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Autore: zucchero filato    28/02/2008    8 recensioni
La storia inizia quando Albert e Candy vivono ancora insieme. Ho scelto di guardare gli avvenimenti con gli occhi di Albert. La storia prosegue poi oltre il finale dell'anime e del manga.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Premessa

Premessa

La figura di Albert mi ha sempre intrigato molto. Rileggendo il fumetto e rivedendo l’anime a distanza di più di venti anni (sigh!), con molta esperienza in più alle spalle ho capito tante cose.

Alcuni degli aspetti del personaggio Albert appartengono anche a me: mi piacciono gli animali, preferisco essere in mezzo ad un bosco piuttosto che ad una festa rumorosa con persone che conosco poco, mi piacciono i grandi spazi e la sensazione di libertà di un viaggio alla scoperta di ciò che è “altro”

Nel sito spagnolo dedicato ad Albert e Candy, Albert viene indicato come un Cancro, lo sono anch’io; non che creda agli oroscopi ma trovo che la descrizione delle caratteristiche del Cancro si adatti molto bene a me e quindi ho provato a mettermi nei panni di Albert e descrivere i suoi sentimenti, il suo modo di vedere le cose e le persone.

 

 

Buio

Voci confuse

 

Buio

Senso di vertigine

 

Ancora buio…

 

“Dove sono?”

Una voce nella mente…

 

Buio

…e nebbia..

 

…e nausea…

 

 

Nella mente voci confuse, di bambini…

Poi ancora buio..

 

Non capiva se quelle voci fossero reali oppure sono nella sua mente…

 

D’improvviso un’immagine: una cascata di riccioli biondi e due occhi verdi…ma chi era quella ragazza?

 

Ancora buio e vertigine…ma da quanto tempo era in questo stato?

Non riusciva a ricordare nulla, una nebbia fitta lo circondava…improvvisamente un nome “CANDY?” e rivide quel viso incorniciato di capelli biondi, con un dolcissimo sorriso, la testa inclinata da un lato, con quell’espressione che lui conosceva bene…era Candy ma l’immagine che ora aveva negli occhi era quella di bambina, con quel vestitino a righe rosse…ma quando l’aveva vista così? Non riusciva a ricordare.

 

Di nuovo buio, perse nuovamente i sensi…

 

Ancora suoni, ma li sentiva veramente o erano illusioni, brandelli di ricordi? Stavolta gli sembrava di sentire le cornamuse che suonavano e gli apparvero i visi di tre ragazzi, uno biondo come il grano, uno con i capelli neri e gli occhiali, il terzo con i capelli come l’oro brunito, vestivano il kilt e il tartan, tutti con lo stesso disegno…cercò di sforzarsi di ricordarne i nomi, di capire se li conosceva ma NIENTE! Gli sembrava di aver indossato anche lui quell’abito e la cornamusa gli sembrava familiare…perché?

 

Ancora un tempo che sembrava interminabile poi ancora immagini..

Candy allo Zoo di Londra, con un ragazzo…come si chiamava? Terence? Sì Terence…

Si sforzava di ricordare ma ecco ancora la nausea e la nebbia, gli girava terribilmente la testa e non riusciva ad aprire gli occhi…

 

D’improvviso un’altra immagine: un roseto immenso, una grande villa chiara, risa cristalline nell’aria tiepida, un bambino biondo, molto piccolo che gli correva incontro e dietro a lui una donna bellissima con gli occhi azzurri ed il viso delicato…nel vederla sentì le lacrime negli occhi ma avvertì nuovamente quel senso di nausea che lo rigettò nella nebbia…

 

Si sentiva troppo debole, si riaddormentò.

Ancora immagini, come in un sogno, la savana sconfinata, branchi di leoni, gazzelle, antilopi, un piccolo villaggio, un’infermeria, alcuni bambini che gli sorridevano tra le lacrime per la paura del dottore, una delle donne che lo chiamava per nome: Albert..

 

Allora lui si chiamava Albert? Perché qualcosa non tornava?

 

Altre immagini.

