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Autore: Alba rose    24/08/2013    0 recensioni
Gisèle, dopo aver sopportato a lungo la gelosia da parte della sorella minore, causata dalla sua innata bellezza, decide di dare una svolta alla sua vita.
Trasferitasi a Parigi , incontra finalmente l'amore della sua vita che la porterà dinnanzi a un difficile bivio: dovrà seguire il suo cuore o ferire le persone che ama?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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CAPITOLO 1
Francia, 1943
S
 
i narra che nel cuore della foresta più bella della Francia , si ergesse una umile e piccola dimora nella quale abitava una famigliola molto semplice composta da una madre e due splendide fanciulle. Una di loro era bella come un fiore candido che sboccia a primavera.  Lunghi capelli biondi ,quasi bianchi accarezzavano la sua dolce schiena ,e due occhi … due grandi , profondi occhi verdi erano in grado di  incantare chiunque osasse posare lo sguardo su di lei. La madre Amélie , temendo di perderla o che si facesse del male, la teneva sempre al sicuro in casa, preoccupandosi di non lasciarla mai uscire.
Meno incantevole era invece l’altra dodicenne. Per questo motivo infatti , tra le due c’era spesso astio e rivalità, ma si volevano comunque un bene dell’anima, essendo gli unici familiari che possedevano. Loro padre era deceduto in un incidente sul lavoro. Era falegname e un albero finì per schiacciarlo mentre lo abbatteva.
Le bambine non seppero in nessuna maniera riprendersi da quello shock .
Stavamo dicendo … la sorella minore aveva un caschetto alquanto frivolo con le punte dei capelli girate all’insù.
A differenza di Gisèle , Fleur aveva gli occhi del padre, rotondi occhietti azzurri come i meandri del mare.
Sarebbe stata proprio una bella bambina se solo non avesse avuto metà del viso sfregiato da lunghe cicatrici , che partivano dalla fronte per poi giungere fino alla base del collo,tirando leggermente verso il basso quella parte del volto. Come se l’era procurate?
Un pomeriggio mentre passeggiava con sua madre nella foresta , in cerca di funghi da poter cucinare, un orso sbucò dal nulla e , spaventato dalla madre che agitava le mani per cacciarlo, aggredì la piccola con una zampata.
Forse fu proprio questa terribile esperienza e senso di colpa che costrinse Amélie a tenere nascosta Gisèle , per paura che le sarebbe potuto accadere la stessa cosa.
Questo però non bastava a tenerla al suo posto. Era sempre stata una bambina vispa e piena di vita, quindi nonostante gli innumerevoli pericoli che la madre inventava pur di non farle mettere piede fuori dalla porta di casa, lei la ignorava e riusciva a farsi qualche passeggiatina innocente durante pomeriggi assolati.
Era la parte della giornata che preferiva. La foresta si tingeva di un bellissimo arancione e si potevano  udire migliaia di versi di animali diversi … uno tra tutti riusciva ad ammaliarla come nient’altro: il dolce canto degli usignoli, tutti insieme formavano una sorte di grande orchestra. Piacevolissima per le orecchie.
Si adagiava su un tronco tagliato e chiudeva gli occhi, cercando di entrare in sintonia con quella dolce e soave musica.
In quel momento per lei non esisteva niente più che quel suono, tutto intorno iniziava a dissolversi.
L’ascoltava ormai da molto tempo e solo qualche anno dopo si rese conto che nel profondo del suo cuore amava la musica e che le sarebbe piaciuto molto suonare uno strumento.
Una mattina mentre consumava la colazione , Amélie vide che Gisèle era molto taciturna e continuava a giocare con i cereali invece che mangiarli.
<< Va tutto bene, piccola? >> le chiese affettuosa la madre.
<< Si … si  >> rispose con tono assente la bambina.
<< Ne sei sicura? >>
<< Tanto se te lo dico non me lo lascerai mai fare >>ammise alla fine, abbandonando il cucchiaio nella tazza.
<< Come sarebbe? Lo sai che ogni madre vuole il meglio per i propri figli. C’è qualcosa che vorresti fare? >>
<< Be’ … veramente mi piacerebbe tanto imparare a suonare … il pianoforte >>
Amélie spalancò impercettibilmente la bocca . << E … e perché mai questa scelta? >> balbettò lei. C’era tanta meraviglia nell’aria perché non era da tutte le bambine di dodici anni di quel tempo , desiderare suonare uno strumento. Di solito solo le famiglie più altolocate potevano permetterselo.
<< Una volta l’ho sentito e mi è piaciuto moltissimo e poi mi piacerebbe fare una bellissima musica proprio come gli usignoli che ascolto dalla mia stanza >> ammise la bambina naturalmente mentendo sull’ultima parte, non voleva che la madre sapesse che usciva di casa a sua insaputa.
<< Tu da qui non esci. Se mai decidessi di assecondare questa tua folle aspirazione, cercherei un maestro che verrebbe qui >> sentenziò Amélie e quelle parole furono come uno spiraglio di luce in un tunnel per Gisèle.
Tutta euforica abbracciò forte la madre che quasi cadde a terra e poi corse da Fleur intenta a giocare con delle grosse bambole, per condividere anche con lei questa fantastica vittoria.
<< Tanto non se sarai capace, non è mica facile , sai? Non tutti ci riescono >> disse Fleur per scoraggiarla in tono aspro.
Tutto l’entusiasmo che Gisèle aveva dentro morì rapidamente , come un fuoco che viene spento dall’acqua.
La felicità è più bella quando è condivisa, quindi vedendo che non c’era nessuno ad appoggiare questa sua aspirazione e gioia si rifugiò nella sua stanzetta e aprì il suo diario, che meglio di chiunque altro l’ascoltava senza giudicare e l’assecondava qualsiasi cosa dicesse. Era il suo porto sicuro.
  
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