A Priscilla, per il suo compleanno

Londra era grigia

Londra è grigia. Se lo ripeteva tutte le mattine, appena metteva a fuoco quella camera che, tra le tante camere sfoglie dell’Istituto, era diventata la sua casa. Non aveva fatto nulla per riscaldarla, per dare l’idea che qualcuno vi dimorasse.

Tutte le mattine, Will Herondale ripeteva tra sé e sé una semplice frase, come se temesse di poterla dimenticare: Londra è grigia. Doveva ricordarlo. Sentirlo come se fosse stato impresso a fuoco nella sua memoria.

Doveva ricordarlo perché, ogni volta che chiudeva gli occhi, gli sembrava di essere in Galles, di sentire sua madre che cantava a bassa voce per far addormentare Cecily coi capelli neri che ballavano seguendo il ritmo, di sentire i passi della sua sorellina che lo seguiva, tentando di non farsi scoprire.

Il Galles è verde acceso, così acceso da far male agli occhi, sussurrava una voce spaventosamente a quella di Ella. Il Galles è casa e tu non puoi tornarci.

<< Perché sono maledetto. Maledetto e grigio come Londra. >> bissbigliava Will, quando si rintava in biblioteca, senza sapere che il grigio sarebbe stato il compagnio di una vita, in grado di rischiarare l’ombra in cui era caduto.

Londra era grigia e così era l’ancora di Will.

Londra era grigia e così stavano diventando i capelli di Jem. Di un grigio brillante, vivo come un fiume.

Londra era grigia e così erano gli occhi di Jem, capaci di vedergli dentro. Così erano gli occhi di Tessa.

Londra era grigia e così, per Will, era l’amore, che fosse un bacio o uno sguardo.

Londra era grigia e a Will piaceva.