro, gli occhi di entrambe puntati nei suoi che le facevano rimescolare il sangue nelle vene.
Leah le lanciò un’occhiataccia – credeva davvero che lei fosse tanto pudica e schizzinosa? – e, per tutta risposta, raccolse il coraggio a manciate e si voltò a guardare Nell, per poi prenderle il viso fra le mani e premere impacciata le labbra sulle sue. Non aveva mai immaginato di farlo, prima di quel momento, ma si ritrovò di colpo a pensare a quanto fosse piacevole tirare leggermente quei ciuffi di capelli chiari, passarle la lingua sulle labbra e sporcarsi di rossetto, circondata da una fragranza di liquore aromatico e profumo alla frutta. Ma fu costretta a boccheggiare e a interrompere quel bacio tanto inaspettato, quando percepì la bocca vellutata di Zara posarsi sul suo collo, scostandole i capelli e scendendo piano, torturandole la pelle accaldata mentre la avvolgeva in una stretta morbida e rassicurante. Le baciò teneramente il collo come se avesse avuto paura di spaventarla ma, mentre scorgeva lo sguardo sbalordito e desideroso di Nell posarsi su di loro, Leah pensò che non era ancora abbastanza; pensò che non ne poteva più, di sognare le sue labbra tutte le notti e di svegliarsi l’indomani mattina con un peso insopportabile a schiacciarle lo stomaco.
“Baciami”, un ansito contro l’aria calda e stantia che sapeva di polvere, la risata astuta di Nell che aveva ormai portato le mani a spostarsi sul suo seno, e Zara che assentiva appena contro la sua spalla. E l’attimo dopo si stavano già baciando, e lei si accorgeva appena che stava gemendo nella sua bocca, che il tocco bagnato della sua lingua la faceva tremare tutta, perché era bellissimo, era bellissimo e – finalmente. Leah giurò a se stessa che non avrebbe mai dimenticato la sensazione di intrecciarle le dita dietro la schiena, abbandonando Nell e le sue carezze – strappandole un mugugno insoddisfatto di cui non si curò – mentre ridisegnava con la lingua il contorno delle labbra di Zara, le mani che si lasciavano andare sempre più giù e oltrepassavano il bordo dei pantaloni. Avrebbe voluto che durasse per sempre, avrebbe voluto scacciar via tutta quella stoffa ingombrante e innamorarsi della sua pelle rovente, avrebbe voluto qualunque cosa – ma, non appena Nell si schiarì la voce un’altra volta, Zara soffiò una risata nel bacio e si allontanò da lei, gli occhi socchiusi in un’espressione d’affetto che non sarebbe mai stata sufficiente.
“Gelosa” sillabò alla bionda, per poi ammiccarle e cercare la sua mano sino a che non allacciarono le dita, sotto lo sguardo immobile e inespressivo di Leah.
“Non c’è bisogno di esagerare tanto” disse l’altra di rimando, facendole una linguaccia e provocandole una risata spensierata da ragazzina – e Leah lo capì in quel momento che, nonostante Nell fosse spesso stizzosa e incontentabile, Zara non l’avrebbe mai guardata allo stesso modo. Le venne da pensare che lei non era mai stata capace di farla ridere così.
“Andiamo, Lee” le sorrise Zara, mentre abbracciava Nell cingendola attorno alla vita sottile “Non pensare più a quello stupido di Daniel e torniamo alla festa. Sono sicura che andrà tutto bene”.
E Leah, anche se avrebbe con tutto il cuore voluto crederle, proprio non ci riuscì.
 
 
 
 
 
Mentre Harry la prendeva timidamente per mano e arrossiva nuovamente alla luce del mezzogiorno, Leah gettò indietro il capo e pensò per l’ennesima volta che sì, avrebbe dovuto imparare a dare ascolto alle parole di Zara. Alcune settimane prima, quando la ragazza le aveva promesso che le cose si sarebbero aggiustate e – con l’aiuto di Nell – l’aveva pressappoco costretta a tornare di sopra, sulla pista da ballo, avrebbe potuto giurare che niente sarebbe mai tornato al suo posto. Quando Harry Styles le aveva chiesto di ballare, lei l’aveva semplicemente liquidato con un brusco: “Vattene via”, riuscendo solamente ad ottenere in cambio la sua incessante presenza attorno a sé, mentre si scusava di continuo per il comportamento inaccettabile di Daniel e la pregava di concedergli un ballo. Alla fine, nel tentativo ormai disperato di cancellare il suo tono supplichevole, Leah aveva finito per acconsentire: in realtà, non si aspettava che Harry sapesse ballare talmente bene, e neppure che il suo sorriso potesse risultare talmente luminoso. Poi, quando aveva scoperto che anche lui il lunedì sera si rifiutava categoricamente di uscire di casa per poter guardare il suo telefilm preferito alla televisione, aveva cominciato a pensare che – forse – quel ragazzo non era poi tanto fastidioso. Lui l’aveva riaccompagnata a casa dopo ore che sembravano minuti e, quando l’aveva baciata piano sulla guancia nel giardino di casa sua e poi era fuggito in tutta fretta sulla propria auto, Leah si era messa a ridere, gli aveva chiesto di tornare indietro e l’aveva baciato sulla bocca.
E a luglio inoltrato, lagnandosi a voce alta della pioggia estiva e inopportuna mentre lui le sussurrava: “Sei bellissima” in un orecchio, Leah pensò che forse c’era qualcosa che le piaceva anche più dei dolci, delle serie televisive americane, di quel maleducato di Daniel e persino di Zara – e quel qualcosa, era proprio Harry Styles.

 

   
 
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