Una grande sala, con grandi vetrate, una scrivania vicino alle finestre, una grande libreria lungo la parete, una serie di ritratti di donne ed uomini appesi alle pareti con le cornici riccamente intagliate e dorate, alcuni si somigliavano tra loro, un grande tavolo rotondo, con un servizio per il the in argento, vasi cinesi sulla consolle, un lampadario dorato di Murano appeso al soffitto che spandeva la sua luce nella penombra della sera, tutto in quella sala indicava l’enorme ricchezza dei proprietari: alcuni uomini vestiti di scuro parlavano tra loro, vicino alla scrivania, ignorandolo, quando improvvisamente si aprì la porta ed entrò una donna dall’aspetto severo, alta, già avanti negli anni, i capelli grigi raccolti sulla nuca, un cammeo bianco sul vestito. La donna entrando lo guardò un attimo, accennando un saluto e si rivolse agli uomini che la salutarono con un inchino –“Signori, siamo qui per discutere di William, vogliate accomodarvi”

“Zia?” pensò ma in quel momento non ricordò altro.

 

All’improvviso un treno carico di persone, una luce accecante ed un boato e si ritrovò seduto sul letto, nello spogliatoio del ristorante in cui lavorava…piano piano tutti i pezzi della sua vita si andavano incastrando nella sua memoria come le tessere di un puzzle.

 

“Albert, ti senti bene?” la porta si aprì.

“Sì grazie, da quanto tempo sono qui? Cos’è successo?”

“Stavi lavando i piatti quando improvvisamente sei caduto a terra tenendoti la testa, poco dopo sei svenuto e ti abbiamo portato qui…” disse Joseph, il capo cuoco.

“ E quant’è che sono qui?”

“ Sarà un quarto d’ora, venti minuti. Cominciavamo a stare in pensiero, stavamo per chiamare il dottore”

“Tutto bene, grazie” disse Albert alzandosi “ma se non vi spiace preferirei andare a casa..”

“Tutto ok, vai pure, sei ancora molto pallido”.

Albert si tolse il grembiule che ancora aveva addosso, prese il maglione ed uscì.

“Un quarto d’ora” pensò, “mi è sembrata un’eternità…era come se uscissi da un sonno profondissimo”

 

Non fece caso a dove andava, aveva bisogno di camminare, riordinare le idee, i fili spezzati del ricordo e i sui passi lo condussero allo zoo, si stese su un prato a pensare: ora sapeva chi era, ricordava tutto ma adesso veniva la parte più difficile, decidere cosa fare.

Le ore passarono quasi senza che lui se ne accorgesse, sprofondato nei suoi pensieri, in quei ricordi che finalmente aveva…stava facendosi sera.

La prima immagine che aveva ricordato era quella di un musetto pieno di lentiggini che gli sorrideva dolcemente. Quanti ricordi legati a Candy, quanto era cresciuta dalla prima volta che l’aveva vista alla cascata nella tenuta degli Andrew…”E ora? Candy sarà disposta a tenermi con lei anche se sono guarito? O non sarà più possibile? Forse no..”

Puppe lo stava tirando per il maglione…

“Vuoi tornare a casa, vero? Ok, andiamo, per ora non le dirò nulla”

Credits

Tutti i personaggi del manga/anime di Candy Candy, presenti in questa Fanfiction, gli avvenimenti ed alcune frasi riportate appartengono di diritto all’autrice Kyoko Mizuki, alla Toei Animation and Fabbri Editori che curano e distribuiscono il manga/anime in Europa.

Il materiale proposto in questa fanfiction è mostrato a solo scopo divulgativo e non è intesa alcuna violazione di copyright.

Tutti i diritti per ciò che è sotto copyright appartengono all’autrice Kyoko Mizuki, alla Toei Animation and Fabbri Editori e non vengono dall’autrice Zucchero Filato ripresi con scopi di lucro ma solo a fini amatoriali.

I personaggi originali creati da zucchero filato appartengono all'autrice che ne detiene i diritti d'autore; ogni citazione od utilizzo di tali personaggi è sottoposta alle leggi sul diritto d'autore e tutelati in quanto opere originali d'ingegno.

  
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